MPS secondo voi arriverà un cavaliere bianco e rilancerà Banca Mps?

Coi casini che si ritrova in Russia, UCG ha meno appeal ora e MPS rimane uno dei pochi bancari che ha ancora tanta strada di crescita. Logico che il denaro arrivi sul titolo, pur in una giornata così moscia. In sole due sedute si è già mangiato e digerito lo stacco...
C'e' da dire che Unicredit ora dovra' per Forza di cose rinunciare al Business Russo, e per recuperare quote di Ricavi/Utili che verranno meno, potrebbe Rimettere gli Occhi su MPS, che ora oltre a Fare Utili, e' un Bocconcino Prelibato in Considerazione delle Tasse Differite che Dovra' Recuperare (parliamo di circa 3 MILIARDI), praticamente se Unicredit Comprasse ora MPS e' come se la Pagherebbe la Meta' del Prezzo Attuale, perche' si Porterebbe a Casa circa 3 MILIARDI di Tasse da Scontare.
C'e' da dire che Credit Agricole che e' Innamorata di MPS non renderebbe Vita Facile a Unicredit, e si potrebbe aprire una Battaglia fra' le 2 con Iniziali Rastrellamenti di Azioni MPS sul mercato, e con OPA e Contro OPA in Seguito.
Sta' di fatto che se MPS dovrebbe quotare a un Multiplo P/E di 8 Volte come la Media delle altre Banche, le quotazioni di MPS dovrebbero Raddoppiare da questi Valori.
 
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L'unica mia preoccupazione per questo titolo sono i giochi "vigliacchi" delle macchinette. Sul lungo, sono comunque tranquillo
 
Ho fatto una mezza minchiata entrato ieri mezzo MPS mezzo Iren giusta la tempistica...ma....
Saluti
 
recuperato il gap post dividendo.....ora si guarda al futuro....6
 
Ricordiamoci dove era solo due anni fa quando i conti erano messi come erano messi.
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Il dossier Mps torna sul tavolo del Mef, primo socio con il 26,7%. In vista della scadenza del lock up, fissata per fine giugno, il Tesoro starebbe sondando diversi interlocutori ai fini del disimpegno definitivo dal capitale della banca senese, concordato con l’Unione Europea entro fine 2024. Tant’è che, secondo quanto riferito da alcune fonti, sarebbe allo studio una operazione di uscita in più fasi che contemplerebbe non solo la vendita attraverso un collocamento lampo, come finora sperimentato dal socio pubblico, ma anche una cessione diretta a soggetti terzi. E stante l’attuale scenario di mercato, non è escluso che siano le stesse attuali fondazioni azioniste di Siena - o quanto meno alcune di esse - ad essere le potenziali destinatarie di una parte del ricco pacchetto azionario in capo al Mef. In che misura, però, è tutto da definire.

Più in generale l’impressione, negli ambienti finanziari, è che la cessione allo studio contempli una vendita da parte del Tesoro di una quota sensibile del capitale, si parla in proposito di un pacchetto fino al 16%, non necessariamente operando secondo il copione delle ultime due tranche. Come noto, a novembre 2023 il ministero dell’Economia ha realizzato il collocamento di un primo pacchetto del 25% di Siena per 920 milioni, per poi procedere a marzo con la vendita di un altro 12,5% per altri 650 milioni. Oggi, invece, una delle ipotesi allo studio prevederebbe un alleggerimento della quota pubblica da realizzarsi non esclusivamente tramite il mercato, o quanto meno solo in parte. Il tutto con l’obiettivo di creare un nocciolo duro di azionisti a Siena, ancora in via di definizione, magari nella prospettiva futura di un successivo matrimonio. L’assetto azionario che emerge dall’ultima assemblea degli azionisti, quella del 12 aprile scorso, vede a fronte di una partecipazione dei soci di una fetta del capitale pari al 59,29% del totale, una quota in mano alle Fondazioni - tra cui la Fondazione Mps, Cariplo e Compagnia di San Paolo - pari all’1,2% diviso in tre quote dallo 0,4% ciascuna. Compaiono nell’azionariato presente in assemblea anche Anima con l’1%, Eurizon con il 4,4% e i fondi Mediolanum con l’1,5%. Più in generale la fetta consistente del capitale è in mano a fondi americani e inglesi, con posizioni di spicco per azionisti come il Government of Norway (1,4%), Norges Bank con l’1,5% e Vanguard con il 2,5%.

Lo schema operativo su ci sta ragionando negli ambienti vicino al Mef, del resto, va in parallelo con il carotaggio, che pure rimane in corso, volto a selezionare un partner industriale: il mercato guarda pur sempre a UniCredit, BancoBpm e Bper, che rimangono i tre potenziali soggetti indiziati per un possibile merger con Siena. Partner che però, per motivi diversi, e con sfumature diverse, per ora rimangono alla finestra. La strada per l’M&A, del resto, segue il diktat degli impegni presi con Bruxelles. «La scarpetta è pronta, il 2024 credo debba essere l’anno buono», ha sottolineato nelle scorse settimane il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti rispondendo alla domanda se quest’anno possa essere quello giusto per trovare un partner alla banca senese, considerata ’Cenerentola’ tra le banche italiane. Input chiari, che segnalano la volontà esplicita del Tesoro di uscire da Siena. Ma a cui, va detto, fanno da contraltare anche alcune spinte di segno opposto provenienti dall’ala più “sovranista” della Lega, che accarezza pur sempre l’idea di mantenere il controllo statale sul Monte per farne a tutti gli effetti una banca pubblica.

Da qua, appunto, l’ipotesi di sondare il mondo delle Fondazioni, soggetti che potrebbero anche consentire un’uscita in più step al Mef, magari lasciando al Tesoro il “pallino” sull’ultima tranche del capitale, così da decidere il futuro industriale della banca una volta che gli scenari saranno più maturi, concordemente con l’Ue.

Per il Governo, d’altra parte, l’uscita da Mps fa gola per i possibili incassi: l’intero pacchetto del 26,7% ai prezzi attuali può valere intorno agli 1,7 miliardi. Non male dopo le due operazioni che, sfruttando il cospicuo rally registrato dal titolo cresciuto di oltre il 130% nell’ultimo anno, hanno fruttato un incasso complessivo attorno a 1,6 miliardi, esattamente quanto iniettato dal Governo nell’aumento di capitale da 2,5 miliardi realizzato a fine 2022.
 
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