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C'è qualcosa in particolare a cui bisogna fare attenzione in una situazione del genere (soprattutto caso 3)?
Chi opera con intermediari che adottano il cambio di regime fiscale (come per esempio Fineco) si troverà a dover affrontare potenzialmente 4 combinazioni distinte:
- acquisto e vendita in regime di redditi diversi
- acquisto e vendita in regime di redditi da capitale
- acquisto in regime di redditi diversi e vendita in regime di redditi da capitale
- acquisto in regime di redditi da capitale e vendita in regime di redditi diversi
Ogni singolo caso produce specifici effetti fiscali che possono essere a seconda dei casi desiderati o indesiderati e che chi opera con questi strumenti è opportuno che conosca per non farsi trovare spiazzato verificando le contabili e il proprio zainetto fiscale.
CASO 1: acquisto e vendita in regime di redditi diversi.
Questo caso è fiscalmente neutro, per capirlo occorre riflettere sui prezzi di carico e scarico fiscale.
Facciamo uscire dall'equazione il rateo cedolare fisso che non è coinvolto dal cambio di trattamento (viene infatti sempre trattato come reddito da capitale, scambiato tra compratore e venditore al netto della ritenuta fiscale).
Ignoriamo anche le commissioni di compravendita e i bolli in quanto anch'essi non rilevano ai fini della comprensione del meccanismo descritto.
Supponiamo allora di acquistare un BTP Italia a prezzo 100 e CI=1,03 in regime di redditi diversi.
Il nostro prezzo di carico fiscale sarà di 100 * 1,03 = 103 e dovremo pagare al venditore il rateo di rivalutazione capitale
al lordo della ritenuta fiscale.
Dopo qualche semestre decidiamo di vendere il nostro BTP Italia alle stesse condizioni di mercato (prezzo 100 e CI=1,03) due mesi prima dello stacco cedolare, quindi di norma in regime di redditi diversi.
Non essendoci cambio di regime il nostro prezzo di scarico vale 100 * 1,03 = 103 computando il rateo di rivalutazione capitale che sarà trattato in regime di redditi diversi.
Avendo speso 103 in acquisto e incassato 103 in vendita, l'operazione risulta chiusa in perfetto pareggio, non risultano nè plusvalenze da tassare nè minusvalenze da riconoscere in quanto il prezzo fiscale di carico eguaglia quello di scarico.
Questo caso risulta quindi fiscalmente neutro ed è il caso più comune in quanto per almeno 10 mesi all'anno gli intermediari operano di norma in regime di redditi diversi (per ogni specifico BTP Italia).
CASO 2: acquisto e vendita in regime di redditi da capitale.
Anche questo caso è fiscalmente neutro, per capirlo occorre riflettere sui prezzi di carico e scarico fiscale.
Facciamo uscire dall'equazione il rateo cedolare fisso che non è coinvolto dal cambio di trattamento (viene infatti sempre trattato come reddito da capitale, scambiato tra compratore e venditore al netto della ritenuta fiscale).
Ignoriamo anche le commissioni di compravendita e i bolli in quanto anch'essi non rilevano ai fini della comprensione del meccanismo descritto.
Supponiamo allora di acquistare un BTP Italia a prezzo 100 e CI=1,03 qualche giorno prima dello stacco cedolare in regime di redditi da capitale.
Il nostro prezzo di carico fiscale sarà di 100 e dovremo pagare al venditore il rateo di rivalutazione capitale
al netto della ritenuta fiscale.
Dopo qualche semestre decidiamo di vendere il nostro BTP Italia alle stesse condizioni di mercato (prezzo 100 e CI=1,03) qualche giorno prima dello stacco cedolare, quindi di norma in regime di redditi da capitale.
Non essendoci cambio di regime il nostro prezzo di scarico vale 100, scomputando il rateo di rivalutazione capitale che sarà trattato in regime di redditi da capitale.
Avendo speso 103 (meno imposta sul rateo) in acquisto e incassato 103 (meno imposta sul rateo) in vendita, l'operazione risulta chiusa in perfetto pareggio, non risultano nè plusvalenze da tassare nè minusvalenze da riconoscere in quanto il prezzo fiscale di carico eguaglia quello di scarico.
Si tratta quindi di un caso fiscalmente neutro in quanto viene adottato il medesimo regime fiscale sia in acquisto sia in vendita, realizzando uniformità di trattamento dei prezzi di carico e scarico fiscale.
Si noti però che rispetto al caso 1, questo caso conserva un piccolo vantaggio fiscale derivante dal minor importo pagato in fase di acquisto (i ratei di rivalutazione capitale vengono scambiati tra acquirente e venditore al netto della ritenuta, esattamente come sempre accade per i ratei cedolari).
CASO 3: acquisto in regime di redditi diversi e vendita in regime di redditi da capitale.
Questo caso è quello fiscalmente meno efficiente, per capirlo occorre riflettere sui prezzi di carico e scarico fiscale.
Facciamo uscire dall'equazione il rateo cedolare fisso che non è coinvolto dal cambio di trattamento (viene infatti sempre trattato come reddito da capitale, scambiato tra compratore e venditore al netto della ritenuta fiscale).
Ignoriamo anche le commissioni di compravendita e i bolli in quanto anch'essi non rilevano ai fini della comprensione del meccanismo descritto.
Supponiamo allora di acquistare un BTP Italia a prezzo 100 e CI=1,03 in regime di redditi diversi.
Il nostro prezzo di carico fiscale sarà di 100 * 1,03 = 103 e dovremo pagare al venditore il rateo di rivalutazione capitale
al lordo della ritenuta fiscale.
Dopo qualche semestre decidiamo di vendere il nostro BTP Italia alle stesse condizioni di mercato (prezzo 100 e CI=1,03) qualche giorno prima dello stacco cedolare, quindi di norma in regime di redditi da capitale.
Siccome stiamo rivendendo allo stesso prezzo e con lo stesso CI ci aspetteremmo di chiudere l'operazione in perfetto pareggio in termini nominali (escludendo cedole incassate, rateo cedolare maturato, commissioni e bolli).
Invece a causa del cambio di regime il nostro prezzo di scarico vale 100 ovvero scomputa il rateo di rivalutazione capitale che sarà trattato in regime di reddito da capitale (come se fosse un rateo cedolare o un disaggio di emissione).
Quindi incasseremo il rateo di rivalutazione capitale al netto della ritenuta fiscale (il compratore ce la trattiene anche se l'avevamo già pagata al venditore in fase di acquisto).
Quindi ci troviamo a credito della ritenuta fiscale sul rateo di rivalutazione capitale: l'avevamo già pagata al venditore in fase di acquisto ma quando abbiamo a nostra volta venduto, il compratore non ce l'ha rimborsata trattenendosela.
Ma allora chi ce la restituisce?
Qui subentra l'intermediario: siccome abbiamo un prezzo di carico fiscale di 103 e un prezzo di scarico fiscale di 100, abbiamo diritto ad incassare una minusvalenza ovvero un buono sconto fiscale su future plusvalenze da spendere entro i successivi 4 anni solari.
Quello descritto è l'effetto netto del cambio di regime ed è come se tu entrassi al supermercato per acquistare (con una banconota da 50 Euro) un buono sconto da 50 Euro da spendere in prodotti del negozio entro i successivi 4 anni: un nonsense finanziario.
Ma questo di fatto è ciò che succede, per effetto di una distorsione normativa, anche se questo aspetto è di rilevanza trascurabile per il BTP Italia (se non per grosse size) perché il CI viene resettato ogni semestre e non ha il tempo di raggiungere valori troppo elevati (fatta eccezione per semestri con inflazione particolarmente aggressiva).
NOTA: chi acquista in emissione (o con CI=1) non è affetto da questa potenziale inefficienza fiscale in quanto non deve anticipare al venditore alcuna ritenuta sul rateo di rivalutazione capitale (essendo tale rateo nullo).
CASO 4: acquisto in regime di redditi da capitale e vendita in regime di redditi diversi.
Questo caso è quello fiscalmente più vantaggioso, per capirlo occorre riflettere sui prezzi di carico e scarico fiscale.
Facciamo uscire dall'equazione il rateo cedolare fisso che non è coinvolto dal cambio di trattamento (viene infatti sempre trattato come reddito da capitale, scambiato tra compratore e venditore al netto della ritenuta fiscale).
Ignoriamo anche le commissioni di compravendita e i bolli in quanto anch'essi non rilevano ai fini della comprensione del meccanismo descritto.
Supponiamo allora di acquistare un BTP Italia a prezzo 100 e CI=1,03 qualche giorno prima dello stacco cedolare in regime di redditi da capitale.
Il nostro prezzo di carico fiscale sarà pari a 100 e dovremo pagare al venditore il rateo di rivalutazione capitale
al netto della ritenuta fiscale.
Questo è già un primo vantaggio in quanto il controvalore pagato al venditore risulterà leggermente inferiore rispetto al controvalore pagato nel caso 3 (in fase di acquisto non si corrisponde la ritenuta sul rateo di rivalutazione capitale).
Dopo qualche semestre decidiamo di vendere il nostro BTP Italia alle stesse condizioni di mercato (prezzo 100 e CI=1,03) due mesi prima dello stacco cedolare, quindi di norma in regime di redditi diversi.
Siccome stiamo rivendendo allo stesso prezzo e con lo stesso CI ci aspettiamo di chiudere l'operazione in perfetto pareggio in termini nominali (escludendo cedole incassate, rateo cedolare maturato, commissioni e bolli).
A causa del cambio di regime il nostro prezzo di scarico vale 100 * 1,03 = 103 computando il rateo di rivalutazione capitale che sarà trattato in regime di redditi diversi.
Quindi incasseremo il rateo di rivalutazione capitale al lordo della ritenuta fiscale (ora il compratore ce la riconosce sebbene in fase di acquisto non l'avessimo corrisposta al venditore).
Quindi come atteso abbiamo chiuso l'operazione in perfetto pareggio incassando 103.
Ci troviamo però a debito della ritenuta fiscale sul rateo di rivalutazione capitale: non l'avevamo pagata al venditore in fase di acquisto e quando abbiamo a nostra volta venduto, il compratore ce l'ha invece riconosciuta.
Ma allora a chi la restituiamo?
Qui subentra l'intermediario: siccome abbiamo un prezzo di carico fiscale di 100 e un prezzo di scarico fiscale di 103, risulterà una plusvalenza che l'intermediario provvederà a tassare con aliquota del 12,5%.
A questo punto subentra il secondo vantaggio fiscale: se nel nostro zainetto fiscale abbiamo accumulato sufficienti buoni sconto fiscali (minus) per saldare l'imposta dovuta, riusciremo a smaltire queste minus evitando di fatto di pagare con capitale fresco la tassazione sulla plusvalenza richiesta dall'intermediario.
Questo caso risulta quindi doppiamente favorevole: in fase di acquisto ci viene scontata la ritenuta sul rateo di rivalutazione capitale che potremo comodamente saldare in fase di vendita con capitale fresco oppure (se abbiamo capienza) consumando minus presenti nello zainetto fiscale.
Per usare la stessa metafora del caso precedente, è un po' come se facessimo 50 Euro di spesa al supermercato ed al momento di saldare il conto alla cassa pagassimo con 49 Euro in contanti e con un buono sconto da 1 Euro che da tempo tenevamo in tasca.
NOTA: chi acquista in emissione (o con CI=1) non è affetto da questo potenziale vantaggio fiscale in quanto non trattiene al venditore alcuna ritenuta sul rateo di rivalutazione capitale (essendo tale rateo nullo).