Caveat:
segue lunga e tediosa trattazione del fenomeno degli ordinals.
Il lettore è avvisato, passi oltre.
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Devo dire che è interessante vedere ciò che sta succedendo con gli ordinals.
Certo è la cosa
tecnicamente più rilevante che ho visto su Bitcoin dal 2017 ad oggi.
Precisando che il mio è un interesse tra il
tecnico e
l'antropologico, teso per ora a
misurare sforzandomi di
non giudicare.
L'altroieri qualcosa come il 5-10% delle transazioni complessive giornaliere è stata indotta da questi NFT.
Piaccia o meno è un volume degno di nota, per passeggero che possa rivelarsi.
Fermo restando che mi aspetterei a tendere delle ondate, più che linearità.
Il pensiero mi corre alla domanda aperta che ho fatto sui caffè, cui nessuno ha risposto ...
Chiaramente c'è in atto FOMO, il tipico "Lamboism" di fondo connaturato al mezzo.
Della componente di FOMO attesta peraltro anche Google (trends), che ha il pregio di essere una mera metrica di puro
interesse.
Vedi l'allegato 2878611
Ora si tratta di
sperimentare a quale approdo ciò possa condurre e cosa possa eventualmente
innescare, tra il nulla di fatto e qualcosa di rilevante.
Anche e (direi) soprattutto
oltre il fenomeno ordinals, poichè essi creano un semplice precedente.
I riflessi li vedremo sul medio termine, alla luce del tenore della risposta.
Intanto è interessante capire le dinamiche in atto, lungo la strada.
In termini di "cronaca", allo stato il disincentivo economico funziona e tende naturalmente a condurre al downsizing della "spazzatura" amatoriale che è predominante.
Cosicchè l'effetto preminente degli ordinals allo stato è dato dall'incremento quantitativo del volume transazionale. Fermo restando che lo sconto del 75% sui fee permesso da SegWit potrebbe costituire nel prosieguo una attrattiva per degli attori professionali disposti a spendere, ben più che per persone obnubilate dall'idea di arricchirsi con spiccioli.
Guardo quindi con interesse ai casi di iscrizioni resilienti al tenore dei fee.
Per ora trattasi di casi relativamente isolati, talvolta accidentali e dovuto ad imperizia.
Ci sono comunque già inscrizioni episodiche che pagano fee nell'ordine dei 100-150$, come ad esempio questa recente
Vedi l'allegato 2878637
Essa offre peraltro lo spunto per illustrare la
non linearità che intercorre tra la dimensione di un mint ed il suo peso ai fini del blocco nel Bitcoin post-SegWit. In questo caso una iscrizione di
381 Kbyte, che altrimenti occuperebbe il
38% dello spazio di blocco virtuale, di fatto ne occupa solo il
9.6%. Con
altrettanto beneficio sui fee, grazie al "saldo" del 75% di cui ho accennato sopra.
Fee più alti aiuterebbero certamente a separare meglio grado e crusca, semplificando l'analisi manuale.
Sin qui la "cronaca".
Quanto al contesto generale inquadrerei il perimetro come segue.
Sappiamo a priori che nel caso di questi pseudo-NFT ad un estremo dell'asse si colloca la semplice
mania, all'altro estremo un
vettore di attacco potente.
L'estremo dello
mania si concreta nella spazzatura che allo stato viene ormai quotidianamente inscritta per due soldi.
Diciamo "espressione artistica" amatoriale, per usare un eufemismo. Questa difficilmente reggerebbe al salire dei fee ed è comunque destinata a scampanare perchè non ha mercato, l'incognita è solo l'apice di intensità ed il suo riflesso sulla rete.
E' chiaro che questo genere di espressione balbetta un qualche use case senza avere la capacità di esprimerlo appieno.
Ciononostante sta già ingenerando un volume che ha, hic-et-nunc, effetti misurabili.
Questi effetti andranno comunque ponderati in termini non tanto di intensità, quanto di durata.
L'estremo opposto è quello del
vettore di attacco incarnato dal manifesto (termine che trovo molto appropriato) da 4Mbyte coniato da Luxor. Sarebbe bello che ciò restasse una muta dichiarazione di intenti. Sta però agli sviluppatori trovare il modo di metterci una pezza, come anche rispetto alla questione delle potenziali implicazioni di responsabilità legale sui contenuti.
Questo non è affatto facile.
Ad ogni modo, a mio avviso vale la pena di spendere tempo a valutare
ciò che può giacere da qualche parte nel mezzo dell'asse di cui sopra. Cioè lo
use case.
In merito secondo me abbiamo intanto scoperto, con sorpresa, l'acqua calda.
Ossia che
in un sistema entro il quale vige il presupposto cardinale di non richiedere permesso per transare, non lo richiede neppure un potenziale nuovo use case.
Un nuovo use case magari bussa, ma poi si accomoda a prescindere.
Perchè la porta è aperta e la casa è comune.
Ci piaccia o meno.
Ciò che è chiaro è che qualora si provi a
censurare ad-hoc un singolo use case si rischia di vanificare l'intero presupposto cardinale di cui sopra. Cioè si rischia di gettare l'acqua con il bambino. Quindi occorre fare attenzione, sul piano tecnico ed ideologico.
Oltrettutto un mero barlume di use case ha già messo in imbarazzo ed in ansia -da un capo all'altro dello spettro- tanto gli assertori del fatto che Bitcoin fosse antiquato ed ossificato, quanto i massimalisti convinti a priori dell'unicità e della univocità della missione di Bitcoin ( Bitcoin vs. Crypto
© ).
I più, da ambo i lati, hanno molta fretta di arroccarsi su una posizione, magari già solo per evitarsi un'emicrania.
Il che di certo non crea lo humus ideale per affrontare la questione in modo lucido e razionale.
Ad ogni modo, per quanto mi consta, c'è già -in nuce- una lezione.
Ossia che quando si parla di
software decentralizzato l'unica cosa che si può asserire -a ragion veduta- essere
ossificata è l'opinione forte o diffusa, in quanto semplice preconcetto. Sarebbe forse il caso di fare finalmente a meno di assimilazioni ad oro, S2F ed altre amenità assortite, che sono fondamentalmente endorfine per il pensiero.
Sarebbe opportuno si maturasse una mentalità più aperta, un clima costruttivo.
Specie considerate le
altre sfide che abbiamo di fronte.