Avevo iniziato dicendo "immagina che la ditta fosse la tua...", perché per me è implicito che qualsiasi lavoratore, dall'ultimo al direttore generale, si debba comportare sul lavoro, come se la ditta fosse la sua.
Scusa big ma questa è la mentalità sbagliata e assurda.
L' azienda non è la mia e non la devo considerare come se lo fosse.
Questo è quello che vuole ogni titolare per sfruttarti...altrimenti quando c'è da dividere alla fine dell' anno devi dare anche a me.
non sono d'accordo.
Il tuo ragionamento sarebbe giusto e sacrosanto in un mondo ideale in cui il lavoratore dà il 110% per il bene dell'azienda e l'azienda lo riconosce con le giuste ricompenze.
Purtroppo il mondo reale è ben altra cosa e vige la legge dello sfruttamento (ottenere il massimo pagando il minimo possibile) finalizzata alla massimizzazione dei profitti... quindi il lavoratore "si adegua"
ognuno contribuisce alla discussione secondo il suo personale vissuto. ad ogni modo queste teorie del "gomblotto capitalista" in cui "il padrone ci vuole tutti schiavi" per sfruttarci al massimo mi fanno sorridere.
alcuni ambienti inducono il lavoratore a comportarsi come se l'azienda fosse propria: quando ti viene data autonomia decisionale, quando ricevi feedback dai tuoi capi e incoraggiamento, quando ricevi gratificazioni per i tuoi meriti, quando sai che le tue opinioni contano e vengono prese in considerazione.
in altri ambienti invece comportarsi come se l'azienda fosse propria è oggettivamente impossibile: quando sei un piccolo ingranaggio in una grande macchina che funziona uguale con o senza di te, quando le decisioni vengono prese dall'alto e ti vengono comunicate: "da domani si fa tutti così", senza confronto, quando non puoi prendere iniziative al di fuori della tua funzione perchè devi richiedere X autorizzazioni, quando i bonus che ricevi non hanno a che fare con i tuoi successi personali ma sono frutto di una formula matematica che equipara i tuoi risultati a quelli di tutti gli altri tuoi pari grado.
la mia personale esperienza di essere passata da una PMI padronale, in cui il Capo Supremo nonchè principale azionista era dentro al lavoro day-to-day, gli davo del tu e se c'era bisogno gli dicevo "no questo non te lo faccio così, ascoltami" a una multinazionale in cui il Capo Supremo non è nemmeno lui il proprietario dell'azienda, ma solo un braccio esecutivo, non mi ha mai rivolto la parola, e le sue direttive mi arrivano filtrate da 2 livelli gerarchici senza possibilità di discussione, mi porta a pensare che lavorare in una PMI renda più facile percepire l'azienda come propria rispetto a una multinazionale. ma magari esistono multinazionali ben gestite, in cui ogni dipendente può sentirsi coinvolto e motivato a livello personale (me lo auguro per loro).
IMHO è assolutamente desiderabile per il dipendente avere la mentalità di dare il 110% sul lavoro e di comportarsi come l'azienda fosse la sua. ciò gli consente di acquisire maggiori competenze, di essere più motivato e più soddisfatto del suo lavoro, e più felice sul lavoro rispetto a uno svogliato che pensa solo a farsi le 8 ore senza sbattimenti e tagliando la corda il prima possibile.
ed è bello passare anni nello stesso posto quando si continua a crescere professionalmente, quando si giunge sul posto di lavoro e ci si sente a casa propria, senza sudditanza psicologica verso nessuno (anche se si hanno ovviamente strati gerarchici superiori), quando ci si impegna molto ma si è contenti di quello che si fa.
ad ogni modo il dipendente non deve perdere di vista che L'UNICA sua azienda è SE' STESSO. l'unico capitale che gli darà dividendi è il suo lavoro e la sua capacità di vendere le sue competenze, la sua integrità e la sua professionalità. e come il capo di un'azienda cerca modi di aumentare il ritorno sul capitale, rispondendo all'azionista che può essere o non essere lui, il dipendente deve cercare modi di aumentare il ritorno del proprio lavoro e di questo risponde solo a sè stesso.