A costo di sembrare banale, cerco di spiegarlo io.
Il debito aumenta perchè c'è deficit, cioè lo Stato spende di più di quanto incassa.
La spesa è costituita da spese vere e proprie e da interessi sul debito pubblico.
Senza gli interessi il bilancio italiano sarebbe ampiamente in attivo (avanzo primario).
Con l'impegno preso nell'agosto 2011 (Tremonti/Berlusconi) di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013 (cioè imporre per legge zero deficit nella finanziaria, alias legge di stabilità), il debito non dovrebbe più aumentare anche se, a quanto mi risulta, il pareggio di bilancio per una interpretazione fatta da Monti con il consenso dell'Europa è "al netto del ciclo economico", vale a dire che un po' di deficit è comunque ammesso con la crisi.
Detto questo è chiaro che fino a quando c'è deficit, il debito pubblico sale.
Il deficit, nel rapporto del 3% rispetto al PIL, era ammesso anche dal trattato di Maastricht
e l'Italia ce l'ha fatta quasi sempre a rispettare questo valore con i governi di centrosinistra.
Il rapporto tra debito pubblico e PIL doveva essere del 60% e su questo fronte siamo completamente fuori anche perché con ub PIL in contrazione tale rapporto aumenta anche con debito stabile.
Lo spread, quindi, non è affatto una presa in giro. Misurando il differenziale di rendimento tra i titoli decennali italiani e tedeschi, di per se, non ci da una misura assoluta della spesa per interessi ma ci fa capire -in termini relativi- quanto questa pesa in più sui conti pubblici rispetto ai tedeschi.
Maggiore è lo spread, maggiore è il premio richiesto dal mercato per remunerare il rischio di investire nel nostro debito pubblico.
Maggiore è lo spread, maggiore è la spesa pubblica e, per l'impossibilità di creare altro deficit (al fine di interrompere il circolo vizioso che ha fatto crescere il debito) le strade sono due, non necessariamente alternative: tagliare la spesa corrente (e quindi riforma pensioni, tagli alle pubbliche amministrazioni, ritardi nei pagamenti etc.) o aumentare le entrate (cioè aumentare le tasse aumentando le aliquote o le accise etc. oppure aumentare la base imponibile o ancora aumentando il numero di persone che paga le tasse).
Il problema è semplicissimo in termini economici, ma enormemente difficile da gestire per le conseguenze che le decisioni (o le non decisioni) politiche portanto sulla vita di tutti i giorni.
Per adesso l'Europa ha imposto delle politiche economiche che, vista la recessione in parte anche accentuata dalle manovre stesse, hanno avuto l'effetto (secondo me voluto) di travasare parte del risparmio privato (molto elevato) nelle casse dello Stato (semivuote) nella speranza che il danaro prelevato ai cittadini (sotto forma di tasse e maggiori spese per via dei tagli) serva a contenere il deficit e ad innestare un circolo virtuoso per i prossimi anni (se poi i soldi li sput.tana.no è un altro discorso).
Il problema è tutto politico, ma continuare a mettere la testa sotto terra e negare l'esistenza del problema, prendendosela con il termometro che misura la febbre (lo spread) è da struzzi.
Ciao
Swix