sulle seconde case, perché sulle prime case coi bollettini da 500 euro in mano non ce li vedo lavoratori e pensionati, e se hanno seconde case i bollettini rimarrebbero anche nella migliore delle ipotesi, per loro, di abolizione dell'imu sulla prime case.
Qualsiasi lavoratore, dipendente o autonomo che sia, ma non evasore, vedrebbe di buon occhio l'ipotesi di avere il vicino gioielliere con un appartamento da 750 mila euro e che dichiara 20 mila euro all'anno, pagare 5-7 mila euro di imu, e lui magari pagare 1000 di umu, ma pagando 1500 o 2000 euro di irpef in meno, in un'operazione più che salubre di allargamento di base imponibile e di emersione del sommerso, a parità di gettito e quindi di pressione fiscale, con la prospettiva più che realistica di poter diminuire la seconda.
Esistono i cicli immobiliari, in città come Roma o Milano, avere un immobile da € 750.000,00 non equivale, di certo, ad aver avuto redditi sottratti all'erario, bensì, nella maggior parte dei casi, aver acquistato nel momento giusto, magari verso la fine degli anni '90.
Questo, ad esempio, non vale solo per i gioiellieri, al cui uscio, peraltro, non vedo file, ma, tanto per fare esempi concreti, anche per molte famiglie meridionali, che hanno acquistato l'alloggio per i figli al'università e, causa, soprattutto, l'ingresso nell'euro, hanno visto apprezzarsi in maniera imprevedibile ed esponenziale il loro immobile.
All'epoca l'acquisto era più che fattibile anche per una famiglia monoreddito, oggi, gli stessi acquirenti di allora, potrebbero, a mala pena, acquistarne la metà della metà.
Questi sono i dati reali e concreti, la tassazione indiscriminata colpisce tutti, è una favola quella dell'allargamento della base imponibile, in favore del tartassato (sic) è, semplicemente, l'allargamento dell'imponibile, è la tassa sul macinato, è lo schiaffone con la promessa, futura, di carezza, è il tiranno che mangia nel piatto, povero, del suddito.
L'amministrazione fiscale, allo sfascio come tutto il resto della P.A., non riesce a far rispettare le leggi?, anche fosse vero, di cui dubito fortemente, visto l'altissimo gettito fiscale, alzassero i sederini di fronte ai desktop, utilizzassero meno i studi di settore, entrassero a casa del contribuente, come fanno gli agenti di commercio, tanto per intenderci, conoscessero il territorio, il contesto, lo stato dell'arte e dell'economia, insomma, lavorassero.
Altrimenti, si sceglie di passare ad una tassazione indiretta sulle cose?, non venite a raccontare che, in futuro, servirà ad alleviare la tassazione diretta su, persone, impresa e lavoro, è solo la sommatoria, è l'estremo tentativo di non cambiare alcunché, poiché, per questa filosofia, il problema è nei comportamenti, dei sudditi contribuenti.
Il primo passo, se la cose fosse credibile, sarebbe quello di tagliare, subito, la tassazione diretta, a scapito, magari, della P.A., perché no, dove sta scritto che le tasse devono essere in funzione di quella.
In una moderna ed effettiva democrazia, le tasse sono in funzione del gettito che è sostenibile in sé, non l'imposizione in funzione del gettito che, comunque, deve essere raggiunto, sulla primo paradigma dovrebbe reggersi tutto l'apparato, in funzione dei servizi, non il contrario, organizzandoli con quel budget, non oltre.
Ma, ripeto, vorrebbe dire che, chi è stato abituato a dedurre dalle saccocce altrui le tasse da questi prodotte, dovrebbe iniziare a campare della ricchezza che produce.
Non sono pochi.
Questa è la lotta politica che, oggi, c'è in Italia.