Tim : Lo scopriremo solo Vivendiiiii ... Vol II

IL DOSSIER NETCO

Tim, Urso: “La rete nazionale Tlc opererà in regime di competizione”​

Condividi questo articolo



La vendita della newco Tim preliminare per l’integrazione degli asset con Open Fiber per la realizzazione dell’auspicata infrastruttura unica. Il ministro: “Punto di svolta”. E sul rialzo dei limiti elettromagnetici per il 5G: “Finalmente ci siamo incamminati sulla rotta indicata dalla Ue oltre 20 anni fa”. Il Sottosegretario Butti sullo switch off del rame: “Va accompagnato ma non può essere pagato”
Pubblicato il 14 Nov 2023
Mila Fiordalisi

L’operazione Netco rappresenta il tassello fondamentale verso la realizzazione della rete nazionale di Tlc, quella che come auspica il Governo, nascerà a seguito dell’integrazione degli asset della newco delle reti Tim con quelli di Open Fiber. E il ministro per le imprese Adolfo Urso in occasione del Forum Asstel ha sottolineato che “si profila la realizzazione di una rete nazionale che, ovviamente, persisterà in un regime di competizione“.
Indice degli argomenti

La svolta della politica industriale per le Tlc

“Il settore delle Tlc è stato posto nuovamente al centro della politica industriale ed economica del nostro paese. L’ultimo anno è stato un punto di svolta rispetto ai decenni precedenti. Il settore era un orgoglio del sistema industriale italiano, se pensiamo cosa fosse Telecom prima di quella mal gestita privatizzazione: in questo anno c’è stato invece un punto di svolta”, ha detto Urso nel ricordare che “un anno fa avevo annunciato che avremmo preso delle misure significative”. “Lo abbiamo fatto sia per quanto riguarda il progetto di banda ultralarga, sia per l’operatività degli attori che nel nostro paese devono realizzare la connettività del paese. Lo abbiamo fatto per quanto riguarda anche l’operazione Tim con un’azione che profila la realizzazione di una rete nazionale che, ovviamente, persisterà in un regime di competizione”.


Clicca e iscriviti!

Faro sui rialzo dei limiti elettromagnetici

Il ministro accede i riflettori anche su rialzo dei limiti elettromagnetici, determinante per spingere la realizzazione delle reti mobili 5G: “Finalmente ci siamo incamminati sulla rotta che l’Ue ha indicato oltre venti anni fa”. Dopo gli emendamenti presentati dalla maggioranza al Disegno di legge Concorrenza ne è stato presentato uno nuovo che aggiusta il tiro relativamente all’intensità di campo magnetico.

Butti: “Spinta dell’Italia sull’edge computing”

“Questo è il primo governo che ha presentato delle proposte a livello europeo anche in materia di edge computing e fair share”. Lo ha detto il Sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti aggiungendo che “è stata una grande soddisfazione sentirsi dire dalla Commissione europea e da altri Paesi membri che l’Italia ha delle proposte. Non intendiamo accettare il silenzio assenso sul tema delle Tlc”. Sullo switch off del rame “è stato auspicato e va certamente accompagnato ma non può essere pagato come qualcuno ha ipotizzato nei mesi scorsi”, aggiungendo che si tratta di uno dei temi di cui parlerà a Bruxelles nei prossimi giorni.
 
IL RAPPORTO ASSTEL

Le telco in affanno: per la prima volta saldo di cassa negativo a -3,8 miliardi​


Pesa la maxi rata da 4,5 miliardi per le frequenze 5G che si aggiunge all’aumento dei costi, alla contrazione dei ricavi e soprattutto a quella dei margini. Sarmi: “La filiera è strategica per il Paese ma le dinamiche economiche ne stanno minando la sostenibilità. Necessaria una nuova politica industriale e l’abbattimento della burocrazia”
Pubblicato il 14 Nov 2023
Patrizia Licata

È sempre più emergenza per la sostenibilità delle aziende delle tlc: nel 2022 in Italia il saldo di cassa degli operatori (ovvero la differenza tra ebitda e capex) è per la prima volta negativo e pari a -3,8 miliardi di euro (nel 2010 era 10,5 miliardi), segno che la marginalità del settore, in continuo calo da diversi anni, è sempre più assorbita dagli investimenti sostenuti. Il valore negativo risente soprattutto della maxi-rata di 4,5 miliardi di euro pagati per le frequenze 5G e della riduzione dell’ebitda, frutto di un aumento dei costi e di una continua contrazione dei ricavi. Al netto delle licenze, il valore sarebbe comunque in diminuzione e pari a 0,7 miliardi.............................................
 
IL RAPPORTO ASSTEL

Le telco in affanno: per la prima volta saldo di cassa negativo a -3,8 miliardi​


Pesa la maxi rata da 4,5 miliardi per le frequenze 5G che si aggiunge all’aumento dei costi, alla contrazione dei ricavi e soprattutto a quella dei margini. Sarmi: “La filiera è strategica per il Paese ma le dinamiche economiche ne stanno minando la sostenibilità. Necessaria una nuova politica industriale e l’abbattimento della burocrazia”
Pubblicato il 14 Nov 2023
Patrizia Licata

È sempre più emergenza per la sostenibilità delle aziende delle tlc: nel 2022 in Italia il saldo di cassa degli operatori (ovvero la differenza tra ebitda e capex) è per la prima volta negativo e pari a -3,8 miliardi di euro (nel 2010 era 10,5 miliardi), segno che la marginalità del settore, in continuo calo da diversi anni, è sempre più assorbita dagli investimenti sostenuti. Il valore negativo risente soprattutto della maxi-rata di 4,5 miliardi di euro pagati per le frequenze 5G e della riduzione dell’ebitda, frutto di un aumento dei costi e di una continua contrazione dei ricavi. Al netto delle licenze, il valore sarebbe comunque in diminuzione e pari a 0,7 miliardi.............................................
@sabulum grazie, il consolidamento e' inevitabile, diciamo che sottotraccia si aspetta che la Verstagger e le sue persone ...mollino la presa dal antitrust europeo , in questi tempi bisogna guardare a cosa succede in spagna tra masmovil-orange
 
Il governo tedesco rispetto a quello italiano si era già appropriato di parecchio denaro da parte degli investitori in erba nel 2000. Chi si ricorda la IPO di Deutsche Telekom a 60 e rotti euro e qualche mese dopo l'asta UMTS che fruttò al governo tedesco 50 e rotti miliardi di euro contro i 12,5 dell'asta italiana che dovette fare i conti con il fallimento dell'operatore BLU (Il futuro che non c'era....).
Magari con il 5G qualcuno in Germania se lo era ricordato. In Italia invece quella volta il governo incassò anche più di quanto si era prefisso.
blu il futuro che non c'era l'ha subito trovato in telecom. Personale fuoriuscito e rientrato con stipendi e livelli più alti grazie a mamma tel ed il braccino corto della politica si sono salvati il cu...letto. Chissà all'epoca che baggianata avevano promesso a tit per riprendersi tutto il fardello.
 
Tim: Fistel, bene incontro con Labriola, chiediamo a Governo garanzie su occupati 18:48 "L'ad ha confermato gestione senza impatto traumatico" (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Roma, 14 nov - Bene il confronto con l'ad di Tim, Pietro Labriola, riguardo alla vendita della rete a Kkr e ora bisogna chiedere a Governo "garanzie su occupazione e sviluppo industriale". E' quanto spiega Alessandro Faraoni, segretario di Fistel Cisl, lasciando l'incontro con i vertici del gruppo dopo la decisione del cda di vendere la rete al fondo Kkr. "Pietro Labriola - racconta Faraoni - ci ha spiegato i razionali della scelta" di vendere al fondo la rete, scelta "che doveva passare per forza attraverso il cda perche' era la scelta piu' corretta". Quanto alle preoccupazioni su numeri di ServCo, "Labriola ha tenuto a sottolineare che quando si dice che il numero dei dipendenti e' troppo elevato non si considera che Tim ha un parco di clienti che e' quadruplo rispetto ai concorrenti". Labriola ha confermato, prosegue il sindacalista, che l'occupazione sara' gestita "senza impatti traumatici, non c'e' nessuna volonta' di fare macelleria sociale". "Noi - prosegue Faraoni - chiederemo al governo di dar seguito alle promesse di fine agosto, garantendo la parte occupazionale, per questo chiederemo un incontro con il governo per avere le garanzie e per richiedere sull'occupazione e per avere, tra l'altro, il rifinanziamento sia della solidarieta' espansiva sia del fondo nuove competenze". Infine, entro "fine del mese novembre ci sara' convocazione da parte di Tim di tutto il coordinamento delle Rsu di Tim per spiegare quanto detto oggi a noi sindacati". Sim
 
Premesso che in un mercato straconcorrenziale
Come quello Italiano nelle Telecomunicazioni..
Con AGCOM , antitrust Italiano e sopratutto
Antitrust Europea..
Da ricovero in Psichiatria ..
E poi buttare la chiave ...
Come mai antitrust europeo e italiano nel mercato del gas e dell energia stanno ZITTI E BUONI ???
Tangenti ??? Favori sotto banco ???
Sono dei Cogli.....oni ??? 😂 ...
Aspettiamo i corrotti a di poco dell antitrust Europea .
Cosa decideranno per il mercato Spagnolo ..
Se decideranno che vogliono la morte
Delle telecomunicazioni Europee ..
Oppure se vogliono favorirne il rafforzamento
E la possibilità di investire ...
 
Sono passati ormai due anni e questo titolo non ha ancora preso una direzione ed è da illusi pensare che adesso l'abbia presa. Siamo alle battute iniziali di questa lunga avventura che non sappiamo dove ci porterà e, nel mentre, la volatilità sarà dominante.
 
Tlc, ancora giù i ricavi e diventa negativo anche il saldo di cassa
Asstel. Persi 800 milioni. Ossigeno dal governo: il 24 cda di Infratel per sbloccare 1,3 miliardi di anticipi Pnrr a Tim, Open Fiber e Inwit


Liquidità dai progetti Pnrr. Tim, Open Fiber e Inwit incasseranno a breve le anticipazioni per 1,34 miliardi di somme aggiudicate con le gare Pnrr IMAGOECONOMICA
Il numero chiave sta in quel segno meno sul saldo di cassa. Ebitda meno capex alla fine del 2022, per gli operatori Tlc in Italia, scende sotto lo zero. Molto sotto, visto che si scende fino a -3,8 miliardi. La marginalità del settore ha finito per essere completamente bruciata dagli investimenti sostenuti.
L’indice è puntato verso la maxi rata delle frequenze 5G da 4,5 miliardi che le telco hanno versato in ossequio a quanto stabilito con l’asta del 2018. Senza questo assegno il margine sarebbe rimasto ancora positivo a 700 milioni di euro. Con i 10,5 miliardi del 2010 come un lontanissimo ricordo, ma pur sempre saldo positivo.
Lo stato di salute del settore – fotografato nel corso del Forum Asstel che si è tenuto ieri a Roma, al quale ha partecipato con videomessaggio anche il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi – è stato però messo a dura prova anche da tanto altro. E tanto altro rappresenta una minaccia in prospettiva, fra inflazione e costi dell’energia. «Tra i principali Paesi europei – ha spiegato il presidente di Assotelecomunicazioni-Asstel, Massimo Sarmi – l’Italia risulta quello con la diminuzione dei ricavi più significativa negli ultimi 12 anni. Nel 2022, rispetto all’anno precedente, per gli operatori Tlc nel nostro Paese sono scesi del 3%, come effetto di una riduzione del 4% del segmento mobile (a 12,1 miliardi, ndr) e del 2% di quello fisso (a 15 miliardi, ndr). In Francia, Germania e Spagna si è registrato un incremento dei ricavi grazie alla crescita dei ricavi business e alla differenziazione dei canoni delle offerte in funzione del livello di servizio».
Eppure il traffico dati cresce: +10% per il fisso e +31% per il mobile. Ma a mancare all’appello fra un anno e l’altro sono 800 milioni nei ricavi, scesi così a 27,1 miliardi. Sui quali gli investimenti capex finiscono per pesare il 26%, a conferma di quanto il settore non possa esimersi dall’investire, trovandosi in quell’area di privilegio, e allo stesso tempo impegnativa, in cui le Tlc prendono parte alle novità sulle quali si gioca il futuro digitale di cittadini, imprese e Paesi: 5G, cybersecurity, cloud, big data, analytics. Gli investimenti infrastrutturati (escluse le frequenze) sono tuttavia scesi da 7,2 a 7 miliardi.
E allora dove si inceppa il meccanismo? L’occhio cade subito sui prezzi. E anche qui i numeri sono impietosi nel confronto con altri Paesi europei: i 9 centesimi al mese di prezzo medio per l’acquisto di 1 GB mobile si confrontano con i 13 della Francia, i 40 della Spagna e gli 1,15 euro della Germania.
«Nessuno di noi è finanziariamente sostenibile», ha detto il ceo Tim, Pietro Labriola, rivolgendosi, nel corso di una delle tavole rotonde al Forum Asstel, ai suoi omologhi di Vodafone Italia, Aldo Bisio; Wind Tre, Gianluca Corti; Iliad, Benedetto Levi; Fastweb, Walter Renna; Open Fiber, Giuseppe Gola ed Ericsson Andrea Missori. Labriola lo dice rispondendo a una domanda sul riassetto di Tim approvato dal cda che fa leva sulla vendita della rete a Kkr («Tim ha dovuto fare l’unica strada percorribile»), ma anche facendo riferimento ai vari problemi che affliggono il settore e citati dai ceo in vario modo (e con geografia variabile, con una Iliad che respinge al mittente i velati, neanche troppo, appunti ma considerata dai più grandi come buona parte della causa dei mali con la sua politica aggressiva sui prezzi). Focus quindi sull’eccesso di operatori nel Paese; i prezzi troppo bassi; l’assenza negli ultimi anni di una politica industriale per il settore. Tema, quest’ultimo, messo in evidenza dai segretari generali dei sindacati Fabrizio Solari (Slc Cgil), Alessandro Faraoni (Fistel Cisl) e Salvo Ugliarolo (Uilcom Uil).
Il governo del resto per ora non ha dato seguito al promesso decreto per le Tlc di cui era circolata nei mesi scorsi una dettagliata bozza. Un pacchetto da 1,5 miliardi di euro con evidenti difficoltà di copertura. Dovrebbe però arrivare a stretto giro, già nella prima riunione del nuovo cda della stazione appaltante Infratel, in programma il 24 novembre, un’iniezione di liquidità per Tim, Open Fiber e Inwit, aggiudicatari delle gare Pnrr per i progetti Italia a 1 Giga, 5G backhauling e 5G densificazione. Infratel è chiamata a deliberare sulla richiesta di anticipazione del 30% delle somme aggiudicate, pari complessivamente a circa 1,34 miliardi: poco meno di 700 milioni per Tim, 540 milioni per Open Fiber e circa 100 milioni per Inwit. Per il resto, i ministeri competenti stanno esaminando la possibilità di varare un mini-aiuto al settore calcolato sugli extracosti per l’energia - circa 30-40 milioni - mentre gli interventi più costosi sono ancora congelati. Il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha rivendicato l’approvazione dell’innalzamento dei limiti elettromagnetici, un intervento a costo zero che da anni era chiesto dagli operatori. Il sottosegretario di Palazzo Chigi per l’Innovazione, Alessio Butti, dal canto suo torna sul tema del possibile switch off obbligatorio per portare i clienti dalla rete in rame alla fibra ottica: «È un processo che deve essere accompagnato, ma di certo non può essere pagato» ha detto facendo riferimento a eventuali interventi con risorse pubbliche.
 
Ove non bisogna chiamare gli USA per salvarsi facendosi i kakki propri....

Il gruppo energetico tedesco Siemens Energy, in forti difficoltà finanziarie, beneficerà di un piano di salvataggio del valore di 15 miliardi di euro in garanzie bancarie, finanziato in parte dallo Stato e in parte da banche private. Il ministero dell’economia tedesco ha confermato ieri l’impegno nel maxi piano di sostegno al gruppo energetico, dopo le indiscrezioni circolate nelle ultime ore. La «precondizione» imposta dall’esecutivo di Olaf Scholz è però «che tutte le parti interessate partecipino in modo adeguato alla protezione dell’azienda».

Siemens Energy sta affrontando un delicato momento a causa di difficoltà finanziarie, in particolare nel settore eolico, e ha chiesto nelle scorse settimane il sostegno delle istituzioni pubbliche. Dopo le discussioni iniziate ad ottobre, l’accordo raggiunto da Siemens Energy con il governo tedesco prevede che gli aiuti arrivino in parte con la garanzia dalle banche e in parte sotto forma di flusso di cassa da una joint venture costituita con Siemens in India.

Più nel dettaglio, l’esecutivo tedesco interverrà in prima persona con una garanzia di 7,5 miliardi di euro. Il denaro verrà però erogato solo a condizione che anche le banche, tra gli altri, sostengano l’azienda. Il contributo del governo è parte di una linea di garanzia complessiva di 15 miliardi di euro complessivi. In particolare, le banche private concedono a Siemens Energy garanzie per un totale di 12 miliardi di euro, parzialmente garantite dallo stesso governo federale. Altri 3 miliardi di euro dovrebbero poi arrivare da ulteriori parti interessate. Siemens Energy, infine, potrebbe poi raccogliere altri 2 miliardi di euro attraverso la vendita di azioni di una joint venture con Siemens che secondo diverse fonti potrebbe essere Siemens India.

L’esecutivo ha giustificato il suo intervento sottolineando il ruolo strategico del gruppo nella transizione energetica, ma anche nel tessuto industriale tedesco, con 26.000 dipendenti assunti. L’azienda però «sta attualmente incontrando difficoltà nell’ottenere le garanzie richieste sul mercato finanziario».

Dopo l’abbandono del nucleare e i piani per eliminare l’estrazione di carbone, la Germania punta sull’eolico per abbattere le sue emissioni nette entro il 2030. Come il settore nel suo complesso, anche Siemens Energy soffre di condizioni sfavorevoli, come l’aumento dei costi dei materiali da costruzione, dei tassi di interesse e la concorrenza cinese. Inoltre il Gruppo sta avendo problemi ad evadere gli ordini, a causa di problemi di qualità delle turbine prodotte dalla controllata tedesca Siemens Gamesa. Siemens Energy distribuisce gas ed elettricità ed è specializzata in turbine eoliche. Il gruppo opera in 90 Paesi con oltre 90.000 dipendenti a livello globale. La richiesta di garanzie alle istituzioni, ha fatto sapere il gruppo nei giorni scorsi, è stata resa necessaria per sostenere i progetti più costosi a lungo termine, «su un portafoglio ordini da 110 miliardi» che, senza l’aiuto pubblico, non potranno andare avanti. Più in generale, Siemens Energy è da tempo un sorvegliato speciale in Borsa: nell’anno fiscale 2023-2024, il gruppo prevede una perdita da 4,5 miliardi, dovuta in larga misura ai problemi di Siemens Gamesa, controllata al 98% che costruisce turbine eoliche.

Siemens Energy è posseduta al 25% dal colosso energetico Siemens, che ha ridotto di recente la sua partecipazione dal 31,91% precedente e che avrebbe voluto, stando alla stampa tedesca, uscire per lavarsene le mani.

La richiesta di aiuto al governo federale ha invece riacceso i legami tra Siemens Energy e Siemens: Berlino infatti vorrebbe condividere con la società privata che ancora detiene una quota importante di Siemens Energy lo sforzo finanziario e il rischio.
 
Con Ebitda in crescita e svolta consolidamento.....la possibilità di rifinanziarsi al 4 % (con garanzia statale) e al posto del 7/8% (regalo spudorato al sistema bancario) avrebbe consentito di evitare di vendere la rete agli Yankee ??....chissà...
 
Colate di soldi sulle banche .... finirà il momento nero anche per TIM prima o poi !!??
 
L’occhio cade subito sui prezzi. E anche qui i numeri sono impietosi nel confronto con altri Paesi europei: i 9 centesimi al mese di prezzo medio per l’acquisto di 1 GB mobile si confrontano con i 13 della Francia, i 40 della Spagna e gli 1,15 euro della Germania.

la Francia fa pagare i dati 1.5x, Spagna fa pagare i dati mobili 4x e la Germania 12x... Iliad in Italia ha distrutto il mercato (e fatto felici i clienti mobile)

Dopo 7 anni dalla sua entrata in Italia fattura ricavi per 700+ mln e ha un ebitda di 180+ in 9 mesi... dopo 7 anni.
Solo per le licenze 5G hanno speso 1,2mld (e gli hanno fatto un prezzo di favore) senza contare tutti gli altri costi fissi.

Ma non e' che tutta sta strategia non era niente altro che con il cash-flow negli altri paesi venire a distruggere il mercato italiano e poi comprarsi a prezzo di saldo uno dei 3 maggiori operatori italiani (TIM, Vodafone o Wind3)?
Se e' così forse tutto ha un senso.
 
la Francia fa pagare i dati 1.5x, Spagna fa pagare i dati mobili 4x e la Germania 12x... Iliad in Italia ha distrutto il mercato (e fatto felici i clienti mobile)

Dopo 7 anni dalla sua entrata in Italia fattura ricavi per 700+ mln e ha un ebitda di 180+ in 9 mesi... dopo 7 anni.
Solo per le licenze 5G hanno speso 1,2mld (e gli hanno fatto un prezzo di favore) senza contare tutti gli altri costi fissi.

Ma non e' che tutta sta strategia non era niente altro che con il cash-flow negli altri paesi venire a distruggere il mercato italiano e poi comprarsi a prezzo di saldo uno dei 3 maggiori operatori italiani (TIM, Vodafone o Wind3)?
Se e' così forse tutto ha un senso.
... è un nemico giurato di Bollorè il tizio....sicuramente non voleva che ci fosse unione Tim e Mediaset ....
 
la Francia fa pagare i dati 1.5x, Spagna fa pagare i dati mobili 4x e la Germania 12x... Iliad in Italia ha distrutto il mercato (e fatto felici i clienti mobile)

Dopo 7 anni dalla sua entrata in Italia fattura ricavi per 700+ mln e ha un ebitda di 180+ in 9 mesi... dopo 7 anni.
Solo per le licenze 5G hanno speso 1,2mld (e gli hanno fatto un prezzo di favore) senza contare tutti gli altri costi fissi.

Ma non e' che tutta sta strategia non era niente altro che con il cash-flow negli altri paesi venire a distruggere il mercato italiano e poi comprarsi a prezzo di saldo uno dei 3 maggiori operatori italiani (TIM, Vodafone o Wind3)?
Se e' così forse tutto ha un senso.
Molto probabile. Tutto figlio però del debito pubblico italiano, dell' andare sempre col cappello in mano e delle bestie che fanno politica in sto paese e che poi mandiamo anche a farsi ridere dietro in Europa. Siamo riusciti anche a portare tangentopoli a Bruxelles del resto.
 
Con Ebitda in crescita e svolta consolidamento.....la possibilità di rifinanziarsi al 4 % (con garanzia statale) e al posto del 7/8% (regalo spudorato al sistema bancario) avrebbe consentito di evitare di vendere la rete agli Yankee ??....chissà...

Buongiorno non farti illusioni , l'indebitamento netto dovrebbe essere pari a 6,2B di euro After lease dopo la cessione del ramo d'azioenda . Ricordo ( ma vado a memoria senza dover aprire le slides) che la società al 30/09 aveva con contratti di leasing e un indebitamento lordo di 26,5B mentre after lease 21,2B, immagino che questi 5B di debito ( i contratti di leasing ) resteranno in capo alla ServiceCo, per cui se non ho capito male l'indebitamento al lordo del debito dei contratti di leasing è pari a 11B di euro ( 6,2B + 5B). Se lo metti in rapporto all'ebitda la leva è tiratissima. Ripeto vado a memoria se poi qualcuno può confermare tanto di ringraziamento .
 
Tim: Sparkle espande la sua rete internazionale in Sudafrica
Oggi 09:40 - MF-DJ
ROMA (MF-NW)--Sparkle espande la propria rete in Sudafrica con l''apertura di due nuovi punti di presenza (PoP) a Citta'' del Capo e Johannesburg. Completamente integrati con la dorsale IP globale Tier-1 di Sparkle Seabone, che vanta un''ampia copertura in Africa, e con il cavo sottomarino Equiano che collega il Sudafrica alla Nigeria e al Portogallo, i nuovi PoP aumentano la capillarita'' della rete africana di Sparkle. Con questo potenziamento, Sparkle migliora ulteriormente le soluzioni di connettivita'' offerte nel continente rispondendo all''enorme richiesta di dati trainata dalle nuove tecnologie, dalle piattaforme multimediali e dai servizi basati sul cloud che richiedono una connessione a Internet onnipresente. Collegandosi ai PoP di Sparkle a Citta'' del Capo e Johannesburg, operatori di rete, Isp, Ott, content e application provider potranno usufruire di servizi di transito IP e soluzioni di capacita'' e affidabili e a bassa latenza. Inoltre, i clienti avranno a disposizione una gamma completa di soluzioni Ip che comprendono anche i servizi DDoS Protection, che offre la possibilita'' di proteggere la propria rete dagli attacchi, e Virtual Nap che fornisce accesso virtuale ai principali Internet Exchange Point senza la necessita'' di costruire infrastrutture proprietarie. "Sparkle continua l''espansione della sua rete in Africa con investimenti mirati per sostenere l''eccezionale crescita digitale del continente", ha dichiarato Enrico Bagnasco, amministratore delegato di Sparkle, aggiungendo che "con queste nuove aperture, che si aggiungono ai PoP gia'' presenti in Nord Africa, in Nigeria, in Sudafrica e a Gibuti, consolidiamo il nostro posizionamento come rete Tier-1 leader a livello globale e come uno dei principali operatori internazionali in Africa."
com/rov
 
TIM - Suddivisione personale: Circa 20mila in NetCo e 17mila in ServiceCo FATTO Secondo quanto riportato dal Sole24Ore, circa 20mila dipendenti confluiranno in NetCo mentre 17mila resteranno in ServCo. Questi i numeri sarebbero illustrati dall'ad di Tim, Pietro Labriola, ai sindacati di categoria nel corso di un incontro ieri pomeriggio, fissato a valle della decisione del cda Tim di vendere NetCo. Nei 17k della ServCo sarebbero compresi 5k di TIM Entreprise e 4k di call center, a completare un organico con le uscite già previste da altri accordi precedenti. Ai sindacati, tornati a chiedere garanzie al Governo sugli occupati, l'ad Tim avrebbe confermato che l'occupazione sarà gestita «senza impatti traumatici». EFFETTO Dati in linea con quelli già indicati dal Gruppo nel piano di delayering di luglio 2022. I circa 17k dipendenti allocati sulla ServiceCo sono il doppio di quelli chiesti da Vivendi, circa 11-12k andranno alla Tim ConsumerCo e 5k alla EnterpriseCo. Degli 11k sulla Consumer circa 4k sono legati al Call Center, al netto di quest’ultimi, il dato di 8k è confrontabile con quello di Vodafone Italia che ha call center esterno e circa 6.5k dipendenti in Italia che sono prevalentemente consumer (Vodafone genera oggi molto meno fatturato su servizi Enterprise rispetto a TIM). Non escludiamo che TIM possa decidere di esternalizzare il call center, questo quindi porterebbe a 4k dipendenti in meno, circa la metà degli esuberi ipotizzati da Vivendi per TIM Consumer, ma andranno verificati quali saranno i maggiori costi legati all’esternalizzazione di questa attività.
 
Indietro