Killerinpensione
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Scusate il nuovo intervento a caso: sono stata fuori dal forum per una settimana e mi sono persa il Circo del “vivere di rendita con la paghetta di mammá”.
Citando Zalone: “ma é del mestiere, questo?”
Battute a parte, noto che qualcuno ha citato Ricolfi, come se il nostro utente fosse il tipico caso da manuale del neet che, figlio di benestanti, preferisce vivere con poco piuttosto che passare da un contratto del piffero all’altro. A mio parere, invece, qui siamo di fronte ad altro, ovvero a una persona che non ha idea di come funzioni il mondo e, come i bambini, anziché cercare di capirlo, si arrabbia con chi gli fa notare che non funziona come crede (dal fatto che la casa, un domani, andrà divisa in due al fatto che quei soldi, se va bene, li vedrà tra 25 anni).
Il neet di Ricolfi lo vedo più consapevole (es: “so che vivrò da malato per morire sano”), il nostro utente lo vedo spaesato (é convinto che 500k -che non ha- non solo siano sufficienti, ma possano anche crescere senza limite, forse campando d’aria e con una casa senza tasse, senza bollette, senza spese condominiali, senza ristrutturazioni ecc.)
Siamo davanti a un esemplare che piuttosto che muoversi da casa si “amputerebbe una gamba”, c’é dentro tutto.
Insomma, più che un caso da manuale, un caso da psicologo bravo ecco.
(O forse sono da psicologo io che sotto sotto amo le trollate )
E' il contrario. I neet di Ricolfi sono spesso inconsapevoli. Hanno in********to il concetto d'eredità attesa ma non è che abbiano fatto chissà quale ragionamento. Nel nostro caso invece ci troviamo di fronte ad una piena consapevolezza (di madre e figlio) tanto che i soldi saranno dati in una sorta d'eredità anticipata.
Lascerei da parte i moralismi (la paghetta della mamma) con i quali non si capisce nulla. Se c'è accordo non vedo dove sia il problema.
Non torno su troll, soldi non suoi, situazione economica della famiglia in questione su cui ho già scritto.
...Luca Ricolfi (2011) ha fornito una spiegazione sociologica del fenomeno, ponendo in relazione diretta il numero di NEET con “l’eredità attesa dei giovani”. In alcuni paesi il giovane medio non può contare sul patrimonio accumulato, perché la ricchezza familiare (in rapporto al reddito) è bassa (Finlandia e Danimarca) o perché essendo alta la natalità (Francia) il patrimonio è suddiviso su un numero alto di eredi o per entrambi i motivi (Irlanda). Di contro, in altri paesi i figli possono contare su una condizione patrimoniale rilevante (Regno Unito), dovuta alla scarsa natalità (Spagna) oppure – come abbiamo visto in precedenza -ad entrambi i fattori, e questo è il caso del nostro paese: primo nella graduatoria del patrimonio familiare e ultimo in quella della natalità...
86 – Andrea Laudadio
Su questo punto l’analisi di Ricolfi è tanto affascinante quanto stringente. Tre giovani su dieci di quelli a metà strada tra i venti e i trent’anni possono permettersi in Italia di non lavorare e di non cercare lavoro perché godono di una situazione familiare che permette loro questa condizione di vita. In altre parole usufruiscono del lavoro fatto dalle due generazioni precedenti, la generazione di quelli che hanno fatto la guerra e la generazione successiva, una riserva di lavoro oggettivato fatta di pensioni decenti, una prima e talvolta una seconda casa di proprietà, depositi bancari, strumenti finanziari. E tanto più che questi giovani aspettano di ereditare, e tanto più che il patrimonio medio delle famiglie italiane è fra i più alti in Europa – data l’eccezionale capacità di risparmio delle due generazioni che ho detto –, e tanto più che in Italia sono pochi gli eredi su cui spalmare il patrimonio di ciascuna famiglia. L’Italia è divenuta un paese di anziani e di figli unici. L’Italia è al primo posto come peso degli anziani, all’ultimo come peso dei giovani, e al quarto come livello di patrimonializzazione. Il flusso successorio in Italia è stimabile attorno ai 250 miliardi di euro, un po’ meno del 14 per cento del pil. Fatto 100 il livello medio di eredità attesa negli altri tredici paesi europei, l’Italia si attesta a livello 175,8. Una manna per chi ha oggi attorno ai trent’anni. (Io schiattassi domani, il figlio trentenne o quarantenne che non ho potrebbe frequentare una discreta sequenza di ******** (mignot te) con la sola vendita delle prime edizioni di Eugenio Montale che mi sono procurato nella mia vita rinunziando a qualche pasto e alle vacanze lunghe in estate.) Se non è questa “una società signorile di massa”...
Signorile e da terzo mondo culturale: la foto perfetta della societa italiana | Il Foglio