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ciao, quali strategie in opzioni consigliereste in questa fase di mercato ad alta volatilità ed incertezza?
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ciao, quali strategie in opzioni consigliereste in questa fase di mercato ad alta volatilità ed incertezza?
Ora si compra delta in tendenza e si vende vega controtrend con l'obiettivo di mantenere il delta ed il vega leggermente negativi ma curando di avere un gamma piatto ed un atnow morbido. Particolare attenzione deve essere prestata all'uso dei margini che io, in questa fase di mercato dove le volatilità implicite potrebbero fare squeeze importanti, mantengo sempre ampiamente sotto al 10% del massimale operativo.
Personalmente da una settimana a questa parte sto comprando solo Put (io lavoro su singole azioni US) perché il Delta Dollar del portafoglio è fin troppo positivo e ritengo che gonfiarlo ulteriormente sia troppo rischioso.ciao, quali strategie in opzioni consigliereste in questa fase di mercato ad alta volatilità ed incertezza?
Scrivo un messaggio di commento con molta fretta ma ti ringrazio per il paper, non l'avevo letto.
Si inserisce nel filone di prezzare una catena di opzioni in modo parsimonioso senza usare direttamente B&S con tante differenti volatilità implicite quanti sono i prezzi di esercizio, ovvero di relegare lo smile/skew ad un artefatto figlio di un modello sbagliato piuttosto che allo "sticky interpolator" su cui Dupire ha fatto la sua fortuna con la volatilità locale.
Il filone che fa a meno di B&S nasce da Breeden-Litzenberger (densità implicita model-free), ma è con la mistura di distribuzioni lognormali (credo Brigo & Mercurio) che a mio avviso raggiunge una facile trattabilità analitica: la possibilità di prezzare una intera catena di opzioni con soli 5 parametri anziché ricorrere a sofisticate interpolazioni del volatility smile come nello SVI di Gatheral si collega all'esistenza di due regimi di mercato, uno "normale" e uno che "gonfia" le code di rischio sconfessando il moto browniano geometrico come processo per il sottostante e, soprattutto, non richiedendo necessariamente alla volatilità di essere stocastica (Heston, Bates etc.).
Qui Taleb ci dice sostanzialmente che, fissata una opzione che faccia da "perno", con un solo parametro e una legge di potenza il resto della catena segue di conseguenza e i prezzi di mercato tornano.
Quali conseguenze operative? In realtà non molte a mio avviso: questo modello presentato da Taleb sposta la ricerca dell'edge dal confronto tra volatilità storica e volatilità implicita (confronto difficile e complesso proprio per via dell'esistenza di una superficie di volatilità e per via del fatto che gli stimatori di volatilità "classici" sono appunto relegati al secondo momento, anche se in parte questo problema è semplificabile seguendo Bakshi, Kapadia e Madan) al valore dell'esponente della legge di potenza.
Quello che implicitamente ho tratto dal suo modello è che in soldoni una legge di potenza troppo accomodante sulla catena di opzioni potrebbe fare a pugni con gli eventi estremi che andrebbero a verificarsi sul sottostante, e nella pratica questo confronto si riduce al solito: misura "implicita" (fit del modello di Taleb) vs. misura "vera" (che non conosciamo e quindi valutiamo i fit sui dati storici).
Non risolve il problema di quale e quanta storia passata del sottostante vada considerata per la misura "vera" però
Penso di avere inteso il tuo punto, ma mi sembra una questione poco consistente.La seguente frase dal paper più vecchio:
Option traders do not “estimate” the odds of rare events by pricing out-of the-money options. They just respond to supply and demand. The notion of “implied probability distribution” is merely a Dutch-book compatibility type of proposition.
Potrebbe voler dire che i prezzi delle opzioni invece che adattarsi alle probabilità che un evento accada (inteso come sortita verso il basso o verso l'alto del sottostante) si adeguino a quelle che sono le necessità di portafoglio o in altra parole i prezzi delle opzioni sono un prodotto del fatto che gli attori di mercato sono costretti ad agire in una certa maniera a causa dei "posizionamenti monetari", delle strategie e delle necessità di risultato, riflettendo una distribuzione implicita coerente con tutto ciò?
Non so se sono riuscito a spiegarmi.
Grazie ancora
Penso di avere inteso il tuo punto, ma mi sembra una questione poco consistente.
Ammettiamo che la distribuzione implicita di fatto non rappresenti una previsione per il futuro ma che sia semplicemente l'effetto di domanda & offerta di protezione:
Il punto importante è che il trading di opzioni si fa proprio confrontando quella densità implicita (che tu la voglia vedere come densità implicita, come skew di volatilità implicita o come i parametri di un modello a volatilità stocastica è solo una questione di rappresentazione) con quella che tu pensi essere la densità "vera" del sottostante, e quindi il dibattito si sposta su quale possa essere la reale distribuzione del sottostante da oggi a scadenza rispetto a ciò che paghi/incassi ai prezzi di mercato delle opzioni.
- in primo luogo questo è vero per definizione perché comunque parliamo di una densità di probabilità neutrale al rischio, e le previsioni si fanno incorporando un premio al rischio che guida i comportamenti degli investitori. Quindi queste non sono previsioni in senso stretto, sono una probabilità soggettiva come la intendeva de Finetti ed equivalenti a quelle che vedi quotate dai bookmaker sportivi. Se ragioni così, capisci che ti dicono molto di domanda & offerta ma poco sul futuro (a meno di non porre ipotesi forti su chi compra dai & vende ai market maker o di voler indagare inefficienze particolari che si verificano come effetto secondario, ma è un altro discorso);
- in secondo luogo la densità è neutrale al rischio perché l'esposizione a tutti i fattori di rischio può essere neutralizzata combinando tra loro diverse opzioni e utilizzando il sottostante... cosa ha detto Taleb di nuovo che già non fosse risaputo? Se il problema è la "manifattura" perfetta di opzioni, sappiamo che nella realtà ci sono troppe frizioni e incompletezze nel premio al rischio della volatilità per rendere superflue le opzioni, quindi va bene ma niente di trascendentale.
Oppure sto perdendo io il tuo punto.
Penso di avere inteso il tuo punto, ma mi sembra una questione poco consistente.
Ammettiamo che la distribuzione implicita di fatto non rappresenti una previsione per il futuro ma che sia semplicemente l'effetto di domanda & offerta di protezione:
Il punto importante è che il trading di opzioni si fa proprio confrontando quella densità implicita (che tu la voglia vedere come densità implicita, come skew di volatilità implicita o come i parametri di un modello a volatilità stocastica è solo una questione di rappresentazione) con quella che tu pensi essere la densità "vera" del sottostante, e quindi il dibattito si sposta su quale possa essere la reale distribuzione del sottostante da oggi a scadenza rispetto a ciò che paghi/incassi ai prezzi di mercato delle opzioni.
- in primo luogo questo è vero per definizione perché comunque parliamo di una densità di probabilità neutrale al rischio, e le previsioni si fanno incorporando un premio al rischio che guida i comportamenti degli investitori. Quindi queste non sono previsioni in senso stretto, sono una probabilità soggettiva come la intendeva de Finetti ed equivalenti a quelle che vedi quotate dai bookmaker sportivi. Se ragioni così, capisci che ti dicono molto di domanda & offerta ma poco sul futuro (a meno di non porre ipotesi forti su chi compra dai & vende ai market maker o di voler indagare inefficienze particolari che si verificano come effetto secondario, ma è un altro discorso);
- in secondo luogo la densità è neutrale al rischio perché l'esposizione a tutti i fattori di rischio può essere neutralizzata combinando tra loro diverse opzioni e utilizzando il sottostante... cosa ha detto Taleb di nuovo che già non fosse risaputo? Se il problema è la "manifattura" perfetta di opzioni, sappiamo che nella realtà ci sono troppe frizioni e incompletezze nel premio al rischio della volatilità per rendere superflue le opzioni, quindi va bene ma niente di trascendentale.
Oppure sto perdendo io il tuo punto.
L'ho usato per un po': tanto per cambiare, da solo non basta a fare risultati.P.s. il metodo che esponi nel paper Assessing the selective memory of option traders lo utilizzi nelle operazioni che metti a mercato?
Penso di avere inteso il tuo punto, ma mi sembra una questione poco consistente.
Ammettiamo che la distribuzione implicita di fatto non rappresenti una previsione per il futuro ma che sia semplicemente l'effetto di domanda & offerta di protezione:
Il punto importante è che il trading di opzioni si fa proprio confrontando quella densità implicita (che tu la voglia vedere come densità implicita, come skew di volatilità implicita o come i parametri di un modello a volatilità stocastica è solo una questione di rappresentazione) con quella che tu pensi essere la densità "vera" del sottostante, e quindi il dibattito si sposta su quale possa essere la reale distribuzione del sottostante da oggi a scadenza rispetto a ciò che paghi/incassi ai prezzi di mercato delle opzioni.
- in primo luogo questo è vero per definizione perché comunque parliamo di una densità di probabilità neutrale al rischio, e le previsioni si fanno incorporando un premio al rischio che guida i comportamenti degli investitori. Quindi queste non sono previsioni in senso stretto, sono una probabilità soggettiva come la intendeva de Finetti ed equivalenti a quelle che vedi quotate dai bookmaker sportivi. Se ragioni così, capisci che ti dicono molto di domanda & offerta ma poco sul futuro (a meno di non porre ipotesi forti su chi compra dai & vende ai market maker o di voler indagare inefficienze particolari che si verificano come effetto secondario, ma è un altro discorso);
- in secondo luogo la densità è neutrale al rischio perché l'esposizione a tutti i fattori di rischio può essere neutralizzata combinando tra loro diverse opzioni e utilizzando il sottostante... cosa ha detto Taleb di nuovo che già non fosse risaputo? Se il problema è la "manifattura" perfetta di opzioni, sappiamo che nella realtà ci sono troppe frizioni e incompletezze nel premio al rischio della volatilità per rendere superflue le opzioni, quindi va bene ma niente di trascendentale.
Oppure sto perdendo io il tuo punto.