Oto Melara-Wass, il consorzio franco-tedesco davanti a Fincantieri nei piani del governo - la Repubblica
ROMA - Il summit di Palazzo Chigi sul futuro di Oto Melara e Wass, le due aziende del settore militare messe in vendita di Leonardo, ieri non si è chiuso con una decisione definitiva. Ma le indiscrezioni sembrano indicare in ascesa l’ipotesi di una cessione al consorzio franco-tedesco Knds, che avrebbe presentato un’offerta più strutturata di quella di Fincantieri, incentrata sulla “tutela dell’italianità” delle società.
Prospettiva lunga
Dopo l’incontro di ieri tra Daniele Franco, Lorenzo Guerini e Giancarlo Giorgetti fonti dell’esecutivo hanno fatto sapere: “c’è massima attenzione del governo che valuterà in tempi brevi soluzioni idonee a salvaguardare l’interesse nazionale, alla valorizzazione degli asset strategici e allo sviluppo dell’occupazione anche nel quadro di possibili intese a livello europeo in una prospettiva di lungo periodo”. Parole che paiono portare verso la proposta franco-tedesca, caldeggiata nelle scorse settimane dal presidente Macron nei colloqui con il premier Draghi. Un orientamento che dovrà fare i conti con la presa posizione compatta di parlamentari di tutti i partiti, favorevoli alla cessione a Fincantieri.
Sulle considerazioni del governo non peserebbe solo la consistenza dell’offerta economica: Parigi e Berlino hanno messo sul tavolo una somma vicina ai 700 milioni di euro. Molto più della alta di quella di Fincantieri - si è parlato di 450 milioni o anche meno - che dovrebbe ricorrere a un aumento di capitale a carico soprattutto di Cassa Depositi e Prestiti, l’azionista pubblico di maggioranza. Ieri a Piazza Affari proprio le voci di un possibile aumento di capitale hanno fatto perdere il 4,8% alla holding triestina, spingendola ai minimi da febbraio.
Offerta franco-tedesca per Oto Melara, si apre il risiko della Difesa europea
di Gianluca Di Feo , Anais Ginori
11 Novembre 2021
La proposta europea
L’esecutivo terrebbe invece in maggiore considerazione proprio “la prospettiva di lungo periodo” di consolidamento dell’industria europea della Difesa. Stando alle indiscrezioni, Parigi e Berlino hanno disegnato un’operazione di largo respiro. Il consorzio Knds è stato creato proprio per conquistare la leadership europea dei mezzi pesanti da combattimento: macchine corazzate come i carri armati, praticamente dimenticate con la fine della Guerra Fredda e tornate sulla scena con le nuove tensioni internazionali. La compagnia di diritto olandese è stata costituita dalla Kmw tedesca, erede della Krauss-Maffei che ha costruito i panzer Leopard, e dalla Nexter francese, nata dalla statale Giat che ha prodotto i tank Amx. Nei loro piani le due aziende messe in vendita da Leonardo resterebbero una società di diritto italiano, diventando una sorta di “terza gamba” del consorzio.
Il loro interesse è focalizzato solo su Oto Melara, che produce artiglierie navali, munizioni hitech e veicoli terrestri: per questo avrebbero manifestato la disponibilità a rivendere a Fincantieri la Wass di Livorno, che si occupa di siluri e apparati subacquei. La piena occupazione e addirittura l’aumento dei posti negli stabilimenti Oto di La Spezia e Brescia verrebbe garantita da Knds attraverso due programmi militari di respiro europeo.
Il primo è il veicolo cingolato da combattimento IFV: un tipo di mezzo di cui molti Paesi europei hanno necessità. L’Esercito italiano ha già finanziato la sostituzione degli attuali Dardo, con uno stanziamento iniziale di due miliardi. Una fornitura che fa gola al consorzio Knds. Per questo verrebbe pure contrattualizzato un ruolo nel progetto della Iveco Defense di Bolzano e della stessa Leonardo per i visori.
Il secondo è il futuro carro armato europeo, il primo prodotto nel Continente dal crollo del Muro di Berlino: un’iniziativa in fase preliminare per rifornire le divisioni corazzate di Francia e Germania, in cui entrerebbe subito l’Italia. L’obiettivo è di realizzare il tank destinato a imporsi nei mercati mondiali dal 2030 in poi.
L'alternativa tricolore
Leonardo da questa operazione otterrebbe due vantaggi. Finanzierebbe l’acquisto del 25% delle azioni della Hensoldt tedesca, attiva nel campo dei sistemi elettronici su cui il gruppo di piazza Montegrappa vuole concentrarsi: un investimento da 600 milioni. E potrebbe inserirsi con i suoi prodotti anche nei contratti terrestri franco-tedeschi. Una prospettiva non compatibile con un altro dei possibili acquirenti di Oto Melara, l’azienda tedesca RheinMetall, che realizza cingolati da combattimento ma anche apparati elettronici.
Se il “lungo periodo” tracciato da Knds può rappresentare una promessa di crescita per gli impianti italiani, allo stesso tempo li renderà dipendenti dalle scelte dei governi di Parigi e Berlino. Che sono cariche di incognite politiche. In Francia, le elezioni presidenziali potrebbero rimettere in discussione le strategie europee di Macron; in Germania restano da decifrare gli indirizzi del nuovo esecutivo “semaforo” e l’influenza dei Verdi nel condizionare la spesa militare. Il rischio è che venga sfruttata l’eccellenza di Oto Melara nelle artiglierie navali, con le torrette da 76/62 vendute ovunque, e nelle munizioni hi-tech Vulcano – che trasformano i proiettili dei cannoni in missili – senza certezze sulla crescita nel settore terrestre.
Questo è l’argomento chiave su cui fa leva Fincantieri, impegnata a potenziare la presenza nelle navi da guerra per compensare la crisi delle ammiraglie da crociera causata dal Covid. Una campagna per la “protezione dell’italianità” che ha visto scendere in campo un ampio schieramento di parlamentari di Pd, Iv, Forza Italia e Lega, ottenendo subito il consenso dei sindacati oltre a quello delle amministrazioni locali. In ballo, infatti, c’è il destino di oltre 1500 lavoratori, tra cui un numero elevato di ingegneri, tutti altamente specializzati. Allo stesso tempo, Fincantieri ha risorse economiche limitate per condurre in porto l’operazione. Ed è completamente estranea al settore dei mezzi da combattimento terrestri, quello su cui si sta scatenando il risiko delle cancellerie europee: una battaglia di panzer dove solo i giganti sopravviveranno
ROMA - Il summit di Palazzo Chigi sul futuro di Oto Melara e Wass, le due aziende del settore militare messe in vendita di Leonardo, ieri non si è chiuso con una decisione definitiva. Ma le indiscrezioni sembrano indicare in ascesa l’ipotesi di una cessione al consorzio franco-tedesco Knds, che avrebbe presentato un’offerta più strutturata di quella di Fincantieri, incentrata sulla “tutela dell’italianità” delle società.
Prospettiva lunga
Dopo l’incontro di ieri tra Daniele Franco, Lorenzo Guerini e Giancarlo Giorgetti fonti dell’esecutivo hanno fatto sapere: “c’è massima attenzione del governo che valuterà in tempi brevi soluzioni idonee a salvaguardare l’interesse nazionale, alla valorizzazione degli asset strategici e allo sviluppo dell’occupazione anche nel quadro di possibili intese a livello europeo in una prospettiva di lungo periodo”. Parole che paiono portare verso la proposta franco-tedesca, caldeggiata nelle scorse settimane dal presidente Macron nei colloqui con il premier Draghi. Un orientamento che dovrà fare i conti con la presa posizione compatta di parlamentari di tutti i partiti, favorevoli alla cessione a Fincantieri.
Sulle considerazioni del governo non peserebbe solo la consistenza dell’offerta economica: Parigi e Berlino hanno messo sul tavolo una somma vicina ai 700 milioni di euro. Molto più della alta di quella di Fincantieri - si è parlato di 450 milioni o anche meno - che dovrebbe ricorrere a un aumento di capitale a carico soprattutto di Cassa Depositi e Prestiti, l’azionista pubblico di maggioranza. Ieri a Piazza Affari proprio le voci di un possibile aumento di capitale hanno fatto perdere il 4,8% alla holding triestina, spingendola ai minimi da febbraio.
Offerta franco-tedesca per Oto Melara, si apre il risiko della Difesa europea
di Gianluca Di Feo , Anais Ginori
11 Novembre 2021
La proposta europea
L’esecutivo terrebbe invece in maggiore considerazione proprio “la prospettiva di lungo periodo” di consolidamento dell’industria europea della Difesa. Stando alle indiscrezioni, Parigi e Berlino hanno disegnato un’operazione di largo respiro. Il consorzio Knds è stato creato proprio per conquistare la leadership europea dei mezzi pesanti da combattimento: macchine corazzate come i carri armati, praticamente dimenticate con la fine della Guerra Fredda e tornate sulla scena con le nuove tensioni internazionali. La compagnia di diritto olandese è stata costituita dalla Kmw tedesca, erede della Krauss-Maffei che ha costruito i panzer Leopard, e dalla Nexter francese, nata dalla statale Giat che ha prodotto i tank Amx. Nei loro piani le due aziende messe in vendita da Leonardo resterebbero una società di diritto italiano, diventando una sorta di “terza gamba” del consorzio.
Il loro interesse è focalizzato solo su Oto Melara, che produce artiglierie navali, munizioni hitech e veicoli terrestri: per questo avrebbero manifestato la disponibilità a rivendere a Fincantieri la Wass di Livorno, che si occupa di siluri e apparati subacquei. La piena occupazione e addirittura l’aumento dei posti negli stabilimenti Oto di La Spezia e Brescia verrebbe garantita da Knds attraverso due programmi militari di respiro europeo.
Il primo è il veicolo cingolato da combattimento IFV: un tipo di mezzo di cui molti Paesi europei hanno necessità. L’Esercito italiano ha già finanziato la sostituzione degli attuali Dardo, con uno stanziamento iniziale di due miliardi. Una fornitura che fa gola al consorzio Knds. Per questo verrebbe pure contrattualizzato un ruolo nel progetto della Iveco Defense di Bolzano e della stessa Leonardo per i visori.
Il secondo è il futuro carro armato europeo, il primo prodotto nel Continente dal crollo del Muro di Berlino: un’iniziativa in fase preliminare per rifornire le divisioni corazzate di Francia e Germania, in cui entrerebbe subito l’Italia. L’obiettivo è di realizzare il tank destinato a imporsi nei mercati mondiali dal 2030 in poi.
L'alternativa tricolore
Leonardo da questa operazione otterrebbe due vantaggi. Finanzierebbe l’acquisto del 25% delle azioni della Hensoldt tedesca, attiva nel campo dei sistemi elettronici su cui il gruppo di piazza Montegrappa vuole concentrarsi: un investimento da 600 milioni. E potrebbe inserirsi con i suoi prodotti anche nei contratti terrestri franco-tedeschi. Una prospettiva non compatibile con un altro dei possibili acquirenti di Oto Melara, l’azienda tedesca RheinMetall, che realizza cingolati da combattimento ma anche apparati elettronici.
Se il “lungo periodo” tracciato da Knds può rappresentare una promessa di crescita per gli impianti italiani, allo stesso tempo li renderà dipendenti dalle scelte dei governi di Parigi e Berlino. Che sono cariche di incognite politiche. In Francia, le elezioni presidenziali potrebbero rimettere in discussione le strategie europee di Macron; in Germania restano da decifrare gli indirizzi del nuovo esecutivo “semaforo” e l’influenza dei Verdi nel condizionare la spesa militare. Il rischio è che venga sfruttata l’eccellenza di Oto Melara nelle artiglierie navali, con le torrette da 76/62 vendute ovunque, e nelle munizioni hi-tech Vulcano – che trasformano i proiettili dei cannoni in missili – senza certezze sulla crescita nel settore terrestre.
Questo è l’argomento chiave su cui fa leva Fincantieri, impegnata a potenziare la presenza nelle navi da guerra per compensare la crisi delle ammiraglie da crociera causata dal Covid. Una campagna per la “protezione dell’italianità” che ha visto scendere in campo un ampio schieramento di parlamentari di Pd, Iv, Forza Italia e Lega, ottenendo subito il consenso dei sindacati oltre a quello delle amministrazioni locali. In ballo, infatti, c’è il destino di oltre 1500 lavoratori, tra cui un numero elevato di ingegneri, tutti altamente specializzati. Allo stesso tempo, Fincantieri ha risorse economiche limitate per condurre in porto l’operazione. Ed è completamente estranea al settore dei mezzi da combattimento terrestri, quello su cui si sta scatenando il risiko delle cancellerie europee: una battaglia di panzer dove solo i giganti sopravviveranno