Borsa Milano chiude positiva, bene Atlantia, tensione su Enel, Finmeccanica
MILANO (Reuters) - A Piazza Affari seduta tutto sommato positiva, con volumi sottili tipici da venerdì estivo. Spunti sulle banche e su Atlantia. Piatti gli altri mercati europei.
"Sulla seduta odierna c'è poco da raccontare, soprattutto sul fronte degli scambi", osserva un broker.
L'indice FTSE Mib sale dello 0,44%, così come l'Allshare. Volumi poco sotto 1,6 miliardi di euro.
* Bene le banche guidate da POP MILANO, in progresso del 2,07% con scambi sopra la media. L'istituto è sostenuto dalla promozione a "buy" da parte di Goldman Sachs, oltre che dall'attesa per la relazione di Bankitalia post-ispezione che potrebbe far tornare d'attualità la trasformazione in Spa e che, secondo indiscrezioni stampa odierne, dovrebbe essere presentata ai vertici dell'istituto giovedì prossimo.
* Nel settore avanzano con decisione anche le due big INTESA SANPAOLO (+2,05%) e UNICREDIT (+2,23%), mentre a livello europeo il comparto è poco mosso.
* In controtendenza MONTE PASCHI, declassata a "sell" da Goldman, che cede l'1,45%.
* Riflettori del mercato anche sulle società quotate a partecipazione pubblica come ENI (+0,18%), ENEL (-0,75%) e FINMECCANICA (-1,64%). L'ufficio stampa del Tesoro, in un comunicato emesso poco fa, commentando un'intervista che il ministro Fabrizio Saccomanni ha rilasciato a Bloomberg tv, ha precisato che il ministro "non ha formulato specifiche ipotesi di vendita su società partecipate dal Tesoro".
In un precedente comunicato in giornata il Tesoro aveva detto che l'obiettivo resta la valorizzazione delle partecipazioni azionarie dello Stato, aggiungendo che l'ipotesi di cessione andrebbe valutata con molta cautela. Il ministero dell'Economia potrebbe utilizzare le sue partecipazioni azionarie in società quotate come collaterale per operazioni finanziarie. Con riferimento all'intervista di Saccomanni una nota di Equita sottolinea che "si potrebbe creare pressione sui titoli, mentre l'upside speculativo derivante dalla discesa sotto il 30% del governo rimarrebbe limitato dalla presenza della Golden Share".
* Sugli scudi ATLANTIA che balza del 2,8% grazie all'annuncio ieri dell'Ad Castellucci di una contrazione del traffico sulle austostrade nel primo semstre del 2,9% rispetto a stime di alcuni analisti intorno al 5%.
* Fuori dal paniere principale RCS mette a segno un progresso del 6,75% spinta dalle speculazioni legate all'ingresso di Urbano Cairo nel capitale della società con una quota del 2,8%.
* Sale dell'1,4% CUCINELLI, che ieri a borsa chiusa ha annunciato una crescita dei ricavi del primo semestre pari al 16,5% con previsioni per l'intero anno di un aumento a due cifre sia in termini di fatturato che di utili. Deutsche Bank ha alzato il target price sul titolo.
* Strappa RISANAMENTO (+9,5%). Bene anche YOOX, che balza del 3,65% dopo la revisione al rialzo del prezzo obiettivo sempre da parte di Deutsche Bank.
Wall Street prosegue in ribasso
I principali indici azionari statunitensi scendono a metà seduta. Il Dow Jones perde al momento lo 0,2% e il Nasdaq Composite lo 0,9%. A pesare sono le deludenti trimestrali pubblicate da alcuni giganti dell'high-tech.
Microsoft perde l'11%. Il colosso del software ha annunciato per il suo quarto trimestre fiscale un utile operativo di $0,66 per azione. Il consensus era di $0,75 per azione.
Google perde l'1,9%. L'impresa del più utilizzato dei motori di ricerca ha aumentato nel secondo trimestre l'utile ed i ricavi meno di quanto atteso dagli analisti.
AMD perde il 14,9%. Il margine lordo del produttore di microprocessori è calato lo scorso trimestre al 40% e dovrebbe calare ulteriormente durante il corrente trimestre.
General Electric guadagna il 4,6%. Il conglomerato ha aumentato lo scorso trimestre l'utile più delle attese del mercato ed espresso ottimismo sul secondo semestre.
Schlumberger guadagna il 6%. Il leader a livello mondiale dei servizi per l'industria petrolifera ha aumentato nel secondo trimestre l'utile ed i ricavi più di quanto previsto da Wall Street.
Intuitive Surgical perde l'11,6%. Il leader mondiale della chirurgia mininvasiva ha annunciato una debole trimestreale e tagliato le previsioni sui suoi ricavi.
OGM, Monsanto rinuncia a coltivazione in Europa
Monsanto ha annunciato che nei prossimi mesi ritirerà quasi tutte le richieste per la coltivazione di organismi geneticamente modificati (OGM) nell'Unione europea, a causa dell’avversione dei cittadini verso queste colture. Greenpeace ha accolto con favore la notizia, ma ricorda che la società statunitense cercherà di continuare la vendita del suo controverso mais MON810, ultimo residuo delle coltivazioni OGM in Europa.
Monsanto aveva già annunciato a maggio scorso di voler riconsiderare le sue operazioni in Europa, a causa delle regolamentazioni severe e della mancanza di sostegno politico per le sue colture OGM. Attualmente, solo in Spagna ci sono coltivazioni non irrisorie (circa 100 mila ettari) di MON810. La propaganda di Monsanto per anni ha raccontato di coltivazioni anche in Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia e Romania, ma si tratta di superfici insignificanti. “Questa è una buona notizia per la ricerca, gli agricoltori e i cittadini europei. Dopo 20 anni di propaganda, Monsanto deve accettare che gli OGM sono tanto inefficaci quanto impopolari” dichiara Federica Ferrario, responsabile Campagna Agricoltura Sostenibile di Greenpeace.
Ogni settimana ci sono nuove prove degli effetti pericolosi sull’ambiente delle colture OGM, che consolidano la forte opposizione da parte di agricoltori, consumatori e governi: alla fine Monsanto dovrà ritirare anche il mais MON810. Questo passo potrebbe finalmente creare lo spazio necessario all’agricoltura e alla ricerca scientifica europea per concentrarsi su pratiche e tecnologie moderne che offrono reali progressi per la produzione alimentare, senza impattare negativamente sull'ambiente, la salute e sul sistema agricolo continentale. Nel gennaio dello scorso anno, anche l’azienda chimica tedesca BASF ha annunciato il suo ritiro dal mercato Ue, sempre a causa dell’opposizione degli europei verso i prodotti OGM. L'autorizzazione per la coltivazione del MON810 in Europa è scaduta da tempo e questo mais deve essere sottoposto a una nuova valutazione sulla sua sicurezza.
“L’annuncio di Monsanto dimostra ancora una volta che il divieto alla coltivazione del MON810 in Italia, siglato la scorsa settimana, era un atto dovuto e necessario. Adesso è urgente la decontaminazione dei due campi in Friuli seminati a giugno con mais OGM. Non c’è più tempo da perdere.” conclude Ferrario.
"Quella della Monsanto è una decisione inevitabile, visto che la maggior parte dei consumatori e dei produttori europei si muove in direzione opposta agli Ogm. Non solo 3 cittadini su 5 in Ue sono contrari ai cibi “biotech”, ma la stessa superficie agricola comunitaria dedicata alle colture geneticamente modificate è irrisoria, rappresentando oggi neppure lo 0,1% del totale. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori che ricorda che in Europa sono rimasti solo 5 Paesi (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania) a coltivare Ogm, con 129 mila ettari di mais transgenico piantati nel 2012, una percentuale più che esigua rispetto al totale della superficie agricola utilizzata nell’Ue che ammonta a 170 milioni di ettari.
"Anche in Italia stiamo procedendo bene: i ministri De Girolamo, Lorenzin e Orlando hanno infatti firmato il decreto contro la coltivazione del mais MON810. Ora però -spiega la Cia- bisogna procedere rapidamente all’attivazione della clausola di salvaguardia, come richiesto fermamente anche dalle Regioni. D’altra parte, la domanda alimentare nel nostro Paese è chiara e netta: cibo naturale, tipico, salubre, controllato, certificato e chiaramente etichettato, possibilmente a prezzi contenuti. Le nostre produzioni di eccellenza fanno grande il ‘made in Italy’ nel mondo, con esportazioni che muovono quasi 30 miliardi di euro l’anno. E i mercati stranieri chiedono vini, oli, formaggi, salumi e trasformati tipici dei nostri territori, con i loro sapori caratteristici assolutamente non omologabili.
Petrolio: Wti supera il Brent per la prima volta dall’ottobre del 2010
Le quotazioni del petrolio made in Usa, il Wti, tornano a superare quelle del benchmark globale, il Brent per la prima volta dall’ottobre del 2010. Parità per il future con consegna agosto sul Wti che scambia a 108 dollari, 30 centesimi in più rispetto al derivato a settembre sul Brent (in rosso dello 0,9%). I prezzi del riferimento statunitense stanno capitalizzando il poderoso calo degli stock della prima economia, scesi di 27 milioni nelle ultime tre settimane, la crescita a livelli che non si vedevano dal 2005 per il greggio lavorato dalle raffinerie a stelle e strisce e le indicazioni positive che sempre più spesso arrivano dall’economia reale. Nel corso dell’ottava il Wti ha evidenziato un rialzo dell’1,8% mentre il greggio del Mare del Nord è arretrato dello 0,3%
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