Il club di quelli che vivono di rendita vol. V

Per ora in scatoloni in uno scantinato


Ti auguro di riuscire a piazzarli.

Io possiedo molti libri: ho provato a sentire tutte le biblioteche della zona anni fa, pur di evitare di buttarli, ma niente da fare.

Alla fine mi sono rassegnato e ora, man mano, li porto all'isola ecologica quando devo eliminarne un po'.
 
Ma con il quiet luxury mi ci esce questa??😎
 

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Come ti ha spiegato correttamente @mgzr160 , fino all'introduzione della CIE sia "benestante" che "possidente" erano dichiarabili come professioni.
Al primo rinnovo della CI dopo aver terminato l'università e concomitantemente iniziato a vivere di rendita mi dichiarai "benestante", chiedendo alla funzionaria dell'anagrafe, come mio diritto, che tale status fosse registrato negli archivi ma non riportato sul documento d'identità.
Sempre a decorrere dal termine degli studi ho dichiarato la professione di "benestante" anche agli intermediari finanziari con cui opero, sia in fase di classificazione della clientela, sia nel rispondere al questionario antiriciclaggio: alcuni prevedono tale voce tra le risposte predefinite (talvolta come "benestante", talvolta come "benestante/possidente"), altri no, ma offrono la possibilità d'indicare manualmente una professione non presente in elenco.
Per rientrare nella categoria "benestante" il patrimonio netto contanti non deve essere inferiore a quanto? 2kk andrebbe bene???
 
Ultima modifica:
Io non lo avevo valutato come investimento sin quando mi sono imbattuto in case a questi prezzi nella mia città,nella sezione immobiliare per un po' postavo anche i link di quelli a cui facevo offerta. Nella via dove ho comprato ultimo appartamento a 16 Mila, vedo che ci sono un paio in vendita con prezzo di partenza tra 22 Mila e 25 Mila, appartamenti che si affittano in 2 giorni ,poi tra i 350 e i 400 euro al mese. Torno a dire a Milano non comprerei
Verrebbe da chiedere perché non se la comprano loro la casa, invece che buttare soldi in affitto.
 
Verrebbe da chiedere perché non se la comprano loro la casa, invece che buttare soldi in affitto.
Lo ho spiegato una volta: gli italiani in quella zona della città non comprano, perché ritengono che sia abitata da troppi stranieri.
Gli stranieri non comprano per due motivi: perché sono di prima generazione e pensano di tornare a casa e non investono,preferiscono mandare i soldi al loro paese e poi perché nel 2007/2008 hanno visto tanti pignorati quando i mutui sono andati alle stelle. Vedo che i giovani che lavorano invece comprano perché mi danno disdetta perché hanno trovato da comprare
 
Ti auguro di riuscire a piazzarli.

Io possiedo molti libri: ho provato a sentire tutte le biblioteche della zona anni fa, pur di evitare di buttarli, ma niente da fare.

Alla fine mi sono rassegnato e ora, man mano, li porto all'isola ecologica quando devo eliminarne un po'.
Esistono gruppi di zona su Facebook dove si regalano gli oggetti dei quali ci si vuole disfare, quando si tratta di ingombranti divani è anche comodo in quanto arrivano col furgone e se li portano via.
 
Ciao Rentier64, visto che anche io sto entrando nella tua situazione dopo accordo con il mio datore e 36 anni di lavoro, a fine anno chiuderò la mia posizione lavorativa. Mi fa molto paura cosa fare tutto il giorno senza le mie normali attività....credo che ne risentiro molto a livello morale....posso chiederti che consigli mi dai per superare questa situazione ?
Prendi un camper e parti, l'Italia è luga e stretta, puoi passare una settimana in montagna e l'altra al mare con spostamenti di appena 80km.
Quando sei al mare vai a pescare poi verso le 11:00 inizi a cucinare il pesce, a mezzogiorno pranzi, nel pomeriggio pennichella al fresco, la sera passeggiata sul lungomare, la notte specie nei week end nei paesi c'è sempre qualche orchestra che suona e ritrovi per ballare...ecco, grossomodo i programmi potrebbero essere questi, ma tieni presente che ovunque è pieno di musei, opere d'arte, località turistiche, di cose da fare ce ne sono...quello che serve è una buona pensione.
 
Per rientrare nella categoria "benestante" il patrimonio netto contanti non deve essere inferiore a quanto? 2kkk andrebbe bene???
Occorre fare una distinzione: un conto e la "professione" di benestante, che un tempo veniva dichiarata all'anagrafe per il rilascio della CI cartacea e tutt'ora va comunicata alla banca sia a fini di censimento anagrafico che in risposta al questionario antiriciclaggio.
Per dichiararsi tale è sufficiente che i propri redditi non siano da lavoro, bensì da capitale (cedole, dividendi) o diversi (capital gain), laddove il possidente ha come fonte principale di entrare i redditi fondiari.
Alla banca peraltro sarebbe corretto dichiararsi benestante anche se i suddetti fossero non gli unici redditi, ma quelli prevalenti, perché tale è il tenore del quesito.

Altro alveo invece è quello della condizione di benestante come intermedia tra il ricco ed il piccolo borghese.
Qui è più difficile dare una risposta univoca, se ne è discusso più volte nell'ambito del vivere di rendita: personalmente, ma è solo un'opinione, considero gli HNWI tra benestanti e più che benestanti, a seconda di come si collocano, a livello patrimoniale, nel delta loro assegnato convenzionalmente (1 - 5 mln).
 
Con il mio messaggio al post #1100 ho cercato di impostare una valutazione oggettiva della soglia patrimoniale/reddituale per poter vivere senza preoccupazioni economiche ed almeno in modo dignitoso (per dare una definizione di reddito dignitoso, dal punto di vista statistico, la spesa mediana indicata dall'istat per ciascuna categoria anagrafica e geografica dovrebbe essere un valore insindacabile).

Da alcuni è stato scritto che questi argomenti sono già stati dibattuti in altre sedi, per cui spero che gli utenti storici mi possano fornire una succinta sintesi, non della loro personale interpretazione, ma delle conclusioni a cui era arrivata la maggioranza dei partecipanti alla discussione, con un taglio diciamo giornalistico. Non ricordo chi abbia fatto l'esperimento ma so che per stimare il numero di palline in un grande contenitore (oppure il peso di un bovino) la stima media della maggioranza è abbastanza accurata.

Chi è già "rentier" lo sa, ciascuno ha la propria storia e non ha certo bisogno di trovare una definizione alla sua condizione e la vive a modo suo, perchè c'è chi "vive di rendita" e chi "sopravvive di rendita". Che ci sia il rentier "aristocratico", il fire "popolare", o altre categorie, a me non interessa più di tanto, nel senso che sono tutti esseri umani che cercano di vivere la vita al meglio delle proprie possibilità, sapendo che però fanno parte di una minoranza rispetto al resto della popolazione che è costretta a lavorare per arrivare alla fine del mese.

Ad essere sincero a me la disquisizione sulla definizione di rentier non interessa molto e chiedo venia se è passato questo messaggio quando si parlava della carta d'identità. E nemmeno mi interessa molto la discussione colloquiale sugli stili di vita o come spendere il proprio tempo, la prima parte mi sembra classista e la seconda esistenziale, ma vi leggo in ogni caso abbastanza volentieri.

Per evitare di nuovo fraintendimenti il mio non è un invito ad iniziare una raccolta dati dove ciascuno "spara" la propria valutazione personale, mi interessa solo capire la conclusione succinta a cui si è arrivati in precedenti capitoli anche in altre sedi. Se serve di nuovo ad evitare incomprensioni magari specificate se ci si riferisce al rentier "aristocratico" o al fire "popolare". E se riportate le conclusioni a cui è arrivata la maggioranza nelle vecchie discussioni nessuno potrà accusare chi scrive la sintesi di partigianeria, al massimo Vi potrà imputare di essere un pessimo "giornalista" :D
 
Se qualcuno si chiedesse quale è la mia personale interpretazione di chi sia il rentier "aristocratico", pensiamo ad una tabella a quattro caselle, che su un lato ha stile di vita agiato o popolare e sull'altro preservare o consumare il patrimonio. Il rentier "aristocratico" secondo me si colloca nella combinazione preservare il capitale + stile di vita agiato. Colui che "sopravvive di rendita" secondo me si colloca nella casella consumare il patrimonio + stile di vita popolare.
 
Ti auguro di riuscire a piazzarli.

Io possiedo molti libri: ho provato a sentire tutte le biblioteche della zona anni fa, pur di evitare di buttarli, ma niente da fare.

Alla fine mi sono rassegnato e ora, man mano, li porto all'isola ecologica quando devo eliminarne un po'.
Quando ho venduto l'ufficio ne ho messi molti in cantina, altri li ho buttati...forse dovrei passare al kindle o simili ma non mi sono ancora convinto
 
Con il mio messaggio al post #1100 ho cercato di impostare una valutazione oggettiva della soglia patrimoniale/reddituale per poter vivere senza preoccupazioni economiche ed almeno in modo dignitoso (per dare una definizione di reddito dignitoso, dal punto di vista statistico, la spesa mediana indicata dall'istat per ciascuna categoria anagrafica e geografica dovrebbe essere un valore insindacabile).

Da alcuni è stato scritto che questi argomenti sono già stati dibattuti in altre sedi, per cui spero che gli utenti storici mi possano fornire una succinta sintesi, non della loro personale interpretazione, ma delle conclusioni a cui era arrivata la maggioranza dei partecipanti alla discussione, con un taglio diciamo giornalistico. Non ricordo chi abbia fatto l'esperimento ma so che per stimare il numero di palline in un grande contenitore (oppure il peso di un bovino) la stima media della maggioranza è abbastanza accurata.

Chi è già "rentier" lo sa, ciascuno ha la propria storia e non ha certo bisogno di trovare una definizione alla sua condizione e la vive a modo suo, perchè c'è chi "vive di rendita" e chi "sopravvive di rendita". Che ci sia il rentier "aristocratico", il fire "popolare", o altre categorie, a me non interessa più di tanto, nel senso che sono tutti esseri umani che cercano di vivere la vita al meglio delle proprie possibilità, sapendo che però fanno parte di una minoranza rispetto al resto della popolazione che è costretta a lavorare per arrivare alla fine del mese.

Ad essere sincero a me la disquisizione sulla definizione di rentier non interessa molto e chiedo venia se è passato questo messaggio quando si parlava della carta d'identità. E nemmeno mi interessa molto la discussione colloquiale sugli stili di vita o come spendere il proprio tempo, la prima parte mi sembra classista e la seconda esistenziale, ma vi leggo in ogni caso abbastanza volentieri.

Per evitare di nuovo fraintendimenti il mio non è un invito ad iniziare una raccolta dati dove ciascuno "spara" la propria valutazione personale, mi interessa solo capire la conclusione succinta a cui si è arrivati in precedenti capitoli anche in altre sedi. Se serve di nuovo ad evitare incomprensioni magari specificate se ci si riferisce al rentier "aristocratico" o al fire "popolare". E se riportate le conclusioni a cui è arrivata la maggioranza nelle vecchie discussioni nessuno potrà accusare chi scrive la sintesi di partigianeria, al massimo Vi potrà imputare di essere un pessimo "giornalista" :D
Purtroppo è impossibile darti una risposta univoca: in ciascuna delle infinite volte in cui si è trattato l'argomento del patrimonio necessario per smettere di lavorare e ritirarsi a vivere di rendita non vi è stata univocità d'opinioni, sia che si ragionasse in astratto, sia che ci si confrontasse su casi concreti che ci sono stati sottoposti.

L'unico parametro riconosciuto unanimemente come valido è il "fine vita", posto convenzionalmente a 100 anni di età; al contempo tutti convengono che il prelievo annuo medio, adeguato all'inflazione, diverso da persona a persona, vada stimato per eccesso, che oltre alle spese ordinarie ed alle straordinarie ricorrenti vengano ripartite su di esso anche le spese straordinarie episodiche (acquisto auto, manutenzioni straordinarie rilevanti della casa) e che si debba considerare un accantonamento per eventi straordinari non prevedibili.
Oltre a ciò, tutti concordano sullo stimare in modo prudenziale il rendimento netto atteso dal proprio capitale investito ed in modo pessimistico l'inflazione attesa futura, ma ciascuno formula, legittimamente, una propria personale stima di questi parametri essenziali.

Fatta questa premessa, non esiste un'entità del patrimonio valida erga omnes per potersi ritirare anticipatamente dal lavoro vivendo di rendita, ve ne è una valida "caso per caso", in funzione di una serie di parametri:
1) età del soggetto
2) single, in coppia (entrano in gioco i parametri del partner) senza o con prole (e numero della stessa)
3) età di conseguimento ed importo presunti del futuro assegno pensionistico
4) eredità future (quando e di quale entità)
5) in presenza di prole, desiderio o meno di lasciare alla stessa parte (da quantificare) del proprio patrimonio
6) disponibilità o meno, ed in quale grado, a modulare il proprio tenore di vita in funzione di rilevanti imprevisti
7) numerose varie ed eventuali
Alcuni di questi parametri non sono definibili con precisione a priori, ad es. quelli di cui ai punti 3 e 4, altri possono essere soggetti a più che legittimi mutamenti d'opinione nel corso della vita o ad eventi del tutto indipendenti dalla propria volontà.
 
Con il mio messaggio al post #1100 ho cercato di impostare una valutazione oggettiva della soglia patrimoniale/reddituale per poter vivere senza preoccupazioni economiche ed almeno in modo dignitoso (per dare una definizione di reddito dignitoso, dal punto di vista statistico, la spesa mediana indicata dall'istat per ciascuna categoria anagrafica e geografica dovrebbe essere un valore insindacabile).
Anche se la caratterizzazione comportamentale data da @rentier64 è la più accurata che si possa dare. La formalizzazione di un criterio quantitativo mi sembra un passo necessario, anche se limitato.
Se non altro per dare un riferimento oggettivo di adeguatezza generale della situazione finanziaria del soggetto "rentier" o di coloro che vi aspirano.
Siccome questo criterio non può che coincidere con la sostenibilità del patrimonio e della sua rendita, dispersi nelle discussioni di tanti volumi dovrebbero trovarsi vari fogli di calcolo di vari autori postati nel tempo sempre da @rentier64.

Purtroppo è impossibile darti una risposta univoca: in ciascuna delle infinite volte in cui si è trattato l'argomento del patrimonio necessario per smettere di lavorare e ritirarsi a vivere di rendita non vi è stata univocità d'opinioni, sia che si ragionasse in astratto, sia che ci si confrontasse su casi concreti che ci sono stati sottoposti.

L'unico parametro riconosciuto unanimemente come valido è il "fine vita", posto convenzionalmente a 100 anni di età; al contempo tutti convengono che il prelievo annuo medio, adeguato all'inflazione, diverso da persona a persona, vada stimato per eccesso, che oltre alle spese ordinarie ed alle straordinarie ricorrenti vengano ripartite su di esso anche le spese straordinarie episodiche (acquisto auto, manutenzioni straordinarie rilevanti della casa) e che si debba considerare un accantonamento per eventi straordinari non prevedibili.
Oltre a ciò, tutti concordano sullo stimare in modo prudenziale il rendimento netto atteso dal proprio capitale investito ed in modo pessimistico l'inflazione attesa futura, ma ciascuno formula, legittimamente, una propria personale stima di questi parametri essenziali.
Una sola osservazione metodologica.
Nel momento in cui le situazioni casuali vengono stimate tutte nella stessa direzione (pessimistica), si può finire per generare una situazione composta di worst case eccessivamente punitiva e improbabile (in maniera davvero incontrollata). Al contrario le varie casistiche corredate della loro curva di probabilità andrebbero prima composte in una sola con la loro curva per poi andare a selezionare il numero di deviazioni standard della confidenza percentuale voluta.

Per il resto, un'esposizione molto esaustiva 👍

nota precauzionale all'avventore: non sono contenuti nel testo sopra termini offensivi verso persone, animali o cose.:rolleyes:
 
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