The Active Vs. Passive Debate

Separating Facts From Fiction In Passive Investing

Separating Facts From Fiction In Passive Investing | Seeking Alpha

Gli indici pesati per capitalizzazione di mercato, aggiustati per il flottante, sono gli strumenti scelti dagli investitori istituzionali per la loro allocazione passiva. Questi indici sono ampiamente usati come benchmark e sono alla base degli ETF.

Il loro uso è giustificabile, o addirittura appropriato?
Hanno dei limiti che ne minano la sostenibilità?

Gli indici a capitalizzazione di mercato riflettono la visione degli investitori nel suo insieme, il che ne fa una rappresentazione oggettiva del mercato. I portafogli che seguono questi indici beneficiano di un basso turnover, di alta liquidità e della capacità di assorbire grandi capitali.

I critici dell'investimento passivo dicono che una strategia di ribilanciamento automatico con pesi fissi è in grado di far meglio dell'uso della capitalizzazione per i pesi. Ma i fatti suggeriscono il contrario. Il che testimonia quanto sia difficile per le gestioni attive battere in modo duraturo gli indici a capitalizzazione. Se i benchmark sono così inefficienti, perché i gestori attivi che avrebbero tutti gli incentivi del mondo fanno così tanta fatica a batterli?

L'investimento passivo non è una panacea per gli investitori. Ma molte delle critiche che riceve sono infondate.
 
Active Management's Death: Greatly Exaggerated

Active Management's Death: Greatly Exaggerated | Seeking Alpha

Si parla ovunque del confronto fra gestione attiva e indicizzazione passiva. Il 17 ottobre il WSJ ha pubblicato una serie di articoli presentando statistiche sensazionali che lasceranno di sasso i fondi a gestione attiva nel prossimo futuro.

Il principale motivo del declino della gestione attiva sono le commissioni, ma anche le minori performance rispetto agli indici. Un altro motivo è la diffusione di internet: le maggiori informazioni permetteno di fare confronti e aumentano la trasparenza.

La gestione attiva incentrata su stock/bond picking è sicuramente in declino, ma le scelte attive di asset allocation non sono mai state così importanti grazie all'ampia disponibilità di strumenti di indicizzazione passiva a basso costo.

L'indicizzazione passiva a basso costo non è però un criterio univoco. La scelta dell'asset allocation è una decisione attiva, basata sulla determinazione dell'insieme di asset class dal quale attingere.
 
per tutti i "fìghettini snobbettini vippettini paraculini " ( Crozza language) degli hedge fund, 2 and 20 ones...(ma ce n'è anche per i fanatici delle gestioni passive)

JPM Warns Shift To Passive Investing Increases Systemic Risk, Will Make Crashes Worse | Zero Hedge

in sintesi, c'è il paradosso della gestione attiva di Sharpe, ma c'è anche il paradosso della gestione passiva...

L'articolo è un'analisi interessante e può darsi che ci sia del vero.

Il problema è che la fonte dell'avviso è in forte conflitto di interessi visto che il passive investing e la diffusione di internet hanno fatto venire a galla le commissioni assurde di gestione (+ingresso/uscita) che i fondi attivi spalmano sugli investimenti della clientela massacrandone i rendimenti.

In sostanza i warning di JPM mi ricordano le banche Italiane che ai tempi di Conto Arancio dicevano ai clenti di stare poi attenti a mettere i soldi in Conto Arancio perché banca poco solida.
:D
 
per tutti i "fìghettini snobbettini vippettini paraculini " ( Crozza language) degli hedge fund, 2 and 20 ones...(ma ce n'è anche per i fanatici delle gestioni passive)

JPM Warns Shift To Passive Investing Increases Systemic Risk, Will Make Crashes Worse | Zero Hedge

in sintesi, c'è il paradosso della gestione attiva di Sharpe, ma c'è anche il paradosso della gestione passiva...

C'è del vero, però davanti a questo aumento di monodirezionalità reattiva dei mercati non mi pare che i manager attivi abbiano saputo trovare rimedio, finendo, nel migliore dei casi, per sbandierare serie di risultati apprezzabilissimi finchè tutto naviga tranquillo e crollando miseramenmte come e più di tutto il resto quando si verificano fasi di stress.
Quindi il disclaimer potrebbe essere che i portafogli dovrebbero essere adeguati a comprendere possibilità di downside volatility maggiori di quelle attuali.
 
A Place For Active Management

A Place For Active Management | Seeking Alpha

Sarà per le difficoltà incontrate dagli hedge fund nell'ultimo anno o per la maggior raccolta ottenuta dei fondi indice, ma sembra che nelle ultime settimane i media finanziari facciano a gara nel mostrare le dure prove a cui sono sottoposti i gestori attivi.

Affermare che la gestione attiva sia al capolinea è però sbagliato. Alcuni mercati sono più adatti di altri alla gestione attiva, come quello dei bond high yield e dei rating; soprattutto se non si hanno restrizioni sulla capitalizzazione. Il mercato del debito high yield è un'area di investimento in cui la gestione attiva avrà sempre un posto.

I mercati non sono completamente efficienti; e mai lo saranno.
E gli investitori non saranno mai del tutto razionali.
 
Indexing's Lesser-Known Benefit

Indexing's Lesser-Known Benefit | Seeking Alpha

La prevedibilità relativa delle performance è forse il punto di forza meno apprezzato dell'investimento passivo. La combinazione fra controllo del rischio e aderenza allo stile/fattore dell'investimento rende l'investimento passivo meno volatile rispetto alle gestioni attive. Anche se si potrebbe obiettare che la prevedibilità relativa delle performance sia poco soddisfacente rispetto alle potenziali performance superiori al mercato.

I fondi passivi hanno maggior probabilità di conseguire rendimenti in linea con il loro segmento di mercato rispetto ai fondi gestiti attivamente. Il grafico mostra la relazione fra i costi di gestione e la differenza di rendimento rispetto al benchmark; i punti rossi rappresentano i fondi passivi e quelli blu i fondi attivi (che hanno una maggior dispersione). La linea di regressione evidenzia una relazione inversa fra costi e performance: costi più alti tendono ad erodere le performance.

Paradossalmente, la relativa prevedibilità dei fondi passivi potrebbe essere considerata come una debolezza, per la scelta di rinunciare del tutto alla possibilità di far meglio del mercato. Ma è una rinuncia molto piccola, visto l'esiguo numero di gestioni attive in grado di farlo e l'impossibilità di identificare in anticipo quali potrebbero essere.

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Profiting From Market Randomness

Profiting From Market Randomness | Seeking Alpha

L'illusione del controllo è molto diffusa nei mercati finanziari. Sebbene decenni di risultati empirici abbiano chiaramente dimostrato che sul lungo periodo l'investimento passivo batta quasi sempre quello attivo, sono in molti a preferire ancora l'approccio attivo. Proprio perché si tende a credere di poter controllare gli esiti positivi degli investimenti, quando in realtà sono la fortuna o il caso a guidare i rendimenti.

Anche fra le gestioni attive, quelle con i risultati migliori sono le meno attive. Spesso si pensa che un fondo che abbia fatto bene in passato possa fare bene in futuro. Ma la persistenza delle performance di chi ha fatto bene è probabile quanto il lancio di una moneta. Cioè il successo negli investimenti ha più a che fare con la fortuna che con l'abilità.

Burton Malkiel, autore del libro Random Walk Down Wall Street, fece questa celebre affermazione: una scimmia bendata che lanciasse freccette sulle pagine finanziarie un quotidiano riuscirebbe a selezionare un portafoglio capace di fare altrettanto bene di uno attentamente selezionato da esperti.

Più le performance deviano dalla norma, più è alta la probabilità che dipenda dalla fortuna e non dall'abilità. E siccome alla fine la fortuna tende sempre alla media, investire in fondi con gestori superstar potrebbe essere un'idea poco profittevole.
 
Anche io sono per la gestione attiva, ma non faccio di tutta l erba un fascio, basta vedere Sequoia Fund, Inc. oppure magellan fund ed altri, certo tra i millemila fondi che esistono, beccare uno bravo che fa parte di meno del 10% tra tutti i gestori di fondi a disposizione é quasi impossibile
 
Excessive Diversification Is Pointless And Damages Returns

Excessive Diversification Is Pointless And Damages Returns | Seeking Alpha

Gli investitori vogliono massimizzare i rendimenti, oltre che cercare di ridurre i rischi. Ma è difficile trovare molti titoli che possano ragionevolmente fare meglio del mercato: aggiungere titoli ad un portafoglio riduce la volatilità, ma più se ne aggiungono e più saranno quelli con minor potenziale.

Come mai le gestioni attive hanno centinaia di titoli in portafoglio?

Un motivo è che aiuta a non fare troppo peggio del benchmark, anche a costo di limitare le possibilità di far meglio. Con una ventina di titoli, il portafoglio sarebbe diversificato in volatilità ma il tracking error risulterebbe maggiore, perché il portafoglio risulterebbe abbastanza diverso dal benchmark. I gestori temono che i clienti non tollerino il rischio di fare peggio del benchmark e così prendono molti titoli per ridurre il tracking error; ridimensionando il ruolo della propria abilità di selezionare i titoli che potrebbero far meglio.

Un altro motivo è che più sono i titoli in portafoglio e maggiore è la capitalizzazione complessiva che si è in grado di gestire. E i gestori, che sono pagati in base alla quantità di asset gestiti, possono guadagnare di più se hanno più titoli in portafoglio. Capita così che i fondi più specializzati debbano chiudere a nuove sottoscrizioni, mentre quelli con una diversificazione eccessiva possano restare sempre aperti.
 
Lessons Learned From The Rise Of ETFs

Lessons Learned From The Rise Of ETFs | Seeking Alpha

Dopo le perdite massice subite nella crisi del 2008 dagli hedge fund, gli ETF sono diventati un veicolo di investimento molto appetibile a basso costo: dal 2008 le masse gestite dagli ETF sono cresciute ad un ritmo esponenziale. La svolta è avvenuta quest'estate, quando le masse gestite dagli ETF hanno superato quelle gestite dagli hedge fund. Il sorpasso indica uno spostamento della domanda dalla gestione attiva a quella passiva.


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Il dibattito teorico sulla convenienza fra investimento attivo e passivo nel lungo periodo dura da molto tempo. Gli investitori attivi assumono rischi maggiori per cercare di far meglio degli indici, mentre gli investitori passivi assumono meno rischio seguendo gli alti e bassi dei mercati. Gli investitori attivi molto spesso non riescono a generare un rendimento sufficiente a giustificare il rischio che si assumono.

Quando si tratta di assumersi dei rischi, la maggior parte degli investitori non desidera realmente rendimenti a doppia cifra se comportano il rischio di vedere perdite della stessa entità. La Teoria dei Mercati Efficienti postula che è impossibile far meglio del mercato sul lungo periodo senza assumersi rischi maggiori. Anche se è possibile far meglio del mercato nel breve periodo, sul lungo periodo è quasi impossibile da ripetere: non ne vale la pena. Con il sorpasso degli ETF sugli hedge fund sembra che gli investitori stiano iniziando ad essere d'accordo.
 
Anche se è possibile far meglio del mercato nel breve periodo, sul lungo periodo è quasi impossibile da ripetere:

Che in altre parole vuol dire che quando si fa meglio del mercato nel breve periodo è solo per qulo. :D
 
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La crescita record adesso fa molta paura

Oggi gli investimenti passivi pesano per il 35% del risparmio gestito globale e per il 40% degli asset gestiti dai fondi negli USA. Ma di fronte a questa crescita record iniziano a sorgere anche i primi dubbi su quale impatto potrà avere questo fenomeno si mercati finanziari e sulla loro stabilità.

Uno studio della società Usa Sanford Berstein intitolato “The silent road to Serfdom: why passive investing is worse than marxims “(la strada silenziosa verso la servitù della gleba: perché l'investimento passivo è più pericoloso del marxismo)” scatenato un dibattito sul tema.

La ricerca ammette che la crescita dei fondi passivi ho portato benefici agli investitori consentendo loro di risparmiare, ma ricorda anche che l'intero sistema finanziario potrebbe essere penalizzato se gli investitori attivi fossero costretti a lasciare il campo.

Il punto è che il lavoro dei gestore attivo consiste nel valutare se i singoli titoli sono sopravvalutati sottovalutati e in questo modo rendono i mercati finanziari più efficienti.
Al contrario, il fondi indicizzati replicano la composizione degli indici.

Quindi se tutti fossero investiti in fondi passivi, scomparirebbe dal mercato questi gestori attivi che attraverso il loro lavoro di indagini, fanno emergere inefficienza e cattive allocazioni del capitale.
Il rischio sarebbe quindi che le società quotate gestite male continuerebbero ad attrarre nuovi investitori per il solo fatto di essere presenti in un indice.

La ricerca condotta dal team guidato da Inigo Fraser-Lenkins head of global quantitative end european equity strategy, ricorda che economia capitalista si basa sulla capacità del mercato di allocale capitale in modo efficiente, mentre quella marxista sull'idea che l’allocazione debba venire dallo Stato.
Gli strumenti di investimento indicizzati non fa non è una cosa nell’altra.
Lo studio sottolinea che i regolatori dovrebbero ricordare che le decisioni di investimento attivo hanno un valore per il sistema.

I difensori dei fondi passivi ricordano che se questo può essere vero in linea teorica è difficile che, nonostante la forte crescita dei fondi passivi, si vada verso un'estinzione totale dei gestori attivi. Infine la presenza dei fondi attivi in passato non ha impedito la nascita di bolle finanziarie, come quella del 2000 quella del 2008. Ma è comunque importante chiedersi quanto possono diventare grandi i fondi passivi affinché si manifesti davvero un rischio di maggiore efficienza dei mercati.


Uno studio del 2010 di Jeffrey Wurgler dell'Università di New York sulle conseguenze degli investimenti indicizzati faceva emergere che le società che entravano nell’S&P 500 potevano contare su una crescita di almeno un 9% in più, mentre l'uscita dall'indice provocava una caduta.

Peraltro le azioni che entravano nel paniere iniziavano a essere più correlate altri 499 titoli dell'indice e meno al resto del mercato. La conclusione era che il prezzo delle azioni non veniva più dettato solo dei loro fondamentali, ma anche dalla loro appartenenza (o meno) a un indice.

Resta poi un tema di concorrenza legato al fatto che l'industria dei prodotti passivi-siano essi fondi o ETF- sia nelle mani di un piccolo numero di società che potranno avere sempre più peso sul mercato, mano a mano che la raccolta di questi prodotti cresce.

Infine diversi studi hanno iniziato a valutare quale impatto hanno i fondi passivi sulla correlazione tra i titoli quotati in un singolo mercato e tra diversi mercati.

Una ricerca del 2016 di Bolla, Kohnler e Witting ha fatto emergere che l’aumentato peso dei fondi passivi ha fatto crescere la correlazione nel mercato azionario Usa e che un ulteriore incremento del loro peso del 30% farebbe aumentare la correlazione tra azioni USA del 14%.

Tenuto conto di tutti questi elementi, il team di Bernstein si auspica che i regolatori tengano conto della funzione che hanno per il mercato I gestori attivi in modo che possano continuare a svolgere una funzione di scoperta e riequilibrio delle inefficienze di mercato. Un invito a proteggere la specie prima che rischi l’estinzione. (riproduzione riservata)

M.F. 05/11/2016
 
Se uno preferisce l'attivo può dividere la % di portafoglio che dedica all'azionare in una ventina-quarantina di titoli azionari, comprandoseli da solo, anzi che buttare nel cesso soldi per gonfiare le tasche di improbabili gestori che riempiono i fondi attivi di centinaia di titoli riproducendo alla fine di fatto un fondo passivo.
 
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