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Io non confido...conosco le regole del gioco e non mi lasciò turbare da qualche commento da bar
Vi è poi un punto importante da comprendere, il concetto di risorsa naturale. Prendiamo come esempio le acque minerali. Sgorgano direttamente da sorgenti, da migliaia o centinaia di migliaia di anni, senza che sia neppure necessario scavare, eppure richiedono, solo per essere commercializzate, investimenti ingenti in impianti di captazione e imbottigliamento.
Nel caso del petrolio, non si tratta neppure di una risorsa che sgorghi dal sottosuolo come l'acqua minerale. Va prospettata, estratta, trattata, separata, stoccata e, infine, trasportata, per poi essere nuovamente stoccata e nuovamente trattata, con la raffinazione, per poi essere nuovamente stoccata e distribuita. I pozzi vanno periodicamente rinnovati. Tecnicamente, per farti comprendere la complessità, si tratta di operazioni a così alta intensità tecnologica che da 70 anni, nessun paese africano (Sudafrica ed Egitto compresi), dico nessuno, con alcuna sua impresa, pubblica o privata, è mai riuscita a svolgere una fase di E&P. Nessuno. Questo ti fa comprendere che l'estrazione petrolifera non è come una sorta di "pozzo di San Patrizio" o come un bancomat, che consente di pagare gli obbligazionisti italiani grazie alla sua semplice esistenza, ma richiede essa stessa, oltre a competenze tecnologiche, enormi capitali fissi, ossia ulteriore debito. Anche nel romanzo realista di Zola, quindi più di 150 anni fa, i sottoscrittori dell'istituto di credito per il medio-oriente venivano attirati non soltanto dalle cedole e dall'idea della "rendita", ma dalla garanzia delle "enormi ricchezze minerarie" di cui il medio-oriente disponeva, che rendevano impossibile che non fosse un successo.