Io credo che la definizione di “rentier” sia aleatoria, tanto è vero che non viene nemmeno prevista come opzione nelle statistiche istat, che attribuiscono a costoro la generica posizione di “inattivo” o “disoccupato” con una percentuale del 33,2% per i primi e del 7,2% per i secondi.
https://www.istat.it/it/files//2024/06/Mercato-del-lavoro-I-trim2024.pdf
Chi ottiene la classificazione di “disoccupato” di solito lo fa per percepire dei vantaggi economici e fiscali, e secondo me sarebbe difficile attribuire a queste persone la classificazione di “rentier” in senso stretto. Però dal punto di vista strettamente economico, dovrebbe essere razionale percepire un vantaggio con un minimo sforzo, anche se non se ne avrebbe bisogno, alle spese della collettività. Lo stesso si potrebbe dire per molti altri bonus edilizi o fiscali, ma qui il livello di ragionamento diventa etico e/o politico e perciò spinoso.
Come ho letto in qualche commento, la percezione soggettiva vale di più della realtà o del sentir comune. Una persona può vivere tranquillamente senza lavorare ed essere mantenuta da qualcun’altro, e soggettivamente questa persona magari vive bene anche senza avere una propria autonomia.
Potremmo allora impostare il discorso in modo oggettivo tenendo conto della patrimonializzazione (mobiliare ed immobiliare) e delle rendite passive (affitti, altre entrate, ecc.). Ma non è facile trovare un formula adeguata e universalmente accettata.
Un primo parametro di valutazione potrebbe essere se il reddito da tasso risk free del patrimonio mobiliare sommato alle altre rendite passive è almeno superiore al reddito mediano indicato dall’istat per le persone della stessa categoria anagrafica (es. single che vive nel nord-est).
Un secondo parametro, di difficile valutazione, portebbe essere x:
Patrimonio (mobiliare + immobiliare) = anni di speranza di vita * x * reddito annuo mediano istat della propria categoria anagrafica
Ed è ora che si innescano i dibattiti più accesi perché la quantificazione del parametro x minimo per essere ritenuti “rentier” può variare ampiamente se si ipotizza di dilapidare il proprio patrimonio, oppure se il patrimonio debba rimanere sostanzialmente intonso. Così come può variare ampiamente visto che soggettivamente per alcuni il reddito annuo mediano istat della propria categoria anagrafica potrebbe essere sufficiente per vivere una vita dignitosa, e per altri non sarebbe per niente accettabile.
L’immobile dove si vive può essere o meno considerato nella quantificazione del patrimonio immobiliare ed anche questo è soggettivo. Lo stesso dicasi per il capitale umano, con il calcolo attualizzato della futura percezione della pensione inps o di altre rendite da pensione complementare in funzione della speranza di vita e del tasso di sconto, ottenendo un valore economico che potrebbe o meno fare parte della quantificazione del patrimonio.