ci eravamo dimenticati della....TAV

ramirez ha scritto:
Non sarebbe la prima volta che studiosi ( quelli favorevoli
ma anche quelli contrari) sbagliano.
Comunque il progetto non è appoggiato da un singolo governo
o lobby....Ha avuto l'ok di Prodi (ex commissione europea)
un sacco di Governi, di studiosi, i verdi francesi...ecc ecc.
io penso che tutti questi Enti i numeri (favorevoli all'opera) che tu cerchi
ce li abbiano..o no?
Per quanto mi riguarda io vorrei segnalare un aspetto
che nessuno prende in considerazione (da me già espresso
per quanto attiene al Ponte sullo Stretto)
L'aspetto è quello dell'impatto psicologico della costruzione
di queste opere....la gente ha bisogno anche di sogni.....
guardate cosa diavolo stanno costruendo in Bahrein, Qatar
ecc. ecc. Hanno rinverdito il deserto, costruito isole
artificiali ecc. ecc. (certo ci sarà anche il rovescio
della medaglia) . Insomma ben vengano anche i grandi
progetti.....(che stupidi i Faraoni......)



Esatto e poi sinceramente la frasi che fanno cadere le braccia...:
I Pro: "vantaggi conseguiti in termini ambientali che vengono quantificati in: 159 milioni di Euro per la riduzione dell’inquinamento acustico"


I contro: In ambito europeo, il limite di rumore consentito per i mezzi pesanti è passato dai 91 decibel del 1970 agli attuali 80 decibel, con una riduzione della rumorosità percepita dell’ordine del 50%.




Ma chi li paga questi studi?


P.S. Considerazione di un ignorante: Per i Pro si risparmia in apparecchi della "Maico"? Mentre per i Contro non e' vero, gli apparecchi della "Maico" serviranno comunque??
 
l'articolo che ho postato dovrebbe essere al 99% di Carlo Ponti, dico dovrebbe perchè nella sezione Infrastrutture e trasporti del sito laVoce.info non lo trovo.

In questa sezione c sono molti articoli che affrontano questi temi e cercano di dare un quadro chiaro e completo della vicenda.

La CIG è la commissione intergovernativa italo-francese che ha partorito lo studio di fattibilità nel dicembre del 2000.

purtroppo i 2 documenti in pdf sono troppo pesanti da allegare.
Io li ho trovati in internet

E l'articolo di prima è lo smantellamento delle previsioni della CIG prendendo a riferimento i dati di questi ultimi anni.

Insomma la commissione stima determinate cifre, queste cifre si rivelano alla prova dei fatti sbagliate.....e si vuole continuare a buttare i soldi nel cesso....dove stà la logica in tutto questo?

Io che sono un semplice laureato in economia che non ha nulla a che fare con questi argomenti e che fino a novembre non sapevo nemmeno esistesse un problema TAV in val Susa, sono riuscito a trovare una marea di articoli che a forza di cifre demoliscono la vulgata ufficiale........è mai possibile che non ci sia un saggio, un articolo, uno studio, che nn sia di fonte governativa come quello della CIG, che avalli tale progetto........ con la forza dei numeri????
 
nostromo ha scritto:
l'articolo che ho postato dovrebbe essere al 99% di Carlo Ponti, dico dovrebbe perchè nella sezione Infrastrutture e trasporti del sito laVoce.info non lo trovo.

In questa sezione c sono molti articoli che affrontano questi temi e cercano di dare un quadro chiaro e completo della vicenda.

La CIG è la commissione intergovernativa italo-francese che ha partorito lo studio di fattibilità nel dicembre del 2000.

purtroppo i 2 documenti in pdf sono troppo pesanti da allegare.
Io li ho trovati in internet

E l'articolo di prima è lo smantellamento delle previsioni della CIG prendendo a riferimento i dati di questi ultimi anni.

Insomma la commissione stima determinate cifre, queste cifre si rivelano alla prova dei fatti sbagliate.....e si vuole continuare a buttare i soldi nel cesso....dove stà la logica in tutto questo?

Io che sono un semplice laureato in economia che non ha nulla a che fare con questi argomenti e che fino a novembre non sapevo nemmeno esistesse un problema TAV in val Susa, sono riuscito a trovare una marea di articoli che a forza di cifre demoliscono la vulgata ufficiale........è mai possibile che non ci sia un saggio, un articolo, uno studio, che nn sia di fonte governativa come quello della CIG, che avalli tale progetto........ con la forza dei numeri????
capisco il tuo post. cmq se il progetto ha ricevuto il benestare
di Bruxelles penso sia dovuta passare al vaglio di un pò
di studiosi.....anche a Bruxelles ci sarà stato qualcuno contrario
o no? e i dati di questo bastian contrario dove sono?
inoltre il progetto non è ben visto chessò dalla Germania
che avrebbe preferito un percorso diverso.
La Germania se avesse avuto a disposizione numeri negativi
nei confronti del progetto penso li avrebbe utilizzati..
Per quanto riguarda lo studio da te citato sono abbastanza
sicuro che ci sono altri studiosi che potrebbero dimostrare
il contrario...sai quando si fanno progetti basati su previsioni
 
sembra di essere ancora in campagna elettorale... questa è la vera tragedia di questo Paese, altro che TAV destra e sinistra. ci ride dietro il mondo ed ancora non ce ne rendiamo conto. dovro' difendere il MIO Paese ancora per poco, grazie a Dio e poi cambiero' forum oltre che rinunciare alla nazionalità... pochi anni e sarà tutto finito... sempre più disgustato e sempre più imbarazzato nel difendere l indifendibile.

salute a tutti!
 
luigir ha scritto:
sembra di essere ancora in campagna elettorale... questa è la vera tragedia di questo Paese, altro che TAV destra e sinistra. ci ride dietro il mondo ed ancora non ce ne rendiamo conto. dovro' difendere il MIO Paese ancora per poco, grazie a Dio e poi cambiero' forum oltre che rinunciare alla nazionalità... pochi anni e sarà tutto finito... sempre più disgustato e sempre più imbarazzato nel difendere l indifendibile.

salute a tutti!
Luigi posso capirti. Cerca anche tu di capire. In quale stramaledetto Paese
democratico, industrializzato
le divergenze sono così ampie (in teoria perchè poi vorrò vedere i
progetti messi in pratica). Siamo l'unico Paese con il 16-17%
di sedicenti comunisti (nulla in contrario ai comunisti....eccetto
le loro idee in campo economico...).
In Usa si saranno anche dati mazzate (bush & kerry) ma alla fine
le politiche messe in atto non sarebbero state molto differenti...
Io temo, per i risvolti economici, che Bertinotti & soci
ci allontanino dagli USA (che preferisco a Germania & soprattutto
quegli stron** di francesi..), che possano assumere decisioni
veramente negative per l'economia italiana...(legge Biagi,
stop infrastrutture, più stato ecc ecc. )
 
tra un pò tutti questi problemi varranno meno di ZERO!!!

Allego link di un blog terribilmente interessante ed attinente alla realtà

http://petrolio.blogosfere.it/index.html

Altro che TV e chiacchiere.....come sempre sono i freddi numeri a fare la differenza
 
TAV: MINISTRO TRASPORTI, ITALIA NON PUO' RINUNCIARE

(ANSA) - ROMA, 19 MAG - Il neo ministro dei Trasporti,
Alessandro Bianchi, mette una parola ferma e decisa sulla
'vicenda Tav' dopo mesi di polemiche e di proteste che hanno
infiammato la Valle di Susa. "Pur salvaguardando la
compatibilità sociale e ambientale dell'opera - ha detto oggi
Bianchi, in un collegamento telefonico con il Siss-Salone
internazionale della Sicurezza Stradale organizzato dall'Aci a
Riva del Garda - l'Italia non può rinunciare ad essere parte
della rete infrastrutturale europea".
Intanto proprio oggi è arrivata da Enzo Ghigo, capogruppo di
Forza Italia nella Regione Piemonte, la proposta di costituire
una lobby pro-Tav dai parlamentari e dalle istituzioni locali di
tutto il nord Italia che condividono il progetto. "Dobbiamo
essere consapevoli - ha detto Ghigo - che il sostegno all'alta
velocità interpreta l'opinione della stragrande maggioranza
della popolazione piemontese e delle altre Regioni interessate
dall'asse del corridoio 5". A dimostrarlo - secondo l'ex
presidente della Regione Piemonte - sono "i risultati delle
elezioni di aprile, in cui neppure nei centri della Bassa Valle
Susa le forze politiche contrarie alla Tav sono andate oltre il
35-40 % dei voti. Dobbiamo dunque dare voce alla maggioranza
finora silenziosa, che la Tav la vuole. E' un servizio che
facciamo all'interesse di tutto i Paese".
"La lobby bipartisan va fatta su tutti i temi importanti per
il territorio, altrimenti sembra una proposta fatta solo con
intenti polemici", ha ribattuto il presidente della Regione
Piemonte, Mercedes Bresso. "La lobby bipartisan di politici e
istituzioni - ha chiarito Bresso - va fatta su tutto, come è
già stato fatto molto frequentemente in passato, e come è
normale che si faccia. La proposta di creare la lobby soltanto
su un tema come questo invece sembra avere soltanto intenti
polemici".
E' andato oltre l'assessore regionale ai trasporti del Friuli
Venezia Giulia, Lodovico Sonego (Ds), che ha proposto non una
semplice lobby bipartisan, ma un vero accordo istituzionale tra
le regioni del Nord Italia per la realizzazione della ferrovia e
del corridoio V Lione-Trieste-Budapest. Sonego e il suo collega
della Regione Piemonte hanno avanzato l'iniziativa alle Regioni
Veneto e Lombardia.
Per il coordinatore degli assessori regionali ai Trasporti e
assessore in Campania, Ennio Cascetta, occorre un rilancio
complessivo di tutto il sistema ferroviario, con risorse che
servano a rinnovare il materiale rotabile, a potenziare le linee
'storiche' e a proseguire i lavori per l'alta velocità. "Le
risorse - ha commentato Cascetta - sono ferme da sette anni e
ammontano, per il trasporto ferroviario regionale, a 1 miliardo
e 400 mila euro. Se costruiamo nuove linee ma al tempo stesso
non potenziamo le vecchie e non rinnoviamo il materiale
rotabile, avremo perso un'occasione". E sulla vicenda Tav oggi
si è registrato anche l'intervento del principe Emanuele
Filiberto di Savoia: "La Tav è importante - ha osservato - non
possiamo stare al di fuori dell'Europa e speriamo che su questa
importante opera ci si metta finalmente d'accordo".
 
L’Osservatorio riesaminerà tutte le scelte sull’alta velocità Ferrovie, per i cantieri della Tav Di Pietro punta all’«opzione zero»
ROMA - La Tav riparte dall’«opzione zero». Con l’obiettivo di andare incontro ai sindaci della Val di Susa, il nuovo governo riporterà l’orologio indietro, procedendo alla verifica dell’ipotesi alternativa al tunnel: il potenziamento del tracciato ferroviario. È quanto ha convenuto il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, con il presidente dell’Osservatorio sulla Tav, Mario Virano. Ed è quanto il ministro comunicherà mercoledì prossimo al presidente della Comunità Montana, Antonio Ferrentino. «La Tav si potrà fare solo se alcune condizioni saranno soddisfatte - ha scritto ieri Di Pietro sul suo sito -: la sicurezza dei valligiani, la possibilità di spesa per un’opera che potrebbe costare 12 miliardi di euro, il potenziamento delle linee di trasporto ferroviario esistenti come alternativa al tunnel».
Ed è proprio questo il punto. Spiega Mario Virano: «I Comuni sono in debito da sempre di una valutazione dell’"opzione zero". Nessuno finora ha mai verificato che cosa succederebbe se si rimanesse con l’esistente linea storica potenziata. Fino a che punto si risponderebbe alla domanda di trasporto che viene dall’Ue? Al 10%, al 50% al 100%? È un debito di conoscenza che i sindaci rivendicano». E se ne derivasse una critica radicale? «Bisognerebbe confrontarsi politicamente - afferma il presidente dell’Osservatorio -, come pure se il potenziamento della linea storica garantisse solo una frazione di quel fabbisogno».
Ma non è tutto qui. «I sindaci - continua Virano - con qualche ragione chiedono la valutazione degli impatti cumulativi: ci sono più infrastrutture e non si possono valutare ciascuna per sé. Serve un’operazione verità che magari potrebbe portare a assumere cautele maggiori, che so, sulle falde acquifere».
E i carotaggi svolti lo scorso inverno? C’è chi sostiene che non sono attendibili ma di parte. «Ci sono una serie di interrogativi legittimi - ammette Virano - da affrontare mettendo in campo soggetti terzi: dal Cnr, all’Istituto superiore di Sanità, a organismi internazionali».
Insomma si riparte da zero anche qua. Ma il tempo stringe, e l’Ue preme. «Quando si è cercato di fare molto in fretta alla fine ci si è fermati - afferma il presidente -. Quello che conta è il passo. È importante avere una sede di dialogo condivisa, che è l’Osservatorio, un mandato preciso e un’agenda fissati dal tavolo politico di palazzo Chigi, e un atteggiamento onesto da parte di tutti per circoscrivere bene i temi su cui non si è d’accordo».
Antonella Baccaro corriere
 
Tav, tra l’Italia e l’Europa scoppia la guerra dei fondi


PAOLO GRISERI

Tra i cantieri che il nuovo governo dovrà tagliare per manifesta mancanza di fondi, ci sono anche quelli dell’Alta velocità con la Francia? Nessuno ha finora risposto in modo chiaro a questo interrogativo. Proveranno a scioglierlo il 21 giugno Romano Prodi e Loyola De Palacio, incaricata dall’Ue di seguire la realizzazione del corridoio 5, che si incontreranno a Roma. È certo che la TorinoLione è un’opera dai costi ciclopici: la sola galleria di base, quella di 53 chilometri che dovrebbe collegare Venaus con Saint Jean de Maurienne, costerebbe 13 miliardi di euro. A questi vanno aggiunti i costi delle due tratte nazionali per unire Bussoleno a Torino e Saint Jean de Maurienne a Lione. L’Unione Europea si era impegnata a versare fino al 50 per cento del costo del tunnel di base ma anche a Bruxelles le casse piangono. Così sarebbe già considerato un successo se l’Europa riuscisse a coprire il 20 per cento. Al di sotto di quella quota, ripete da mesi Loyola De Palacio, «il finanziamento sarebbe una bocciatura. Perché se l’Europa non si impegna seriamente, significa che non crede all’opera». Anche la signora de Palacio dovrà comunque diminuire le sue richieste perché a Bruxelles si ipotizza che il finanziamento comunitario possa essere compreso tra il miliardo e il miliardo e mezzo di euro.
Messa così, la questione somiglia molto al classico gioco del cerino. Sulle grandi opere l’Europa e l’Italia sono alle prese con seri problemi di cassa. Devono tagliare i progetti scegliendo su quali cantieri concentrare le poche risorse disponibili. Roma e Bruxelles sanno che, in questi casi, è meglio puntare su poche iniziative piuttosto che dividere il poco denaro a disposizione su una miriade di cantieri senza poter garantire la fine dei lavori a nessuno. Roma attende che, nei prossimi mesi, sia Bruxelles a scegliere la opere prioritarie da finanziare e, di conseguenza, i cantieri da tagliare. Bruxelles fa sapere che non intende imporre grandi opere ai governi e che, di conseguenza, se l’Italia non riterrà prioritaria la TorinoLione, non sarà certo l’Europa a dissanguare il suo patrimonio per realizzarla. Del resto, sul fronte italiano, non si vede per quale ragione il governo Prodi dovrebbe mettere in discussione il precario equilibrio raggiunto nell’Unione per lanciarsi in una battaglia proTav se poi Bruxelles non è disposta a finanziarla adeguatamente.
Il gioco del cerino sta arrivando rapidamente al momento della verità. Perché tra poche settimane Italia e Europa dovranno uscire dalla fase di stallo: una delle due dovrà compiere la prima mossa e l’altra giocherà di conseguenza. Così in questi giorni si è scatenata un’intensa opera di lobbing per premere su Roma e Bruxelles. Sollecitati dal Comitato Transpadana, i governatori delle regioni del Nord Italia hanno preso una posizione bipartisan a favore della TorinoLione. Che la maggioranza di centrodestra e centrosinistra nelle regioni settentrionali sia favorevole al progetto, non è una novità. La presa di posizione dei governatori è piuttosto il segnale che si avvicina il tempo delle scelte.
Parallelamente alla partita tra Roma e Bruxelles si gioca quella tra la val di Susa e il governo nazionale. Partita difficile, che nell’inverno scorso aveva portato agli scontri di Mompantero e Venaus e alla militarizzazione della valle. Era stato lo stesso governo Berlusconi a dover mettere un freno all’escalation. La soluzione di forza, l’idea di far partire i cantieri con i cordoni di polizia a tutela della ruspe, si è rivelata drammaticamente sbagliata. A dicembre è toccato a Gianni Letta proporre la retromarcia agli enti locali piemontesi: stop al contestato cantiere di Venaus, valutazione di impatto ambientale (non prevista dalla legge obiettivo) sulle opere preliminari e costituzione di un Osservatorio tecnico presso il ministero delle Infrastrutture che valuti i pro e i contro del progetto. Il governo Prodi si trova oggi a gestire l'eredità di quell'accordo. L'Osservatorio, presieduto dal consigliere Anas Mario Virano, inizierà nei prossimi giorni le sue audizioni a Susa. Al ministero toccherà invece avviare il processo per la valutazione di impatto ambientale sulla galleria preliminare di Venaus. Due iter che dovrebbero procedere paralleli durante i mesi estivi per arrivare a fine ottobre a rispondere all’interrogativo di fondo: il progetto della TorinoLione è realizzabile e a quali condizioni? Soprattutto, come sarà possibile superare lo scoglio contro cui si è arenata la strategia di Berlusconi, quello del consenso degli abitanti della valle? Nessun partito dell’Unione, nemmeno i più accesi sostenitori del progetto, sostiene che l’opera possa essere realizzata senza un accordo di massima con gli abitanti della val di Susa. E questo non solo per una ragione politica. I costi dell’opera sarebbero destinati a salire ulteriormente se, come accadde quest’inverno, i cantieri dovessero essere protetti continuamente con un grande spiegamento di forze dell’ordine.
«Quel che dobbiamo fare dice Virano è riportare la discussione in un alveo normale. Per anni le ferrovie sono state abituate a considerare poco rilevante l’opinione degli abitanti interessati dalle infrastrutture. Questo ha portato allo scontro frontale». Prima di realizzare l’Alta velocità sarà dunque necessario rimuovere le macerie di una impostazione dirigista che ha creduto di poter evitare il confronto con le popolazioni coinvolte. Il problema è capire se ci sono il tempo e i soldi per riuscire a cambiare rotta prima che l’Unione europea scelga le linee da finanziarie nel piano economico 20072013.
A&F
 
Belli veloci eh? :D

Taipei, 13:05
TAIWAN: INAUGURATO IL TUNNEL PIU' LUNGO DELL'ASIA
Dopo quindici anni di duro lavoro, costato la vita a venticinque operai e l'equivalente di 558 milioni di euro, le autorita' di Taiwan hanno inaugurato oggi il tunnel autostradale piu' lungo dell'Asia e il quinto al mondo. Lungo 12,9 chilometri, il tunnel Hsuehshan, nella contea orientale di Ilan, noto in lingua inglese come il tunnel della Montagna di Neve, e' stato salutato dalla stampa locale come "il vanto di Taiwan". "Molti tecnici e operati eccellenti hano preso parte alla realizzazione del difficile progetto", ha detto il primo ministro, Su Tseng-chang, nel corso della cerimonia di apertura al traffico, "Hanno lavorato giorno e notte per completare il progetto per il quale 25 eroi hanno sacrificato la vita. Il loro sacrificio sara' ricordato per sempre". L'opera, realizzata in due gallerie a doppia corsia per i due sensi di marcia, riduce i tempi di pecorrenza dalla capitale Taipei a Ilan da tre ore ad appena 30 minuti.
 
E questi siamo noi:

Piacenza, 13:24
ALTA VELOCITA': FINITI I LAVORI DEL NUOVO PONTE SUL PO
Lunedi' 19 giugno, alla presenza del Ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro, dei vertici delle Ferrovie dello Stato, di RFI e TAV, delle autorita' regionali di Lombardia ed Emilia Romagna e degli amministratori locali si svolgera' a San Rocco al Porto, in provincia di Lodi, la cerimonia di fine lavori del nuovo ponte sul Po realizzato in occasione dei lavori per l'Alta Velocita'. Si tratta di una grande struttura bianca, lunga 400 metri, sospesa tra una ragnatela di ben 72 stralli di acciaio e tre grandi arcate, e costituisce la parte centrale di un viadotto di 1400 metri con cui la linea Alta Velocita' Milano-Bologna scavalca gli argini maestri del Po. Gli stralli di acciaio collegano il piano su cui poggeranno i binari AV a due grandi 'antenne' e la grande campata centrale ha una luce di 193 metri.
 
Tav, due settimane di passione

Da oggi al 4 luglio a Bruxelles, Roma e Brescia tutti incontri decisivi per l’opera
19/6/2006 di Maurizio Tropeano


Oggi gli ultimi pezzi di quello che avrebbe dovuto essere il cantiere per lo scavo del cunicolo esplorativo di Venaus saranno rimossi dagli operai della Cmc. Con loro scomparirà anche il presidio delle forze di polizia. Sulla carta si riparte da zero. Forse il modo migliore per iniziare quelle che possono
definirsi le due settimane di passione per la Tav. Da oggi e fino al 4 luglio è un susseguirsi frenetico di appuntamenti quasi tutti classificabili come «decisivi» che termineranno a Lione con la riunione della Conferenza intergovernativa. «Per quella data o il governo avrà maturato convincimenti saldi sulle modalità di realizzazione dell’opera oppure credo che cominceranno i problemi a livello internazionale», prevede un osservatore ben informato che preferisce restare anonimo.

Già, tutti attendono una risposta da palazzo Chigi. C’è la richiesta di una rapida convocazione del tavolo politico dell’Osservatorio sulla Torino-Lione diretto da Mario Virano. Il centrodestra chiede che il premier Prodi riferisca in Parlamento. Nell’attesa il ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, incontrerà i rappresentanti della Val di Susa. Ritorna a farsi sentire anche la protesta di piazza. Sabato sera hanno partecipato in mille ad una fiaccolata a Mompantero e oggi i manifestanti scenderanno a Torino per contestare un convegno organizzato da Transpadana sul futuro della linea storica a cui però parteciperanno come relatori un esperto della Comunità montana della Bassa Val di Susa e il presidente della stessa, Antonio Ferrentino.

Domani, intanto, rappresentanti dell’Unione Industriale di Torino, dovrebbero incontrare a Bruxelles il commissario europeo ai Trasporti, Barrot, per discutere dei collegamenti transfrontalieri e per sollecitare un intervento per sbloccare la Torino-Lione. Un pressing iniziato con l’intervento del presidente degli industriali, Alberto Tazzetti al centenario dell’associazione che ha provocato la reazione di Rifondazione Comunista. Per il segretario regionale, Alberto Deambrogio, «gli industriali non possono dettare l’agenda delle priorità al Governo».

Il primo degli incontri «decisivi», però, è in programma mercoledì a Roma. La coordinatrice del corridoio V per l’Unione Europea, Loyola De Palacio, incontrerà il presidente del Consiglio, Romano Prodi, e i ministri interessati alla Torino-Lione. Nei giorni scorsi il premier incontrando il presidente francese Jacques Chirac aveva spiegato che «l’asse est-ovest non deve tagliare fuori l’Italia». Una dichiarazione che difficilmente servirà a soddisfare le domande di una scelta politica certa e chiara che avanzerà la coordinatrice.
Anche le regioni del Nord chiedono al Governo «certezze» sul Tav ma anche sul resto delle grandi infrastrutture. Giovedì a Brescia si riuniranno su iniziative del Piemonte, gli assessori ai Trasporti della Val d’Aosta, Liguria, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e delle province di Trento e Bolzano. L’assessore Daniele Borioli e i suoi colleghi dovrebbe elaborare un documento con l’indicazione di alcune opere prioritarie. Sulla Torino-Lione il Piemonte punta ad ottenere la possibilità di sfilare la valutazione ambientale della linea dalla legge Obiettivo. Borioli, però, si dice convinto che il Governo entro dicembre dovrà sciogliere altri due nodi. I più critici. Il primo: «Dovrà pronunciarsi in merito ai tempi e le modalità per completare la campagna di sondaggi che è premessa fondamentale per dare rassicurazione alle popolazioni rispetto ai rischi sulla salute». Il secondo: «Poi si aprirà una discussione rispetto al tracciato».

La Stampa
 
Continua lo spettacolo...

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Tav, assalto al treno della Torino-Lione
Nuovi concorrenti dopo la Svizzera: Liguria e Valle d’Aosta si candidano come alternativa

9/10/2006 Maurizio Tropeano


TORINO. «E’ normale che in una situazione di stallo ci sia qualcuno che si faccia avanti per tirare la coperta dalla sua parte. Una cosa deve essere chiara il corridoio 5 passa da Lione e da Torino, oppure al nord delle Alpi. Non ci sono altre alternative. Del resto se anche Annibale nel 218 a.c. scelse di passare con gli elefanti dal Moncenisio un motivo ci sarà». Sergio Chiamparino, sindaco di Torino, non si scandalizza per l’assalto alla tratta piemontese della linea ad alta capacità Lisbona-Kiev.

In pochi giorni il proliferare di «concorrenti» si è trasformato da semplice boatos in una preoccupazione vera. La prima a lanciare l’allarme era stata la presidente del Piemonte. Mercedes Bresso aveva parlato di un possibile scippo del collegamento da parte della Svizzera pronta a dare corpo ad un progetto di un collegamento ad alta velocità che dal nuovo tunnel del Loetscberg raggiunga Ginevra e Lione. Bresso aveva parlato anche di un interessamento del suo collega ligure, Claudio Burlando. Senza dimenticare che da Aosta il presidente della Vallée, Luciano Caveri, continua a dichiarare ai quattro venti la disponibilità ad accogliere, e finanziare, i collegamenti merci via rotaia sotto il Monte Bianco o sotto il Gran San Bernardo.

Alternative serie o ipotesi utopistiche? Burlando pur dichiarando il suo appoggio alla Torino-Lione spiega anche che di «fronte ad un rischio concreto che l’Italia perda l’aggancio all’Europa credo che il Governo dovrebbe valutare tutte le ipotesi concrete, compresa quella ligure». L’ex ministro dei Trasporti ne ha parlato con il suo successore, Antonio Di Pietro, prospettandogli i punti di forza del collegamento Marsiglia-Ventimiglia-Genova, i lavori della tratta ligure saranno completati entro 6/7 anni e, soprattutto, ha annunciato il via alla gara d’appalto per l’assegnazione dei lavori del nodo ferroviario di Genova: 600 milioni per un nuovo collegamento Voltri-Levante in grado di bypassare per le merci la linea del mare. L’alternativa ligure viene giustificata da Burlando con l’obiettivo di evitare una sconfitta del «sistema paese».

Il Piemonte potrebbe tornare in gioco con la costruzione del terzo valico - «magari realizzando una canna per volta» - e con una bretella per Torino. L’ipotesi valdostana resta per ora nelle suggestioni del presidente Caveri: «La nostra valle sarebbe molto interessata ad un progetto di collegamento con l’Europa». Nei cassetti c’è un vecchio progetto delle ferrovie che prevede il collegamento tra Aosta e Martigny e una bretella di collegamento con la Torino-Milano all’altezza di Chivasso. Progetto scartato negli anni Novanta per gli alti costi economici. L’alternativa è un tunnel sotto il Bianco. Tutto sulla carta, però. Realtà o utopia che sia Chiamparino non ci sta. Prima liquida l’ipotesi di Burlando: «Non credo che sia più facile perforare gli Appennini delle Alpi. Lì c’è anche un parco naturale e c’è chi dimentica che c’è stato anche un movimento contro il terzo valico e, in ogni caso la realizzazione di un collegamento con il Piemonte porterebbe all’isolamento di Torino. Non possiamo accettarlo».

Poi pone un problema politico: «Ben vengano le discussioni nei tavoli tecnici ma è ora di finirla con i tatticismi: voglio che Prodi indichi un punto di riferimento politico unico per la Tav. Nel precedente governo era Gianni Letta, in questo potrebbe essere Enrico Letta». E così, per forza di cose, si ritorna alla Val di Susa e ai lavori della conferenza dei servizi in programma per il 12 ottobre a Roma. La linea del governo, almeno per ora, non cambia: il corridoio 5 deve passare dalla Val di Susa e rispettare gli standards di collegamento europei. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Enrico Letta e il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, lo hanno ribadito alla delegazione francese che ha partecipato alla Conferenza intergovernativa del 4 ottobre. Il primo ha ribadito che «pur nelle difficoltà finanziarie la realizzazione della Torino-Lione è la priorità delle priorità». Il secondo, per essere più convincente, ha illustrato tempi e modalità di lavoro, cioè quello che tecnicamente viene definito un cronoprogramma. Primo: ultimazione dello studio di impatto ambientale entro l’aprile 2007. Secondo: conclusione della procedura della Via entro luglio 2007. Terzo: chiusura della Conferenza di servizi entro il 2007.

Tutto facile, allora? No. I consigli comunali della Val di Susa e dei Comuni dell’hinterland torinese interessati dal passaggio della gronda merci hanno approvato un ordine del giorno unico dove bocciano il progetto definitivo presentato da Ltf e si chiedono pesanti modifiche del tracciato disegnato da Rfi. Trentanove sindaci chiederanno la sospensione dei lavori della conferenza dei servizi e la convocazione del tavolo politico. Il 12 ottobre si parte da qui. Burlando, per ora, guarda dalla finestra.
 
Burlando, Chiamparino, Bresso...tutti appartenenti alla stessa famiglia...
prima cavalcano le proteste..poi si ritrovano ...
ma che vadano a quel paese
 
mi ricorda la storia delle quote latte di Fini & Co....

Una faccia, una razza...
 
Con l'indecente condizione delle ferrovie lombarde - tragedia quotidiana per centinaia di migliaia di lavoratori e studenti - cosa abbiamo di così importante da portare a Lione?
L'A8 e l'A4 non sono un problemino leggermente più importante?
Saluti, Lightcreek.
 
Lightcreek ha scritto:
Con l'indecente condizione delle ferrovie lombarde - tragedia quotidiana per centinaia di migliaia di lavoratori e studenti - cosa abbiamo di così importante da portare a Lione?
L'A8 e l'A4 non sono un problemino leggermente più importante?
Saluti, Lightcreek.

Una è questione locale, l'altra europea e vanno distinte.

Nessuno aveva obbligato il governo (di centrosx) a sottoscrivere gli impegni per la tav, francamente è patetico averlo fatto per poi scendere in strada a protestare.
E' necessario migliorare la rete autostradale ? certamente sì, bisogna solamente che un pò di gente si sturi il cervello, ammesso ne abbia uno funzionante, dandosi una priorità.
Strada o ferrovia, ma che si faccia invece di spendere soldi in progetti da accantonare quando la "ggente" viene portata in piazza dai soliti politici locali cialtroni in cerca di consenso.

Le parole, le conferenze interregionali, i piani di studio sono soltanto alibi per non decidere nulla e perdere tempo sperando nella misericordia.
 
spero molto che il progetto vada alla svizzera.............. :yes:
 
Dopo il rifiuto del nucleare, della costruzione di molte infrastrutture
ora della Tav, ma verrà un giorno in cui i Verdi (soprattutto loro)
verranno chiamati a pagare il conto dei danni procurati agli italiani?


Grandi opere. La Tav nel tunnel del ridicolodi Pierluigi Battista

C’è un solo tunnel della Tav, sinora: quello che sta rischiando di inghiottire nel ridicolo e nell’inconcludenza velleitaria la grande opera irrinunciabile per l’Italia, il suo «corridoio» indispensabile, l’infrastruttura che non potremmo mancare, la grande occasione che non dovremmo perdere. E che invece mancheremo e perderemo. Contemplando il corridoio che si snoderà lontano, a nord delle Alpi, tagliando via l’Italia.
Uno scenario possibile. Non una certezza se il governo dovesse dare un segno univoco di comando e se oggi, chissà, la Conferenza dei servizi dovesse imprimere una svolta, mettere d’accordo ministri, governatori e sindaci della Val di Susa, dimostrare che qualcosa verrà pur deciso, che una soluzione è stata trovata, che i cantieri della Tav possano avere la ragionevole speranza di lavorare.Eche l’Europa non ha nulla da temere da un’Italia incapace di decidere e capace invece di tornare indietro sulle decisioni annunciate, e incline a recitare mille parti in commedia.Maora la minaccia di perdere la Tav è concreta e plausibile.
La Regione Piemonte si allarma perché se la Val di Susa risultasse impraticabile, si proverebbe l’alternativa di un passaggio svizzero, con il tunnel del Loetscberg che via Ginevra va a Lione e da lì a Parigi, Vienna, Budapest: senza l’Italia, oltre l’Italia. Il governo è spaccato: il ministro Pecoraro Scanio è per il no secco, Di Pietro per il sì secco (anche Prodi è per il sì secco, anche Fassino è per il sì secco, ma Rifondazione comunista è per il no secco). Dalla Liguria il presidente della Regione Claudio Burlando invia il messaggio: se non passerà la Val di Susa, c’è una linea Marsiglia-Genova che potrà sostituire la Lione-Torino e permettere all’Italia di non perdere il treno per l’Europa. Anche la Val d’Aosta è fertile di iniziative alternative e ipotizza il passaggio sotto il Monte Bianco per l’aggancio ferroviario tra Torino e Milano. I sindaci della Val di Susa dicono di no, minacciano barricate, forse trattano, rilasciano dichiarazioni contraddittorie.
La vicenda Tav si configura sempre più come la metafora del caso italiano. Un incredibile frullato in cui si mescolano localismo irresponsabile, incapacità di onorare la parola data, politicizzazione estrema di ogni questione, anche la più tecnica, drammatico e incolmabile divario tra le parole e le cose, le dichiarazioni e le realizzazioni, le promesse e ciò che regolarmente non viene mantenuto. Sull’onda di una emergenza d’ordine pubblico, con i manifestanti che impedivano persino l’apertura del cantiere con cui stabilire se fosse vera o no la presenza dell’amianto nella montagna, il precedente governo di centrodestra decise di rimandare l’inizio dei lavori. La valle tripudiò. L’Europa decise di concedere tempi di decisione di realizzazione più blandi. Il centrosinistra, malgrado le elezioni, promise che non avrebbe rinunciato a un progetto considerato vitale. Il sindaco di Torino Sergio Chiamparino non si tirò indietro nel braccio di ferro con la sua maggioranza riottosa.
E ora? Ora c’è la guerra delle dichiarazioni contrapposte. E nella guerra delle dichiarazioni la prospettiva che il corridoio con l’Europa vada via, che un Paese che si vuole cruciale per l’Europa si metta ai margini, in un profluvio di proposte alternative e varianti che non hanno la benché minima possibilità di essere realizzate. La metafora dell’Italia impotente e rissosa troverà un nuovo motivo per rinnovarsi. A meno di una tardiva,maancora possibile resipiscenza collettiva. Per uscire dal tunnel delle parole in libertà. E magari costruire, una buona volta, quello vero e indispensabile.
12 ottobre 2006
 
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