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Tim, anche Apax apre il dossier Al board focus su Kkr e Cvc
Il team dedicato alle tlc del fondo mette nel radar le future attività ServCo
Dopo Cvc, anche il private equity Apax guarda al dossier della ServCo (la società dei servizi) di Tim. Secondo indiscrezioni raccolte dal Sole 24 Ore il gruppo finanziario, che ha sede a Londra, starebbe avviando approfondimenti in quanto interessato ad alcune delle attività di Tim che saranno oggetto dei carve-out preannunciato dal management.
In questo quadro un team Apax, specializzato sulle Tlc, è in Italia e starebbe esaminando il dossier. Nel radar le attività di ServCo, suddivise in Consumer ed Enterprise. Anche altri private equity internazionali, come Apollo, sono alla finestra sull’operazione, ma Apax appare come il nome più credibile in quanto ha una forte esperienza di telecomunicazioni.
Il gruppo finanziario nel 2008 si è affacciato sul dossier Wind e nel 2005 ha rilevato, assieme a Tpg, Tim Hellas per 1,1 miliardi di euro. Qualche mese fa era stato impegnato, in alleanza con Iliad, in un’offerta per il 100% di Vodafone Italia. La compagnia francese che fa capo a Xavier Niel – 7,6 miliardi di ricavi; sesto operatore di Tlc del Vecchio Continente con 42 milioni di abbonati; due terzi dei ricavi in arrivo dalla Francia, un 20% dalla Polonia e un 10% dall’Italia – si era fatta avanti, appunto con Apax, con un’offerta da 11,2 miliardi di euro per le attività di Vodafone in Italia. La multinazionale inglese ha rispedito al mittente, nonostante il pressing dei fondi attivisti come ad esempio Cevian Capital che non aveva fatto mistero di voler accelerare un riassetto.
In questo quadro, nelle sale operative si dà per scontato che Iliad stia guardando al dossier Tim con grande attenzione. Che lo schema con Apax si possa replicare, come nel caso dell’offerta per vodafone Italia, è tutto da vedere, ma analisti e osservatori non lo danno per escluso.
Del resto mai come in questo momento il riassetto di Tim sembra essere approdato a una fase cruciale, in cui la suddivisione fra servizi (ServCo) e rete (NetCo) starebbe per diventare realtà, rispondendo così alla strategia che l’ad Pietro Labriola ha tratteggiato per il suo piano industriale lo scorso 2 marzo.
Certo sarà da capire oggi, a valle della riunione del cda prevista post assemblea di Tim, quale sarà il risultato della riunione sui tre dossier più caldi. Il primo riguarda Kkr che ha risposto alla richiesta di chiarimenti da parte di Tim ribadendo le proprie condizioni: la necessità di una due diligence in previsione di un’Opa per la quale il prezzo previsto a novembre da 0,505 euro per azione non sarebbe più, per il fondo, da dare per scontato visto tutto quello che è successo fra profit warning, mannaia delle agenzie di rating su Tim e conti rivisti con maxi-rosso da 8,7 miliardi nel 2021.
Condizione, questa, però inaccettabile per la telco che si è da sempre detta aperta alla due diligence ma solo confirmatoria, cioè dopo un’offerta vincolante. È muro contro muro, insomma, con una risposta ufficiale (in un carteggio che inizia a diventare consistente) che spetta adesso a Tim. E chissà che dopo l’informativa di oggi il cda non decida di far calare il sipario sulla questione dell’Opa Kkr, con il fondo che comunque si è detto aperto «a esplorare qualsiasi altra operazione nell’interesse della società, dei suoi azionisti e dell’Italia».
In cda si capirà anche l’orientamento a proposito dell’offerta non vincolante presentata da Cvc per il 49% della parte business della costituenda ServCo. Si è parlato di una valutazione (enterprise value) di 6 miliardi per l’asset. Ma qui la partita è tutta da costruire. Certo, una delle condizioni poste da Cvc – che come advisor ha Nomura con l’ex ad Tim Marco Patuano oltre a Barclays e all’avvocato Sergio Erede – è l’esclusiva di 10 settimane. Non sarà una scelta facile per il board di Tim dopo il quasi scontato no, seppur motivato con il muro contro muro sulla due diligence, a Kkr che si era presentata a Tim con quella che doveva essere un’offerta rivolta al mercato.
Ultimo, ma non per ordine di importanza, c’è il dossier rete unica con Tim e Cdp (azionista al 10% di Tim e al 60% di Open Fiber) che hanno siglato un accordo di riservatezza in vista di un memorandum of understanding da firmare entro il 30 aprile. Governo e Cdp paiono molto indirizzati su questa strada. Nell’attesa l’accordo commerciale fra Tim e Open Fiber sulle aree bianche è in dirittura. Secondo indiscrezioni potrebbe essere firmato e comunicato anche oggi.