Milano (città) - Osservatorio mercato immobiliare - Parte XI

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Mi sembra un po' esagerato. Per fare due o tre figli - più che sufficiente per mantere la demografia in equilibrio - basta cominciare a ridosso dei 30 anni, non a 18. Ci sono moltissime donne con due/tre figli che hanno una vita professionale più che dignitosa, non mi sembra così impossibile. Se cominci a 35/40 di figli ne fai 1.

Forse il punto è proprio pensare che a 30 anni una donna è ancora una ragazzina che può/deve comportarsi come se avesse 18 anni

Io credo che sarebbe tempo di fare tutto, ma serve una certa lungimiranza. Purtroppo non è una caratteristica dei nostri tempi.
Come dicevo prima.
E' possibile, ma serve implementare dei modelli fiscali che non vadano nella direzione "se fai figli, ti conviene non lavorare".
 
Ti quoto tutto, e direi che forse quello che manca è la volontà di prendersi un rischio e rinunciare temporaneamente a qualcosa.
In tutta onestà, io ho avuto i miei figli poco prima di compiere 29 e 31 anni, la mia carriera era ancora tutta da scrivere, non mi sono mai risparmiato come genitore e tutto sommato sono stato in grado di dare qualche accelerata professionale quando erano ancora in età di asilo; morale della favola ora sono (credo purtroppo) all'apice, sono abbastanza giovane (43), i ragazzi son cresciuti (12 e 14) e non vi nascondo che son felicissimo di avere ancora le forze (e aver le risorse) per godermi qualsiasi cosa voglia con loro.

Da quello che vedo, la tendenza attuale che va all'opposto sembra suicida; io a quest'età non so se riuscirei a gestire lavoro e figli <6 anni, dopo che magari ho passato gli ultimi 10 anni a fare la bella vita. E ho ottimi esempi intorno a me che me lo confermano.

Per contro, devo dire che la strada per mia moglie è stata più difficile, perchè ha avuto tutta la flessibilità possibile (part-time come lo voleva lei, gestione ottima maternità) e non ha voluto reclamare nessun avanzamento di carriera (ha peccato della tipica mentalità italiana). Però ora, poco dopo i 40, ha tutte le carte in tavola per rilanciarsi professionalmente e lo sta facendo alla grande.
Grazie della testimonianza.
Penso anche io che la carriera sia conciliabile con la genitorialità, penso anche che lo sia meno quella femminile (come peraltro citi dall'esempio). Ovviamente esiste la possibilità di rilanciarsi professionalmente post gravidanza, ma oltre a presupporre una certa distribuzione dei carichi (carriera in 2 significa avere importanti sostegni alla crescita dei figli, in primis dal marito, ma anche esterni quali nonni, asili o altro), credo sia qualcosa che sia più facile a posteriori.

Nel tuo esempio hai avuto figli a 29 e 31 anni. Senza speculare sulla tua vita, e parlando quindi in termini generali, sottintendiamo che per figliare "serva" una relazione stabile da tempo, almeno un 3-4 anni, ma verosimilmente pure di più. Ciò significa che la compagna devi averla a 25 anni.

Come dicevo prima, tra Università e cambi di casa è sempre più difficile avere una relazione stabile in quest'età. Il fattore economico peraltro ha un suo peso (benché io non sia molto d'accordo nel ritenerlo un driver diretto così forte sulla natalità): essere precari e spiantati rallenta l'uscita di casa e la convivenza, impattando indirettamente sui futuri figli.

Personalmente vedo (ma qui siamo davvero all'opinione buttata là) i giovani moderni (me incluso) che nascono con un'infanzia ricca di benessere e crescendo prendono consapevolezza di prospettive grigie (futuro incerto, welfare in diminuzione, prospettiva di lavoro fino ai 70 anni) con il risultato di trovarsi una sorta di FOMO: si presenta la necessità di fare più esperienze possibili (vari partner, eventi musicali, viaggi, serate folli, erasmus, backpacking di mesi, ecc.) prima dell'assunzione di responsabilità (lavoro definito, figli, casa.. insomma la ruota del criceto). Per cui fino all'università inclusa si è in pieno dinamismo e difficilmente si hanno già le basi per una relazione che porti a figliare. Inoltre sempre più persone scelgono di non averne/averne meno perché ritengono prioritario avere una maggior libertà e godimento materiale rispetto alla genitorialità.

Se poi ci si aggiunge che spesso la ragazza è più giovane di almeno qualche anno rispetto all'uomo (ma comunque si aspetta di vivere anch'ella la sua parte di piaceri) si intravvede la difficoltà di avere
molte persone che siano nelle condizioni di arrivare alla genitorialità presto.

Alla fine, parlando meramente dalla prospettiva materiale, un figlio è più utile alla comunità che non al singolo (che se ne assume tutti gli oneri), per questo tutti dicono che servono più figli mentre ne fanno sempre meno.

Giusto per legarlo al topic milanese: questi aspetti demografici si notano dal n di single (peraltro crescente) in città che mettono sempre pressione sui prezzi dei tagli piccoli, con buona pace della rivoluzione post pandemia.
Dalla prospettiva del single sarà molto spesso più importante la location, benché cara impestata, rispetto ai benefici offerti dall'hinterland, più vicini ai bisogni delle famiglie.
 
Sorvolo sul tema "scelta uomo pariestetico" che mi sembra sforare pienamente tra le bizzarrie incel e similari.

Ah guarda, ho spesso dibattuto su queste cose, ma le lascio per AP :D :D

Il punto sulla "fugacità delle relazioni", sulla "voglia di non impegnarsi" e sull'"edonismo individuale" (maschile e femminile) non lo risolvi. E' presente in tutte le società moderne e mi sembra velleitario pensare di affrontarlo politicamente.

Sono d'accordo.

Il problema (se tale vogliamo definirlo) rimane allora concentrarsi su quella fascia di popolazione che intende sviluppare una famiglia in qualche forma (rinunciando a qualche libertà/soddisfazione individuale). Qualche soluzione semplice qui esiste, e passa per la tutela, anche economica e lavorativa, della condizione familiare, senza imporre "se fai la mamma/il papà ti licenzi".
Congedi obbligatori retribuiti di 4 mesi per figlio anche agli uomini (così ai colloqui la donna 25/30enne ha la stessa probabilità di essere scartata rispetto al compagno), asili nido gratuiti (oggi per quelli privati i rimborsi sono su base isee e per quelli comunali i posti sono ultra-limitati, oltre che a pagamento), detrazioni sul reddito vere (oggi sono state sostituite da assegno unico 50€/mese) sarebbero una buona base di partenza presenti in paesi che hanno tassi di natalità e produttività economica superiori ai nostri.
Citare lo smart working sembra la solita barzelletta, ma in molte situazioni è un game changer tra famiglia che può permettersi di crescere figli e famiglia che non può.

Sono praticamente allineato su tutto (parlando personalmente infatti, uno dei motivi che mi fa considerare seriamente l'hinterland oltre ai prezzi è la presenza dei miei genitori che supporterebbero me in case di figli con la prospettiva opposta all'avanzare della loro età).
Io dubito però siano granché efficaci sulla natalità, ma penso sia positivi per la società: aumentare l'occupazione femminile evita di perdere talenti e credo ne benefici il sistema economico interamente.


Ad oggi, invece, tutti i benefici sono riservati sotto una certa soglia di isee, praticamente riservata a chi fa molto nero o a famiglie mono-reddito (incentivando quindi di fatto il circolo vizioso "se fai fgili, ti conviene non lavorare").
Vero.
 
Nel tuo esempio hai avuto figli a 29 e 31 anni. Senza speculare sulla tua vita, e parlando quindi in termini generali, sottintendiamo che per figliare "serva" una relazione stabile da tempo, almeno un 3-4 anni, ma verosimilmente pure di più. Ciò significa che la compagna devi averla a 25 anni.

Tutto vero, infatti quando abbiamo figliato io e mia moglie stavamo insieme da 8 anni; per contestualizzare - ed è utile per il resto del discorso - non eravamo certo poco abituati al sacrificio, visto che ci siam conosciuti mentre facevamo un lavoro serale negli anni dell'università. Entrambi lavoravamo mediamente 23/25 ore alla settimana e non abbiamo rinunciato alle nostre passioni/hobbies. Certo non uscivamo tutte le sere... quindi una volta laureati e trovato il primo lavoro (anche determinato) avevamo uno zainetto di risparmi per poter immediatamente convivere...
 
Ci sono moltissime donne con due/tre figli che hanno una vita professionale più che dignitosa, non mi sembra così impossibile. Se cominci a 35/40 di figli ne fai 1.
Vorrei tornare su quest'aspetto.

Qui non stiamo parlando di dignità professionale, che in un paese civile dovrebbe essere il minimo per una madre.
Qui stiamo parlando di una società che passa dal modello monoreddito (o 2o reddito "di supporto", su grandi numeri ovviamente) ad una che ambisce a offrire alle donne le medesime opportunità degli uomini.

Medesime opportunità significa studiare fino a 25 anni, magari fuori sede. Significa andare a Milano/Roma/Londra/Amsterdam/Dublino per l'opportunità di lavoro stimolante. Significa pure farsi degli anni spensierati esattamente come il proprio compagno probabilmente ha fatto.

Qualche decennio fa, senza sminuirlo sia chiaro, dopo i 18 anni sostanzialmente le tappe erano matrimonio, casa e figli, forse perché considerati dogmi indiscutibili.

Oggi come oggi non è più così.
 
Vorrei tornare su quest'aspetto.

Qui non stiamo parlando di dignità professionale, che in un paese civile dovrebbe essere il minimo per una madre.
Qui stiamo parlando di una società che passa dal modello monoreddito (o 2o reddito "di supporto", su grandi numeri ovviamente) ad una che ambisce a offrire alle donne le medesime opportunità degli uomini.

Medesime opportunità significa studiare fino a 25 anni, magari fuori sede. Significa andare a Milano/Roma/Londra/Amsterdam/Dublino per l'opportunità di lavoro stimolante. Significa pure farsi degli anni spensierati esattamente come il proprio compagno probabilmente ha fatto.

Qualche decennio fa, senza sminuirlo sia chiaro, dopo i 18 anni sostanzialmente le tappe erano matrimonio, casa e figli, forse perché considerati dogmi indiscutibili.

Oggi come oggi non è più così.
Gli anni spensierati si possono fare tranquillamente fino ai 30, anche qualcuno in meno per chi ha studiato meno (cioè la maggioranza, non dimentichiamolo), poi bisogna valutare attentamente perché il tempo biologico per la riproduzione è limitato. A 30 si è uomini e donne, non ragazzi/e.

Per chiarezza: rispetto totale per una donna che sceglie di non avere figli, ci possono essere molti validi motivi. L'importante è che sia una decisione consapevole, spesso mi sembra più il sottoprodotto di una vita superficiale.
 
Vorrei tornare su quest'aspetto.

Qui non stiamo parlando di dignità professionale, che in un paese civile dovrebbe essere il minimo per una madre.
Qui stiamo parlando di una società che passa dal modello monoreddito (o 2o reddito "di supporto", su grandi numeri ovviamente) ad una che ambisce a offrire alle donne le medesime opportunità degli uomini.

Medesime opportunità significa studiare fino a 25 anni, magari fuori sede. Significa andare a Milano/Roma/Londra/Amsterdam/Dublino per l'opportunità di lavoro stimolante. Significa pure farsi degli anni spensierati esattamente come il proprio compagno probabilmente ha fatto.

Qualche decennio fa, senza sminuirlo sia chiaro, dopo i 18 anni sostanzialmente le tappe erano matrimonio, casa e figli, forse perché considerati dogmi indiscutibili.

Oggi come oggi non è più così.
Totalmente d'accordo.
Ovvio che c'è "diginità professionale", ma questa statisticamente riguarda solo chi ha i nonni vicini.
Siamo quindi al solito discorso di scarsa mobilità sociale (come chi riceve 300k a 30 anni per comprare appartamento), dove il calabrese a Milano ha meno possibilità di fare figli rispetto alla coppia in cui entrambi hanno famiglia di origine a Milano.
Gli anni spensierati si possono fare tranquillamente fino ai 30, anche qualcuno in meno per chi ha studiato meno (cioè la maggioranza, non dimentichiamolo), poi bisogna valutare attentamente perché il tempo biologico per la riproduzione è limitato. A 30 si è uomini e donne, non ragazzi/e.

Per chiarezza: rispetto totale per una donna che sceglie di non avere figli, ci possono essere molti validi motivi. L'importante è che sia una decisione consapevole, spesso mi sembra più il sottoprodotto di una vita superficiale.
Perdonami però il problema è proprio qui.
A 30 anni, sui grandi numeri, spesso non si è "abbastanza economicamente stabili" (nonostante magari si abbia una relazione di lunga durata) per poter fare famiglia.

Considerare il non fare figli come "sottoprodotto di una vita superficiale" è abbastanza offensivo (ancehe perché se lo dirigi solo verso le donne è palesemente affetto da bias).
 
Invece c'entrano eccome. Tra pochi anni i single saranno la maggioranza - con le donne a passarsi sul carro dei bellocci fino ai 40 e poi lasciate a marcire o con qualche schiavetto betacuck, i boomers saranno tutti al cimitero e un enormità di case si riverseranno sul mercato. Tolte Milano e poche altre città, ci sarà un crollo dei valori in Italia prima e in Europa dopo...

[mode sarcasm on]:
"se oggi ci son più single, dovremmo comunque avere il single italiano medio 35/40enne che punta ad avere una propria casa tutta per sè".

vediamola così, se scattassimo 2 istantanee (1980s vs 2020s)
80s: 56.6mil di italiani censiti (1981, circa 56.8 nel '91); avevamo più famiglie e figli (piccoli) --> che abitavano TUTTI in una stessa casa

20s: 59mil di italiani censiti (quindi +2.5mil rispetto a 30/40anni fa, anche se -0.7% rispetto al 2011); meno famiglie; più single --> questo potrebbe portare a possedere/acquistare più immobili per singola persona, visto che due ipotetici 35-45enni, che 40anni si sarebbero sposati ed accoppiati, oggi invece sarebbero entrambi single. Dunque mi aspetto/immagino che entrambi posseggano un (bi)locale a testa. (e non più un trilo/singolo immobile in condivisione)

[mode sarcasm off]

Ovviamente, i nostri genitori/generazioni precedenti non si limitavano ad avere una prima casa, ma bensì ne hanno almeno una seconda (mare/collina/montagna o semplicmente stesso paese/città per i figli ecc).
Il mio resta un ragionamento a mo' di provocazione, specialmente sulle grandi piazza 'carreristiche' italiane (Milano/Roma). Si potrebbero svuotare di famiglie, ma la domande dei single in carriera sugli anta(che vuoi per mentalità, vuoi perché si son stufati di buttar soldi in affitto?) dovrebbe comunque aumentare e/o far mantenere i livelli immobiliari (specialmente sui tagli bilocali/small trilo. Tutto il resto, quadri/penthouse ecc in realtà sarebbe destinato al declino anche in queste grandi città).
Tutto al netto di gente in carriera che vuole vivere/rimanere a Milano (e non 'ritornare al paesello').
 
Nella decisione di fare/non fare figli c’è il fattore edonistico citato da altri utenti, sicuramente, ma secondo c’è anche una componente psicologica di natura più profonda da non sottovalutare, che sta proprio alla base di tutto (anche appunto dell’approccio edonistico alla vita): I millennial sono cresciuti, diciamo diventati adulti, In un clima di costante sfiducia o paura, se paragonati ai nati dopo la seconda guerra mondiale o anche alla gen X. Le rivolte contro la globalizzazione, l’undici settembre, l’entrata nel mondo del lavoro intorno al 2008, quando molti venivano licenziati e se avevi un lavoro (spesso sottopagato) dovevi pure ringraziare, farti il mazzo e tacere, e poi la pandemia e la guerra e sopratutto il cambiamento climatico, con la consapevolezza, ovvero certezza scientifica, che il mondo sta andando in una pessima direzione, che milano tra 20 anni sarà calda come Huston, che il Chianti lo faranno in Svezia e Venezia e altre città di mare chissà che fine faranno. Insomma, ci sta che oggi uno pensi “ma chi me lo fa fare di fare figli in una situazione di costante incertezza come questa?”
 
Perdonami però il problema è proprio qui.
A 30 anni, sui grandi numeri, spesso non si è "abbastanza economicamente stabili"'
Si, c'è anche un fattore economico. Però secondo me è preponderante quello culturale
Considerare il non fare figli come "sottoprodotto di una vita superficiale" è abbastanza offensivo (ancehe perché se lo dirigi solo verso le donne è palesemente affetto da bias).
Non vuole essere offensivo, è solo la mia impressione. Ho appunto scritto che ci possono essere molti buoni motivi per non avere figli. Mi rivolgo alle donne non perché credo siano meno consapevoli degli uomini, ma perché hanno loro la palla: sono dal lato "forte" in campo relazionale (mentre gli uomini sono dal lato "debole"), inoltre il tempo limite biologico stringente è il loro, quello degli uomini è spostato in avanti di 10/15 anni.
 
Si, c'è anche un fattore economico. Però secondo me è preponderante quello culturale

Non vuole essere offensivo, è solo la mia impressione. Ho appunto scritto che ci possono essere molti buoni motivi per non avere figli. Mi rivolgo alle donne non perché credo siano meno consapevoli degli uomini, ma perché hanno loro la palla: sono dal lato "forte" in campo relazionale (mentre gli uomini sono dal lato "debole"), inoltre il tempo limite biologico stringente è il loro, quello degli uomini è spostato in avanti di 10/15 anni.
Quello culturale è preponderante (dimostrato anche in paesi europei che economicamente sostengono di più la famiglia), ma riguarda sia uomini che donne. Il discorso del "lato forte" negli aspetti relazionali può valere a 16-18 anni, poi dopo siamo un po' tutti adulti autoconsistenti (a parte derive patologiche da forum incel o nazifem).
Sul tema del limite bilogico posso essere parzialmente d'accordo, prova a chiedere a un 45-50enne se fisicamente è in grado di portare in braccio / piegarsi a cambiare più volte al giorno un bimbo di 10kg che non cammina.
 
Ultima modifica:
Nella decisione di fare/non fare figli c’è il fattore edonistico citato da altri utenti, sicuramente, ma secondo c’è anche una componente psicologica di natura più profonda da non sottovalutare, che sta proprio alla base di tutto (anche appunto dell’approccio edonistico alla vita): I millennial sono cresciuti, diciamo diventati adulti, In un clima di costante sfiducia o paura, se paragonati ai nati dopo la seconda guerra mondiale o anche alla gen X. Le rivolte contro la globalizzazione, l’undici settembre, l’entrata nel mondo del lavoro intorno al 2008, quando molti venivano licenziati e se avevi un lavoro (spesso sottopagato) dovevi pure ringraziare, farti il mazzo e tacere, e poi la pandemia e la guerra e sopratutto il cambiamento climatico, con la consapevolezza, ovvero certezza scientifica, che il mondo sta andando in una pessima direzione, che milano tra 20 anni sarà calda come Huston, che il Chianti lo faranno in Svezia e Venezia e altre città di mare chissà che fine faranno. Insomma, ci sta che oggi uno pensi “ma chi me lo fa fare di fare figli in una situazione di costante incertezza come questa?”
Concordo e aggiungo.
La psiche umana è strana: arriva l'inflazione e la gente tende ad anticipare le spese (perché i prezzi salgono) e con ciò contribuisce alla magnitudo dell'inflazione stessa.
Ecco, allo stesso modo la prospettiva di un futuro buio/incerto/cupo dopo aver vissuto un'infanzia bella, secondo me spinge maggiormente verso il rifiuto della situazione e la ricerca di vivere al massimo il presente.
 
Nella decisione di fare/non fare figli c’è il fattore edonistico citato da altri utenti, sicuramente, ma secondo c’è anche una componente psicologica di natura più profonda da non sottovalutare, che sta proprio alla base di tutto (anche appunto dell’approccio edonistico alla vita): I millennial sono cresciuti, diciamo diventati adulti, In un clima di costante sfiducia o paura, se paragonati ai nati dopo la seconda guerra mondiale o anche alla gen X. Le rivolte contro la globalizzazione, l’undici settembre, l’entrata nel mondo del lavoro intorno al 2008, quando molti venivano licenziati e se avevi un lavoro (spesso sottopagato) dovevi pure ringraziare, farti il mazzo e tacere, e poi la pandemia e la guerra e sopratutto il cambiamento climatico, con la consapevolezza, ovvero certezza scientifica, che il mondo sta andando in una pessima direzione, che milano tra 20 anni sarà calda come Huston, che il Chianti lo faranno in Svezia e Venezia e altre città di mare chissà che fine faranno. Insomma, ci sta che oggi uno pensi “ma chi me lo fa fare di fare figli in una situazione di costante incertezza come questa?”
Ci vado lunedì a Houston guarda che non è più calda di (per dire) Firenze a luglio. Detto questo non ci vivrei :)
 
C'entra che, gira e rigira, per non ripetere i soliti argomenti triti e ri-triti e ri-ri-triti, si passa a parlare di altro che nulla c'entra con l'immobiliare.
Appunto nulla c'entra con il mercato immobiliare...
 
Quello culturale è preponderante (dimostrato anche in paesi europei che economicamente sostengono di più la famiglia), ma riguarda sia uomini che donne. Il discorso del "lato forte" negli aspetti relazionali può valere a 16-18 anni, poi dopo siamo un po' tutti adulti autoconsistenti (a parte derive patologiche da forum incel o nazifem).
Sul tema del limite bilogico posso essere parzialmente d'accordo, prova a chiedere a un 45-50enne se fisicamente è in grado di portare in braccio / piegarsi a cambiare più volte al giorno un bimbo di 10kg che non cammina.
Le donne sono il sesso forte in campo relazionale nel senso che possono selezionare molto di più degli uomini. È una verità empirica che si riscontra facilmente, poi se vogliamo fare di finta di no va bene, io non devo convincere nessuno. In altri ambiti sono invece gli uomini ad essere in posizione di vantaggio (sul lavoro ad esempio)

Un uomo 45/50enne può avere figli, una donna purtoppo no. Non è che dobbiamo vedere la parità anche dove la biologia è oggettivamente diversa
 
inoltre il tempo limite biologico stringente è il loro, quello degli uomini è spostato in avanti di 10/15 anni.
Tecnicamente non c'è un tempo limite per l'uomo, l'unico vantaggio che ha dato la natura al genere maschile (oltre che la forza) rispetto alla controparte. Poi si può disquisire sulla qualità/quantità dello sperma etc ma lá entrano in gioco pesanti fattori comportamentali non genetici, quindi alla fine scelte.
 
Sul tema del limite bilogico posso essere parzialmente d'accordo, prova a chiedere a un 45-50enne se fisicamente è in grado di portare in braccio / piegarsi a cambiare più volte al giorno un bimbo di 10kg che non cammina.
Come detto prima, si tratta di scelte: se a 45-50 anni si è spaventati dal piegarsi, prendere un peso di 10 kg e via dicendo, significa evidentemente che si sono fatte delle scelte di vita sbagliate per il benessere personale. Ovviamente, la vita-da-criceto-9-ore-in-ufficio ( e 2 in macchina) può contribuire a spiegare certe paure.
 
Le donne sono il sesso forte in campo relazionale nel senso che possono selezionare molto di più degli uomini. È una verità empirica che si riscontra facilmente, poi se vogliamo fare di finta di no va bene, io non devo convincere nessuno. In altri ambiti sono invece gli uomini ad essere in posizione di vantaggio (sul lavoro ad esempio)

Un uomo 45/50enne può avere figli, una donna purtoppo no. Non è che dobbiamo vedere la parità anche dove la biologia è oggettivamente diversa
Sul "sesso forte in campo relazionale" parli con un unico punto di vista, influenzato da un "ruolo sociale" (l'uomo che conquista, la donna che seleziona) sempre meno vero. Però è un aspetto molto soggettivo, quindi lasciamo pure perdere.

Sulla biologia, strettamente intesa, hai ragione.
Ma ampliando il discorso, tolti casi statisticamente irrilevanti, l'uomo che non fa figli a 30-35 anni, non li fa nemmeno a 45-50. Perché a quel punto il limite non è biologico, ma di tutto ciò che ruota intorno al concetto di pianificazione familiare.
Come detto prima, si tratta di scelte: se a 45-50 anni si è spaventati dal piegarsi, prendere un peso di 10 kg e via dicendo, significa evidentemente che si sono fatte delle scelte di vita sbagliate per il benessere personale. Ovviamente, la vita-da-criceto-9-ore-in-ufficio ( e 2 in macchina) può contribuire a spiegare certe paure.
Ritorniamo al discorso "società" e "scelte personali". Non è che uno si sveglia a 45 anni con l'illuminazione di fare una famiglia. Arriva un momento della vita in cui si è trovata stabilità emotiva, personale, lavorativa, etc e ci si chiede che tipo di vita si vuole condurre.

L'uomo a 45 anni di solito è una persona molto consapevole, che certe scelte le ha già affrontate nel passato.

NB: piegarsi, prendere un peso di 10kg, etc non è uno spavento soggettivo, ma un limite fisico (sfumato, graduale, riducibile, etc) abbastanza oggettivo.
 
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