premesso che sono d'accordo con i ragionamenti del tuo post, credo che questo incipit meriti di non essere preso come assodato.
I fondi pensione godono di un bonus durante la fase di accumulo (deduzioni, quota datoriale). Il bonus è tale che è molto molto improbabile fare meglio con un pac fai da te.
Al contrario soffrono un salasso in fase di rendita, e costruirsi una distribuzione fai da te competitiva con quella delle gestioni separate a partire dal capitale (purché non lo si spenda!) non lo trovo così improbabile.
Per chi se la sente, il solo fatto di poter lasciare alla fine un capitale che certamente potrebbe perdere potere di acquisto, ma non azzerarsi, potrebbe proteggere gli eredi in modo più efficace.
Attenzione.
Il confronto deve essere fatto impostando correttamente le ipotesi.
Supponiamo quindi che:
1) Scelgo il FP con versamenti minimi che scatenano quelli massimi del datore. Il giorno in cui vado in pensione incasso il capitale (fino al 50% del montante) e la rendita (calcolata sul rimanente del montante).
2) Scelgo il TFR e il fai-da-te. Il giorno in cui vado in pensione incasso il capitale (il TFR) e ho un capitale investito (l'investimento nel fai-da-te).
Ulteriori ipotesi taciute:
A). In entrambi i casi non si è mai prelevato nulla dai rispettivi investimenti.
B). I due mantengono lo stesso tenore di vita durante il periodo lavorativo e durante la quiescenza.
Tu chiedi di confrontare il patrimonio che si lascia in eredità
Alfa). Quando si crepa.
L'insieme delle ipotesi è in realtà ancora insufficiente.
Si prenda ad esempio il punto (B):
- Durante la vita lavorativa, è facile definire l'eguaglianza in modo tale che il reddito disponibile del caso 1 sia uguale al reddito disponibile del caso 2.
- Ma in quiescenza, chi deve adattarsi a chi? Chi ha scelto l'opzione 1 ha la pensione pubblica e una rendita. Chi ha scelto l'opzione 2 ha la pensione pubblica e un rendimento. Rendita e rendimento vengono spesi o si continua a investirli? Sulla base di quali ipotesi? Chi deve uguagliare chi, sulla base di quali ipotesi?
- Si noti che l'incasso del TFR è forzato, mentre l'ipotesi di incassare il capitale non lo è. Anche qui occorre fare un'ipotesi, anche se si dovesse "pareggiare" il tempo: chi sceglie il caso 1) preleva il massimo del capitale, o un capitale uguale a quello del TFR?
Comunque, sotto ipotesi specificate per ciascuna scelta, si è già dimostrato che (sotto ipotesi abbastanza generali):
* chi sceglie l'opzione 1) ha extraentrate rispetto a chi sceglie l'opzione 2) nel momento in cui si va in quiescenza
* tali extraentrate esauriscono l'eventuale differenza di capitale in un tempo pari alla sopravvivenza media + 3/4 anni (con i paramentri di oggi)
In questo senso vale la risposta di
@CamalloSospetto .
- SE si vive abbastanza a lungo, chi scelgie l'opzione 1) vivrà meglio e/o lascerà un capitale maggiore ai propri eredi
- SE si vive poco, allora chi sceglie l'opzione 2), vivendo "bene quanto" chi ha scelto l'opzione 1), lascerà un capitale maggiore ai propri eredi.
Cioè: chi scelgie l'opzione 1) scommette di vivere a lungo.
Chi sceglie l'opzione 2) sta in realtà scommettendo di vivere al massimo poco più della aspettativa di vita prevista.
PS. Ho riletto ancora una volta il post, e continuo a non capire una cosa.
SE l'obiettivo è quello di massimizzare il capitale che si lascia agli eredi, perché occorre chiedere la prestazione al FP? E' sufficiente lasciarlo lì a maturare e gli eredi avranno il massimo (con il vantaggio del differimento della tassazione). Se questo è l'obiettivo, perché uno dovrebbe scegliere di "mangiarsi il capitale"? E' un comportamento incoerente con l'ipotesi fatta. E, tra l'altro, che uno si mangi il capitale fai-da-te o quello del FP è la stessa cosa. Fai un'ipotesi e poi argomenti utilizzando un comportamento incoerente. Almeno così mi sembra.