Ho visto un pezzo della televendita in streaming. A un certo punto, il Prof. Giovanni Faccenda si è riferito ad Elio Marchegiani, ribadendo come non sia da inserire all’interno della Pittura Analitica e portando tra gli argomenti il fatto che perfino il Maestro l’abbia detto chiaramente in un’intervista.
Non discuto l’autorevole parere del Prof. Faccenda; altri critici collocano Marchegiani tra gli Analitici, in virtù delle sette mostre riconducibili alla Pittura Analitica alle quali il Maestro ha partecipato tra il 1973 e il 1978. Tuttavia, non erano certo le collettive fondative e si è trattato comunque di una stagione breve, mentre Marchegiani ha condotto negli anni molte ricerche del tutto avulse dall’Analitica.
Prendo però spunto da questo, per sottolineare come le dichiarazioni di un artista riguardo alla propria collocazione critica non debbano essere prese necessariamente per buone. Lo disse da par suo D. H. Lawrence nei suoi Studies in Classic American Literature a proposito di Edgar Allan Poe:
“Never trust the artist. Trust the tale”. (Non fidatevi dell’artista. Fidatevi del racconto).
Questo perché Poe voleva farci credere di usare solo stereotipi, di cercare semplicemente l’effetto per terrorizzare il lettore. Invece, il lettore durante la lettura dell’opera di Poe viene investito da una grande e consapevole complessità.
Gli artisti hanno le loro motivazioni: anche Griffa ha detto più volte di non essere Analitico, probabilmente anche Clemente non si sente della Transavanguardia, e molti altri esempi si potrebbero fare. Secondo me, però, più delle loro parole, conta quello che gli artisti hanno fatto e come noi leggiamo le loro opere. Il Prof. Faccenda ha i titoli per dare una collocazione a Marchegiani; il fatto che il Maestro sia d’accordo mi pare una sottolineatura non necessaria.