e giuro che poi la chiudo qui.
Indipendentemente dall'aggiudicazione del calendarietto per me tu hai una visione del tutto fiabesca del mercato dell'arte
dove invece è spesso pura finanza e decisione prese a tavolino fra importanti mercanti.
L'idea che il collezionista compri per passione o per indipendenza dagli andamenti del mercato è una fiaba.
buona domenica
Onestamente ritengo di avere del mercato un'idea piuttosto approfondita, quindi fiabesca non direi proprio....
A me pare piuttosto che cose del tutto normali vengano ogni tanto viste come chissà che sorprendenti:
il lavoro di mercanti e galleristi è evidentemente, ovviamente e lapalissianamente quello di
vendere (sennò fallirebbero), valorizzare i loro artisti e cercare di farne crescere il mercato.
Non capisco cosa ci sia di tanto sorprendente o inatteso. E' così da sempre. E ogni azienda a questo mondo cerca una propria strategia, anche questo mi pare un'ovvietà.
Ma, visto che tu vuoi ridurre il collezionista ad un consumatore (nella tua visione una sorta di beota), e riducendo anche l'arte a livello di un qualsiasi bene (di lusso), ebbene, anche in questo caso è il consumatore, ossia il compratore, ossia il collezionista, ossia "la domanda" a decidere quanti soldi è disposto a tirare fuori.
Un ipotetico pool di mercanti può anche decidere a tavolino di proporre il Pinco Pallino di turno (giovane o storicizzato) ad 100.000euro, ma se non c'è chi compra, il pool salta in aria.
Il meccanismo dell'offerta e della domanda ha delle regole millenarie di una basicità assoluta: funziona solo se il prezzo va bene ad entrambi. Questa è la "regolamentazione" di qualunque mercato (di quelli liberi ovviamente, come quello dell'arte, dei preziosi, dell'immobiliare, dell'agroalimentare ecc)
E questo vale per qualsiasi bene presente su questo pianeta che sia in vendita.
Deciso a tavolino o meno non cambia nulla, perchè sta sempre a chi compra valutare se ritiene un prezzo congruo o meno.
Non stiamo parlando di farmaci salvavita o beni essenziali, che sono gli unici ad avere un qualche tipo di regolamentazione reale ed imposta a livello gonvernativo.
Si vive bene anche senza caviale, ma se uno lo vende a 10.000 euro al chilo perchè è speciale e trova chi glielo paga, contenti tutti, sia chi compra che chi vende...
Idem se io ho un Van Gogh e domando 1 miliardo e uno sceicco me lo paga, contenti tutti.
Per quanto riguarda l'arte, evidentemente entrano in campo tanti aspetti, tra cui quello emotivo ed emozionale è il prevalente.
Se c'è una serie di gallerie che fa su un artista un buon lavoro di valorizzazione, è ovvio e scontato che auspichi anche di ampliarne il mercato e di farne aumentare le quotazioni.
E al 99,99% dei collezionisti fa assolutamente piacere che un artista che hanno in collezione venga trattato da gallerie e mercanti che fanno un buon lavoro e che contribuiscono a farne salire le quotazioni. Il 99,99% dei collezionisti non disdegna questo tipo di appagamento.
Quindi, veramente non capisco nè dove sia il problema, nè cosa ci sia di poco comprensibile.
Uno può comperare o non comperare.
Se ci sono dei collezionisti che comprano al livello di prezzo proposto allora il mercato di un artista Pinco Pallino sta in piedi, diversamente i prezzi scendono.
Infattiè pieno di artisti - anche validissimi - trattati da ottime gallerie i cui prezzi non crescono o addirittura crollano. Perchè? Perchè la gente non li compra.
E' il collezionista che determina se comperare o meno e a che prezzo, non il mercante/gallerista, che può solo ragionare per ipotesi su un prezzo a cui pensa di poter trovare un compratore.
Comunque tutto il consumo è regolamentato.
Ma dove? In Corea del Nord, forse.
Per il resto, in tutto il mondo occidentale vige il libero mercato in tutti i settori, salvo giusto i farmaci (salvavita, non tutti) e alcuni beni/servizi essenziali (acqua, gas ecc).
Per il resto in tutti i settori c'è chi produce / propone in vendita e stabiilisce liberamente il prezzo a cui proporre un qualsiasi bene (casa, gioiello, mobile, prodotto, cibo, quadro, abbigliamento ecc), è l'acquirente che può decidere se comperare o meno, e in quel modo qualsiasi mercato tende al punto dell'incontro tra domanda e offerta.
Lo stesso identico chilo di ciliege al supermercato lo trovi a 8 euro al chilo e la gente le compra, e contemporaneamente a 30 euro al chilo a St. Tropez e la gente le compra.
a 30 euro al supermercato del paesello non le comprerebbe nessuno e il negozio fallirebbe.
Davvero non so dove tu veda una regolamentazione su "tutto il consumo" nel libero mercato (si chiama "libero" proprio per questo).
Da una parte c'è qualcuno che propone qualcosa ad un prezzo, e dall'altra c'è uno che sceglie se comprare o meno a quel prezzo. Se il secondo compra, il prezzo era giusto, se nessuno compra, il primo chiude o abbassa il prezzo finchè trova qualcuno che compra al nuovo prezzo.
Buona serata