Trovo la discussione su dist vs acc semplicemente fantastica, anche perché è l'ultima cosa che devo ancora decidere prima di iniziare ad investire.
E' evidente che l'accumulo vince sulla distribuzione perché è il tipo di investimento che fa guadagnare più soldi.
Però per quanto mi riguarda ci sarà un giorno in cui smetterò di mettere soldi in borsa ed inizierò ad utilizzare ciò per cui ho investito. In pratica, sto pensando a cosa succederà una volta che smetto di investire.
Quindi, vorrei concentrarmi su cosa succederà una volta smesso di investire, perché questo sarà il mio caso, se voi avete deciso di investire anche a 90anni, allora quanto dico è irrilevante per voi.
Poniamo l'enfasi sulla seconda parte (anche perché nella prima si sa che l'accumulo vince), quella in cui non si investe più.
Una volta terminati gli anni prefissati per l'investimento chi ha un ETF a distribuzione potrà avvalersi dei soldi derivanti dalle cedole senza intaccare il capitale, mentre chi ha accumulato venderà qualche quota dell'ETF ad accumulazione, ma in quest'ultimo caso con il passare degli anni questa pratica eroderà il capitale sino a farlo diminuire mese dopo mese perdendo quindi nella seconda parte (quella in cui non si investe più) quel vantaggio "accumulato" nella prima parte, mentre l'ETF a distribuzione continua a dare sistematicamente cedole lasciando incolume il capitale. In teoria, volendo estremizzare, se uno vivesse mille anni si ritroverebbe con l'ETF a distribuzione che ancora distribuisce cedole, mentre l'ETF ad accumulo praticamente azzerato.
E' corretto questo ragionamento? Mi sfugge qualcosa?
No, non è corretto. Ipotizziamo che tra 30 anni, quando vuoi iniziare a "vivere di cedole", l'ammontare del controvalore dell'ETF ad accumulazione sia 1 milione di euro. Il tuo ipotetico alter-ego a distribuzione, che ha versato negli anni lo stesso capitale che hai versato te sul tuo stesso ETF a distribuzione, ha un controvalore di 800.000 euro.
I 200.000 di differenza dove sono finiti? in dividendi, che hai già riscosso durante i 30 anni di investimento pregresso. In realtà, avrai ricevuto meno di 200.000: primo perché hai già pagato le imposte sul capitale gain sui dividendi riscossi, e secondo perché in realtà, se il fondo ha avuto un rendimento annualizzato positivo, non c'è stata capitalizzazione di quei dividendi negli anni.
Ma, per semplicità, ignoriamo questo fatto (che però è fondamentale, tanto più quanto più il rendimento annualizzato pregresso è stato alto).
Di nuovo per semplicità, supponiamo che gli ETF, tra 30 anni e da lì in poi, generino un rendimento annuale del 5% e l'ETF a distribuzione, anche qui per super-semplificare il problema, distribuisca proventi del 5% all'anno verso la fine dell'anno.
Ogni anno, quindi, l'ETF a distribuzione elargirà proventi pari a 40.000 euro, che riceverai automaticamente sul tuo c/c come "dividendi". In realtà, al netto del 26% di tassazione, riceverai 29.600 euro.
In conto capitale, il tuo ETF ha guadagnato il 5%, ma lo ha distribuito. Il controvalore in conto capitale rimane 800.000 euro (in realtà non sarà esattamente così, ma quasi). L'anno seguente si ripete la stessa storia.
L'ETF ad accumulazione vale 1 milione. A fine anno il suo valore è aumentato del 5% ed è pari a 1.050.000 euro. Puoi vendere a questo punto quote per un controvalore di 50.000 euro su cui pagherai il 26% di tassazione sul capital gain. Il tuo netto sarà quindi 37.000 euro. Il controvalore investito del tuo ETF sarà di nuovo 1 milione.
L'anno successivo, stessa storia.
Quindi, con l'ETF ad accumulazione, tra 30 anni avrai per forza di cose un controvalore più alto di quello a distribuzione. Se, ogni anno, vendi una % di quote pari ai dividendi distribuiti su quello a ETF, il tuo capitale non si intacca (o non più di quanto si intacchi quello dell'ETF a distribuzione, nel caso in cui i dividendi siano superiori al rendimento annuale), e ricevi una somma per forza di cose superiore ai dividendi dell'altro ETF.
Cosa paghi in più? Il costo di transazione della vendita annuale. Quanto? 9 euro? 20 euro? In ogni caso, è un costo che su cifre come quelle di questo esempio sono irrilevanti.
Ovviamente tutto questo discorso non vale se nei 30 anni pregressi il rendimento annualizzato è stato negativo. In questo caso, l'ETF a distribuzione avrebbe un controvalore più elevato. Ma, ipotizzare un rendimento annualizzato negativo dopo 30 anni è eccessivo per qualsiasi tipo di investimento (a quel punto sarebbe stato meglio non investire, almeno per chi avesse un'aspettativa del genere).