CORPORATE ITALIALeggi dopo
Due anchor investor per la privatizzazione finale di Mps. Faro su Unipol e Anima. Ma l’operazione non è semplice
di Fabrizio Massaro e Luca Gualtieri
tempo di lettura 3 min
Partono le grandi manovre per l’uscita del Tesoro dal capitale con la cessione delle quote a nuovi soci forti per Siena. Il divorzio da Axa nel ramo polizze è un tassello chiave. Da portare in dote a Unipol
Il
Tesoro ha sei mesi per mantenere gli impegni presi con l’Unione Europea su
Mps. In diverse occasioni il ministro
Giancarlo Giorgetti ha ribadito la volontà di completare la exit dalla banca senese entro il 2024. Se sul calendario c’è insomma una data già cerchiata, l’intenzione di via XX Settembre è di muoversi senza fretta per valorizzare al meglio il suo 26,7% residuo e scegliere con cura i futuri soci di riferimento di
Mps.
I prossimi passi
Dopo la scadenza del lock-up, lunedì 1 luglio non scatterà alcuna vendita dell’ultima tranche della banca. Già nel corso dell’ultimo collocamento di aprile, che ha fruttato allo
Stato circa 650 milioni per il 12,5%, diversi banchieri d’affari avevano sconsigliato al Tesoro di scendere sotto il 26% nonostante il forte appetito degli investitori: una dismissione più consistente avrebbe esposto via XX Settembre al rischio di perdere il controllo di fatto sull’istituto. Se il
Tesoro fosse rimasto attorno al 20%, potenzialmente un altro socio in assemblea avrebbe potuto strappare all’azionista pubblico la maggioranza del board senza essere obbligato a lanciare l’opa.
Per questa ragione vengono giudicati improbabili nuovi collocamenti sul mercato. La strada maestra dovrebbe quindi passare dall’individuazione di uno o più
anchor investor sui quali incardinare le ultime tappe della privatizzazione e la futura governance del
Montepaschi.
Le opzioni del Tesoro
Le ipotesi allo studio sono diverse, tutte accomunate dal marcato profilo industriale e dalla coerenza con le strategie attuali e future della banca. Ad agosto il vertice di
Siena aggiornerà gli obiettivi del piano visto che negli ultimi trimestri il ceo
Luigi Lovaglio non solo ha presentato al mercato risultati finanziari di soddisfazione ma ha anche raggiunto in anticipo molti target della strategia 2026.
Al 31 marzo i profitti hanno raggiunto quota 332,7 milioni (in crescita del 41,2% anno su anno), oltre il consenso
Bloomberg di 281,2 milioni. Anche i
ricavi sono saliti a 1,01 miliardi (+15,2% annuale), battendo le attese degli analisti di 973,4 milioni (879 milioni nel 2022). Dopo aver confermato la guidance 2024 sull’utile pretasse,
Mps ha quindi annunciato un aggiornamento dei target strategici di medio termine.
- Leggi anche: Mps, ecco perché secondo i giudici Alexandria e Santorini non erano derivati
Il divorzio da Axa
Come riportato giovedì 6 giugno da
MF-Milano Finanza, tra le opzioni al vaglio del cda e dell’advisor McKinsey ci sarebbe un
riassetto nel comparto della bancassurance.
Rocca Salimbeni potrebbe utilizzare parte dei due miliardi di capitale in eccesso (pari a oltre il 30% dell’attuale valore di mercato) per riacquistare da
Axa le quote nelle due joint venture vita e danni. L'obiettivo però non sarebbe internalizzare il business del polizze ma portarle in dote a un nuovo partner che, contestualmente all’alleanza commerciale, potrebbe entrare nell’azionariato di
Mps come anchor investor.
A chi guarda il Tesoro?
Il nome che circola da sempre è quello di
Unipol che, secondo simulazioni fatte in alcune banche d’affari, potrebbe rilevare il 10% del capitale di Siena. La compagnia presieduta da Carlo Cimbri è uno dei principali player del mercato assicurativo italiano nonché l’azionista di riferimento di
Bper (19,9%) e della
Popolare di Sondrio (19,7%).