Scarse sono le notizie sull’uomo che rivoluzionò il mondo della comunicazione, della cultura, della parola. Nato sul finire del Trecento in una famiglia di orefici di Magonza, allora importante centro commerciale della Germania, vissuto in solitudine e povertà e morto a Magonza nel 1468, Johannes Gutenberg dedicò gran parte della sua vita agli studi e alle ricerche, alla fabbricazione di quei caratteri mobili che per più di mezzo millennio, ossia fino all’avvento del computer, hanno permesso di inondare il mondo di masse di libri, giornali, manifesti, opuscoli e così via. L’aspetto rivoluzionario della sua invenzione fu proprio questo: i caratteri mobili, messi l’uno accanto all’altro, permettevano di comporre manualmente parole, frasi, pagine di interi libri, che poi, coperti da inchiostro grasso e pressati sotto un torchio non molto differente da quello usato per spremere l’uva o le olive, venivano riportati sulla carta, nitidamente impressa in caratteri per lo più gotici. Questo procedimento, pur laborioso nella fase della composizione, permetteva di stampare decine, perfino centinaia di copie, rendendo di colpo inutile il lavoro degli amanuensi, i quali infatti in qualche caso si organizzarono per boicottare l’invenzione del tipografo tedesco. Una protesta comprensibile: da diversi secoli i pochi libri in circolazione erano testi classici (latini e greci, ma anche la Divina Commedia di Dante) e religiosi che i monaci copiavano con elaborati caratteri, arricchendo le pagine di preziose miniature. L’invenzione di Gutenberg era un tornado che buttava all’aria un intero mondo, sconvolgeva ritmi, concetti esistenziali, sicurezze acquisite. La Bibbia fu anche il primo libro uscito dai torchi di Gutenberg nel 1455: fu detta la «Bibbia delle 42 linee», perché ogni pagina aveva appunto 42 righe, scese in altre edizioni a 36. Il primo passo era stato compiuto, anche se per Gutenberg coincise con una serie di difficoltà finanziarie. Johann Fust, suo concittadino, gli andò incontro sostenendo i costi necessari per l’acquisto di attrezzature, carta, inchiostro e per il pagamento dei salari dei lavoranti. Furono così stampate dalle 160 alle 180 copie, per un complesso di tre milioni e 35.000 lettere in circa trecento caratteri differenti. Le vendite, però, non furono sufficienti a coprire i costi. Seguì l’inevitabile rottura tra Gutenberg e Fust (il quale si associò subito con Peter Schoffer di Gensheim per stampare il Salterio di Magonza e altri libri di qualità), che segnò l’inizio della diffusione della stampa: alcuni lavoranti di Gutenberg, infatti, andarono ad aprire tipografie in altri centri della regione. Nel 1460 Johann Neumeister abbandonò Gutenberg, ormai vecchio, e partì per l’Italia. Lavorò prima a Roma e poi a Foligno, dove nel 1470 stampò la prima edizione delle opere di Dante (ma dove sconterà anche una condanna per debiti). Ormai gli artigiani tedeschi si sono impadroniti di tutti i segreti dell’arte tipografica e la diffondono nel resto dell’Europa, da Venezia (che diventa uno dei più importanti centri tipografici) a Parigi, dalla Spagna a Cracovia; ma non a Firenze, dove i Medici continuano a preferire il libro manoscritto. Dopo la scoperta dell’America, la stampa è ormai una realtà: a Venezia, Aldo Manuzio, professore, latinista ed ellenista, fonda la sua officina tipografica per pubblicare soprattutto classici greci, usando un carattere particolare - il corsivo italico - che ricorda la grafia dei manoscritti umanisti. Qualche anno dopo, nel 1517 a Wittenberg, Martin Lutero stampa le 95 tesi che segneranno la rottura con il Papa di Roma. La stampa è per il riformatore un aiuto prezioso per diffondere in migliaia di copie i suoi scritti e le varie edizioni della Bibbia. Quella della stampa con caratteri mobili è stata definita "una rivoluzione inavvertita" perché è avvenuta a piccoli passi, entrando un poco per volta nelle strutture della società, dove ha portato una grande diffusione di idee, favorendo spesso la formazione di nuove correnti di pensiero, dando corpo a speranze o utopie rivoluzionarie, offrendo - per esempio attraverso il giornale quotidiano - un’informazione sempre più precisa e capillare.