Questo il report di MF sui risultati:
Eni, conti record, nei nove mesi l'utile balza di oltre cinque volte a 13,26 miliardi
di Angela Zoppo
Numeri più alti del consensus, l'utile operativo balza a 5,7 miliardi di euro, +132% anno su anno. Descalzi: rimpiazzato il 50% del gas russo. Ma l'Italia va in rosso per il prelievo sugli extra-profitti. Prossima rata del dividendo il 23 novembre
I conti di Eni battono il consensus: i numeri al 30 settembre 2022 consegnano un terzo trimestre da record, che porta a 16,8 miliardi di euro il risultato operativo dei nove mesi (+187%) e a 13,26 miliardi di euro l'utile netto, oltre 5 volte quello dell’analogo periodo 2021 (+475%, erano 2,3 miliardi nel 2021). Quasi raddoppiato il flusso di cassa netto, a 12,8 miliardi di euro (+ 83%). La produzione nei 9 mesi è scesa invece a 1,6 milioni di barili al giorno (-3%), perché nel terzo trimestre c’è stato un minor contributo dei giacimenti in Kazakhstan, Nigeria e Norvegia che ha determinato un calo del 7% anno su anno.
I numeri del terzo trimestre
Rispetto a un consensus di 4,9 miliardi di euro, il risultato operativo rettificato del terzo trimestre è stato di 5,77 miliardi di euro (+132% anno su anno), in linea col trimestre precedente, nonostante la flessione del prezzo Brent da 113 a 101 dollari al barile, la contrazione dei margini di raffinazione e altri fattori compensati dalle iniziative di ottimizzazione e riduzioni dei costi in tutte le linee di business. L’'E&P – Exploration & Production, in particolare, ha conseguito un ebit di 4,27 miliardi, in riduzione del 12% rispetto al trimestre precedente, a causa dei minori prezzi di realizzo degli idrocarburi e del deconsolidamento delle attività conferite nella jv Azule Energy con bp.
Forte la crescita del settore Ggp Global gas & Lng portfolio), con un un ebit adjusted di 1,08 miliardi di euro, e del business R&M (Refining & Marketing) e Chimica, che ha visto l'ebit salire a 537 milioni di euro (+189%) nonostante la perdita di 177 milioni di euro della chimica.
Utile netto record ma in Italia pesa il prelievo sugli extra-profitti
Nel terzo trimestre l'utile netto adjusted ha raggiunto i 3,73 miliardi di euro, ben più del doppio rispetto rispetto al terzo trimestre 2021, e oltre i 3,21 miliardi accreditati dal consensus. Il risultato è stato sostenuto dal robusto utile operativo e dai migliori risultati delle partecipazioni valutate all’equity. Il tax rate adjusted, non considerando gli effetti del contributo d’imposta straordinario a carico delle imprese italiane valutato come special item, si è stabilizzato intorno al 40% e riflette un migliore mix geografico degli utili imponibili, in particolare nel settore E&P. Ma, rispetto all'utile netto consolidato di bilancio dei nove mesi 2022 pari a 13,26 miliardi di euro, le attività italiane hanno registrano una perdita netta di circa 1 miliardo che tiene conto principalmente dello stanziamento del contributo straordinario per il settore energia.
Dividendo e buyback
A settembre, con un esborso di 751 milioni di euro, è stata pagata la prima delle 4 rate del dividendo 2022, 0,22 euro per azione. La seconda rata di identico importo sarà pagata il 23 novembre prossimo. Il programma di buy-back va avanti: da fine maggio al 21 ottobre scorsi, il gruppo ha acquistato 142 milioni di azioni al costo di 1.663 milioni di euro, in base al nuovo programma di 2,4 miliardi di euro che dovrebbe concludersi entro fine anno, in anticipo sulla scadenza di aprile 2023.
Descalzi: più forti sui mercati internazionali
"In E&P abbiamo proseguito nella nostra strategia di creazione di veicoli geograficamente focalizzati, driver di crescita e di ritorni, di cui ultimo esempio è Azule, la neocostituita JV con bp per la valorizzazione degli asset angolani", è il commento dell’amministratore delegato, Claudio Descalzi. "Nel terzo trimestre, nonostante la flessione del prezzo del petrolio e la rapida caduta dei margini di raffinazione, abbiamo continuato a generare risultati positivi grazie principalmente alla robusta performance dei nostri business internazionali. Nei nove mesi abbiamo integralmente coperto con l’autofinanziamento gli investimenti e i ritorni di cassa agli azionisti e siamo stati in grado di ridurre il leverage al livello di 0,11, quasi dimezzandolo rispetto alla fine dello scorso anno".
Rimpiazzato il 50% del gas russo
"In un contesto di elevata volatilità e incertezza nei mercati, Eni ha continuato ad assicurare gli approvvigionamenti energetici cruciali per le nostre economie, portando avanti al contempo il percorso di decarbonizzazione. Già dal prossimo inverno", ha assicurato Descalzi, "saremo in grado di rimpiazzare il 50% dei flussi di gas russo facendo leva sul nostro ampio e diversificato portafoglio riserve, sulle partnership di lungo termine con i Paesi produttori e sulla nostra crescente presenza nel business gnl (il gas naturale liquefatto, ndr)”. Descalzi ha ricordato le operazioni di acquisizione degli asset gas di bp in Algeria e della nave di liquefazione Tango Flng per la valorizzazione del progetto gas in Congo.
Plenitude più verde ma frena
Plenitude ha conseguito un ebit adjusted di 16 milioni, in linea con l’andamento stagionale del business e in riduzione rispetto al terzo trimestre 2021 a causa di uno scenario negativo, mentre il business Power ha visto il risultato operativo salire a 156 milioni con un significativo miglioramento "La nostra strategia di decarbonizzazione raggiunge nuovi traguardi fondamentali", ha sottolineato Descalzi. "Entro l’anno la capacità installata di energia rinnovabile di Plenitude sarà raddoppiata superando i 2 GW. Il nostro business di Sustainable Mobility cresce in scala e dimensioni facendo leva su un modello innovativo di integrazione verticale con il nascente agri-business per la fornitura di materie prime sostenibili alle nostre bioraffinerie”. Resta confermato un ebitda atteso 2022 per Plenitude superiore a 600 milioni di euro.
Le stime per fine anno
Per l’intero esercizio 2022, Eni si attende una produzione di idrocarburi a 1,63 milioni di barili al giorno, con uno scenario Brent aggiornato a 100 dollari al barile. Sono stimate circa 750 milioni di boe di nuove risorse esplorative. Il gruppo prevede una variazione di 130 milioni del free cash flow per ogni dollaro di variazione nel prezzo del Brent e circa 700 milioni di euro per ogni variazione di 5 centesimi nel tasso di cambio dollaro-euro rispetto alla nuova assunzione di 1,05. Gli investimenti organici sono confermati a 8,3 miliardi di euro, in linea con la guidance originaria. (riproduzione riservata)
Ultimo aggiornamento: 28/10/2022 09:07