E se invece separassimo la rete di Open Fiber?
17 Gennaio 2023, ore 09:45
Il tavolo del Mimit si è rivelato inutile, inchiodato al modello ormai morto del MoU. Occorre un cambio di passo e una direzione diversa. Altrimenti rimangono irrisolti tutti i nodi: le difficoltà degli operatori, le obiezioni di Bruxelles, le crisi occupazionali.
La rappresentazione della rete unica
Negli ultimi mesi abbiamo assistito a come la politica si sia concentrata su
TIM, che ricordiamo è una azienda privata e quotata in Borsa, con un irrituale attivismo sulla rete nazionale da parte del
Mimit che non ha né deleghe né ha motivo di intervenire, dal momento che
TIM non ha ancora invocato nessuno stato di crisi aziendale. Anzi, il suo AD,
Pietro Labriola, non perde occasione per dire ai mercati che tutto va bene. Tutto intorno una corte di attori di prima e seconda fila, dalle partecipate del
MEF ai rappresentanti del mondo finanziario.
In questo teatrino in cui prevale la rappresentazione dei copioni assegnati piuttosto che la dinamica reale, sembra che
tutti si siano dimenticati di Open Fiber, che invece sì è una azienda a controllo pubblico, essendo posseduta al 60% da
Cassa Depositi e Prestiti (CDP).