Alighiero Boetti III

Qualche esempio?

Finarte del 16 maggio
Disegno Acquarello del 1970 - 48,3 x 66 cm – aggiudicato per 8 mila euro

Dorotheum del 24 maggio
Ricamo 18 x 17,8 cm – aggiudicato per 25 mila euro

Sotheby’s del 23 maggio
Ricamo 16,8 x 17,9 cm – aggiudicato per 30 mila euro

a queste cifre possono forse permettersi di mettere a parete collezionisti per i quali anni fa ci dicevano "un treno perso"
Quindi li trovo segnali positivi.
 
cavolo che dualismo platonico.. preferivo crisi
 
beh, sopra Biagio scrisse : "Boetti è ormai il termometro per eccellenza"
per conto mio Fontana non è un termometro ma pure con lui le ultime aggiudicazioni sono deludenti.

se vai a vedere quanti artisti italiani stanno soffrendo in asta (non ti dico in galleria perchè alcuni ti diranno "sono mesi che non vendo un'opera"), è palese la situazione, magari crisi è una parola forte ma diciamo in difficoltà .

Detto ciò - per chi veramente ama un artista - questo periodo lo trovo estremamente favorevole, mica dobbiamo metterci in collezione un pezzo perchè "varrà sempre di più" semmai perchè ci piace e lo vogliamo a parete.

A piangere quindi potranno essere speculatori, mercanti e galleristi : problemi loro, non dei collezionisti:yes:

Qualche esempio?

Finarte del 16 maggio
Disegno Acquarello del 1970 - 48,3 x 66 cm – aggiudicato per 8 mila euro

Dorotheum del 24 maggio
Ricamo 18 x 17,8 cm – aggiudicato per 25 mila euro

Sotheby’s del 23 maggio
Ricamo 16,8 x 17,9 cm – aggiudicato per 30 mila euro

a queste cifre possono forse permettersi di mettere a parete collezionisti per i quali anni fa ci dicevano "un treno perso"
Quindi li trovo segnali positivi.
È un po’ come dire, restando alla tua metafora: c’è un treno che viaggia bene ed è in orario, con passeggeri che sono saliti per tempo alla stazione. Ad un certo punto, il treno viene fatto fermare in maniera non prevista, per fare salire gente che l’aveva perso, per tanti motivi. È un segnale positivo, tanto a piangere sono solo quelli che vogliono arrivare a destinazione e non quelli che vogliono godersi il paesaggio…

P.S. Ma davvero se i galleristi piangono, i collezionisti non hanno problemi?
 
Ueilà,

con confondiamo il denaro con l'arte:no::no:

per treno perso intendo l'impossibilità di potersi permettere la voglia di mettere in collezione un artista che ami, se quindi quel treno talvolta si inceppa:asd: può essere l'occasione migliore per togliersi la voglia.

Se i galleristi piangono perchè devono vendere a meno i collezionisti godono. Ma ripeto : mica dobbiamo mettere a parete dei buoni fruttiferi, ma Arte:boh::boh:
 
Ueilà,

con confondiamo il denaro con l'arte:no::no:

per treno perso intendo l'impossibilità di potersi permettere la voglia di mettere in collezione un artista che ami, se quindi quel treno talvolta si inceppa:asd: può essere l'occasione migliore per togliersi la voglia.

Se i galleristi piangono perchè devono vendere a meno i collezionisti godono. Ma ripeto : mica dobbiamo mettere a parete dei buoni fruttiferi, ma Arte:boh::boh:
Capisco, ma quella non è una cosa positiva, semmai il lato positivo in una situazione negativa. Anche perché, vedi che il treno rallenta, ma sai esattamente dove si ferma? Fuor di metafora: se uno vede che i prezzi scendono, magari finisce per non comprare perché aspetta che scendano ulteriormente.

La grossa confusione che, secondo me, fai è che pensi che chi ama l’arte sia disinteressato al fatto che la propria collezione perda valore. Un passeggero può volersi godere il paesaggio, ma non per questo deve necessariamente aver voglia di fermarsi o di arrivare in ritardo. Anche perché, nella vita non si sa mai: uno può non voler vendere in linea di principio (è il mio caso, ad esempio), ma potrebbe essere obbligato dalle circostanze. Quindi, essere addirittura contenti che i prezzi scendano mi sembra eccessivo.

Quanto alla contrapposizione gallerista-collezionista, mi sembra una visione da lotta di classe. È meglio che non pianga nessuno, perché i collezionisti magari godono, ma nel breve periodo. Poi, se le gallerie chiudono, non investono sugli artisti, non realizzano mostre, secondo me ci perdono un po’ tutti, perfino chi non colleziona (le gallerie contribuiscono a rendere migliori i luoghi dove viviamo tutti, anche coloro che non comprano nulla). Sempre IMHO.
 
ben comprendo la tua posizione,

per me collezionare arte è una passione e non lo considero un bene rifugio, troppe le dinamiche che non permettono di garantirlo come tale.

Quindi è una spesa, 'sta passione, di cui ogni tanto mi pento e spesso mi rende contento.
Un romantico d'altri tempi forse.

Nessuna lotta di classe galleristi Vs collezionisti, ma personalmente abbiamo obiettivi differenti.

Ciao Stefano e buona domenica.
 
Anche io mi sento tanto romantico… speriamo che i quadri di Picasso domani costino due euro e cinquanta centesimi… anzi facciamo tre dai.. cifra tonda
 
Devo riconoscere di aver fatto un intervento a sproposito.
In effetti ci sono nel mondo delle popolazioni con un reddito pro capite che non consente di accedere all’acquisto di quadri di Picasso alla cifra ipotizzata
Occorre quindi rivederla ulteriormente al ribasso per rendere accessibile l’arte a chiunque… magari simbolicamente 1 centesimo oppure una stretta di mano per rafforzare il senso di indeterminatezza economica del valore dell’arte.. ecco questo mi pare ragionevole
 
Qualche esempio?

Finarte del 16 maggio
Disegno Acquarello del 1970 - 48,3 x 66 cm – aggiudicato per 8 mila euro

Dorotheum del 24 maggio
Ricamo 18 x 17,8 cm – aggiudicato per 25 mila euro

Sotheby’s del 23 maggio
Ricamo 16,8 x 17,9 cm – aggiudicato per 30 mila euro

a queste cifre possono forse permettersi di mettere a parete collezionisti per i quali anni fa ci dicevano "un treno perso"
Quindi li trovo segnali positivi.
Il primo l’ho preso io. Ed é un’opera storica!
 
Devo riconoscere di aver fatto un intervento a sproposito.
In effetti ci sono nel mondo delle popolazioni con un reddito pro capite che non consente di accedere all’acquisto di quadri di Picasso alla cifra ipotizzata
Occorre quindi rivederla ulteriormente al ribasso per rendere accessibile l’arte a chiunque… magari simbolicamente 1 centesimo oppure una stretta di mano per rafforzare il senso di indeterminatezza economica del valore dell’arte.. ecco questo mi pare ragionevole

tutto a mille euro.

:P
 
Alessandro Celli, il tuo romanticismo è quasi commovente, complimenti!
Io non sono così romantico , se ipotizziamo oggi compro Fontana perché mi piace lo cerco e spendo che ne so , 800k , e dopo 3 anni il mio quadro ne vale 200k, mi girerebbero fortemente. Stessa cosa se la mia collezione d’arte fatta con passione e dedizione, poniamo che oggi valga ,anche qua una cifra,a caso 300k, il giorno che decido,di,venderla per vari motivi , ne dovessi ricavare 100k. Non sarei per nulla contento.
La definizione di bravo collezionista, dal mio punto di vista, oltre a saper scegliere le opere giuste da inserire in collezione, deve anche saper comprare, saper anticipare il mercato che in quel momento non capisce un determinato artista o un determinato movimento artisticoe e la sua importanza. Non un pollo da spennare in balia di mercanti poco scrupolosi o da case d’asta,con le copertine dei cataloghi patinati. Deve anche essere capace di vendere quando vede che le quotazioni di determinati artisti hanno raggiunto cifre insostenibili. Il collezionista, sempre dal mio punto di vista, durante il suo ciclo di vita, può subire dei ripensamenti su ciò che in passato ha scelto da inserire in collezione, tende a migliorarla , quindi può sacrificare alcune opere per acquistarne altre.
Io per la mia piccola e umile collezione ho,sempre fatto cosi, e tenderei sempre a fare così . ti assicuro che ogni volta che compro un quadro, lo faccio con amore e sacrificio.
Per me sarebbe una sconfitta vedere la mia collezione svalutarsi del 50% ,
Sempre,dal mio punto di vista e concludo, una collezione deve essere sempre in movimento , come appunto già scritto, con l’intento,di migliorarla , dettata anche da rimandi e ripensamenti.
Ciao
 
Ultima modifica:
Romantico sì, ma non sprovveduto.

Il romanticismo sta anche nella ricerca nello studio e l’amore si chiude (si apre, meglio) con il gesto dell’acquisto dell’opera.

Poi è chiaro che nella ricerca si valutano diversi elementi, dal riuscire a pesare la qualità del pezzo, l’importanza dell’artista, l’eventuale riconoscimento all’estero, le presenze nei luoghi istituzionali, la critica e il mercato.

Con il passare degli anni e l’età che avanza si riesce a sbagliare meno.

Peccato, preferirei comunque avere vent’anni di meno e sbagliare di più. :D

Big.jpg
 
Tranquillo, ArtInProgress, Alessandro è romantico, ma anche lui rivende alcune opere della propria collezione in asta. Ed è ben contento che facciano gara!

Così che quando esce un catalogo d’asta in tanti vanno a cercare i soliti dieci (quindici al massimo) nomi, il resto tanto passa inosservato. Poi fa nulla se le mie due ciofeche messe in meeting sono state le uniche opere che hanno quadruplicato la base d’asta, mi riferisco ad una carta di Cage e ad una di Nauman. Infatti andate via all’estero.:rolleyes:

Buona domenica a tutti.
 
Il primo l’ho preso io. Ed é un’opera storica!

... tornando alle passioni ....

la tua è del 1970, pensa solo che a fine marzo 1969 Alighiero Boetti allestiva When attitudes become form, Kunsthalle di Berna.

Nuovamente complimenti

boe.jpg
 
L'avevo segnalato nella pagina precedente, ma non riuscivo a postare l'immagine!
Le sue carte anni 70 sono la mia passione, così belle sono poche: seguirò con attenzione, alla base sarebbe un affare.
A mio avviso è incredibile che gli arazzi facciano quasi mercato a sè e pezzi di questa importanza invece rimangano un po' in disparte, ma in fondo meglio così per chi apprezza e magari non le paga gli oltre 150k che chiedevano a Miart... per una molto meno interessante.
Mi dispiace persino farne un discorso economico, e non vado oltre, però Boetti in interviste e scritti ha sempre sottolineato quanto fosse legato a queste opere "che potrebbero fare tutti... ma che poi faccio io" (citazione non letterale) e che sono nelle collezioni più importanti.
 
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