Mobili di ieri, di oggi e oggetti di design

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Pegasus: lungo 88 metri, è stato presentato da Joseph Forakis, a capo dell'omonimo studio di progettazione, un concept di superyacht che rompe con i codici attuali. L'azienda ha attinto a tecnologie esistenti e in via di sviluppo per la durata, l'autonomia e l'integrità strutturale. Una rete sarà stampata in 3D per creare lo scafo e la sovrastruttura in un unico pezzo.

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L’idea per la realizzazione di questo avveniristico yacht è stata concepita, come racconta lo stesso designer, su una spiaggia dell’isola di Koufonissi, in Grecia. Forakis ha affermato di essersi “ispirato a creare uno yacht il più vicino possibile al mare e alla natura, fatto di nuvole che fluttuano sopra la linea di galleggiamento, diventando praticamente invisibili”.

Ha quindi optato per un sistema di propulsione ibrido solare-elettrico-idrogeno. Il vetro della sovrastruttura incorporerà pannelli solari trasparenti per alimentare gli elettrolizzatori che estraggono l'idrogeno dall'acqua di mare. Le celle a combustibile convertiranno l'idrogeno in elettricità, immagazzinata in batterie agli ioni di litio, per alimentare le capsule e tutti i sistemi di bordo e operativi.

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Lo yacht Pegasus dispone, tra l’altro, di una piscina olimpionica in stile acquario completata da ampie finestre orizzontali che si trasformano in balconi aperti. Allo stesso modo, il beach club aperto, con balconi ribaltabili, si trasforma in un solarium chiuso con pannelli di vetro scorrevoli sul soffitto.

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All'interno, l'"Albero della vita" a più livelli è un capolavoro di design futuristico. Il nucleo del giardino idroponico, la cui base emerge da una piscina riflettente sul ponte inferiore, è circondato dal giardino meditativo Zen. L'albero si estende sui quattro livelli di Pegasus, accompagnato da una scala a chiocciola che dovrebbe essere scultorea. Questo giardino dovrebbe fornire cibo fresco e purificare l'aria a bordo.

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Ti ringrazio della yachtnews. Adesso ne ordino un paio che non si sa mai :o
 
Caraffa Vino detta "Foglietta"- Matteo Buzzone XV Secolo
Vetrerie di Altare (SV) e Roma.

Matteo Buzzone ottene da Papa Urbano VIII la privativa dei diritti di bollo su tutte le misure di capacità fabbricate nelle fornaci dello Stato Pontificio. Oggi ripresa dalle vetrerie dei Fratelli Bormioli.

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Nel 1968, l’americano Roy Jacuzzi inventa la vasca idromassaggio: si è trattato di un'invenzione casuale e nessuno pensava all'idea che avrebbe cambiato le sorti della famiglia Jacuzzi. Questa, originaria del Friuli, ma residente in California dal 1915, si occupò fino agli anni settanta di pompe, eliche e aereoplani.
Quando nel 1956 uno dei figli del signor Jacuzzi iniziò a soffrire di artrosi reumatoide, il padre progettò per lui un'apparecchiatura terapeutica che poteva dare sollievo ai problemi del ragazzo: si trattava di una vasca da bagno unita al meccanismo di una pompa che produceva bollicine massaggianti.
L'invenzione rimase in casa fino al 1968, quando Roy Jacuzzi ne intuì le potenzialità e iniziò a pensare che potesse essere prodotta in serie e avere un mercato. Con le dovute modifiche, il prototipo entrò in produzione, registrano un immediato successo di vendite.

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Un mercato delle pulci è un mercato in cui si commerciano oggetti di poco valore e usati. Nell'uso comune, l'espressione implica in genere un'enfasi sullo scarso valore della mercanzia, che la distingue da forme più generiche come mercato o mercatino dell'usato. In genere, gli espositori non si limitano a vendere, ma possono barattare e comprare.

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L'espressione "mercato delle pulci" deriva quasi certamente dal francese. Nella zona di Parigi si trovano tre storici marché aux puces; quello di Saint-Ouen, il Marché aux Puces de la Porte de Vanves e quello di Montreuil.
Il primo, che è a tutt'oggi il più grande del mondo, era tristemente noto proprio per le pulci che infestavano i tappeti e i capi di abbigliamento in vendita e quindi potrebbe essere all'origine dell'espressione.

Come direbbe Audrey Hepburn in “Sabrina”:

Oh ma Parigi non è fatta per cambiare aerei… è fatta per cambiare vita!
Per spalancare la finestra e lasciare entrare ‘La vie en rose’.

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Nel videoclip della canzone “La Decadence” del 1971, cantata da jane Birkin e Serge Gainsbourg, all’inizio si vede un compattone di design, tipologia di apparecchi in voga in quel periodo.
E’ il modello Vision 2000 della Rosita, con la collaborazione dell’architetto Thilo Hoerke.

Lo space age design ebbe un grande successo tra la fine degli anni 60 e i primi 70. Esprimeva la fiducia in un futuro che trainato dalle imprese spaziali doveva essere prospero e felice per tutti. Poi nel 73 arrivo' la crisi petrolifera e le cose presero un'altra direzione. Esistono parecchi modelli di compatti da musica ricercati per il design ma generalmente non molto interessanti dal punto di vista sonoro, ma anche radio, lampade sedie ed elementi di arredamento spesso con colori vistosi. Hanno un discreto seguito tra gli appassionati di modernariato. Anche Grundig fece dei diffusori sferici in stile


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IL CHIODO: un "cult" senza tempo.

Il chiodo ha attraversato il Novecento ed è a tutt'oggi tra i capi più amati di sempre, sia in chiave vintage che rivisitato e rinnovato. Simbolo di ribellione ed espressione di sottoculture e movimenti legati ai biker, al rock'n'roll, ai greaser e, successivamente, al punk e al metal. A dare un forte impulso alla sua diffusione hanno contribuito anche divi di Hollywood e rockstar.


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La storia del chiodo risale già al 1913, quando i fratelli Irving e Jack Schott, titolari di un piccolo negozio nel Lower East Side di New York, iniziarono a realizzare a mano capi in pelle.
La svolta vera è arrivata nel 1928, con la confezione di un giubbino per proteggere dal vento e dalla pioggia, commissionato da un motociclista, con l'aggiunta di una cerniera. Lo chiamarono Perfecto, per la forma a siluro che richiamava quella dei sigari cubani.

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Il nome chiodo è, infatti, una variante tutta italiana, legata al periodo in cui questa leather jacket, arricchita con spille e borchie, è diventata popolare tra i "metallari".
Tuttavia, l'invenzione di questo modello di giubbino in pelle è attribuita all'eroico aviatore tedesco Manfred von Richthofen (il Barone Rosso), caduto in battaglia nel 1918. Ragione per cui, inizialmente, era stato battezzato flying jacket.

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A contribuire al successo del chiodo sono stati anche divi del cinema e rockstar. A cominciare dagli attori di Hollywood negli anni Cinquanta. Marlon Brando, nel film "Il selvaggio" (The Wild One, 1953), indossa il mitico giubbino in pelle personalizzato con il nome "Johnny" sul cuore e uno stemma con teschio e pistoni incrociati sulla schiena.
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Ma già prima, nella pellicola "Disonorata" (1931), Marlene Dietrich lo aveva reso sensuale e femminile.
Ci sono stati pure James Dean in "Gioventù bruciata" (1955) e John Travolta in "Grease" (1978), Elvis e i Sex Pistols, Bruce Springsteen e Michael Jackson, solo per citarne alcuni.
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Il primo stilista a portare il chiodo sulle passerelle è stato Yves Saint Laurent nel 1960,
poi è stata la volta di Versace e Chanel, negli anni Ottanta, e via via tutti gli altri.
Nella versione più sagomata e aderente, è amatissimo anche dalle donne.


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Le Teste di Moro in ceramica di Caltagirone sono un'iconica creazione della tradizione siciliana, dei vasi in ceramica dipinte a mano che raffigurano il volto di un Moro o di una giovane donna.

Questi oggetti in ceramica hanno una storia affascinante, legata alla leggenda di una giovane donna che, ferita nell'orgoglio e tradita dall'amore del suo Moro, creò con la testa un oggetto simile ad un vaso per custodire il suo volto per sempre.
All’interno pose un germoglio di basilico, una pianta legata ad una simbologia divina e associata da sempre alla sacralità. Depose infine la testa sul suo balcone, dedicando ogni dì alla cura del basilico che in essa cresceva. Ogni giorno le lacrime della giovane bagnavano la pianta regale, che prospera cresceva divenendo sempre più florida e rigogliosa. I vicini, pervasi dal profumo del basilico e guardando con invidia la pianta che vigorosamente maturava in quel particolare vaso a forma di Testa di Moro, si fecero realizzare vasi in terracotta che riproponevano le stesse fattezze di quello amorevolmente custodito dalla fanciulla.
Oggi ogni Testa di Moro che viene prodotta reca una corona, un elemento sempre presente volto a riproporre la regale pianta che originariamente impreziosiva la testa del giovane Moro protagonista della triste vicenda.
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La Pigna. Frutto del pino, da sempre e in diverse civiltà ha racchiuso in sé i significati simbolici di forza vitale, immortalità, divinità, legati all’albero che la genera insieme a quelli di fecondità e forza rigeneratrice per i semi che contiene.

La tradizione popolare Siciliana ritiene che sia utile regalare delle pigne da appendere sopra la porta di casa come augurio di salute e buona fortuna alle famiglia che vi abita.


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La Pigna. Frutto del pino, da sempre e in diverse civiltà ha racchiuso in sé i significati simbolici di forza vitale, immortalità, divinità, legati all’albero che la genera insieme a quelli di fecondità e forza rigeneratrice per i semi che contiene.

La tradizione popolare Siciliana ritiene che sia utile regalare delle pigne da appendere sopra la porta di casa come augurio di salute e buona fortuna alle famiglia che vi abita.


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Mafaldina hai cambiato avatar!!OK! Dirò che le labbra no xe da basi e struchi,ma sei bella anche cosi un pò gioconda!!:yeah::kisss::kisss::smack::smack:
Le pigne favolose!!
 
Mafaldina hai cambiato avatar!!OK! Dirò che le labbra no xe da basi e struchi,ma sei bella anche cosi un pò gioconda!!:yeah::kisss::kisss::smack::smack:
Le pigne favolose!!
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Bacini, bacetti, bacioni...:love:Qua, qua, qua....Mafaldina si sforza di essere sempre "gioconda" in un mondo affollato di pavoni, galli, galline..:giggle:
.è un po' paperetta, ma va bene così...bisogna avere a disposizione un po' di leggerezza per superare i fardelli quotidiani della vita..e così si sta a galla:yeah:




Come se fa, come se fa

quando la vedo mi reste 'ncantà!
La g'ha 'n naso a pero cotogno
pien de sbrufoi e de entrighi
e ghe nasse perfino dei fighi
qualche nespolo e qualche melon.
Come se fa, come se fa…
La gà do recie che pare do vele
e do vele de barca a timon
e co tira 'na bava de vento
la te pianta un gran rebalton.
Come se fa, come se fa ...
La g'ha 'na boca che par 'na botega
'na botega 'n do i vende el carbon
la g'ha i denti che pare 'na sega
tutti marzi e nessuno de bon.
Come se fa, come se fa...
La g'ha 'na testa che par 'na foresta
e i cavei che pare sparzele
e ghe nasse a fiore de pele
qualche grosta de pan brustolà.
Come se fa, come se fa ...
La g'ha 'n ocio che varda a levante
e quell'altro ch'el varda a ponente
e la dise che vede la zente
anca quando no ghe più nessuno.

Come se fa, come se fa.
:angel::fiufiu::angel::D


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Una papera entra in un bar e chiede: "Avete del mais?"
Il barista risponde: "No, non abbiamo mais."
Così la papera se ne esce dal bar.
Il giorno dopo la papera entra di nuovo nel bar e chiede: "Avete del mais??"
Il barista risponde: "No, non abbiamo mais!"
E la papera se ne esce di nuovo dal bar.
Tutto ciò si ripete per giorni e giorni, finché un giorno, quando la papera entra nel bar, e chiede "Avete del mais?" il barista le fa: "No, non abbiamo mais e se vieni ancora qui a chiederne TI INCHIODO IL BECCO AL BANCONE!!!!!!!!!!!"
Il giorno dopo la papera entra nel bar e chiede: "Avete dei chiodi??"
E il barista: "No..." -
"Bene, in questo caso" fa la papera, "avete del mais?????"

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"Si dice che non sei un vero salentino se la tua casa
non è arricchita da almeno un Pumo
",


Fra tradizione e manifattura pugliese, si erge il Pumo Pugliese, un simbolo che caratterizza l’intera regione. Questo artefatto raffinato, cela un significato ben preciso che racchiude lo spirito della Puglia e della sua terra.
Il pumo è un bocciolo circondato da foglie d’acanto che simboleggiano la primavera e la rinascita della natura, simbolo di energia e rinnovamento. La parola deriva dal latino “pomum”, che significa “frutto” e si rifà al culto della dea latina Pomona, protettrice dei frutti, dell’ulivo e della vite. Essendo sempre stato un simbolo di prosperità e fecondità, coppie di pumi venivano posizionate all’ingresso di case tradizionali e palazzi signorili, alle estremità di balconi, colonne e terrazze, nonché ai lati dei letti matrimoniali di giovani sposi come simbolo di buon augurio.
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Il blu e le varie sfumature dell’azzurro fanno riferimento a un senso di calma e tranquillità, il rosso e il bordeaux sono spesso dedicati alle giovani coppie, il giallo e l’arancione per le madri e il rosa, canonicamente, è rivolto alle spose o ai battesimi delle bambine. Il Pumo per eccellenza però, resta il Pumo bianco, tipico e mai controtendenza, difatti è quello maggiormente declinabile in tutte le occasioni.
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It Bags: Oggetto del desiderio e icona dei nostri tempi, la borsetta è un oggetto simbolo degli ultimi decenni, spesso sottovalutato nel mondo del progetto. Ciò che rende una borsa una It bag va oltre il design e la funzionalità e coinvolge quasi sempre una combinazione di fattori: si va dalla celebrità di chi la indossa all’appeal estetico e culturale fino alla “narrazione” che la accompagna. Spesso sono anche un investimento economico: quasi sempre molto costose, in genere mantengono o addirittura aumentano il loro valore nel tempo, diventando oggetti da collezione.

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Cabat by Bottega Veneta, 2001

Niente loghi. Nessun brand in bella vista. La trama del cuoio intrecciato come segno identitario e marchio di riconoscibilità. Il fascino di Bottega Veneta nasce da qui: innovazione, lavorazione artigianale, un lusso discreto e appena sussurrato, ma inconfondibile: morbidi tasselli in pelle, impossibili da lavorare a macchina, e per questo intrecciati manualmente, seguendo un preciso schema diagonale, vanno a formare un vero e proprio tessuto, resistente e uniforme. Celebrata dal cinema (nel film American Gigolo) e da artisti come Andy Wahrol (che negli anni '80 ha dedicato alla Maison un cortometraggio intitolato a Bottega Veneta Industrial Videotape), Bottega Veneta è ormai sinonimo di eccellenza e qualità.
Tra i modelli più di culto, la Cabat Bag, una shopper a due manici con una struttura rigida, che non richiede l’utilizzo di una fodera, perché caratterizzata sia all’interno che all’esterno dalla pelle intrecciata.
Fondato a Vicenza nel 1966 ed espressione del savoir-faire e delle migliori tradizioni manufatturiere italiane, Bottega Veneta ha saputo conquistare dive e divi di ogni generazione, da Jacqueline Kennedy a Victoria Beckham. Merito della lungimiranza dei suoi direttori creativi, dell'eleganza senza tempo delle sue collezioni e di un film culto che lo ha consacrato definitivamente come brand luxury globale

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Lampade, arredi e accessori immaginano il mondo fuori orbita in una schiera di progetti dal fascino alieno

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"TX1, disegnata da Marco Ghilarducci, nasce dal fascino per la dimensione infinita dello spazio e per la sua assenza di barriere che generano un senso di sconfinata libertà. Guardare la lampada con il riflettore rivolto verso l’alto, leggermente inclinato, è come immaginare la connessione e lo scambio di dati tra un radar e i satelliti lucidissimi immersi nell’universo distante centinaia di km dalla Terra".

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