Il club di quelli che vivono di rendita vol. V

Vedo che si riaffaccia in questo 3D il concetto del FIRE.

Imho e’ un concetto che con il vivere di rendita, sottintendendo da benestanti come nella nostra accezione, non c’entra praticamente nulla.

Il FIRE è un orientamento di vita che nasce nel mondo americano, paese nel quale i ritmi e le condizioni di lavoro sono decisamente peggiori di quelle italiane ed europee, per cui si tenta di lavorare nella prima parte della vita risparmiando fino all’ultimo centesimo per accumulare un capitale che consenta di ritirarsi prima della pensione e campare una parte della propria vita senza lavorare.

Molto spesso gli adepti del FIRE fanno una vita miserabile in gioventù, quando lavorano e risparmiano come forsennati, per poi passare a fare una vita grama senza lavorare, ma dovendo vivere con il bilancino per arrivare a fine mese con la magra rendita che si sono costruiti.

Non si offenda nessuno ma io la definisco la ricetta per una vita di me.rda…. Come se poi ce ne fosse un’altra di riserva.

C’è da dire che sono mode che nascono negli USA dove hanno qualche giustificazione:

1) le condizioni del lavoro, soprattutto quello dipendente, sono molto peggiori che in Europa. Quindi è più comprensibile la voglia di “uscire dalla ruota del criceto” come dicono gli adepti.

2) esiste un consumismo assurdo che non ha eguali in Italia, e quindi risparmiare in maniera sostanziosa senza intaccare la qualità della vita e’ decisamente più fattibile che in Italia.

In Italia sentir parlare di ruota del criceto, magari da parte di chi lavora in una grande azienda, con tutte le garanzie e contro garanzie se non magari nel pubblico impiego fa onestamente un po’ ridere.

Come pure parlare di grandi possibilità di risparmio da parte di un lavoratore medio che prende 2000/2500 al mese mi sembra difficile. Non è mica come qui che invece di comprarmi l’F150 che fa 5 km al litro mi compro una onesta Toyota e vivo bene lo stesso.

My 2 cents.

Facciamo 4 cents, includendo anche i miei.

In effetti, prima di capitare su questo forum, mai avevo sentito parlare di questo Fire.
L’unica Fire che conoscevo era la Fiat Uno! Anyway…

Assodato che il mondo anglosassone ed il nostro, dal punto di vista lavorativo e non solo, sono paragonabili come mele e angurie, da noi se dopo una vita di lavoro ci si ritira qualche anno, attentissimi alle spese e in attesa della sospirata pensione statale, tutto si può dire di sé tranne che si “vive di rendita”.

Poi per carità, ciascuno ha la propria coperta di Linus, aka comfort zone, ma in soldoni questo è. Senza alcuna offesa per nessuno.

Quando lavoravo, da un certo punto in avanti ho appurato di avere a disposizione un adeguato ptm, ma non mi sono mai sognato di autodefinirmi, che so, “rentier momentaneamente prestato al servizio lavorativo volontario” o altri giri di parole del genere.

Mi definivo quello che ero: un commerciante, un lavoratore autonomo.

La semplicità e la sintesi aiutano sempre a vederci più chiaro.
 
Sbaglio o siamo tutti contro tutti?
Maschi contro femmine.
Dipendenti contro imprenditori.
Cittadini contro lo Stato.
Nuova generazione contro vecchia generazione, detti boomer.
Rentier contro lavoratori nella ruota del criceto.
Non c'è un post che io legga, nell'ultimo periodo sui Social ed anche qui , in cui non si voglia cercare a tutti i costi la polemica, la ragione, la conferma che la propria situazione è quella più grave, più bisognosa, più difficile.
Sembra che ci siamo divisi in fazioni contrapposte, pronti a scontrarci su ogni argomento. Ogni giorno, immersi in conflitti che sembrano mettere ogni gruppo contro l'altro.
Ma forse, stiamo esagerando?
Fermiamoci un attimo a riflettere.
Prima di rispondere d'impulso, come dei cavalli imbizzarriti, spinti dalle nostre emozioni e dalle nostre esperienze personali, proviamo a fermarci e ad ascoltare veramente le ragioni dell'altro.
Ogni post con più di 10 commenti è ormai un circo.
Questa dinamica poi ci porta in un ciclo infinito di risentimento e orgoglio, dove l'obiettivo diventa avere ragione piuttosto che comprendere davvero l'altro.
L'intenzione è sempre quella di spostare la responsabilità su qualcun altro.
Ogni nostra esperienza è unica e decontestualizzare le situazioni solo per confermare le nostre convinzioni rischia di avvelenare tutto e di farci perdere la strada della ragione, l'unica che può trovare le soluzioni per il bene comune.
Penso che se continuiamo così, rischiamo di creare ovunque un ambiente tossico e conflittuale ed estremamente individualista.
Forse dovremmo fermarci un attimo ad ascoltare.
Ascoltare con attenzione la versione dell'altro, comprendere le sue motivazioni.
Ma chi di noi si sveglia la mattina con l'intenzione di fare del male agli altri?
Qualunque sia la nostra posizione: uomo, donna, dipendente, imprenditore, giovane, vecchio,rentier,pensionato,disoccupato .
Penso piuttosto che la maggior parte di noi cerca semplicemente di fare del proprio meglio in circostanze spesso difficili e inaspettate. Di fare quello che può, con quello che ha a disposizione in quel momento, sia essa energia o pazienza.
Quando esprimiamo un'opinione o un giudizio, qual è la nostra intenzione?
Stiamo cercando di dare valore alla conversazione o solo di confermare le nostre convinzioni?
Le nostre aspettative sugli altri sono realistiche?
O stiamo imponendo agli altri standard che nemmeno noi possiamo mantenere?
Ognuno di noi ha una storia diversa, un contesto unico ed esperienze personali irreplicabili.
Se ci fermassimo a considerare che tutti noi abbiamo un ruolo da giocare in questo mondo, potremmo trovare più pace e comprensione reciproca.
I toni si esasperano, la voglia di rivendicare il proprio pensiero prende la mano e fa spesso travalicare il confine tra passione e affermazione che non ammette repliche. La verità esiste, lo credo realmente, e va difesa, non è questo il caso delle opinioni, che possono essere più o meno centrare, ma piu’ o meno tutte legittime quando non scivolano nell'illiceità o nell'immoralità.
Buona domenica a tutti.
 
Ultima modifica:
Sbaglio o siamo tutti contro tutti?
Maschi contro femmine.
Dipendenti contro imprenditori.
Cittadini contro lo Stato.
Nuova generazione contro vecchia generazione, detti boomer.
Rentier contro lavoratori nella ruota del criceto
Non c'è un post che io legga, nell'ultimo periodosui Social ed anche qui , in cui non si voglia cercare a tutti i costi la polemica, la ragione, la conferma che la propria situazione è quella più grave, più bisognosa, più difficile.
Sembra che ci siamo divisi in fazioni contrapposte, pronti a scontrarci su ogni argomento. Ogni giorno, immersi in conflitti che sembrano mettere ogni gruppo contro l'altro.
Ma forse, stiamo esagerando?
Fermiamoci un attimo a riflettere.
Prima di rispondere d'impulso, come dei cavalli imbizzarriti, spinti dalle nostre emozioni e dalle nostre esperienze personali, proviamo a fermarci e ad ascoltare veramente le ragioni dell'altro.
Ogni post con più di 10 commenti è ormai un circo.
Questa dinamica poi ci porta in un ciclo infinito di risentimento e orgoglio, dove l'obiettivo diventa avere ragione piuttosto che comprendere davvero l'altro.
L'intenzione è sempre quella di spostare la responsabilità su qualcun altro.
Ogni nostra esperienza è unica e decontestualizzare le situazioni solo per confermare le nostre convinzioni rischia di avvelenare tutto e di farci perdere la strada della ragione, l'unica che può trovare le soluzioni per il bene comune.
Penso che se continuiamo così, rischiamo di creare ovunque un ambiente tossico e conflittuale ed estremamente individualista.
Forse dovremmo fermarci un attimo ad ascoltare.
Ascoltare con attenzione la versione dell'altro, comprendere le sue motivazioni.
Ma chi di noi si sveglia la mattina con l'intenzione di fare del male agli altri?
Qualunque sia la nostra posizione: uomo, donna, dipendente, imprenditore, giovane, vecchio,rentier,pensionato,disoccupato .
Penso piuttosto che la maggior parte di noi cerca semplicemente di fare del proprio meglio in circostanze spesso difficili e inaspettate. Di fare quello che può, con quello che ha a disposizione in quel momento, sia essa energia o pazienza.
Quando esprimiamo un'opinione o un giudizio, qual è la nostra intenzione?
Stiamo cercando di dare valore alla conversazione o solo di confermare le nostre convinzioni?
Le nostre aspettative sugli altri sono realistiche?
O stiamo imponendo agli altri standard che nemmeno noi possiamo mantenere?
Ognuno di noi ha una storia diversa, un contesto unico ed esperienze personali irreplicabili.
Se ci fermassimo a considerare che tutti noi abbiamo un ruolo da giocare in questo mondo, potremmo trovare più pace e comprensione reciproca.
I toni si esasperano, la voglia di rivendicare il proprio pensiero prende la mano e fa spesso travalicare il confine tra passione e affermazione che non ammette repliche. La verità esiste, lo credo realmente, e va difesa, non è questo il caso delle opinioni, che possono essere più o meno centrare, ma piu’ o meno tutte legittime quando non scivolano nell'illiceità o nell'immoralità.
Buona domenica a tutti.


Con parole tue?
 
Smetterla di rapportarsi agli altri come se vivessimo dentro un derby calcistico infinito.

Io manco lo seguo, Il calcio, figurati.

D’accordissimo per quando riguarda me, però purtroppo in discussioni come questa -in cui uno deve per forza esplicitare il proprio benessere economico- si va incontro quasi sempre al misunderstanding.

Il semplice affermare una cosa viene mediamente recepita come una ostentazione, perché il denaro è un tabù allo stesso livello pro del sesso e della morte.

Occorrerebbero più leggerezza e meno corsa alla competizione, sì
 
Il semplice affermare una cosa viene mediamente recepita come una ostentazione, perché il denaro è un tabù allo stesso livello pro del sesso e della morte.

Vero, ma anche perché spesso partecipa al derby sia chi parla che ci ascolta.
Che poi "ascolta" per modo di dire: di solito oggigiorno l'altrui parlare è solo un'attesa spasmodica di poter tornare a dire la propria.
 
Al di là delle disquisizioni terminologiche, mi pare comunque di notare che pulizia è stata fatta e in questa discussione siamo tutti rentier, chi per un verso e chi per l'altro.

Detto questo, io parlerei anche di aspetti un po' più operativi.
Posto ad esempio che abbiamo a disposizione tempo che chi lavora non ha, come possiamo metterlo a frutto per incrementare/integrare/etc le nostre sostanze, senza che questo diventi un lavoro (per quanto sui generis).

Una volta smontato dalla ruota del criceto, mi sono reso conto quanto veramente "siamo i sottoprodotti di uno stile di vita che ci ossessiona" (cit.), anche se già stavo lavorando su me stesso da anni a riguardo.

E allora probabilmente non ti servono più 3-4-5-6 tra auto e motorini, le pause pranzo e tutta una serie di spese accessorie obbligatorie o quasi per chi lavora.

E allora hai tempo di adempiere alle spese quotidiane con più discernimento e selezione, a pari o maggior qualità e diminuendo i costi.

E allora hai tempo di informarti e studiare modalità di investimento che chi usa mezza giornata per spostamenti/lavoro/pause/correre il più delle volte non ha (e si affida spesso e volentieri a "specialisti" con risultati spesso quantomeno dubbi, come sappiamo).

Approfondirei questi ed altri aspetti, strategie e tattiche. Magari riusciamo a fornirci spunti ed idee vicendevolmente.
 
Il piano FIRE antifragile e' sostenibile anche senza la pensione che tra circa 8 anni dovrei prendere dopo 35 anni di lavoro ,idem la moglie con 26 anni di lavoro ,se l'Inps nel frattempo non fallira' la pensione aiutera' a mitigare il longevity risk evitando di attingere dai risparmi accumulati..

La vita e' tutto un rischio: Rischi per chi pianifica o e' gia' in FIRE(Finantial Indipendence Retire Early)
Ciao Rentier64, visto che anche io sto entrando nella tua situazione dopo accordo con il mio datore e 36 anni di lavoro, a fine anno chiuderò la mia posizione lavorativa. Mi fa molto paura cosa fare tutto il giorno senza le mie normali attività....credo che ne risentiro molto a livello morale....posso chiederti che consigli mi dai per superare questa situazione ?
 
Ciao Rentier64, visto che anche io sto entrando nella tua situazione dopo accordo con il mio datore e 36 anni di lavoro, a fine anno chiuderò la mia posizione lavorativa. Mi fa molto paura cosa fare tutto il giorno senza le mie normali attività....credo che ne risentiro molto a livello morale....posso chiederti che consigli mi dai per superare questa situazione ?
Dipende da te, se prima pensavi solo a lavorare o se invece avevi anche altri interessi passioni hobbies con tutto il tempo libero che avrai a disposizione puoi coltivarli in piena liberta' senza particolari costrizioni .
L'unico consiglio e' non chiuderti nella tua zona di confort, ma cerca di imparare sempre cose nuove....
Come Imparare Una Cosa Al Giorno e non invecchiare mai - Roberto Vacca.

Qua un articolo su come vivere senza lavorare
Come vivere senza lavoro. Stress Coach. Antistress
 

Allegati

  • come vivere senza lavoro.pdf
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Vedo che si riaffaccia in questo 3D il concetto del FIRE.

Imho e’ un concetto che con il vivere di rendita, sottintendendo da benestanti come nella nostra accezione, non c’entra praticamente nulla.

Il FIRE è un orientamento di vita che nasce nel mondo americano, paese nel quale i ritmi e le condizioni di lavoro sono decisamente peggiori di quelle italiane ed europee, per cui si tenta di lavorare nella prima parte della vita risparmiando fino all’ultimo centesimo per accumulare un capitale che consenta di ritirarsi prima della pensione e campare una parte della propria vita senza lavorare.

Molto spesso gli adepti del FIRE fanno una vita miserabile in gioventù, quando lavorano e risparmiano come forsennati, per poi passare a fare una vita grama senza lavorare, ma dovendo vivere con il bilancino per arrivare a fine mese con la magra rendita che si sono costruiti.

Non si offenda nessuno ma io la definisco la ricetta per una vita di me.rda…. Come se poi ce ne fosse un’altra di riserva.

C’è da dire che sono mode che nascono negli USA dove hanno qualche giustificazione:

1) le condizioni del lavoro, soprattutto quello dipendente, sono molto peggiori che in Europa. Quindi è più comprensibile la voglia di “uscire dalla ruota del criceto” come dicono gli adepti.

2) esiste un consumismo assurdo che non ha eguali in Italia, e quindi risparmiare in maniera sostanziosa senza intaccare la qualità della vita e’ decisamente più fattibile che in Italia.

In Italia sentir parlare di ruota del criceto, magari da parte di chi lavora in una grande azienda, con tutte le garanzie e contro garanzie se non magari nel pubblico impiego fa onestamente un po’ ridere.

Come pure parlare di grandi possibilità di risparmio da parte di un lavoratore medio che prende 2000/2500 al mese mi sembra difficile. Non è mica come qui che invece di comprarmi l’F150 che fa 5 km al litro mi compro una onesta Toyota e vivo bene lo stesso.

My 2 cents.
Non concordo del tutto: ho aperto il primo conto in banca per ricevere lo stipendio durante il militare ( ho fatto da carabiniere e pagavano bene), a 25 anni sono arrivati i primi soldi da libero professionista per 4 anni ho scelto come e quanto lavorare poi ho affiancato per 10 anni il trading gestendo sempre tempo e scelte. Dalla età di 39 anni avrei potuto vivere di rendita senza fare nulla di nulla,mi sarebbe bastato mettere il capitale in titoli di stato e vivere con le cedole...ma che divertimento ci sarebbe stato? So che posso vivere di rendita,so che posso alzarmi il mattino alle 9 e anche passare la giornata a bordo piscina o facendo cruciverba...ma sai che noia così tutta la vita
 
Se non erro c'era anche possidente :cool:
È una "professione" che era indicabile in CI cartacea e può essere inserita in censimento anagrafico e questionario antiriciclaggio del proprio intermediario finanziario.

Da un punto di vista formale il "possidente" dovrebbe essere chi vive prevalentemente di redditi fondiari, originariamente generati da terreni, oggi verosimilmente da immobili ad uso abitativo - commerciale - produttivo.
Viceversa il "benestante" è chi tra la propria ricchezza prevalentemente da redditi da capitale e redditi diversi.
 
Smetterla di rapportarsi agli altri come se vivessimo dentro un derby calcistico infinito.
Finora non mi sembra il caso in questo 3D, onestamente. Poi forse non ho colto qualche sfumatura. Può darsi. In caso chiedo scusa.

Però uno potrà pure poter dire la sua no? Altrimenti è proprio perdere tempo.
 
Finora non mi sembra il caso in questo 3D, onestamente. Poi forse non ho colto qualche sfumatura. Può darsi. In caso chiedo scusa.

Però uno potrà pure poter dire la sua no? Altrimenti è proprio perdere tempo.
Ho solo fatto un riassunto, come richiesto, non ho espresso alcuna opinione su questa discussione...
 
Non concordo del tutto: ho aperto il primo conto in banca per ricevere lo stipendio durante il militare ( ho fatto da carabiniere e pagavano bene), a 25 anni sono arrivati i primi soldi da libero professionista per 4 anni ho scelto come e quanto lavorare poi ho affiancato per 10 anni il trading gestendo sempre tempo e scelte. Dalla età di 39 anni avrei potuto vivere di rendita senza fare nulla di nulla,mi sarebbe bastato mettere il capitale in titoli di stato e vivere con le cedole...ma che divertimento ci sarebbe stato? So che posso vivere di rendita,so che posso alzarmi il mattino alle 9 e anche passare la giornata a bordo piscina o facendo cruciverba...ma sai che noia così tutta la vita
Embe’ che vuol dire. Io volendomi accontentare di un 2k al mese lo potevo fare dalla nascita il rentier.. 😀

A parte che mio padre mi avrebbe fucilato, ma poi anche io mi sarei rotto i ciglioni a fare un capzo tutto il giorno.

Poi quando sei giovane, gli amici tutti impegnati a fare carriera, viaggi, nuove conoscenze, donne ecc… e tu a fare i cruciverba al parco come un vecchietto??

Ma non esiste proprio.

Ma avevo già scritto un post su questa cosa.
 
Personalmente ritengo che tutti abbiano pieno titolo a partecipare alla discussione, auspicabilmente dando un apporto costruttivo e non ponendosi con atteggiamento oppositivo o denigratorio dell'altrui esperienza.

Ciò detto, è un fatto che il rentière, che in francese è sinonimo di riche, è un "redditiere" (per quanto la traduzione italiana non sia sublime) appartenente al ceto dei ricchi, o quantomeno dei più che benestanti, sovente lo è da generazioni, pur con fonti di ricchezza che si sono evolute nel corso dei secoli, passando ad esempio dal latifondo agli immobili ad uso abitativo, commerciale e produttivo all'attività d'impresa agli investimenti finanziari.

Chi aderisce alle idee del movimento FIRE è, al contrario, un lavoratore, realisticamente dipendente (dubito che un libero professionista premium con importante studio e molti dipendenti possa identificarsi nell'immagine del criceto), che mira, come dice l'acronimo stesso, a ritirarsi anticipatamente dal lavoro raggiungendo un'indipendenza finanziaria, accettando di limitare il proprio benessere economico.

Nessuna di tali condizioni è deprecabile, ma non è offensivo affermare che sono profondamente diverse tra loro.
 
Embe’ che vuol dire. Io volendomi accontentare di un 2k al mese lo potevo fare dalla nascita il rentier.. 😀

A parte che mio padre mi avrebbe fucilato, ma poi anche io mi sarei rotto i ciglioni a fare un capzo tutto il giorno.

Poi quando sei giovane, gli amici tutti impegnati a fare carriera, viaggi, nuove conoscenze, donne ecc… e tu a fare i cruciverba al parco come un vecchietto??

Ma non esiste proprio.

Ma avevo già scritto un post su questa cosa.
Perché che vi è di rendita fa questo? Non lo sapevo
 
Non concordo del tutto: ho aperto il primo conto in banca per ricevere lo stipendio durante il militare ( ho fatto da carabiniere e pagavano bene), a 25 anni sono arrivati i primi soldi da libero professionista per 4 anni ho scelto come e quanto lavorare poi ho affiancato per 10 anni il trading gestendo sempre tempo e scelte. Dalla età di 39 anni avrei potuto vivere di rendita senza fare nulla di nulla,mi sarebbe bastato mettere il capitale in titoli di stato e vivere con le cedole...ma che divertimento ci sarebbe stato? So che posso vivere di rendita,so che posso alzarmi il mattino alle 9 e anche passare la giornata a bordo piscina o facendo cruciverba...ma sai che noia così tutta la vita
Cmq è notevole...
In 14 anni di lavoro hai messo da parte un capitale sufficiente a vivere di rendita con le cedole di titoli di stato...
Non è certo da tutti...
Bisogna certo capire con quanto si intende vivere di rendita...
Che capitale giudichi sufficiente per vivere di rendita a 40 anni?
 
Smetterla di rapportarsi agli altri come se vivessimo dentro un derby calcistico infinito.
Esiste il tasto ignora... Mi spiace molto dirlo ma almeno in un caso io lo ho usato e funziona abbastanza.

Anche se lo citi ad esempio non leggo la citazione
 
Personalmente ritengo che tutti abbiano pieno titolo a partecipare alla discussione, auspicabilmente dando un apporto costruttivo e non ponendosi con atteggiamento oppositivo o denigratorio dell'altrui esperienza.

Ciò detto, è un fatto che il rentière, che in francese è sinonimo di riche, è un "redditiere" (per quanto la traduzione italiana non sia sublime) appartenente al ceto dei ricchi, o quantomeno dei più che benestanti, sovente lo è da generazioni, pur con fonti di ricchezza che si sono evolute nel corso dei secoli, passando ad esempio dal latifondo agli immobili ad uso abitativo, commerciale e produttivo all'attività d'impresa agli investimenti finanziari.

Chi aderisce alle idee del movimento FIRE è, al contrario, un lavoratore, realisticamente dipendente (dubito che un libero professionista premium con importante studio e molti dipendenti possa identificarsi nell'immagine del criceto), che mira, come dice l'acronimo stesso, a ritirarsi anticipatamente dal lavoro raggiungendo un'indipendenza finanziaria, accettando di limitare il proprio benessere economico.

Nessuna di tali condizioni è deprecabile, ma non è offensivo affermare che sono profondamente diverse tra loro.
Io sono stato dipendente e devo dire che non ho purtroppo mai amato il lavoro che ho fatto.
La filosofia Fire non la conoscevo ma sicuramente la ho in parte applicata.
Ora vivo di rendita o meglio per 3 mesi sto aiutando un conoscente a mettere su un hub logistico e devo dire che son contento dell' esperienza ho rivisto anche persone che non incontravo da un decennio...
Mi mancano 36 giorni e devo dire che non vedo l'ora di tornare alle mie attività non lavorative.
 
Ciao Rentier64, visto che anche io sto entrando nella tua situazione dopo accordo con il mio datore e 36 anni di lavoro, a fine anno chiuderò la mia posizione lavorativa. Mi fa molto paura cosa fare tutto il giorno senza le mie normali attività....credo che ne risentiro molto a livello morale....posso chiederti che consigli mi dai per superare questa situazione ?
Fai bene a non sottovalutare la questione, il lavoro impegna molto e riempie spazi vuoti...
Senza si rischia di sentirsi vuoti...
Anche avere tempo per pensare obbliga ad un esame di coscienza e alcuni nodi irrisolti potrebbero venire al pettine.
Se pensi di essere in difficoltà chiedi a confidenti di aiutarti e valuta anche un sostegno di un professionista...
Io dopo aver mollato il colpo ho fatto una profonda piazza pulita... Anche troppo
Ma mi son reso conto in tempo che ho rischiato di allontanarmi anche da quelle cose che invece per me erano importanti.
Se ti può consolare non è detto che succeda nulla e nel mio caso dopo un trimestre tutto è passato.
 
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