Ciao; non so da quanti anni fai questa attivita' e se la fai a tempo pieno, però ti chiedo come vedi gli sviluppi del settore affitti brevi in Italia, alla luce delle nuove e caotiche normative.
Ho dato un'occhiata cosa è successo a New York e dopo il clamore e i blitz sotto l'egida di diBlasio la situazone è tornata normale, con molto più sommerso.
Ho iniziato nel 2016 con la classica casa ereditata dai nonni materni ed è sempre stata un'attività secondaria per circa 6/7 mesi all'anno e da allora le normative sono continuamente cambiate a tutti i livelli (comunale, regionale e nazionale) con conseguente aumento di tutte le procedure burocratiche.
Se da un lato è giusto regolamentare un settore rivoluzionato dalla tecnologia, dall'altro è evidente che chi legifera spesso non ha cognizione di quello che sta facendo oppure subisce la pressione di qualche lobby.
Mi rendo conto che in alcune realtà determinati eccessi possano causare dei problemi e delle distorsioni, ma ciò in genere è dovuto anche da un insieme di concause, come una pianificazione errata delle politiche abitative, le problematiche giudiziarie nell'ottenere in tempi ragionevoli uno sfratto esecutivo, l'impossibilità spesso di venir risarciti in caso di morosità o danni, ecc.
Servirebbe quindi una visione un po' più complessiva e meno settoriale, anche perché i cosiddetti attori economici determinano le loro scelte sulla base di tutti gli input che ricevono dall'intero sistema.
In ogni caso, in base alle intenzioni attuali, il limite minimo delle 2 notti non cambierà pressoché nulla, poiché non vi è alcuna convenienza economica ed organizzativa per i proprietari di un appartamento o di una casa nell'avere un turnover con una cadenza giornaliera, anzi è quasi una rottura di scatole.
Io stesso ho sempre alternato, in base al periodo dell'anno e alle mie esigenze, da un minimo di 2 notti fino ad un minimo di 10 notti senza subire nessuna particolare ripercussione sulla reddittività complessiva.
Il rischio dell'aumento dell'imposizione fiscale in Italia c'è sempre e il passaggio dal 21% al 26% per chi ha più di un immobile adibito per le locazioni brevi non dovrebbe incidere più di tanto a livello complessivo, anche perché nella mia regione chi ne ha più di 3 è obbligato ad aprire la partita IVA, quindi alla fine non credo che uno rinunci al reddito generato da 2 o 3 immobili per ad esempio 1.000-1.500 € in più di Irpef all'anno.
La mia impressione, per il momento, è che il settore in questione potrebbe diventare leggermente meno attrattivo, ma comunque sempre preferibile a quello residenziale classico, anche se auspicherei norme più chiare a livello nazionale, meno adempimenti a fronte però di qualche limite ragionevole e di più controlli.