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ramirez ha scritto:13 giugno....mi appunto la data
«Se non diamo il via libera, stavolta rischiamo davvero di perdere i finanziamenti»
Un vertice di governo sulla Torino-Lione. Lo chiede il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, con una lettera inviata al premier Romano Prodi. L’approvazione da parte del Parlamento Europeo del regolamento che fissa i criteri e i tempi, ormai 59 giorni, per ottenere i contributi comunitari hanno spinto l’ex pm a sollecitare l’incontro perché il rischio di perdere quei fondi è alto, altissimo.
Almeno dal suo punto di vista. Secondo Di Pietro, infatti, «c'è un nodo politico risolvere: la condivisione del progetto da parte delle istituzioni e delle forze politiche e sociali coinvolte». L’ex pm vuole evitare di restare con «il cerino in mano e da solo» perché a «tutt’oggi il “tavolo di concertazione politica” non ha prodotto i suoi effetti». Da qui l’ultimatum lanciato al Professore: o diamo il via libera alla Tav oppure andiamo incontro alla sfiducia perché la Torino-Lione fa parte del dodecalogo con cui Prodi ha ottenuto la fiducia del Parlamento.
Nel mirino del ministro non ci sono solo i partiti della sinistra radicale, ma anche Prodi e il sottosegretario Enrico Letta delegato a seguire la delicata questione. Di Pietro, infatti, giudica come «realisticamente tardiva» la convocazione del tavolo politico il 13 giugno perché «rischia di portarci fuori dai tempi massimi richiesti e imposti dall’Ue». E il tavolo l’ha convocato proprio Letta con l’obiettivo di lasciare più tempo al lavoro del commissario straordinario della Torino-Lione, Mario Virano.
Un doppio lavoro. Quello ufficiale dell’Osservatorio e quello ufficioso: elaborare una soluzione che accolga, almeno in parte, le richiesta dei sindaci No Tav. L’accelerazione del ministro delle Infrastrutture rischia di mandare a monte proprio la trattativa segreta che Virano sta portando avanti con fatica e che prevede il superamento del progetto di Ltf. Si tratta dell’ipotesi di tracciato misto di cui ha parlato per primo il ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi. Il professore del Pdci la chiamò Linea Moderna: raddoppio e interramento di una parte della linea storica, il passaggio dalla Val Sangone e da Orbassano. Resta il tunnel di base ma è leggermente più corto e non sbucherebbe più a Venaus.
Di fatto il vecchio progetto di Ltf verrebbe completamente stravolto - da qui i dubbi dei dirigenti del ministero delle Infrastrutture - con la cancellazione del secondo tunnel di Bussoleno e della galleria sotto il Musiné, dove sicuramente c’è amianto. Il progetto mix ha trovato sponde autorevoli dalla Regione e della Provincia di Torino e in una parte del governo, da Bianchi a Letta. Il ministro dell’Ambiente, il Verde Alfonso Pecoraro Scanio, non si è ancora pronunciato ma continua a ripetere: «Ho piena fiducia nell’Osservatorio. Virano sta facendo un ottimo lavoro e dobbiamo continuare ad avere una grande fiducia in lui». Lo ha fatto anche ieri a Moncalieri, alle porte di Torino. A chi gli chiede se condivide le dichiarazioni dell’europarlamentare di Prc Agnoletto - «ancora 60 giorni di no e poi salta tutto» risponde così: «Io non faccio il tifo, faccio il ministro della Repubblica. Fiducia nell’Osservatorio magari accelerandone i tempi».
E che la trattativa esista lo conferma anche Lele Rizzo, del centro sociale Askatasuna: «Stiamo assistendo a dei tentativi, anche della sinistra radicale, di aggiustare la situazione di proporre ipotesi vicine all’opzione zero». Se così stanno le cose è evidente che ogni ultimatum può mandare a monte questa trattativa. Sentite Marilde Provera, capogruppo di Prc in commissione Attività Produttive alla Camera: «Sulla questione della Tav non possiamo accettare ultimatum. Se ci vorranno due mesi o due anni non possiamo saperlo ma l’unica cosa che sappiamo è che non possiamo creare un altro caso Vicenza».
Maurizio Tropeano
Mimì, Cocò e Fefè saprebbero amministrare meglio di questi professionisti dello sfascio.