artepassion
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Comunque in totale disaccordo personalmente guardo altrove. Giulio Paolini ad esempio ma tanti altri italiani di altro spessore rispetto a Griffa e che costano al pari di Griffa ( ovviamente non a parametro illusorio 30).
Visto che parlate di futuro vedremo se è meglio un Griffa o un Paolini o tanti altri Artisti italiani internazionali consolidati per storia che di rado si vedono in vendita nei posti più assurdi( aste di quinta fascia, piattaforme on line etc….).
Saluti
No non ti sbagli, se è per questo le opere sono lontane anche dal parametro 24 valido fino all’altro ieri. Ma si sa che lo sguardo va rivolto al futuro, quindi all’estro e non certo in Italia, perché il mercato vero lo fanno fuori confine e di esempi ne abbiamo a non finire. Ci vorrà ancora un po' e poi sarà finita la cuccagna!
Domanda forse stupida (perdonerete l'ingenuità di uno poco addentro a certi meccanismi). Perché visto che da tutte le parti si sente dire che Griffa all'estero si paga ai fantomatici coefficienti, che crescono più in fretta delle nostre bollette, "svende" le proprie opere in Italia a forse un terzo? non mi si dica che è questione di qualità, perché non ci credo e non concordo. Capisco che l'america può essere lontana, ma l'europa no .. Mi si dirà che a quelle cifre comunque chi vende ci guadagna comunque bene perché le ha prese a molto meno, ma perché non provare a guadagnare il doppio o più?
Il discorso può valere anche al contrario, perché chi le compra dalle gallerie a quei prezzi non le prende nel mercato secondario italiano a molto meno? Forse per chi le compra da quelle gallerie si tratta di cifre ancora troppo piccole per darsi il disturbo di cercarle altrove.
Poi se Griffa è destinato a costare cifre con almeno uno 0 in più, la riserva (di asta italiana) di una tela enorme a una cifra che moltissimi in questo mondo si possono permettere dovrebbe durare 1 minuto e invece ... forse si darà per scontato che faranno molta gara o forse in Italia ancora in molti non riescono ad innamorarsi delle sue opere?
Provo a risponderti io, poi altri magari diranno la loro e mi correggeranno.
Non bisogna confondere quello che chiede (e magari ottiene) una galleria con quello che puoi realizzare tu. Non c’è “l’America” o “l’Europa”, ma singole case d’asta alle quali dovresti proporre le tue opere. Ammesso che accettino di mettere all’incanto la tua opera, non c’è alcuna garanzia che possa realizzare più di quello che farebbe in Italia (anzi, è probabile il contrario: in Italia tutti sanno chi è Griffa, ma non tutti gli italiani seguono le aste estere).
Kaplan e gallerie collegate hanno un coefficiente (il famoso 30) e lo applicano alla produzione nuova dell’artista, che puoi trovare solo da loro. Kaplan, secondo me giustamente, si disinteressa del mercato primario, dove è ancora possibile comprare a molto meno, sia in galleria, sia all’asta. Ma non è solo il caso di Griffa: moltissimi artisti italiani hanno prezzi in galleria molto diversi dai prezzi all’asta. Per non parlare delle televendite. Gallerie e case d’asta offrono servizi diversi a pubblici diversi. Un conto è una mostra personale da Kaplan a New York, con il vernissage e la recensione sul New York Times, un conto è un lotto sperduto in un catalogo di 100 o più opere. Inoltre, il numero di collezionisti che seguono le aste è aumentato negli ultimi anni, grazie a internet, ma è ancora un fenomeno limitato rispetto al numero totale di chi compra quadri.
Quanto all’ultima affermazione: c’è un numero infinito di artisti che, a sentire chi li vende, è “destinato a costare cifre con almeno uno 0 in più”. A quanto pare non basta dirlo perché il mercato ci creda.
Grazie per il tuo contributo. In effetti che il mercato primario e quello secondario siano due mondi a volte distanti ho imparato a capirlo e devo dire che nell'ultimo anno (il mio primo acquisto d'arte risale al 2016) ho comprato quasi esclusivamente in galleria, mentre fino allo scorso anno avevo comprato solo in asta. Diciamo che il caso Griffa lo comprendo meno di altri perché se il valore storico dell'artista deve essere ricondotto agli anni '70, fatico a comprendere che il suo valore commerciale debba essere trainato dalle opere recenti. Io sono tra quelli che contesta l'idea che per tutti gli artisti i cicli più storici siano necessariamente i più significativi, forse (come dice un noto televenditore) qui in Italia pesa la tendenza a pensare che più vecchio equivalga sempre a "più prezioso", ma nel caso di Griffa, sarà un mio limite, fatico a vedere come quel che produce oggi per Kaplan sia destinato a lasciare un solco maggiore di ciò che ha fatto negli anni '70 nella storia dell'arte.
Ci tengo ad aggiungere un punto al ragionamento:cosa acquistano i musei?
GAM, Museo del 900, Gallerie d'Italia, TATE,Pompidou presentano principalmente tutte opere degli anni '70.
Questo mi porta a pensare che probabilmente alla fine prevarrà la storia alla moda.