maf@lda
il bello, il buono, il giusto
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«Mia madre profumava di cannella. Aveva la pelle rosa, sottile e trasparente. Si intravedevano i celesti pallidi delle vene. Da giovane aveva i capelli rossi e gli occhi verdi. Era innamorata pazza di mio padre, che l'amava in un modo che io non ho mai capito. L'ha tradita, offesa, trascurata, umiliata. Eppure sono stati sempre insieme. Da quando è morta, mio padre parla di lei e del loro rapporto come se io non fossi stata presente. Lo racconta come forse lo avrebbe voluto. Anche lei parlava di lui come lo avrebbe voluto, dimenticando tutte le offese. La sentivo chiacchierare con le amiche raccontando la sua vita con lui, la nostra con lei, piena di dettagli, di particolari sconosciuti.
Niente aveva a che fare con la realtà, nemmeno il colore degli occhi e dei capelli dei miei fratelli o i miei. Raccontava una vita che noi non avevamo vissuto, specialmente nelle piccole cose.
Era bellissima. A me diceva che da giovane, quando aveva incontrato mio padre, aveva gli occhi verdi. Invecchiando erano diventati grigi pallidi, umidi di leggere lacrime che spuntavano quasi per tutto: se rideva, se era felice, se era infelice, se leggeva una lettera, se guardava la televisione. Specialmente il telegiornale la faceva piangere. Ma non con i singhiozzi. Le lacrime le venivano giù senza volere, senza che se ne accorgesse. Era il suo modo di partecipare agli avvenimenti, il suo modo di ascoltare. Poteva anche improvvisamente ridere a crepapelle, mentre piangeva. Bastava raccontarle qualcosa di non doloroso, di diverso: il modo di parlare o di muoversi di una sua amica, ricordarle un avvenimento ridicolo. Rideva senza potersi trattenere, ma sempre con una grazia innata.»
Monica Vitti