cosa hanno loro che noi non abbiamo???

Trai conclusioni affrettate.
Come giustamente ha scritto l’utente uuu le idee non vanno giudicate, si possono vedere le idee più strampalate e assurde su cui nessuno avrebbe scommesso un dollaro funzionare, e forse chi le ha messe in piedi o ci ha investito non ci ha a suo tempo riflettuto a sufficienza per sua fortuna, e quelle più geniali finire in un fallimento. Di per sé l’idea è un’idea, ne abbiamo tutti sotto la doccia o mentre ci rasiamo, diverso è il progetto imprenditoriale che ne scaturisce. Una creatività mediocre supportata da un ottimo progetto imprenditoriale potrebbe rendere meglio di un’ottima idea in mano a chi non la sfrutta nella maniera giusta. E forse non basta.
In Svezia c’è il museo del fallimento, tutte idee e relative produzioni che si sono rivelate un disastro a livello commerciale e di popolarità. Ma non date per scontato che sia tutte delle stupidaggini. Il cellulare con console per videogiochi integrata, i Google Glass, Coca Cola Black. Apple Newton un tablet nato forse troppo presto. Gente che aveva i capitali e le strutture per supportare innovazioni che però, per motivi diversi non hanno funzionato. E lo si sa solo dopo.
Possiamo dire che De Benedetti ci ha dormito sopra, molto probabile che le sue regole di scouting gli abbiamo permesso di trovare molti altri progetti interessanti, fargli scappare quello di Apple, ma magari anche evitargli sonori fallimenti.
Per un Musk che ce l’ha fatta quanti sono quelli che hanno fallito con idee anche migliori o partendo con le stesse carte in mano? Se De Benedetti dava retta a tutti… per cui la scelta avviene su basi razionali. Anche se sicuramente un successo storico e planetario come Apple quelle basi razionali deve stravolgerle
A Elvis è stato consigliato di smettere di cantare, a James Watt di smetterla di guardare la teiera che bolliva. Può essere che i consigli arrivino da incompetenti, o che facciano parte di un normale errore statistico di chi giudica avendone le competenze.
Nessuno di noi può dire che avrebbe investito nell'Apple di allora e non avrebbe rifiutato come De Benedetti.

“Prima di dirmi che non ti viene l’idea giusta, dimmi quante idee sbagliate hai. Perché per trovare l’idea giusta bisogna generarne tante, molte non funzioneranno per i motivi più diversi, una magari sì”.



I settori altamente innovativi sono anche quelli a più alto tasso di fallimento, e viceversa. Si può supporre quindi che una persona con un certo capitale per sistemarsi punti a un settore/lavoro tradizionale che mediamente funziona e ti porta ad avere uno stipendio anche se non i miliardi.
Sottoscrivo al 100%.

Per quanto riguarda "cosa faresti con 250k", io personalmente proverei a lanciare un business con 125k e mi terrei gli altri 125k per riprovarci imparando dagli errori.
Al 90% fallirai al primo tentativo ma se impari dai tuoi errori al secondo le possibilità di fallimento magari arriveranno al 50%.
 
Trai conclusioni affrettate.
Come giustamente ha scritto l’utente uuu le idee non vanno giudicate, si possono vedere le idee più strampalate e assurde su cui nessuno avrebbe scommesso un dollaro funzionare, e forse chi le ha messe in piedi o ci ha investito non ci ha a suo tempo riflettuto a sufficienza per sua fortuna, e quelle più geniali finire in un fallimento. Di per sé l’idea è un’idea, ne abbiamo tutti sotto la doccia o mentre ci rasiamo, diverso è il progetto imprenditoriale che ne scaturisce. Una creatività mediocre supportata da un ottimo progetto imprenditoriale potrebbe rendere meglio di un’ottima idea in mano a chi non la sfrutta nella maniera giusta. E forse non basta.
In Svezia c’è il museo del fallimento, tutte idee e relative produzioni che si sono rivelate un disastro a livello commerciale e di popolarità. Ma non date per scontato che sia tutte delle stupidaggini. Il cellulare con console per videogiochi integrata, i Google Glass, Coca Cola Black. Apple Newton un tablet nato forse troppo presto. Gente che aveva i capitali e le strutture per supportare innovazioni che però, per motivi diversi non hanno funzionato. E lo si sa solo dopo.
Possiamo dire che De Benedetti ci ha dormito sopra, molto probabile che le sue regole di scouting gli abbiamo permesso di trovare molti altri progetti interessanti, fargli scappare quello di Apple, ma magari anche evitargli sonori fallimenti.
Per un Musk che ce l’ha fatta quanti sono quelli che hanno fallito con idee anche migliori o partendo con le stesse carte in mano? Se De Benedetti dava retta a tutti… per cui la scelta avviene su basi razionali. Anche se sicuramente un successo storico e planetario come Apple quelle basi razionali deve stravolgerle
A Elvis è stato consigliato di smettere di cantare, a James Watt di smetterla di guardare la teiera che bolliva. Può essere che i consigli arrivino da incompetenti, o che facciano parte di un normale errore statistico di chi giudica avendone le competenze.
Nessuno di noi può dire che avrebbe investito nell'Apple di allora e non avrebbe rifiutato come De Benedetti.

“Prima di dirmi che non ti viene l’idea giusta, dimmi quante idee sbagliate hai. Perché per trovare l’idea giusta bisogna generarne tante, molte non funzioneranno per i motivi più diversi, una magari sì”.



I settori altamente innovativi sono anche quelli a più alto tasso di fallimento, e viceversa. Si può supporre quindi che una persona con un certo capitale per sistemarsi punti a un settore/lavoro tradizionale che mediamente funziona e ti porta ad avere uno stipendio anche se non i miliardi.

Proprio l'altra sera ne parlavo con un mio amico, che lavora in un settore, quello delle assicurazioni, molto diverso dal mio.

Gli ho chiesto se in gioventù aveva avuto idee innovative. Mi disse di sì, che ne suggerì una a un fornitore della grossa compagnia per cui lavorava.

Lo liquidò in due secondi. Poi la cosa venne realizzata da altri.

È normale. Le persone non hanno un criterio per giudicare. Il caso di Debenedetti è emblematico. Proprio in quel periodo lessi un articolo sul centro ricerche che Olivetti aveva nel Regno Unito. In sostanza, la rivoluzione informatica non l'hanno proprio vista arrivare. Ci sono 50 bisogni, necessità, chiamateli come volete, per chi lavora? Benissimo. Olivetti vi offre 50 prodotti diversi, uno per ciascun bisogno...

Nel mio settore ho visto lanciare decine di prodotti. Quasi tutti sono falliti. Il punto è che io lo sapevo prima...

Come mai succedeva? C'è un motivo razionale e alla portata di tutti, e uno che invece è poco conosciuto.

Quello razionale è semplice; lanci un prodotto in un mercato già affollato. Il tuo prodotto non ha nulla in più; altre volte è meno buono o più scadente o entrambe le cose.

Non bisogna essere dei geni per sapere che fallirà.

Diverso è il discorso del prodotto innovativo. Lì bisogna capire se soddisfa un bisogno profondo. Cioè se al di là della novità, l'uso di questo prodotto entrerà nel comportamento abituale delle persone.

Questo è più difficile, ma non poi così tanto. Ma non è alla portata di molti amministratori delegati. Quando ho cominciato a lavorare ne ho conosciuti diversi che non avevano mai preso la metropolitana. Poi, quanto a cultura, stendiamo un velo pietoso.

Questa fissazione che qualunque stupidaggine possa diventare un prodotto di successo (tanto le idee non contano) ormai è entrata nell'orecchio di molti.

Tempo fa lessi un articolo in cui venivano presentati i più grandi successi della rete (Facebook e tutti gli altri) accompagnati da una sintetica descrizione della loro attività.

Il senso dell'articolo era: chi avrebbe mai detto che idee così idiote avrebbero sbancato?

Solo che io non li trovavo affatto idiote...

Una buona idea è la condizione necessaria per il successo. Purtroppo non è sufficiente. Ma questo lo si sa dalla notte dei tempi.
 
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Sottoscrivo al 100%.

Per quanto riguarda "cosa faresti con 250k", io personalmente proverei a lanciare un business con 125k e mi terrei gli altri 125k per riprovarci imparando dagli errori.
Al 90% fallirai al primo tentativo ma se impari dai tuoi errori al secondo le possibilità di fallimento magari arriveranno al 50%.

Hai un metodo per scegliere cosa fare, in che settore investire?
 

"CHE PROBLEMA STAI RISOLVENDO?

Questo è sempre un punto dolente e pochissimi fondatori possono dire efficacemente qual è il problema che stanno affrontando in modo chiaro e conciso."

Questa è musica per le mie orecchie.

Purtroppo investono solo in aziende locate negli Usa, di preferenza nella Silicon Valley.

(Scelta comunque discutibile.)
 
Proprio l'altra sera ne parlavo con un mio amico, che lavora in un settore, quello delle assicurazioni, molto diverso dal mio.

Gli ho chiesto se in gioventù aveva avuto idee innovative. Mi disse di sì, che ne suggerì una a un fornitore della grossa compagnia per cui lavorava.

Lo liquidò in due secondi. Poi la cosa venne realizzata da altri.

È normale. Le persone non hanno un criterio per giudicare. Il caso di Debenedetti è emblematico. Proprio in quel periodo lessi un articolo sul centro ricerche che Olivetti aveva nel Regno Unito. In sostanza, la rivoluzione informatica non l'hanno proprio vista arrivare. Ci sono 50 bisogni, necessità, chiamateli come volete, per chi lavora? Benissimo. Olivetti vi offre 50 prodotti diversi, uno per ciascun bisogno...

Nel mio settore ho visto lanciare decine di prodotti. Quasi tutti sono falliti. Il punto è che io lo sapevo prima...

Come mai succedeva? C'è un motivo razionale e alla portata di tutti, e uno che invece è poco conosciuto.

Quello razionale è semplice; lanci un prodotto in un mercato già affollato. Il tuo prodotto non ha nulla in più; altre volte è meno buono o più scadente o entrambe le cose.

Non bisogna essere dei geni per sapere che fallirà.

Diverso è il discorso del prodotto innovativo. Lì bisogna capire se soddisfa un bisogno profondo. Cioè se al di là della novità, l'uso di questo prodotto entrerà nel comportamento abituale delle persone.

Questo è più difficile, ma non poi così tanto. Ma non è alla portata di molti amministratori delegati. Quando ho cominciato a lavorare ne ho conosciuti diversi che non avevano mai preso la metropolitana. Poi, quanto a cultura, stendiamo un velo pietoso.

Questa fissazione che qualunque stupidaggine possa diventare un prodotto di successo (tanto le idee non contano) ormai è entrata nell'orecchio di molti.

Tempo fa lessi un articolo in cui venivano presentati i più grandi successi della rete (Facebook e tutti gli altri) accompagnati da una sintetica descrizione della loro attività.

Il senso dell'articolo era: chi avrebbe mai detto che idee così idiote avrebbero sbancato?

Solo che io non li trovavo affatto idiote...

Una buona idea è la condizione necessaria per il successo. Purtroppo non è sufficiente. Ma questo lo si sa dalla notte dei tempi.

tu fai un distinguo che ha un nome ovvero differenza tra marketing verticale o tradizionale dove quella che descrivi tu anche precedentemente in altro intervento come idea di un nuovo prodotto altro non è che una sua tecnica: la segmentazione, nota dalle statistiche di marketing per portare un immediato aumento dei ricavi perché mediamente funziona e fa aumentare le vendite generali del settore, ma porta a una altrettanto rapida saturazione del segmento di mercato fino anche al fallimento del prodotto stesso, a volte. E il cosiddetto marketing laterale che presuppone un'innovazione in alcuni ambiti di marketing (caratteristiche del prodotto, target di consumatori, modalità di vendita o di offerta del prodotto) che permettono a un prodotto di aggredire fette di consumatori che esulano dal mercato tradizionalmente identificato, oltre a creare il prodotto si creano anche i consumatori, dal nulla o quasi. Cioè quel "il punto è che io lo sapevo prima..." è che probabilmente hai un approccio di marketing intuitivo, ma in ogni caso un analista di marketing arriva alla medesima tua conclusione, se è bravo, se non è bravo è un altro discorso.
Apro un parentesi su Facebook, come su tanti motori di ricerca di successo o moltissimi falliti, come lo stesso Whatsapp che aveva altre diverse app di messaggistica concorrenti, anche migliori a detta di qualcuno. Non è tanto che le idee idiote falliscono, quanto che non tutte quelle buone uguali hanno successo, cioè è quasi matematico che non seguendo alcune regole note si fallisca, ma ci sono altre regole di fallimento non note e soprattutto non esiste un catalogo completo di regole sempre uguali che garantisca il successo.
Parafrasando Dostoevskij: "Tutte le imprese che falliscono sono uguali, ogni impresa di successo ha successo a modo suo"
 
Hai un metodo per scegliere cosa fare, in che settore investire?
Se ne avessi uno che funziona probabilmente non lo "regalerei" in un forum di finanza ma mi farei pagare fior di dollaroni in consulenze no? :D
Comunque, ironia a parte, dovessi farlo io sceglierei sicuramente un settore che conosco non bene, ma BENISSIMO, in cui ho già avuto modo di lavorare e in cui ho contatti che mi possano dare feedback e aiutarmi a far girare il mio potenziale business.

Tanto per dirne una: se fossi un salumiere non mi metterei a investire in una startup di energie rinnovabili se non ne so una mazza, piuttosto investirei in (la butto lì) un'azienda che produce e/o commercializza carni vegetali...
 
Il presupposto del "che problema sta risolvendo quel tipo di iniziativa" non mi è mai piaciuto...

Un business non si struttura solamente sulla risoluzione di un problema, ma si struttura anche offrendo prodotti e servizi al mercato.


Ferrari risolve il problema di offrire ai benestanti/ricchi automobili in linea alle loro aspettative, oppure più semplicemente offre un prodotto di altissima qualità nel settore automotive?

Ikea ad esempio ha strutturato il suo business sulla risoluzione di un problema, mobili alla portata di tutti facilmente trasportabili.

Larinascente non risolve nessun problema offre semplicemente al mercato beni di largo consumo.


Non bisogna soffermarsi troppo su questa cosa ma su molteplici aspetti che vanno a comporre una nuova iniziativa di business.
 
tu fai un distinguo che ha un nome ovvero differenza tra marketing verticale o tradizionale dove quella che descrivi tu anche precedentemente in altro intervento come idea di un nuovo prodotto altro non è che una sua tecnica: la segmentazione, nota dalle statistiche di marketing per portare un immediato aumento dei ricavi perché mediamente funziona e fa aumentare le vendite generali del settore, ma porta a una altrettanto rapida saturazione del segmento di mercato fino anche al fallimento del prodotto stesso, a volte. E il cosiddetto marketing laterale che presuppone un'innovazione in alcuni ambiti di marketing (caratteristiche del prodotto, target di consumatori, modalità di vendita o di offerta del prodotto) che permettono a un prodotto di aggredire fette di consumatori che esulano dal mercato tradizionalmente identificato, oltre a creare il prodotto si creano anche i consumatori, dal nulla o quasi. Cioè quel "il punto è che io lo sapevo prima..." è che probabilmente hai un approccio di marketing intuitivo, ma in ogni caso un analista di marketing arriva alla medesima tua conclusione, se è bravo, se non è bravo è un altro discorso.
Apro un parentesi su Facebook, come su tanti motori di ricerca di successo o moltissimi falliti, come lo stesso Whatsapp che aveva altre diverse app di messaggistica concorrenti, anche migliori a detta di qualcuno. Non è tanto che le idee idiote falliscono, quanto che non tutte quelle buone uguali hanno successo, cioè è quasi matematico che non seguendo alcune regole note si fallisca, ma ci sono altre regole di fallimento non note e soprattutto non esiste un catalogo completo di regole sempre uguali che garantisca il successo.
Parafrasando Dostoevskij: "Tutte le imprese che falliscono sono uguali, ogni impresa di successo ha successo a modo suo"

Sicuramente ho un approccio intuitivo.

Il problema però è più generale. Gestire un'azienda che opera nel mass market non è come gestire una macelleria (con tutto il rispetto per chi gestisce le macellerie, che secondo me è un compito molto più difficile perché di errori te ne puoi concedere davvero pochi).

Devi capire l'epoca in cui vivi e come le cose si stanno muovendo. E questo i direttori marketing che non prendevano la metropolitana (adesso è di moda, ma in realtà ci sei costretto) non lo sapevano.

Ti faccio un esempio: anni fa la Plasmon fu coinvolta in un grave scandalo alimentare.

Non fu fatalità, ma la conseguenza del non sapere in che epoca stavano operando. Le pratiche che un decennio prima venivano tollerate o addirittura ignorate sarebbero state messe prima o poi (più prima che poi, perché c'è sempre il magistrato più sveglio e più informato) sotto la lente di ingrandimento e sanzionate.

Dirigere un'azienda significa in primis saper evitare queste trappole, ma soprattutto sapere in che direzione si muove il mondo.

Il prodotto è l'ultima cosa. Direi che viene quasi da sé.
 
Se ne avessi uno che funziona probabilmente non lo "regalerei" in un forum di finanza ma mi farei pagare fior di dollaroni in consulenze no? :D
Comunque, ironia a parte, dovessi farlo io sceglierei sicuramente un settore che conosco non bene, ma BENISSIMO, in cui ho già avuto modo di lavorare e in cui ho contatti che mi possano dare feedback e aiutarmi a far girare il mio potenziale business.

Tanto per dirne una: se fossi un salumiere non mi metterei a investire in una startup di energie rinnovabili se non ne so una mazza, piuttosto investirei in (la butto lì) un'azienda che produce e/o commercializza carni vegetali...

Per metodo intendo semplicemente un tuo sistema di elaborazione delle informazioni che si è dimostrato efficace in passato nel prevedere il futuro.

E anche se ci hai azzeccato la maggior parte delle volte, non è detto che funzioni altrettanto bene se lo applichi al contesto attuale.

La nostra abilità di interpretare il mondo può migliorare o peggiorare. Dipende.

Riguardo ai metodi, io ho solo tre libri di marketing. Uno è il Kotler, edizione del 1976, cioè risalente al Giurassico...
 
Il presupposto del "che problema sta risolvendo quel tipo di iniziativa" non mi è mai piaciuto...

Un business non si struttura solamente sulla risoluzione di un problema, ma si struttura anche offrendo prodotti e servizi al mercato.


Ferrari risolve il problema di offrire ai benestanti/ricchi automobili in linea alle loro aspettative, oppure più semplicemente offre un prodotto di altissima qualità nel settore automotive?

Ikea ad esempio ha strutturato il suo business sulla risoluzione di un problema, mobili alla portata di tutti facilmente trasportabili.

Larinascente non risolve nessun problema offre semplicemente al mercato beni di largo consumo.


Non bisogna soffermarsi troppo su questa cosa ma su molteplici aspetti che vanno a comporre una nuova iniziativa di business.


Vero.

Solo che nel caso specifico si parla quasi esclusivamente di app o di servizi in cui la dimensione digitale è preponderante.

Normale siano a caccia del nuovo, che loro intendono, riduttivamente come fai notare tu, come soddisfazione di un bisogno finora non individuato.

C'è anche l'innovazione che stravolge uno o più elementi del marketing mix.
 
non lo so, come vedi nel settore startup non ci sono solo software e newtech

l'evento era questo


Mi pare che adesso Depop sia diventato un unicorno.

Sarebbe il secondo unicorno italiano, se non fossero dovuti andare a Londra, quindi mi pare che non lo contino come nostrano.

Comunque, siamo nel campo della trasformazione della rete distributiva.

I negozi, che hanno sempre avuto problemi di assortimento e di comunicazione con i clienti (non posso parlare al telefono... alzi il **** e venga in negozio) stanno per essere sostituiti e/o ridimensionati.

Idea eccellente, ma non originale. Da Bezos in poi, sono tutte variazioni sullo stesso tema.

Il che non vuol dire che non sia stato bravo. Anche perché quelli che nello stesso momento stavano facendo qualcosa di simile a lui saranno stati senza dubbio più di uno. Forse addirittura decine o centinaia...

* * * *. * *. * *. * *​

Il problema è quando hai un'idea. Su questo ho qualche esperienza, non molte perché le idee che mi vengono in mente ormai me le tengo per me.

Comunque, ho notato quanto segue. Se presenti un'idea a una persona (non parlo del primo che passa per la strada, ma uno in qualche modo del ramo) nel 50% dei casi non ti ascolta neanche.

Appena sente la parola "idea" vedi già lo sguardo perso nel vuoto, sta pensando ad altro. Se dopo aver parlato gli chiedessi "che cosa ho detto?", non saprebberlo ripetermelo.

Poi c'è un 40% che ha studiato logica. Costui ti dice che non può funzionare. "Perché?" gli domandi. "Perché se funzionasse, qualcun altro lo avrebbe già fatto" è la risposta.

Poi c'è un 9% che prende la tua idea sul serio e, pensando di farti un favore, vuole dimostrarti perché non può funzionare. L'argomentazione è sempre la stessa: come fai ad essere sicuro che funzioni? Gli spieghi che di sicuro non c'è nulla al mondo. Gli fai notare che il prodotto è nuovo, che risponde a un determinato bisogno e che quindi un mercato esiste, ecc. ecc.

Ma tutto questo non basta. Non hai prodotto la PROVA, la certezza assoluta che il prodotto funzioni. Quindi, visto che non sei stato in grado di dimostrare che funzionerà, allora E' DIMOSTRATO CHE NON PUO' FUNZIONARE (anche questo 9% ha studiato logica per diversi anni).

Poi c'è l'1%, quelli con cui si può discutere, che ti danno un parere spassionato e magari anche qualche consiglio.

In rete invece le cose funzionano diversamente. Si usa un argomento più sofisticato, ci si ispira alla fisica quantistica. Le idee semplicemente non esistono, esistono solo le realizzazioni pratiche. Tu pensi di avere un'idea, ma in realtà lui l'ha già avuta prima di te mentre era sotto la doccia.

Dimostrazione: qualcuno è mai stato pagato per avere un'idea? No. Quindi le idee non esistono.

Cosa simile mi fu detta da una società di venture capital: "ha un'idea per un social? Non vogliamo sentirla! Ne abbiamo già tante...".

In sostanza, erano convinti di averle già tutte in mano, le idee. Poveri cretini.

Se mi avessero detto: guardi, per selezionare l'idea giusta nel mucchio delle centinaia di idee senza sbocco bisogna avere grande inventiva e quindi le idee ce le creiamo da noi, allora sì, in questo caso non avrei avuto niente da dire.
 
Sansiro provo a dirti per l'ennesima volta in modo davvero spassionato, come funziona il settore dell'imprenditoria.

Il problema non è avere idee oppure no.

Dovresti porti la domanda a ritroso, sono un'investitore oppure un fondo di venture e di conseguenza sento tutti i giorni centinaia di proposte di nuove iniziative, perché dovrei ascoltare quella di Sansiro piuttosto che quella di Oscar?


Se Sansiro ha esperienza almeno decennale nel settore ristorazione (esempio), oppure ha creato un suo modello di business con un ristorante che funziona, molto probabilmente lo ascolto per creare una serie di punti vendita perché ha già dimostrato.

Dimostrato cosa?
Di saper costituire e gestire un team, adempimenti burocratici, fornitori, tassazione, scelta della location, scelta dei menù e del target price, saper raccogliere un minimo di capitale e relazionarsi con la clientela ed istituzioni (cosa non affatto scontata), ed infine saper generare profitto dopo aver allestito tutta la baracca.


Io prima di venire ascoltato ho speso 10 anni nel settore dello sport, risultati unici al mondo nel settore esport, ed una laurea inernazionale in sport management.

Adesso vengo ascoltato ma prima ho dovuto dimostrare, e comunque quando propongo qualcosa è sempre inerente al mio settore oppure a qualcosa che si collega.

Di proporre di fare il termos che si riscalda con un pannello ad energia solare sarebbe da TSO e comunque dopo l'idea non saprei come agire con tutta la serie di canali che richiede quel tipo di commercio.
Quindi l'idea non conta niente.

La cosa che tutti possono fare tutto esiste solo nella fantasia degli eterni pensatori.

Mentre l'imprenditore che diversifica sta giocando semplicemente il ruolo dell'investitore, e questo step arriva dopo aver accumulato anni e anni di esperienza agganci e capitale.

E fare l'investitore è una cosa completamente diversa rispetto al fare impresa.
 
Sansiro provo a dirti per l'ennesima volta in modo davvero spassionato, come funziona il settore dell'imprenditoria.

Il problema non è avere idee oppure no.

Dovresti porti la domanda a ritroso, sono un'investitore oppure un fondo di venture e di conseguenza sento tutti i giorni centinaia di proposte di nuove iniziative, perché dovrei ascoltare quella di Sansiro piuttosto che quella di Oscar?


Se Sansiro ha esperienza almeno decennale nel settore ristorazione (esempio), oppure ha creato un suo modello di business con un ristorante che funziona, molto probabilmente lo ascolto per creare una serie di punti vendita perché ha già dimostrato.

Dimostrato cosa?
Di saper costituire e gestire un team, adempimenti burocratici, fornitori, tassazione, scelta della location, scelta dei menù e del target price, saper raccogliere un minimo di capitale e relazionarsi con la clientela ed istituzioni (cosa non affatto scontata), ed infine saper generare profitto dopo aver allestito tutta la baracca.


Io prima di venire ascoltato ho speso 10 anni nel settore dello sport, risultati unici al mondo nel settore esport, ed una laurea inernazionale in sport management.

Adesso vengo ascoltato ma prima ho dovuto dimostrare, e comunque quando propongo qualcosa è sempre inerente al mio settore oppure a qualcosa che si collega.

Di proporre di fare il termos che si riscalda con un pannello ad energia solare sarebbe da TSO e comunque dopo l'idea non saprei come agire con tutta la serie di canali che richiede quel tipo di commercio.
Quindi l'idea non conta niente.

La cosa che tutti possono fare tutto esiste solo nella fantasia degli eterni pensatori.

Mentre l'imprenditore che diversifica sta giocando semplicemente il ruolo dell'investitore, e questo step arriva dopo aver accumulato anni e anni di esperienza agganci e capitale.

E fare l'investitore è una cosa completamente diversa rispetto al fare impresa.


Esatto. Siamo perfettamente d'accordo.

E' esattamente quello che cercavo di spiegare.

Io ho un'idea, ma non posso proporla perché NON HO DIMOSTRATO.

Però dimostrare non è difficile, basta che venda un'idea a qualcuno prima.

Ma questo non me la può comprare perché non ho dimostrato, allora devo trovare un altro prima di lui a cui vendere un'altra idea, e così via all'infinito. Tutto molto logico, no?

Ora, quando vent'anni fa col mio amico abbiamo pensato alla friggitrice ad aria non ci è neanche passato per l'anticamera del cervello di andare da un produttore di piccoli elettrodomestici a proporre l'idea.

Non siamo nati ieri e sapevamo benissimo qual è l'idea che c'è dei creativi nella società italiana.

L'iter sarebbe stato il seguente.

1) Individuiamo diversi produttori, diciamo 10, che potrebbero fare al caso nostro. Chiediamo un appuntamento spiegando che vogliamo proporgli un nuovo prodotto. Metà ci risponde che non è interessata.

2) Dopo diversi tira e molla, due imprese ci fissano un appuntamento. Il giorno prima o il giorno stesso, una delle due ci dà buca (ci è successo anche questo).

3) L'altro di riceve, nella persona di un tizio annoiato che non si qualifica oltre il nome di battesimo. Gli esponiamo l'idea e a metà ci stoppa: non si può fare.

4) Insistiamo. Diciamo che capiamo le difficoltà tecniche del caso, i costi a cui si andrebbe incontro senza sapere se poi verrebbe fuori una soluzione valida al problema però... sarebbe un nuovo mercato che si apre. E magari il prodotto potrebbe essere protetto da un brevetto... Insomma, si aprono interessanti prospettive. Ma... obiezione: dove sta scritto che la gente è interessata a dei fritti senz'olio? E anche se lo fosse, come facciamo a convincerli della qualità del risultato finale?

5) Gli spieghiamo che c'è la pubblicità per questo. Non solo. L'esperienza ha dimostrato che fra i consumatori c'è una quota fissa di innovatori, gente che sperimenta i nuovi prodotti immessi sul mercato e che se li ritiene validi fa da cassa di risonanza.
Va bene, dice, ma anche ammesso tutto questo, cosa ne facciamo delle friggitrici ad olio che produciamo adesso?
Sottinteso: "Le buttiamo nel cesso?"

SIPARIO​

L'esempio che fai dei venture capital è perfetto. Perché l'idea di San Siro deve essere meglio di quella di Oscar? E perché le loro idee devono essere meglio delle altre 100 che ci hanno già presentato.

Logica impeccabile, come si vede.

La sua idea riguarda un social? Allora non vogliamo neanche sentirla!

Debenedetti non ha sbagliato nel caso di Jobs e Wozniak. Non ha valutato l'idea e l'ha scartata. Non è così che funziona nel mondo reale.

Appena ha messo il naso nel garage dei due, forse già prima di varcare la soglia, la decisione era già presa.

Ed era la decisione giusta. Debenedetti manteneva decine di ingegneri che gli avevano sottoposto centinaia di idee.

Perché le idee di decine e decine di ingegneri dovevano essere sbagliate e quelle di due ragazzotti presuntuosi e, probabilmente, pure maleodoranti dovevano essere giuste?

Perché?
 
bella storia anche questa


Interessante.

Non conoscevo la storia.

In effetti, quando ho avuto questa idea mai avrei immaginato che la cosa fosse già stata inventata negli anni '40 e poi dimenticata...

Non mi stupirei se questo fosse il caso più comune. Ovvero, pensi a un nuovo prodotto e qualcosa di simile è già stato realizzato, con caratteristiche un po' diverse e per altri scopi.


* * * * * * * * * * * * * * * * * *​


Riguardo alle colture idroponiche, sono andato a vedermi un capitolo di un libro del giornalista Stefano Liberti dedicato al fenomeno del Land Grabbing.

Riportava il caso di un imprenditore saudita che aveva sviluppato un sistema per coltivare idroponcamente il fieno da dare agli animali.

Si produce una tonnellata di fieno usando UNA SOLA tonnellata d'acqua.

Ma la cosa stupefacente è che il fieno - coltivato in speciali container - viene pronto in sette giorni.

Nonostante il risultato eccezionale e l'estremo interesse che un esperimento di questo tipo dovrebbe rivestire per un paese quale 'Arabia Saudita, il metodo non ha riscosso particolare interesse presso le Autorità.

Troppo poco magniloquente. E poi fa girare molti meno soldi rispetto agli altri progetti che sono stato messi in piedi con il finanziamento dello Stato. E anche le bustarelle, di conseguenza, ne soffrono.
 
Interessante.

Non conoscevo la storia.

In effetti, quando ho avuto questa idea mai avrei immaginato che la cosa fosse già stata inventata negli anni '40 e poi dimenticata...

Non mi stupirei se questo fosse il caso più comune. Ovvero, pensi a un nuovo prodotto e qualcosa di simile è già stato realizzato, con caratteristiche un po' diverse e per altri scopi.


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Riguardo alle colture idroponiche, sono andato a vedermi un capitolo di un libro del giornalista Stefano Liberti dedicato al fenomeno del Land Grabbing.

Riportava il caso di un imprenditore saudita che aveva sviluppato un sistema per coltivare idroponcamente il fieno da dare agli animali.

Si produce una tonnellata di fieno usando UNA SOLA tonnellata d'acqua.

Ma la cosa stupefacente è che il fieno - coltivato in speciali container - viene pronto in sette giorni.

Nonostante il risultato eccezionale e l'estremo interesse che un esperimento di questo tipo dovrebbe rivestire per un paese quale 'Arabia Saudita, il metodo non ha riscosso particolare interesse presso le Autorità.

Troppo poco magniloquente. E poi fa girare molti meno soldi rispetto agli altri progetti che sono stato messi in piedi con il finanziamento dello Stato. E anche le bustarelle, di conseguenza, ne soffrono.

ho avuto il privilegio di lavorare in un'azienda che già ben oltre vent'anni fa si occupava del passo successivo e cioè dell'aeroponica

tutto bello, tutto innovativo, tutto perfetto, consumo d'acqua ancora più basso, senza substrato niente muffe, meno parassiti, un sacco di benefici

problema?

il solito: il COSTO

sono sistemi inapplicabili alle coltivazioni a basso o medio valore aggiunto e non sempre applicabili a quelle ad alto valore aggiunto

ho letto che anche altri si sono messi ad investire su questo sistema, ma se (vale anche per l'idroponica) si continua DOPO DECENNI a restare una nicchia, un motivo c'è

quando certi sistemi soppianteranno in massa le colture tradizionali allora vorrà dire che è stato superato l'ostacolo dei costi

questi tra l'altro sarebbero sistemi adatti a paesi dove c'è poca acqua, ma dove c'è poca acqua di solito hanno le pezze al culo, quindi o sono progetti finanziati da qualche fondo mondiale (tanto paga il pantalone di qualche altro paese) oppure si fa poco o nulla perché si è destinati a bruciare quattrini

poi è chiaro che alcune aziende ce la possono fare, ma questo è dovuto soprattutto al signor marketing o alla rete di conoscenze ed immanicamenti vari che portano ad ottenere commesse che altrimenti si vedrebbero solo col binocolo
 
ho avuto il privilegio di lavorare in un'azienda che già ben oltre vent'anni fa si occupava del passo successivo e cioè dell'aeroponica

tutto bello, tutto innovativo, tutto perfetto, consumo d'acqua ancora più basso, senza substrato niente muffe, meno parassiti, un sacco di benefici

problema?

il solito: il COSTO

sono sistemi inapplicabili alle coltivazioni a basso o medio valore aggiunto e non sempre applicabili a quelle ad alto valore aggiunto

ho letto che anche altri si sono messi ad investire su questo sistema, ma se (vale anche per l'idroponica) si continua DOPO DECENNI a restare una nicchia, un motivo c'è

quando certi sistemi soppianteranno in massa le colture tradizionali allora vorrà dire che è stato superato l'ostacolo dei costi

questi tra l'altro sarebbero sistemi adatti a paesi dove c'è poca acqua, ma dove c'è poca acqua di solito hanno le pezze al culo, quindi o sono progetti finanziati da qualche fondo mondiale (tanto paga il pantalone di qualche altro paese) oppure si fa poco o nulla perché si è destinati a bruciare quattrini

poi è chiaro che alcune aziende ce la possono fare, ma questo è dovuto soprattutto al signor marketing o alla rete di conoscenze ed immanicamenti vari che portano ad ottenere commesse che altrimenti si vedrebbero solo col binocolo

Sospettavo che ci fosse un ostacolo del genere.

La coltura aeroponica mi aveva colpito. Avevo letto un'intervista, credo al suo inventore, che la presentava come un'innovazione decisiva rispetto all'idroponica sia per il contenimento dei consumi che per la qualità del prodotto finale.

Poi appunto sono passati vent'anni e non ne ho più sentito parlare manco di striscio.

L'esempio che riportavo non a caso riguardava l'Arabia Saudita, dove forse qualche convenienza possono trovarla. Anche se in quel caso il problema era opposto: il sistema idroponico costava meno dei progetti faraonici dove si produceva grano in pieno deserto (l'Arabia Saudita era addirittura diventata un esportatore di cereali!) sfruttando fonti di acqua fossile pompata dalle viscere della terra.

L'esempio che era stato riportato (mi pare in Toscana) mi ha ricordato molti annunci di iniziative simili, ma non mi sembra che questo sistema sia mai decollato su larga scala.

Tu che sei stato nel settore puoi darci un'idea dei prezzi dei due sistemi, quello tradizionale e quello idroponico, per capire qual è grosso modo il divario?

In questo campo si scrive di tutto. C'è un tale negli Usa che sostiene che la totalità della domanda di frutta e verdura di una città come ad esempio New York, potrà essere soddisfatta da orti verticali siti lungo le facciate dei palazzi.

A me sembra decisamente controintuitivo (un eufemismo per non dire che probabilmente è una capzata).
 
Sospettavo che ci fosse un ostacolo del genere.

La coltura aeroponica mi aveva colpito. Avevo letto un'intervista, credo al suo inventore, che la presentava come un'innovazione decisiva rispetto all'idroponica sia per il contenimento dei consumi che per la qualità del prodotto finale.

Poi appunto sono passati vent'anni e non ne ho più sentito parlare manco di striscio.

L'esempio che riportavo non a caso riguardava l'Arabia Saudita, dove forse qualche convenienza possono trovarla. Anche se in quel caso il problema era opposto: il sistema idroponico costava meno dei progetti faraonici dove si produceva grano in pieno deserto (l'Arabia Saudita era addirittura diventata un esportatore di cereali!) sfruttando fonti di acqua fossile pompata dalle viscere della terra.

L'esempio che era stato riportato (mi pare in Toscana) mi ha ricordato molti annunci di iniziative simili, ma non mi sembra che questo sistema sia mai decollato su larga scala.

Tu che sei stato nel settore puoi darci un'idea dei prezzi dei due sistemi, quello tradizionale e quello idroponico, per capire qual è grosso modo il divario?

In questo campo si scrive di tutto. C'è un tale negli Usa che sostiene che la totalità della domanda di frutta e verdura di una città come ad esempio New York, potrà essere soddisfatta da orti verticali siti lungo le facciate dei palazzi.

A me sembra decisamente controintuitivo (un eufemismo per non dire che probabilmente è una capzata).

Sono passati più di vent'anni, io mi occupavo di tutt'altro, quindi non sono in grado di darti queste informazioni, ma è per dire che è da decenni che si investe sulla tecnologia dell'aeroponica, ma dal momento che l'infrastruttura è molto costosa (lo era più di 20 anni fa ed evidentemente lo è ancora oggi) il sistema non decolla

immagino che per l'idroponica sia esattamente la stessa cosa, così come per gli orti verticali
 
Sono passati più di vent'anni, io mi occupavo di tutt'altro, quindi non sono in grado di darti queste informazioni, ma è per dire che è da decenni che si investe sulla tecnologia dell'aeroponica, ma dal momento che l'infrastruttura è molto costosa (lo era più di 20 anni fa ed evidentemente lo è ancora oggi) il sistema non decolla

immagino che per l'idroponica sia esattamente la stessa cosa, così come per gli orti verticali

Vertical farm, ma quanto mi costi?

Qui dicono che costa il triplo.

Ma che stanno studiando come contenere i costi. Ad esempio intervenendo sui led, in modo da generare solo le frequenze che stimolano la crescita della pianta.

Poi, ovviamente, dicono che i loro prodotti sono migliori di quelli ottenuti in campo aperto.

Una notazione: proprio non si vede l'ora di togliere alle aree marginali, quelle in buona parte rimaste agricole, quel po' di lavoro che gli è rimasto...
 
Sansiro non riesco a capire se stai trollando o cosa...

Ti dico che l'aver dimostrato significa tutta una serie di cose, come avere avviato gestito un'attività di qualsiasi tipo e genere, con tutte le problematiche che ne derivano, e tu mi dici che l'aver dimostrato significa prendere un'idea qualsiasi e riuscire a venderla...

Bah :wall:

E poi non riesco a capire il dunque che vuoi estrarre dal caso Debenedetti/Apple.
Bisognerebbe calcolare a quanto ammontano le probabilità di un capitalista/investitore/imprenditore, di finanziare qualcuno che diventa un colosso mondiale nel suo settore...

E comunque sia se uno ha tra le mani competenze e qualcosa di veramente valido le vie di realizzazione le trova indipendentemente dal fatto che il Debenetti di turno di finanzia oppure no...

Apple per esempio, mi risulta che sia diventata un colosso indipendentemente dal finanziamento del Debenedetti.
 
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