"The great crash" (Il grande crollo)

filibuster;20387344A testimoniare l’intensità della speculazione ha scritto:
L’opinione generale era che “l’alto livello dei prestiti agli operatori non deve essere temuto come qualcuno vorrebbe farci credere”.[/B]

Anche chi non aveva troppi quattrini da spendere faceva la sua parte. “L’autista del riccone guidava tendendo l’orecchio a quanto veniva detto dietro di lui su un imminente movimento nelle Bethlehem Steel, perché aveva un piccolo pacchetto di 50 azioni acquistate con la marginazione.


Galbraith conclude questa parte con una considerazione etica: “I valori di una società esclusivamente preoccupata di far denaro non sono del tutto rassicuranti.”



Purtroppo anche in questo caso non mancano le similitudini con il mondo di oggi. Ricordo che subito dopo l’attentato del 2001 un folista che tradava i Btp a lunga scadenza -allora ovviamente in forte rialzo- sperava con tutta l’anima che l’attentato si ripetesse per incassare altri quattrini. Qualcuno gli scrisse “Ma non ti vergogni ad augurarti la morte e le sofferenze di migliaia di persone per guadagnare due lire?” e quella bestia ebbe la faccia tosta di rispondere “Lo dici tu che sono due lire!”. Che contributo può dare all’umanità uno che si riduce a questi livelli? Mi sembra scomparso dal forum… se il motivo è che si è rovinato, non mi dispiace neanche un po’.
(fine dell’ 8a puntata)


]

La storia si ripete sempre pari pari...
unica condizione necessaria è che si cambino completamente le generazioni...ne devono passare due, tre...in modo che ne arrivi una che certe cose non se le può essere neppure sentite raccontare dai padri o dai nonni... e dopo 80 anni ormai i tempi perchè si affacciasse questa nuova generazione completamente scevra dalla memoria erano maturi :rolleyes:
Così ecco di nuovo la magnificazione del debito ad libitum...

Quanto a quel tipo che racconti :eek:, mi associo in tutto e per tutto al tuo commento :clap: Devo essere sincero: non riesco a capire come facciano ad esistere persone così :mad:; ma più che altro mi resta il forte ed inquietante dubbio se siano le persone "così" ad essere attratte dalla Borsa, oppure sia - viceversa - il progressivo, patologico, alienante calarsi negli ingranaggi di questo meccanismo a rendere "così" persone originariamente normali.:rolleyes:

Ciao da N.S.O.E.
 
Grazie per le belle letture. A proposito di giornalisti prezzolati per far uscire le notizie "giuste" al momento giusto, penso che neanche il follista più sprovveduto non possa non essersi accorto come, per "magia" , ogniqualvolta l'sp500 si affaccia sul baratro (area 800) ecco uscire il rumor bufala che fa schizzare di un 2-3-4% gli indici in una mezz'ora e ridà un pò di fiato al pugile ormai suonato....vanno avanti così da circa tre mesi....arriverà un giorno cui alle panzane cesseran di credere anche i più fessi....e li...dolori. Buona notte e buon weekend
 
x ex-NSOE
Ciao, hai cambiato nome? Comunque il nuovo ti sta piuttosto bene.
Ieri scorrendo i titoli del forum derivati, ho scoperto che c’è un tol che sul Forex offre una marginazione di 1:500. Avete letto bene: se ho 1000 euro sul conto, ne muovo 500.000! In America fecero chiudere i bucket shops perché con la leva 1:10 e lo stop automatico, praticamente i clienti erano condannati a morte sicura. Figuriamoci con 1:500 e stop automatico, anche se il Forex ha ritmi diversi. Vedo che parecchi sono entusiasti di quell’offerta. Contenti loro…

Passando ad altro, mi pare inevitabile che personaggi come il tenerone che si augurava una strage per guadagnare “ben altro che due lire”, ce li ritroviamo qui. Secondo l’opinione comune, a chi non possiede talenti particolari (inventori, artisti, calciatori) restano solo due strade legali per diventare ricco in fretta: borsa & casinò, anche se tutti e due si rivelano trappole mortali per chi ricerca il modo di “getting rick quick”
E’ possibile che col tempo gli ingranaggi della borsa ci facciano diventare come quall’angioletto?
Assolutamente no. Non per nostra virtù, ma perché il Mercato schiaccia senza pietà i personaggi con quelle caratteristiche… avidi, irosi, presuntuosi. Nella bolgia infernale della borsa, quali chances di sopravvivenza può avere chi è sicurissimo di essere un genio, chi pensa il resto dell’umanità sia composto solo da defi.cienti, chi non ammette mai un errore, chi s’intestardisce nelle sue convinzioni, chi impreca contro tutto e tutti se la borsa non gli dà quello che lui MERITA, e così via?

La riprova di questo è che i folisti di vecchia data (parlo di quelli che danno la sensazione di operare realmente, i puri “commentatori” appartengono a un’altra razza) sono tutti molto soft… sereni, rilassati, non si prendono troppo sul serio, non danno mai in escandescenze, non accusano gli altri o il destino per i loro errori, non passano le giornate a sbraitare contro il mondo, e così via. Delle due l’una: o la borsa seleziona darwinianamente (si vede che ho letto i manifesti del bicentenario, eh?) gli operatori con determinate caratteristiche, oppure -a suon di “multe”- svolge un’efficacissima azione educatrice, costringendo chi vuol sopravvivere ad assumere determinate caratteristiche. Forse fifty-fifty.
Comunque sia, ripeto, per le persone avide e piene di odio, di violenza, di rancore, di arroganza in borsa non c’è spazio. Sono Dead Men Walking che vanno dritti, barcollando e bestemmiando, verso la loro bara finanziaria. Quindi è completamente escluso che uno possa diventare così per “colpa” della borsa, che invece con quei personaggi ha un’alta funzione “igienica”. Li stritola. Con qualche inevitabile eccezione, chiaro.

x Fluss
Ciao Fluss, e grazie a te.
La vedrei in un modo leggermente diverso, anche se il risultato è uguale. Se uno guarda un grafico, non vede mai linee dritte, ma solo linee a denti di sega. Zoomando, anche i tratti che sembravano rettilinei diventano tutto un seguito di zig-zag. Arrivando infine al tick-by-tick, scopriamo che è un miracolo se i tick consecutivi nella stessa direzione arrivano a poche decine. Ci può mai essere un motivo preciso dietro ogni minimo movimento?
Comunque sia, il risultato non cambia. Almeno finora,s ’è vista una precisa volontà di tenere gli indici in trading range. Adesso che effetti avrà la rottura dei minimi? Come al solito non ne ho idea, però noto che è un po’ strano che i -4% americani di oggi (17/2 voglio dire) siano dovuti esclusivamente al gapdown e ai primi minuti di contrattazione. Il resto della giornata è stato piatto, nonostante l’arrivo di altre notizie negative, tipo quelle sulle carte di credito. Quindi non mi pare del tutto scontato un imminente tuffo nel vuoto. Boh, staremo a vedere… magari fra poche ore arriva una clamorosa smentita... poco male perché io mi limito ad accompagnare i movimenti del mercato,finché ci riesco.

x atuttogasfin
Biondoooooone! Finalmente un po’ d’allegria in questo mortorio… Un certo Sacconi (ma chi kakki’è?) prevede lacrime, sudore e sangue e qui la gente già si strappa i capelli… che popolo sensibile, gli italiani! Hai visto la previsione di Citigroup che ho riportato tempo fa? Sono super-tori per fine 2009… Evvaiiiiiiiii!!
Ciao & stammi bene!





“Singing in the rain” fa subito pensare al famoso film dei primi anni ’50, però la canzone risale a molto prima. Guarda caso, al 1929. Eccola in due versioni di quell’anno che rendono bene lo spirito spensierato dell’epoca … almeno fino al momento in cui “le tenebre coprirono il mondo”.
http://www.youtube.com/watch?v=epOcSu6t_J0
http://www.youtube.com/watch?v=EUoTAtl8lv8
 
x ex-nsoe
ciao, hai cambiato nome? Comunque il nuovo ti sta piuttosto bene.
Ieri scorrendo i titoli del forum derivati, ho scoperto che c’è un tol che sul forex offre una marginazione di 1:500. Avete letto bene: Se ho 1000 euro sul conto, ne muovo 500.000! In america fecero chiudere i bucket shops perché con la leva 1:10 e lo stop automatico, praticamente i clienti erano condannati a morte sicura. Figuriamoci con 1:500 e stop automatico, anche se il forex ha ritmi diversi. Vedo che parecchi sono entusiasti di quell’offerta. Contenti loro…

passando ad altro, mi pare inevitabile che personaggi come il tenerone che si augurava una strage per guadagnare “ben altro che due lire”, ce li ritroviamo qui. Secondo l’opinione comune, a chi non possiede talenti particolari (inventori, artisti, calciatori) restano solo due strade legali per diventare ricco in fretta: Borsa & casinò, anche se tutti e due si rivelano trappole mortali per chi ricerca il modo di “getting rick quick”
e’ possibile che col tempo gli ingranaggi della borsa ci facciano diventare come quall’angioletto?
Assolutamente no. Non per nostra virtù, ma perché il mercato schiaccia senza pietà i personaggi con quelle caratteristiche… avidi, irosi, presuntuosi. Nella bolgia infernale della borsa, quali chances di sopravvivenza può avere chi è sicurissimo di essere un genio, chi pensa il resto dell’umanità sia composto solo da defi.cienti, chi non ammette mai un errore, chi s’intestardisce nelle sue convinzioni, chi impreca contro tutto e tutti se la borsa non gli dà quello che lui merita, e così via?

La riprova di questo è che i folisti di vecchia data (parlo di quelli che danno la sensazione di operare realmente, i puri “commentatori” appartengono a un’altra razza) sono tutti molto soft… sereni, rilassati, non si prendono troppo sul serio, non danno mai in escandescenze, non accusano gli altri o il destino per i loro errori, non passano le giornate a sbraitare contro il mondo, e così via. Delle due l’una: O la borsa seleziona darwinianamente (si vede che ho letto i manifesti del bicentenario, eh?) gli operatori con determinate caratteristiche, oppure -a suon di “multe”- svolge un’efficacissima azione educatrice, costringendo chi vuol sopravvivere ad assumere determinate caratteristiche. Forse fifty-fifty.
Comunque sia, ripeto, per le persone avide e piene di odio, di violenza, di rancore, di arroganza in borsa non c’è spazio. Sono dead men walking che vanno dritti, barcollando e bestemmiando, verso la loro bara finanziaria. Quindi è completamente escluso che uno possa diventare così per “colpa” della borsa, che invece con quei personaggi ha un’alta funzione “igienica”. Li stritola. Con qualche inevitabile eccezione, chiaro.

X fluss
ciao fluss, e grazie a te.
La vedrei in un modo leggermente diverso, anche se il risultato è uguale. Se uno guarda un grafico, non vede mai linee dritte, ma solo linee a denti di sega. Zoomando, anche i tratti che sembravano rettilinei diventano tutto un seguito di zig-zag. Arrivando infine al tick-by-tick, scopriamo che è un miracolo se i tick consecutivi nella stessa direzione arrivano a poche decine. Ci può mai essere un motivo preciso dietro ogni minimo movimento?
Comunque sia, il risultato non cambia. Almeno finora,s ’è vista una precisa volontà di tenere gli indici in trading range. Adesso che effetti avrà la rottura dei minimi? Come al solito non ne ho idea, però noto che è un po’ strano che i -4% americani di oggi (17/2 voglio dire) siano dovuti esclusivamente al gapdown e ai primi minuti di contrattazione. Il resto della giornata è stato piatto, nonostante l’arrivo di altre notizie negative, tipo quelle sulle carte di credito. Quindi non mi pare del tutto scontato un imminente tuffo nel vuoto. Boh, staremo a vedere… magari fra poche ore arriva una clamorosa smentita... Poco male perché io mi limito ad accompagnare i movimenti del mercato,finché ci riesco.

X atuttogasfin
biondoooooone! Finalmente un po’ d’allegria in questo mortorio… un certo sacconi (ma chi kakki’è?) prevede lacrime, sudore e sangue e qui la gente già si strappa i capelli… che popolo sensibile, gli italiani! Hai visto la previsione di citigroup che ho riportato tempo fa? Sono super-tori per fine 2009… evvaiiiiiiiii!!
Ciao & stammi bene!





“singing in the rain” fa subito pensare al famoso film dei primi anni ’50, però la canzone risale a molto prima. Guarda caso, al 1929. Eccola in due versioni di quell’anno che rendono bene lo spirito spensierato dell’epoca … almeno fino al momento in cui “le tenebre coprirono il mondo”.
http://www.youtube.com/watch?v=epocsu6t_j0
http://www.youtube.com/watch?v=euotatl8lv8

lo sò gliopassatoio tutta lanalisi :d

addio !
 
Ciao Gas, sei veramente forte!

Anche se con qualche brivido finale, febbraio per me si è chiuso positivamente, dato che il prezzo di regolamento mensile dell’Eurostoxx50 è stato 2045.38 mentre il livello di guardia per le mia posizione principale era 2000, come dicevo altre volte. Adesso per marzo il pericolo inizia sotto i 1750/1850, ma naturalmente se il ribasso dovesse continuare, accompagnerò il mercato nella discesa.
Se posso dirlo, la spaccatura tra il fol e il mondo reale si sta facendo sempre più profonda. Se da una base spaziale qualcuno leggesse le pagine del fol, si farebbe idee un po’ strane: immaginerebbe un’Italia da Day After, con città spopolate, strade spazzate dal vento e percorse solo da gruppi di zombi affamati, mentre gli ultimi esseri umani si nascondono in sotterranei freddi e bui, e da laggiù mandano i loro drammatici messaggi al forum. Preoccupatissimo, l’astronauta comincia a navigare tra le webcam italiane, e con un sospiro di sollievo si accorge che invece tutto va come al solito.
Forse un po’ di senso della misura non guasterebbe… se non altro perché se uno si dispera oggi, cosa farà se un domani davvero ci troveremo ad affrontare fame e miseria?
E’ solo un’osservazione bonaria, eh! Ognuno è padronissimo di strapparsi i capelli e di strillare come una gallina spennata, se già sente sul collo il fiato dei Tre Spiriti Immondi che annunciano l’Armageddon.

Altra piccola osservazione: ma perché tanti hanno questa passione smodata per i titoli in caduta libera?... Ricordate gli ultimi giorni di vita di Parmalat? Lo staff fu costretto ad aprire una sezione speciale per quel titolo, perché c’erano decine e decine di thread aperti. Eppure i giornali già parlavano di Buconero e di ammanchi da paura. Stessa cosa in mille altri casi, ultimamente Alitalia. Ora tocca ai titoli bancari: provate a contare quanti sono i thread dedicati a loro! Il motivo di questa strana necrofilia dev’essere l’aspettativa che più il titolo va giù, più tornerà su con violenza. Insomma sarebbero occasioni che la borsa ti offre su un piatto d’argento. Infatti… se UCG farà un rimbalzone del 30% andrà a 1.18, ma quanti hanno un prezzo di carico enormemente superiore? Io ho sempre saputo che chi fa stock-picking dovrebbe puntare sui titoli con maggior forza relativa e non su quelli che vanno peggio del resto del listino, ma evidentemente esistono teorie diverse. E’ una semplice constatazione, non una critica. Comunque in bocca al lupo.






(“Il grande crollo” di JK Galbraith, 9a puntata)
Alla fine dell’estate del 1929, ormai dilagava la convinzione “che il mercato fosse diventato lo strumento di uomini misteriosi ma onnipotenti”. Galbraith passa ad un’accurata descrizione che riporto testualmente.
“In verità quello fu un periodo di operazioni fatte da pool e da sindacati [di controllo] con intensità eccezionale, insomma di manipolazioni. Durante il 1929 più di un centinaio di titoli della borsa di New York furono oggetto di manovre imbastite da membri della borsa e dai loro soci. La natura di quelle operazioni era abbastanza varia; ma un’operazione tipica era quella in cui i trafficanti mettevano in comune i loro mezzi per far salire un determinato titolo. Essi si promettevano di non farsi a vicenda lo sgambetto con operazioni private e nominavano un amministratore del pool, che si procurava un pacchetto di quel titolo includendo magari delle azioni fornite dai soci. Questa serie di acquisti era destinata ad aumentare i prezzi e ad attirare l’attenzione di chi teneva d’occhio il nastro delle quotazioni. Si sarebbe poi stimolato ulteriormente il suo interesse con un vivace incrociarsi di acquisti e di vendite per dare l’impressione che ci fosse qualcosa di grosso in aria. Fogli d’indiscrezioni e commentatori finanziari avrebbero detto che erano in vista eccitanti sviluppi. Se tutto andava bene, il pubblico comprava e i prezzi salivano per proprio conto. L’amministratore del pool allora vendeva tutto, si tratteneva una percentuale dei profitti e divideva il resto con i suoi investitori.”

“Finché durò, non ci fu una maniera più piacevole di far denaro. Il grande pubblico era sedotto da queste operazioni; e col passare dell’estate si finì per supporre che Wall Street non s’occupasse d’altro. Era un’esagerazione, certo, ma ciò non scoraggiava l’attivirtà pubblica. La gente non credeva di venire spennata. Né lo era. Essa e gli operatori dei pool facevano denaro, con la differenza che i secondi ne facevano di più. In ogni caso, la reazione del pubblico alle operazioni degli iniziati consisteva nella speranza di cavarne informazioni confidenziali che assicurassero una piccola fetta dei profitti che i grandi come Cutten, Livermore, Raskob e altri ottenevano.”

Ormai la gente non aveva occhi che per la borsa, e finiva per trascurare le normali occupazioni: “Gli uffici dei broker erano affollati, dalle 10 del mattino alle 3 del pomeriggio, di clienti seduti o in piedi che, invece di badare ai loro affari, stavano con gli occhi fissi alla lavagna. In certe sale riservate al pubblico era difficile trovare un posto da cui vedere le quotazioni registrate”.
Contrariamente a quello che si può pensare, le comunicazioni già allora erano piuttosto efficienti; non esisteva la comodità dei tol, chiaro, ma grazie al telegrafo e al telefono si avevano informazioni aggiornatissime anche nelle località più sperdute degli Stati Uniti. L’unico “buco” consisteva nelle traversate oceaniche… ma a partire dall’agosto 1929 il problema venne risolto e i transatlantici si dotarono di speciali locali per le “speculazioni d’altomare”.

Il Labor Day, nel primo lunedì di settembre, indicava tradizionalmente la fine delle vacanze estive. Nei primi giorni dopo il grande ritorno le cose non cambiarono, ci furono ancora rialzi guidati dal titolo più speculativo di quegli anni, la già citata RCA -Radio Corporation of America- che non aveva mai distribuito un dividendo. I prestiti agli operatori di borsa continuavano ad aumentare, e le banche di New York seguitavano ad “attingere alla Riserva Federale in modo pesante per sostenere la sovrastuttura speculativa”. Insomma tutto come al solito, apparentemente… eppure si avvicinava minaccioso l’inizio della tragedia.

Tutto nacque da alcune frasi di un personaggio eccentrico, che forse chi segue l’AT ha già sentito nominare, Roger Babson. Ho fatto un piccolo giro su Internet… che tipo! Guadagnò più di 50 milioni di dollari con le sue prodezze di “financial wizard”, utilizzando un metodo che aveva alla base il principio di azione e reazione di Newton (Babson era un fanatico ammiratore dello scienziato inglese), e riuniva elementi di statistica, di fisica e concetti mistici. Era un seguitissimo giornalista finanziario e scrisse diversi best-seller fra cui “Business barometers for anticipating conditions”, un classico dell’analisi tecnica (in senso lato). Religiosissimo, fu candidato alla presidenza degli Stati Uniti per il Partito Proibizionista, che in realtà puntava anche al miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori e alla protezione dell’ambiente. Investì somme grandiose nella sua attività di filantropo, costruendo a sue spese scuole a indirizzo commeriale tuttora esistenti. Durante la Grande Depressione, per alleviare le sofferenze di un gruppo scalpellini rimasti senza lavoro, li assunse per far incidere delle massime edificanti su dei macigni sperduti nella foresta: “Keep out of debt”, “Be clean”, “Study”… Si possono ancora vedere percorrendo un sentiero, il “Babson Boulder Trail” (VEDI LINK SOTTO), che si trova dalle parti di Gloucester, il famoso porto peschereccio che tutti conosceranno se non altro per via del film “La tempesta perfetta”. Insomma uno di quei miliardari filantropi, stravaganti, tutt’altro che privi di fascino che chissà perché da noi non nascono mai. In compenso i nostri imprenditori sono bravissimi nel raccontare le barzellette e nel calmierare i prezzi. A ognuno il suo.

Torniamo a Galbraith. Il 5 settembre 1929 Babson -con la sua aria profetica- fece un discorso impressionante… “Sooner or later a crash is coming, and it may be terrific”…”Le fabbriche chiuderanno i battenti…gli uomini saranno buttati sulla strada… il circolo vizioso si chiuderà e inizierà una grave depressione economica”. Bisogna dire che i discorsi visionari di Babson e la sua mania di ficcare ovunque le teorie di Newton, erano spesso ridicolizzate dal mondo accademico e la gente le seguiva con interesse, ma senza dargli troppo peso. Invece quel giorno Wall Street perse il 3% a causa di quel discorso.
I giornali lo attaccarono senza pietà.. si ricordava l’inesattezza di tante sue previsioni precedenti..si scriveva “non ci lasceremo travolgere dalla corsa frenetica a vendere azioni soltanto per l’ingiustificato pronostico di una brutta flessione del mercato fatto da un ben noto statistico”. Irvin Fisher -il maggior economista dell’epoca, oggi spesso ricordato per i colossali abbagli che prese nel ‘29- dichiarò: “Ci può essere una recessione nel prezzo dei titoli, ma assolutamente nulla di simile a un tracollo”.

Il “Babson Break”, così venne definita la flessione, avvenne di giovedì. Il venerdì e il sabato [allora le borse era aperte anche il sabato mattina] il mercato rimase abbastanza stabile, ma lunedì ci fu un nuovo forte calo. Per diversi gioni le cose continuarono così… un trend leggermente ribassista, ma tale da non creare grosse preoccupazioni, dato che ovviamente di correzioni anche più profonde se n’erano viste parecchie. Nuovi compratori arrivarono sul mercato, i trust continuavano a lanciare iniziative, i prestiti agli speculatori continuavano ad aumentare. La catastrofe era ormai incombente, ma ancora dominava la felicità. Galbraith commenta che forse questo era un bene… “gli ultimi istanti di vita andrebbero goduti” e cita una frase di Mark Twain apparsa l’11 settembre 1929 sul New York Times, come pensiero della giornata. E’ una frase pericolosissima in borsa, ma che secondo me è straordinariamente bella nella vita:
“Non separatevi dalle vostre illusioni; quando esse sono scomparse, potete continuare a esistere, ma avete cessato di vivere”
(fine della 9a puntata).





Qualche immagine del Babson Boulder Trail, con le scritte fatte incidere da Roger Babson per dar lavoro agli scalpellini disoccupati durante la Great Depression:
http://www.thedacrons.com/eric/dogtown/babson_boulders_gloucester.html



Una delle vette musicali di quegli anni fu certo Blind Blake, chitarrista nero di cui si sa pochissimo. Ne esiste una sola fotografia. Trasportò alla chitarra lo stile dei pianisti di ragtime, con risultati notevoli, come in "Georgia Bound"
http://www.youtube.com/watch?v=O-lx07U6Rz0

Buon week-end
 
:bow:

Complimenti ancora per il lavoro, e anche per la ricerca della colonna sonora e della chicca del Boulder Trail! OK!
 
Ciao Gas, sei veramente forte!

Anche se con qualche brivido finale, febbraio per me si è chiuso positivamente, dato che il prezzo di regolamento mensile dell’Eurostoxx50 è stato 2045.38 mentre il livello di guardia per le mia posizione principale era 2000, come dicevo altre volte. Adesso per marzo il pericolo inizia sotto i 1750/1850, ma naturalmente se il ribasso dovesse continuare, accompagnerò il mercato nella discesa.
Se posso dirlo, la spaccatura tra il fol e il mondo reale si sta facendo sempre più profonda. Se da una base spaziale qualcuno leggesse le pagine del fol, si farebbe idee un po’ strane: immaginerebbe un’Italia da Day After, con città spopolate, strade spazzate dal vento e percorse solo da gruppi di zombi affamati, mentre gli ultimi esseri umani si nascondono in sotterranei freddi e bui, e da laggiù mandano i loro drammatici messaggi al forum. Preoccupatissimo, l’astronauta comincia a navigare tra le webcam italiane, e con un sospiro di sollievo si accorge che invece tutto va come al solito.
Forse un po’ di senso della misura non guasterebbe… se non altro perché se uno si dispera oggi, cosa farà se un domani davvero ci troveremo ad affrontare fame e miseria?
E’ solo un’osservazione bonaria, eh! Ognuno è padronissimo di strapparsi i capelli e di strillare come una gallina spennata, se già sente sul collo il fiato dei Tre Spiriti Immondi che annunciano l’Armageddon.

Altra piccola osservazione: ma perché tanti hanno questa passione smodata per i titoli in caduta libera?... Ricordate gli ultimi giorni di vita di Parmalat? Lo staff fu costretto ad aprire una sezione speciale per quel titolo, perché c’erano decine e decine di thread aperti. Eppure i giornali già parlavano di Buconero e di ammanchi da paura. Stessa cosa in mille altri casi, ultimamente Alitalia. Ora tocca ai titoli bancari: provate a contare quanti sono i thread dedicati a loro! Il motivo di questa strana necrofilia dev’essere l’aspettativa che più il titolo va giù, più tornerà su con violenza. Insomma sarebbero occasioni che la borsa ti offre su un piatto d’argento. Infatti… se UCG farà un rimbalzone del 30% andrà a 1.18, ma quanti hanno un prezzo di carico enormemente superiore? Io ho sempre saputo che chi fa stock-picking dovrebbe puntare sui titoli con maggior forza relativa e non su quelli che vanno peggio del resto del listino, ma evidentemente esistono teorie diverse. E’ una semplice constatazione, non una critica. Comunque in bocca al lupo.






(“Il grande crollo” di JK Galbraith, 9a puntata)
Alla fine dell’estate del 1929, ormai dilagava la convinzione “che il mercato fosse diventato lo strumento di uomini misteriosi ma onnipotenti”. Galbraith passa ad un’accurata descrizione che riporto testualmente.
“In verità quello fu un periodo di operazioni fatte da pool e da sindacati [di controllo] con intensità eccezionale, insomma di manipolazioni. Durante il 1929 più di un centinaio di titoli della borsa di New York furono oggetto di manovre imbastite da membri della borsa e dai loro soci. La natura di quelle operazioni era abbastanza varia; ma un’operazione tipica era quella in cui i trafficanti mettevano in comune i loro mezzi per far salire un determinato titolo. Essi si promettevano di non farsi a vicenda lo sgambetto con operazioni private e nominavano un amministratore del pool, che si procurava un pacchetto di quel titolo includendo magari delle azioni fornite dai soci. Questa serie di acquisti era destinata ad aumentare i prezzi e ad attirare l’attenzione di chi teneva d’occhio il nastro delle quotazioni. Si sarebbe poi stimolato ulteriormente il suo interesse con un vivace incrociarsi di acquisti e di vendite per dare l’impressione che ci fosse qualcosa di grosso in aria. Fogli d’indiscrezioni e commentatori finanziari avrebbero detto che erano in vista eccitanti sviluppi. Se tutto andava bene, il pubblico comprava e i prezzi salivano per proprio conto. L’amministratore del pool allora vendeva tutto, si tratteneva una percentuale dei profitti e divideva il resto con i suoi investitori.”

“Finché durò, non ci fu una maniera più piacevole di far denaro. Il grande pubblico era sedotto da queste operazioni; e col passare dell’estate si finì per supporre che Wall Street non s’occupasse d’altro. Era un’esagerazione, certo, ma ciò non scoraggiava l’attivirtà pubblica. La gente non credeva di venire spennata. Né lo era. Essa e gli operatori dei pool facevano denaro, con la differenza che i secondi ne facevano di più. In ogni caso, la reazione del pubblico alle operazioni degli iniziati consisteva nella speranza di cavarne informazioni confidenziali che assicurassero una piccola fetta dei profitti che i grandi come Cutten, Livermore, Raskob e altri ottenevano.”

Ormai la gente non aveva occhi che per la borsa, e finiva per trascurare le normali occupazioni: “Gli uffici dei broker erano affollati, dalle 10 del mattino alle 3 del pomeriggio, di clienti seduti o in piedi che, invece di badare ai loro affari, stavano con gli occhi fissi alla lavagna. In certe sale riservate al pubblico era difficile trovare un posto da cui vedere le quotazioni registrate”.
Contrariamente a quello che si può pensare, le comunicazioni già allora erano piuttosto efficienti; non esisteva la comodità dei tol, chiaro, ma grazie al telegrafo e al telefono si avevano informazioni aggiornatissime anche nelle località più sperdute degli Stati Uniti. L’unico “buco” consisteva nelle traversate oceaniche… ma a partire dall’agosto 1929 il problema venne risolto e i transatlantici si dotarono di speciali locali per le “speculazioni d’altomare”.

Il Labor Day, nel primo lunedì di settembre, indicava tradizionalmente la fine delle vacanze estive. Nei primi giorni dopo il grande ritorno le cose non cambiarono, ci furono ancora rialzi guidati dal titolo più speculativo di quegli anni, la già citata RCA -Radio Corporation of America- che non aveva mai distribuito un dividendo. I prestiti agli operatori di borsa continuavano ad aumentare, e le banche di New York seguitavano ad “attingere alla Riserva Federale in modo pesante per sostenere la sovrastuttura speculativa”. Insomma tutto come al solito, apparentemente… eppure si avvicinava minaccioso l’inizio della tragedia.

Tutto nacque da alcune frasi di un personaggio eccentrico, che forse chi segue l’AT ha già sentito nominare, Roger Babson. Ho fatto un piccolo giro su Internet… che tipo! Guadagnò più di 50 milioni di dollari con le sue prodezze di “financial wizard”, utilizzando un metodo che aveva alla base il principio di azione e reazione di Newton (Babson era un fanatico ammiratore dello scienziato inglese), e riuniva elementi di statistica, di fisica e concetti mistici. Era un seguitissimo giornalista finanziario e scrisse diversi best-seller fra cui “Business barometers for anticipating conditions”, un classico dell’analisi tecnica (in senso lato). Religiosissimo, fu candidato alla presidenza degli Stati Uniti per il Partito Proibizionista, che in realtà puntava anche al miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori e alla protezione dell’ambiente. Investì somme grandiose nella sua attività di filantropo, costruendo a sue spese scuole a indirizzo commeriale tuttora esistenti. Durante la Grande Depressione, per alleviare le sofferenze di un gruppo scalpellini rimasti senza lavoro, li assunse per far incidere delle massime edificanti su dei macigni sperduti nella foresta: “Keep out of debt”, “Be clean”, “Study”… Si possono ancora vedere percorrendo un sentiero, il “Babson Boulder Trail” (VEDI LINK SOTTO), che si trova dalle parti di Gloucester, il famoso porto peschereccio che tutti conosceranno se non altro per via del film “La tempesta perfetta”. Insomma uno di quei miliardari filantropi, stravaganti, tutt’altro che privi di fascino che chissà perché da noi non nascono mai. In compenso i nostri imprenditori sono bravissimi nel raccontare le barzellette e nel calmierare i prezzi. A ognuno il suo.

Torniamo a Galbraith. Il 5 settembre 1929 Babson -con la sua aria profetica- fece un discorso impressionante… “Sooner or later a crash is coming, and it may be terrific”…”Le fabbriche chiuderanno i battenti…gli uomini saranno buttati sulla strada… il circolo vizioso si chiuderà e inizierà una grave depressione economica”. Bisogna dire che i discorsi visionari di Babson e la sua mania di ficcare ovunque le teorie di Newton, erano spesso ridicolizzate dal mondo accademico e la gente le seguiva con interesse, ma senza dargli troppo peso. Invece quel giorno Wall Street perse il 3% a causa di quel discorso.
I giornali lo attaccarono senza pietà.. si ricordava l’inesattezza di tante sue previsioni precedenti..si scriveva “non ci lasceremo travolgere dalla corsa frenetica a vendere azioni soltanto per l’ingiustificato pronostico di una brutta flessione del mercato fatto da un ben noto statistico”. Irvin Fisher -il maggior economista dell’epoca, oggi spesso ricordato per i colossali abbagli che prese nel ‘29- dichiarò: “Ci può essere una recessione nel prezzo dei titoli, ma assolutamente nulla di simile a un tracollo”.

Il “Babson Break”, così venne definita la flessione, avvenne di giovedì. Il venerdì e il sabato [allora le borse era aperte anche il sabato mattina] il mercato rimase abbastanza stabile, ma lunedì ci fu un nuovo forte calo. Per diversi gioni le cose continuarono così… un trend leggermente ribassista, ma tale da non creare grosse preoccupazioni, dato che ovviamente di correzioni anche più profonde se n’erano viste parecchie. Nuovi compratori arrivarono sul mercato, i trust continuavano a lanciare iniziative, i prestiti agli speculatori continuavano ad aumentare. La catastrofe era ormai incombente, ma ancora dominava la felicità. Galbraith commenta che forse questo era un bene… “gli ultimi istanti di vita andrebbero goduti” e cita una frase di Mark Twain apparsa l’11 settembre 1929 sul New York Times, come pensiero della giornata. E’ una frase pericolosissima in borsa, ma che secondo me è straordinariamente bella nella vita:
“Non separatevi dalle vostre illusioni; quando esse sono scomparse, potete continuare a esistere, ma avete cessato di vivere”
(fine della 9a puntata).





Qualche immagine del Babson Boulder Trail, con le scritte fatte incidere da Roger Babson per dar lavoro agli scalpellini disoccupati durante la Great Depression:
http://www.thedacrons.com/eric/dogtown/babson_boulders_gloucester.html



Una delle vette musicali di quegli anni fu certo Blind Blake, chitarrista nero di cui si sa pochissimo. Ne esiste una sola fotografia. Trasportò alla chitarra lo stile dei pianisti di ragtime, con risultati notevoli, come in "Georgia Bound"
http://www.youtube.com/watch?v=O-lx07U6Rz0

Buon week-end

Grande FILI!!!
Era da una vita che non ti ritrovavo!

M è ovvio che c'è uno scollamento tra FOL e vita normale...nn siamo piu nel boom del 2000 dove TUTTi dentro e fuori il FOL era presi dal rally impressionante dei tecnologici...dove c'erano codazzi fuori da ogni banca che aveva un terminale video collegato alla borsa...

La son stati falcidiati i risparmi di una generazione, successivamente quel poco rimasto se n'è andato nel mattone.
Ora quel che rimane nel FOL son i soliti polli che di generazione in generazione si affacciano a questo biscone con le loro lirette e inesorabilmente perdono tutto dopo i primi giretti fortunati!

Ma oramai si tratta di sparute persone...perche da anni nn sento parlare di borsa nel mondo reale.

E naturalmente il sentiment di questi che son stati presi a colpi di macete come nn mai sono lancinati urla di dolore...

Fuori le cose sono un po diverse... ma... non è detto che il tempo facca il suo dovere e migliori le cose come cantava Max Gazzè...

A presto!
 
bei tempi.........che tornano...........

in salutone a el cid filibuster e a tutti i logati dal 2000 al 2002 bye bye ad majora amg
 
Grande Fili, stampo e conservo tutto tra i miei appunti preferiti.. grazie e tanto di bollino verde!
PS: Grandi anche le colonne sonore!!
 
Ogni tanto nel fol qualche pischelletto ha delle uscite tipo: “Ragazzi, avete visto? Qualcuno nell’after-hour ha comprato delle Eni per 200.000 euro… Che sarà successo? Sicuramente c’è qualcosa sotto… Nessuno tira fuori 200.000 euro senza motivo…”
A proposito di pischelletti qualcuno ha letto l'articolo sul timesonline di sabato scorso ? Esilarante
http://www.timesonline.co.uk/tol/news/uk/article5775397.ece
 
Grande FILI!!!
Era da una vita che non ti ritrovavo!

M è ovvio che c'è uno scollamento tra FOL e vita normale...nn siamo piu nel boom del 2000 dove TUTTi dentro e fuori il FOL era presi dal rally impressionante dei tecnologici...dove c'erano codazzi fuori da ogni banca che aveva un terminale video collegato alla borsa...

La son stati falcidiati i risparmi di una generazione, successivamente quel poco rimasto se n'è andato nel mattone.
Ora quel che rimane nel FOL son i soliti polli che di generazione in generazione si affacciano a questo biscone con le loro lirette e inesorabilmente perdono tutto dopo i primi giretti fortunati!

Ma oramai si tratta di sparute persone...perche da anni nn sento parlare di borsa nel mondo reale.

E naturalmente il sentiment di questi che son stati presi a colpi di macete come nn mai sono lancinati urla di dolore...

Fuori le cose sono un po diverse... ma... non è detto che il tempo facca il suo dovere e migliori le cose come cantava Max Gazzè...

A presto!

Infatti il tempo al momento, sta falciando sempre piu forte...ne resterà soltanto uno.... ;)
 
Maaaaaaaaaa il grande rialzo mai ? Non ne posso più di queste supposte..... Sempre più giganti

addio !
 
n 10

Avete mai sentito parlare del maglio di Terni? Era una macchina spaventosa che si trovava nelle acciaierie, verso la fine dell’Ottocento, con un blocco di 108 tonnellate che cadeva a piombo dall’altezza di 30 metri. Quando veniva utilizzato, il suolo vibrava nel giro di qualche chilometro, almeno così si dice. Beh, stasera a Wall Street sembrava che fosse in azione il maglio di Terni…certe schicchere! Troppo forti, però, per durare a lungo… forse… forse…
E comunque si tratterebbe solo di una sosta, perché considerando un particolare P/E “cyclically-adjusted” calcolato dal professor Schiller (il celeberrimo autore di “Esuberanza Irrazionale” in cui si prevedeva lo scoppio della bolla del 2000) il calo non dovrebbe arrestarsi prima che quel suo P/E raggiunga quota 8x. Con l’S&P500 a 700 il P/E si trova a 12x, quindi stiamo freschi!
Prima che qualcuno si butti dalla finestra, è bene sapere che ci sono due modi per scendere a un P/E di 8x. Nel primo caso potremmo essere vicini al bottom, perché ci aspetterebbe un laterale di 5-10 anni con una lenta crescita degli utili che man mano porterebbe il P/E a 8x in maniera virtuosa, diciamo così. L’altra ipotesi invece è che si continui a scendere a piombo fino a raggiungere presto questo famoso P/E 8x, cosa che avverrebbe fra i 300 e i 460 di S&P500, quindi a -35% o -55% rispetto a stasera. Può darsi che Schiller si sbagli, ma è una persona serissima e piuttosto affidabile, non è uno dei tanti ciarlatani in circolazione.

Il mese scorso è stato davvero un febbraietto corto e maledetto. Ha cancellato il laterale e ora siamo ripiombati nel ripido canale discendente iniziato nel dicembre 2007. Comunque il canale è abbastanza ampio, e quindi dà spazio a possibili movimenti di una certa importanza in qualsiasi direzione. Stasera sia sul Dax che sull’S&P500 la volatilità implicita ha fatto un balzo di quasi il 15%, però rimane su livelli relativamente contenuti, almeno rispetto agli eccessi dei mesi scorsi. Anche la volatilità storica per ora rimane lontanissima da quei picchi.
Nonostante i tremendi scrolloni di questi giorni, le mie posizioni si stanno comportando piuttosto bene. Il livello di guardia delle posizioni sull’Eurostoxx50 l’ho portato a 1650, mentre ho aperto roba nuova sul Dax con livello inferiore a 3300/3350 (forse lo abbasserò già domani) e sull’ S&P500 con liv inf a 630 (era a 660). Naturalmente sono pronto a ulteriori aggiustamenti, perché come sempre vado a rimorchio del mercato, in maniera totalmente passiva.


(“Il grande crollo” di JK Galbraith, 10a puntata)
All’inizio dell’autunno 1929, l’economia già mostrava parecchie crepe. L’indice della Fed per la produzione industriale passò dai 126 di giugno ai 117 di ottobre. L’edilizia era da tempo in sensibile declino. In ottobre diminuì anche il volume dei materiali trasportati sui carri merci, e questo è un segnale importante: basti pensare all’attenzione che oggi viene destinata al Baltic Index o al peso che aveva in AT il confronto fra l’indice dei titoli industriali e quello della aziende di trasporto.

“Infine” scrive Galbraith “scese anche il mercato azionario. Un acuto studioso della situazione economica di quel periodo ha scritto che il crollo del mercato rifletté, in ultima analisi, il mutamento già evidente nella situazione industriale”.
Secondo quel punto di vista “il mercato azionario non è altro che uno specchio che, forse -come in questo caso- un po’ in ritardo, fornisce un’immagine della situazione economica sottostante o fondamentale. Il rapporto di causa ed effetto si svolge sempre dall’economia al mercato azionario, e mai in senso inverso”.
E’ un punto di vista che Galbraith non abbraccia. Secondo lui “nel 1929 c’erano a favore di questo modo di vedere buone ragioni, se non altro ragioni strategiche, ed è facile capire perché esso sia diventato alta dottrina”. Sia in quegli anni, sia soprattutto negli anni della depressione “fu opportuno continuare a insistere sull’irrilevanza del mercato azionario”. Ed ecco il motivo: “Wall Street non è sempre stata uno dei simboli preferiti della nostra vita nazionale. Per certi settori devoti della nazione, coloro che speculano in titoli (che sono anche chiamati con il termine più obbrobrioso di giocatori) non sono i migliori esempi morali della nostra società. Ogni spiegazione della depressione che avesse attribuito importanza al crollo della borsa avrebbe avuto serie ripercussioni e suscitato gravi guai per Wall Street. Questa senza dubbio sarebbe sopravvissuta, ma con più di uno sfregio. E’ bene chiarire che non ci fu assolutamente una deliberata congiura diretta a minimizzare le conseguenze per l’economia del crollo in borsa. Invece ogni persona mossa dall’istinto di conservazione si rese semplicemente conto che era meglio tener fuori dalla scena Wall Street: era vulnerabile.
In realtà, ogni spiegazione soddisfacente degli avvenimenti dell’autunno 1929 e del periodo successivo deve riconoscere una funzione rilevante al boom speculativo e al tracollo seguito.”

Come già nel caso della marginazione -che si tendeva a spacciare come strumento per incrementare la liquidità, anziché come scorciatoia per gli speculatori- qualcuno si potrà meravigliare dell’insistenza di Galbraith sulla “vulnerabilità” di Wall Street e sull’esigenza di coprire il più possibile il ruolo della speculazione.
In realtà bisogna tener conto dello spirito puritano e moralistico dell’America profonda, oltretutto in quegli anni all’apice del successo con la vittoria sul fronte del Proibizionismo (1919-1933). Non è difficile credere che in paese dominato dall’etica protestante -che vede la ricchezza come un valore positivo e un segno della grazia di Dio, purché ottenuta con la laboriosità e il talento- fosse abbastanza opaco il prestigio di Wall Street. Infatti allora (allora, eh!) la borsa pullulava di avventurieri senza scrupoli ed era dominata dal pompaggio dei pool e dalle mosse degli insider, all’epoca sostanzialmente legali. Solo nel 1933/34 arrivarono le leggi contro l’insider e i pool furono vietati. In Italia la normativa contro l’insider trading risale al…-provate a indovinare…- nientemeno che al 1991. Prima del ’91 in Italia l’unico reato borsistico era l’aggiotaggio, ma guarda caso non c’era mai stata una sola condanna per quel reato. Eh sì, intorno a Piazza Affari si stendevano le sconfinate, libere praterie del Far West…

Torniamo a bomba. Supporre che le prime avvisaglie della crisi economica abbiano causato il crollo del ’29 -come fanno gli studiosi che più o meno inconsciamente tendono a “proteggere” Wall Street- è un’ipotesi che secondo il nostro autore assolutamente non regge perché fino a settembre/ottobre il declino dell’economia era trascurabile. Nessuno avrebbe potuto prevedere la catastrofe futura. “Soltanto dopo il tracollo della borsa era plausibile supporre che le cose per un periodo prolungato sarebbero andate infinitamente peggio”. Insomma, “non era possibile prevedere una depressione, grave o non grave, quando il mercato crollò”.
Naturalmente non si può escludere che “la diminuzione degli indici abbia spaventato gli speculatori, li abbia spinti a liberarsi dei propri titoli, e così abbia forato un pallone che in ogni caso prima o poi si sarebbe sgonfiato.”

Due sono gli episodi che tradizionalmente vengono considerati i catalizzatori “di superficie”, diciamo così, per lo scoppio della bolla, insieme al calo degli indici industriali.
Il primo è il clamoroso “crash” di Clarence Hatry, un nome che oggi ci dice ben poco. Era un inglese che aveva creato un vero impero partendo da -udite udite- una serie di distributori a monetina e di macchine fotografiche automatiche. In preda a manie di grandezza, aveva tentato la scalata alla United Steel, che da sola rappresentava il 10% della produzione industriale del Regno Unito. Pur di procurarsi il denaro, “fece il Tanzi”: falsificò montagne di bilanci e certificati azionari. Il 20 settembre 1929 la truffa venne scoperta. Lo scandalo fu enorme. Come ho letto da altre parti, la Banca d’Inghilterra fu costretta ad aumentare i tassi di un punto, e questo fatto -insieme alla voglia di prendere profitto e al timore di altre truffe- spinse molti ricchi inglesi a riportare a casa i capitali investiti a Wall Street, indebolendola. Inoltre l’enormità delle falsificazioni fu un trauma per i fiduciosi investitori americani, instillando i primi dubbi sulla solidità del rialzo.

L’altro episodio a cui si riferisce Galbraith è apparentemente ancor meno importante. Le autorità del Massachusetts si rifiutarono di autorizzare il frazionamento delle azioni della Boston Edison, e lo fecero con parole molto dure, affermando che il rialzo dei prezzi era dovuto solo alla speculazione e che ormai le quotazioni erano su livelli “ai quali nessuno, sulla base degli utili realizzati, troverebbe vantaggioso acquistarli”.
Questi “fattori scatenanti” sembrano e sono minuzie., La loro scarsa rilevanza dimostra che il crollo era già nell’aria, e bastava solo una piccola spinta per spingere la borsa nell’abisso. A riprova del nervosismo di quei giorni, il nostro autore riporta un annuncio pubblicitario apparso in quei giorni sui quotidiani di New York. Si intitolava “sopravvivere al rialzo”e diceva testualmente “la maggioranza degli investitori fa denaro in un mercato tendente al rialzo, ma solo per perdere tutti i guadagni fatti, e a volte di più, nell’inevitabile riassestamento successivo”.
Se l’atmosfera cominciava a essere questa, con dubbi e timori che ormai ronzavano nella mente di migliaia di persone, espandendosi a macchia d’olio, è chiaro che bastava un nonnulla per far partire la valanga di vendite. Questione di giorni…”
(fine della 10a puntata: non perdetevi le foto invernali della New York di quegli anni! V. sotto)

x Flashfield
Flash!! Mitico! Ma allora esisti ancora… come va? Sempre in forma vedo, mi piace da morire quel tuo termine “biscone”… - me lo rigioco, ci puoi scommettere.
Coma al solito hai ragione: da anni la gente se ne infischia della borsa, solo qui nel fol c’è un minimo di rinnovamento… Visto che non ci sente nessuno, possiamo anche dire che i nuovi ci fanno rimpiangere quelli che urlavano “Seat sarà la mia pensione!”… Almeno, quando si rendevano conto della sconfitta piangevano in silenzio, con una certa dignità. Invece ora chi ha punta su titoli che da decenni non fanno un centesimo di utile, se perde rivuole i soldi dallo Stato, cioè dai taxpayers, cioè da chi zitto e buono s’è accontentato dei rendimenti di Bot e Btp!! Prima la gente mugugnava contro la Consob, ora se il tuo titolo scende, denunciano la Consob perché ha permesso una sconcezza simile. E indovina perché la borsa crollando in questo modo? Perché per lo short non c’è bisogno dei soldi, per il long sì, e quindi tutti shortano. Testuale, ti giuro! Cerca di non scomparire… c’è bisogno di interventi tosti come i tuoi!

x stevesteve
chi si rivede! come va? Ti ricordo gentilissimo ed educatissimo… sei ancora così oppure quest’ambientaccio ti ha cambiato?

x colpo
Accidenti! veramente ben fatto… grazie per la segnalazione: http://video.google.com/videoplay?d...&ei=UqOhSanaOI6cqAKxlryHCg&q=crisis+of+credit

x amgone
ciao! Classe 2001, classe di ferro

x apuleio2006
In diversi punti sono scoppiato a ridere come un matto! Bisogna riconoscere che il senso dell’umorismo degli inglesi è veramente unico:
http://www.timesonline.co.uk/tol/news/uk/article5775397.ece

x gasfin
verrà il tuo grande giorno! E non sarà un focherello, sarà un incendio memorabile!

Un grazie sincero a mke777, primipassi, skicross, cyclical…




Un po’ di foto invernali della New York di quegli anni. Alcune sono esempi notevoli del tipico stile pittorico della fotografia del primo ‘900 (usate il fermo immagine!). http://www.youtube.com/watch?gl=IT&hl=it&v=SaSZHBCU_FY

Rudy Valee -il grande “crooner”- in “Lover, come back to me” (1929)
http://www.youtube.com/watch?v=4bzbHwDAq5Y
 
che ambientaccio ahh..
tutti rikkioni e bannati..
 
Riprendo un po’ di osservazioni -secondo me molto indovinate- fatte da Randall W. Forsyth su Barron’s.
Per definizione, la capitulation che di solito conclude un trend ribassista è un momento di disperazione, con la gente che a qualunque prezzo si libera delle azioni, e giura che mai più rimetterà piede in borsa. Insomma è il momento in cui TUTTI, ma proprio tutti, gettano la spugna. Invece qual è la situazione di oggi? In America gli investitori sono impazienti, non vedono l’ora che arrivi questa benedetta capitulation, l’aspettano con i soldi in mano pronti a comprare, nella convinzione che subito dopo partirà un rally di proporzioni gigantesche. Stando così le cose, Forsyth si chiede: se la capitulation è il momento in cui tutti, pazzi di disperazione, si arrendono e abbandonano il campo urlando e strappandosi i capelli, come può esserci vera capitulation se invece ognuno attende freddamente quel momento per investire? Chi rimane a capitolare?

Qualche volta mi sono permesso di prendere bonariamente in giro quelli che nel fol dicono “il popolino farà questo”, il “parco buoi farà quello”, senza rendersi conto che il PARCO BUOI SIAMO NOI. Al di sotto di noi non c’è anima viva, da parecchi anni in qua. Solo al culmine delle bolle compare una fascia di investitori ancora più ingenua e impreparata di noi. Allo stesso modo Forsyth nota che in questo momento ognuno si ritiene un contrarian, ognuno pensa di essere un “indipendent thinker” che si comporta in maniera diversa dalla folla… Vabbé, ma allora chi è che rimane fuori, chi è che resta a formare la folla che deve capitolare? Forsyth fa l’esempio di una famosa trasmissione radio americana, che descriveva un’immaginaria città del Minnesota in cui i ragazzini erano TUTTI più bravi della media, TUTTI più buoni della media, TUTTI più studiosi della media… Ma allora ‘sta media da chi era formata? Il ragionamento è sottile, ma fila che è una bellezza.

Buffett avrebbe contribuito a questa spasmodica attesa del bottom ricordando che il pessimismo è un grande amico degli investitori, perché consente di comprare basso. In realtà esistono forti dubbi su una veloce ripresa del mercato. Il mese di gennaio è stato il peggior primo mese dell’anno fin dall’anno 1900, e di solito a un pessimo gennaio corrisponde un anno pessimo.
L’articolista fa anche un’altra interessante osservazione: gli infiniti tagli ai dividendi ormai hanno portato il rendimento medio delle azioni al di sotto di quello dei Treasury Bond a 10 anni. Non si vede dunque perché la gran massa degli americani debba tornare a investire in azioni…

A segnalare che il sentiment non è ancora quello adeguato alla capitulation c’è anche l’ultimo sondaggio dell’Investor’s Intelligence che vede il pessimismo a livelli meno gravi di quelli del 24 ottobre, quando ci si illuse che il fondo fosse stato toccato. Secondo Market Semiotics, un altro istituto di finanza comportamentale, “a near-term equity low is near but not here”, a loro parere il dato sulla disoccupazione di domani -atteso “horrendous”- potrebbe fare da trigger per la “purgation”, ma si tratterebbe sempre di un minimo di breve termine.

Un altro ricercatore intervistato da Forsyth sottolinea che il luogo comune che vuole la borsa anticipatrice rispetto all’economia in questa situazione non è valido. Quando il mercato azionario raggiunge uno stato di “revulsion” (repulsione) marcia di pari passo con l’economia. In conclusione, secondo l’articolo, non è ancora tempo di acquisti, ed ogni rally deve essere venduto. Naturalmente per quanto mi riguarda non mi smuovo dalla più assoluta neutralità.



x Peri
Ciao grazie. Complimenti anche per i tuoi bei post.

x aldop673
ma com’è che nel fol quelli lì sono così numerosi? Un vero trader dev’essere macho dalla testa ai piedi… deve bere whisky a garganella direttamente dalla bottiglia, mentre quattro baldrakkone nude gli spupazzano il setto nasale di argento purissimo, rifatto per la troppa cocaina…



Marco Beasley nella “Passacaglia della vita” di Stefano Landi, il grande compositore romano del primo ‘600
http://www.youtube.com/watch?v=t4liAimznXM
 
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