MEDIOBANCA La febbre da M&A spinge gli utili
In attesa di conferme o smentite sul valore creato dalle centinaia di fusioni e acquisizioni che sono state portate a termine nel corso degli ultimi due-tre anni, è da registrare come certa ed evidente l’esplosione dei profitti delle banche d’investimento: 10 giorni fa
Mediobanca ha battuto le attese degli analisti chiudendo il primo semestre dell’anno fiscale 2005-2006 (da giugno 2005 a dicembre 2005) con un utile di 540 milioni di euro (+10% sopra la media delle attese degli analisti).
La settimana scorsa
Goldman Sachs ha annunciato che nel periodo dicembre 2005-febbraio 2006 l’utile è decollato a 2,5 miliardi di dollari, il guadagno trimestrale più alto in tutta la storia del settore.
E’ un momento d’oro anche per le altre banche specializzate in questa attività: pochi giorni fa
Lehman Brothers ha annunciato che l’utile è salito del 24% a 1,1 miliardi di dollari, un incremento di parecchio superiore alle stime degli analisti, spiegabile solo in parte con alcune voci non ricorrenti e con il contesto eccezionalmente favorevole dell’attività di trading di bond e di derivati sulle valute. Una parte importante dell’utile deriva dalle commissioni incassate dalla divisione fusioni & acquisizioni.
Profitti record sono attesi domani da
Morgan Stanely.
Queste cifre da record contribuiscono a tenere accesi i riflettori su
Mediobanca: il titolo si è rimesso in marcia all’inizio di dicembre e il 15 marzo ha toccato i massimi storici a 18,75 euro, negli ultimi tre mesi il rialzo è stato del 23%.
La Borsa non sembra temere che a questi prezzi le possibilità di rivalutazione siano finite. Lo scenario è ancora favorevolissimo e dello stesso avviso è Merrill Lynch.
In uno studio a commento dei risultati del semestre pubblicato lunedì, l’analista Angelo Guglielmi ha confermato il target price a 20 euro e la raccomandazione buy (comprare). La prima banca d’affari italiana, così come il resto del settore nel mondo, sta attraversando un momento memorabile per quanto riguarda l’attività di capital market (quotazioni in Borsa, assistenza alle società nelle operazioni sul capitale):
le cifre e le indicazioni presentate dal management nel corso dell’incontro con la comunità finanziaria lo confermano. L’utile della divisione è arrivato a 300 milioni di euro e le commissioni sono schizzate del 30% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Non si tratta di una situazione eccezionale che rischia di non ripetersi più: il management di Mediobanca ha affermato che la domanda continua a essere vivace e ha rivelato che nel 2006 la società manterrà saldamente il ruolo di leader nel mercato delle
Ipo: nel corso dell’anno dovrebbe accompagnare in Borsa Api, Ascopiave, Nice group, Piaggio e Pirelli Pneumatici. Altri nomi potrebbero aggiungersi a questo elenco.Comincia a dare risultati anche la scelta strategica di affiancare all’attività di consulenza quella bancaria: in passato la banca si limitava a incassare le commissioni per le proprie prestazioni da banca d’affari, oggi si propone anche come erogatore dei fondi che servono per portare avanti l’investimento. “L’incremento del 10% del margine d’interesse è riconducibile alla decisione di combinare le due divisioni”, scrive Guglielmi. L’aumento degli impieghi porta ad aumento del profilo di rischio della banca, “ma si tratta di livelli coerenti con quanto indicato dal piano triennale al 2008” aggiunge un analista di una sim milanese che preferisce l’anonimato.
www.websim.it
*
13:32-20/03