BTP 2037 4% IT0003934657 (NoCacs) Vol.1

Tomasz Wieladek, chief european economist di T. Rowe Price

Giovedì la Bce si riunirà per decidere la politica monetaria europea. Probabilmente sentiremo che si è discusso del programma di acquisto per l’emergenza pandemica (PEPP), ma che il Consiglio direttivo non apporterà alcuna modifica al suo reinvestimento. Dato il recente aumento dei rendimenti obbligazionari in tutto il mondo, credo che la Bce vorrà mantenere la flessibilità di acquistare BTP e in cambio vendere Bund come previsto dal PEPP. Non ci aspettiamo quindi ulteriori misure di quantitative tightening oltre a ciò che è già stato annunciato, né questa settimana o né nel breve periodo.

Tuttavia, all'interno del Consiglio direttivo si continua a discutere su come ridurre i costi di bilancio derivanti dalla detenzione di ampi portafogli di quantitative easing, mentre i finanziamenti sono elevati. Un modo per ridurre questo costo è quello di aumentare la quota di riserve remunerate allo 0%. C'è quindi il rischio che aumentino la riserva minima obbligatoria dall'1% al 3% per ridurre i costi dei grandi bilanci. Tuttavia, questo potrebbe danneggiare la redditività delle banche, poiché sarà difficile trasferire questi costi ai risparmiatori in un contesto in cui i governi stanno vendendo debito a più alto rendimento agli investitori retail in diversi paesi.

Per l'Eurozona, nel suo complesso, sia il Pmi manifatturiero che quello dei servizi sono scesi ulteriormente in territorio di contrazione, mentre il dato composito è sceso di un punto. Anche l'occupazione è diminuita significativamente ma rimane in leggero territorio espansivo.

Le prospettive per i Pmi dell'Eurozona rimangono difficili, ma meno cupe rispetto ai mesi precedenti. Chiaramente, l'aumento dell'incertezza dovuto al conflitto in Medio Oriente e l'aumento dei prezzi delle materie prime pesano sul sentiment dei Pmi. Tuttavia, l'indagine della Bce sui prestiti bancari appare un po' meno negativa: la domanda di mutui si è contratta a un tasso inferiore rispetto al passato e gli standard di credito delle banche hanno continuato a inasprirsi, ma a un tasso inferiore rispetto al passato.

Vista l'evoluzione dei dati, riteniamo molto improbabile un altro rialzo dei tassi, e ci aspettiamo che la Bce mantenga i tassi invariati nel meeting di questa settimana. Guardando avanti, l’esito più probabile è un allentamento dell'inflazione e un peggioramento dei dati sull'economia reale che finiranno per spingere la Bce a tagliare i tassi nella prima metà del prossimo anno.
e ci mancherebbe altro ... dopo dieci aumenti consecutivi che hanno portato il tasso di rifinanziamento principale al 4,50%, e quello sui depositi al 4% direi che.... "crudelia de mon" annunci l'undicesimo consecutivo:no:
 
e ci mancherebbe altro ... dopo dieci aumenti consecutivi che hanno portato il tasso di rifinanziamento principale al 4,50%, e quello sui depositi al 4% direi che.... "crudelia de mon" annunci l'undicesimo consecutivo:no:
non lo escluderei............
 
PIL trimestrale USA +0,6 sopra le attese (4,9vs4,3)..non dovrebbe essere una buona notizia o sbaglio? 😅
 
PIL trimestrale USA +0,6 sopra le attese (4,9vs4,3)..non dovrebbe essere una buona notizia o sbaglio? 😅

Corretto...brutta! Lo vediamo anche oggi dal cross eur\usd

Spero che le politiche economiche EU e USA divergano, perchè è innegabile che la resilienza (o l'eccessivo consumismo) degli USA non è paragonabile a una zona come l'Europa, dove il risparmio e il vedere al "conto salato da tassi alti" fa calare la voglia di spesa (sia privati che aziende)

Almeno è stata "discreta"\in linea l'aumento dei disoccupati (vero driver FED)

In USA per oltre metà del listino equity, pesano 7 aziende, che di produttivo hanno ben poco e che basano tutto sui servizi...
in Europa, c'è ancora tanta produzione e manifattura, per cui lì la stretta si sente di più.

Spero solo che la BCE non sia influenzata da FED, per non incappare in un EURO troppo forte e devastante per l'export (motivo per cui tendono sempre a convergere nelle scelte) e passi ad analizzare la nostra situazione standalone.

Le Banche stesse in America sono già in fortissima difficoltà, mentre da noi no...

Credo che alla fine l'unica cosa che farà BCE e continuare con il riacquisto dei titoli in scadenza per non buttare benzina su corsi obbligazionari già martoriati (bilanci banche piene)

come sempre, al futuro la risposta...
 
Anche oggi mi ha sfiorato il 7 cip ed e' risalito....la prendo con filosofia e cito il famoso detto veneto......ghe xe' piu giorni....che iuganeghe....(.intendendo altre occasioni )
 
Nota goliardica:

Se non avesse risposto così avrei potuto rimangiarmi il mio sentiment...ma a questo così me lo rafforza !

E' dal 2019 che è riuscita a fare esattamente il contrario di quanto dichiarato in precedenza...

Nuova immagine bitmap (3).jpg
 
Nota goliardica:

Se non avesse risposto così avrei potuto rimangiarmi il mio sentiment...ma a questo così me lo rafforza !

E' dal 2019 che è riuscita a fare esattamente il contrario di quanto dichiarato in precedenza...

Vedi l'allegato 2948349
L'Fmi raccomanda all'Europa di mantenere ai livelli attuali i tassi di interesse, rimandando i tagli, per domare definitivamente l'inflazione visto che in generale, nella lotta alla crescita dei prezzi "è meglio sbagliare a fare un poco di più che a fare meno".






E' quanto scrive il direttore del dipartimento Europa del Fondo Monetario internazionale Alfred Kammer secondo cui "il tempo per tagli dei tassi alla fine arriverà.




In quel caso è meglio che tali tagli non comportino marce indietro. Quel momento non è ora. L'urgenza richiede anche pazienza".
 
ciao punti tutto su questo al 4% ? io l ho in carico a 95,5 . vorrei abbassare pmc ma andrei sul 40 al 5%. pero vorrei aumentare esposizione su tds europei

Non solo sul 37

37 ho pmc 95,3
Oggi sotto 90 non ho incrementato causa impegni :wall:
Se ci ritorna riprovo

Ho anche il 40 5%
pmc 97,4

E il matusa 67 2,8%
pmc del menga 73


E un po' di btp valore sec emissione


Al momento flusso cedole netto mensile é circa 280€ netti

Non é un gran ché, ma aiuta
 
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Non solo sul 37

37 ho pmc 95,3
Oggi sotto 90 non ho incrementato causa impegni :wall:
Se ci ritorna riprovo

Ho anche il 40 5%
pmc 97,4

E il matusa 67 2,8%
pmc del menga 73


E un po' di btp valore sec emissione


Al momento flusso cedole netto mensile é circa 280€ netti

Non é un gran ché, ma aiuta
Fai conto di non pagar bollette....e tutto questo gratuitamente....direbbe l ' avvocato degli italiani il magnifico Conte....
 
Fai conto di non pagar bollette....e tutto questo gratuitamente....direbbe l ' avvocato degli italiani il magnifico Conte....
Ciao.....gratuitamente non direi....perché stai sempre prestando il tuo capitale che in teoria potresti investire altrove....ma giustamente meglio una cedola tranquilla che tenerli fermi sul conto o rischiare di più con altro investimento...un salutone e speriamo in una ripresa dei prezzi quanto prima.....
 
Ciao, io volevo acquistare al 2040 ma dopo aver letto del BUYBACK e del CONCAMBIO... In pratica sembra che "essere fuori dalle Cacs" non voglia dire niente perché lo Stato può fare buyback di un titolo fuori Cacs con un titoli in Cacs e l'obiettivo a poco a poco sarà quello. Voi che ne pensate?
 
Ciao, io volevo acquistare al 2040 ma dopo aver letto del BUYBACK e del CONCAMBIO... In pratica sembra che "essere fuori dalle Cacs" non voglia dire niente perché lo Stato può fare buyback di un titolo fuori Cacs con un titoli in Cacs e l'obiettivo a poco a poco sarà quello. Voi che ne pensate

Btp, attenti alla “trappola” delle Cac​

27/10/202312:10 REDAZIONE

"Investimenti: rientrato lo stress bancario ecco cosa camba"

Pubblichiamo di seguito un interessante approfondimento dedicato alle Clausole di Azione Collettiva presenti nei Btp a firma di Gian Luca Bocchi, tratto dal blog Mork e Mindy. Un elemento, quello delle Cac, che sicuramente va considerato in fase di acquisto di una obbligazione.

Ottobre avrebbe dovuto essere il mese dell’educazione finanziaria. Ho trovato molto stridente che proprio in questa fase si continui a sollecitare il risparmiatore con l’offerta del nostro titolo di stato, quale fosse l’unico investimento possibile.
Noi Italiani corriamo già un “rischio Italia” vivendo in questo nazione, senza doverlo ulteriormente appesantire sottoscrivendo i titoli che rappresentano il nostro debito. Qualora infatti il nostro paese, per qualsiasi ragione, dovesse andare in difficoltà, non solo ne subiremmo le conseguenze nella vita di tutti i giorni (perdendo il lavoro, dovendo pagare più tasse, dovendo sostenere figli e nipoti in quanto disoccupati, ecc., ecc.) ma rischieremmo anche di veder pregiudicato una parte del nostro patrimonio finanziario, specie qualora il BTP si riveli l’unico nostro investimento.
Ma non si tratta solo di buon senso e di comportamenti corretti. Lo sappiamo bene tutti che diversificare è il primo obiettivo di ogni investitore.
Si tratta anche di capire bene i rischi specifici di questa operazione, considerando anche l’esistenza delle Clausole di Azione Collettiva che in caso di difficoltà del paese emittente potrebbe in determinati casi non tutelare il sottoscrittore e come ben specificato nell’articolo che segue “la conseguenza più logica è quella di ipotizzare che i diritti dei piccoli risparmiatori vengano in qualche modo sottomessi a quelli della grande finanza che può “scendere a patti” senza che il loro consenso sia richiesto, né necessario.”
Mi sono quindi ricordato di questo articolo scritto nel maggio 2013, ben 10 anni fa, da un’analista di JC Associati SIM (SIM di consulenza che non esiste più) che conosco molto bene che ben illustrava il fenomeno.

BTP: con o senza CAC?

Come enunciato dal decreto ministeriale del 17 dicembre 2012, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il giorno successivo, tutte le nuove emissioni di titoli di stato (Btp, Ctz, Btp Italia, Cct, Btpi, nonché le emissioni sui mercati internazionali) con scadenza superiore ad un anno saranno soggette alle clausole di azione collettiva (CAC) secondo quanto stabilito dagli accordi europei per i paesi che hanno aderito al fondo “salva stati” ESM. L’imposizione di allegare le CAC a tutte le nuove emissioni dunque non è un fenomeno tipico dell’Italia o dei paesi in eventuale difficoltà quanto piuttosto una richiesta indirizzata a tutti e 17 i paesi dell’Eurozona.
Ma che cosa sono esattamente queste CAC? Che cosa prevedono? Come possono impattare sui titoli di stato che comunemente i risparmiatori e gli investitori sottoscrivono? Prima di addentrarci nel merito facciamo un breve passo indietro ricordando al lettore che furono al centro del dibattito in Europa in occasione della ristrutturazione del debito greco avvenuta nel maggio del 2012, per poi essere addirittura imposte con un effetto retroattivo, che andava quindi a modificare a posteriori la normativa che regolava i titoli di stato greci. Cerchiamo quindi di capire quale è lo scopo dell’introduzione di queste Clausole di Azione Collettiva. Questo meccanismo di fatto serve a risolvere il problema dei creditori che, in un negoziato di ristrutturazione tra emittente e detentori dei bonds, non hanno intenzione di aderire alla proposta dell’emittente (in inglese holdout). In sostanza le CAC quindi agiscono in modo tale per cui se esiste una maggioranza qualificata (solitamente i due terzi del totale dei creditori) che aderisce alla proposta di ristrutturazione del debito da parte dell’emittente, anche tutti gli altri sono automaticamente costretti ad aderirvi. Le clausole quindi sono utilizzate per aumentare considerevolmente gli spazi di manovra dello stato sovrano in difficoltà che avrà bisogno solo di una parte (seppur non esigua in effetti) di consensi e non necessariamente di una risposta unanime.

Come abbiamo tra l’altro avuto modo di verificare con quanto è successo in Grecia, spesso si riesce più facilmente a convincere gli investitori istituzionali, e quindi le banche in primis, un po’ meno i fondi di investimento, e difficilmente i piccoli risparmiatori e i singoli investitori privati che si dimostrano spesso –comprensibilmente- riottosi ad accettare eventi di ristrutturazione sui titoli di Stato (vedi anche il caso Argentina).

Associando quindi le CAC alle nuove emissioni si rende meno problematica l’accettazione di una eventuale proposta da parte del debitore su una ristrutturazione del suo debito: la proposta può riguardare la decurtazione del valore nominale, la scadenza del titolo, la cedola, insomma praticamente ogni dettaglio del titolo originariamente emesso. Come dicevamo appena sopra, la proposta da parte dell’emittente deve comunque essere accettata almeno da una maggioranza qualificata di creditori, mentre non è vero che è un’azione che viene intrapresa unilateralmente, come più volte abbiamo visto sostenere in alcuni siti o blog di simil-finanza ed economia. È sempre necessaria l’accettazione della controparte, anche se in ogni caso non richiedendo l’unanimità, la conseguenza più logica è quella di ipotizzare che i diritti dei piccoli risparmiatori vengano in qualche modo sottomessi a quelli della grande finanza che può “scendere a patti” senza che il loro consenso sia richiesto, né necessario.

Venendo quindi più nel dettaglio nel nostro paese quindi a partire da quest’anno saranno presenti sul mercato secondario sia titoli con le CAC che titoli senza le CAC. Questi ultimi in particolare sono sia quelli in circolazione alla fine del 2012, sia successive tranche di vecchie emissioni che verranno comunque collocate quest’anno ma che ovviamente devono comprendere titoli tra loro identici. In questi primi quattro mesi dell’anno, ovvero da gennaio ad oggi, il Tesoro italiano ha immesso sul mercato sia ulteriori tranche di titoli già in circolazione (e questi sono quindi senza Cac) che titoli di nuove emissioni (e questi con le Cac). Tra questi ultimi per esempio le recenti emissioni di Btp a 5 anni (ISIN IT0004907843) e Btp a 10 anni (ISIN IT0004898034), lo stesso Btp Italia dello scorso aprile, così come i Ctz appena emessi lo scorso gennaio.

A questo proposito si potrebbe sollevare la questione se i titoli con le CAC debbano incorporare un rendimento maggiore (e quanto) rispetto alle vecchie emissioni poiché facendo l’estrema ipotesi di una necessità di intervenire sul debito sarebbe plausibile ipotizzare che lo stato inizierebbe a proporre una sorta di ristrutturazione soft per i titoli che hanno le clausole, piuttosto che sugli altri. Idealmente questo ragionamento è senza dubbio condivisibile, ma riteniamo che questo sia un tema decisamente prematuro da trattare e che nel tempo lo scopo sia quello di andare progressivamente a sostituire i vecchi titoli con i nuovi. Infatti a nostro avviso anche qualora si verificasse questa necessità in tempi brevi (diciamo quindi entro 18/24 mesi) si avrebbe probabilmente prima uno spostamento degli investitori dai titoli con le Cac a quelli che ne sono privi e successivamente una disaffezione preoccupante per le nuove emissioni giudicate “a rischio”. Meglio dunque a nostro avviso che ipotesi eventuali di rimodulazione soft del debito vengano rimandate a tempi in cui la quasi totalità dei titoli potrà essere interessata, anche per impattare il meno possibile sul singolo bond.

Dal punto di vista dell’investitore quindi a nostro avviso a parità di tutte le altre condizioni sonno preferibili i titoli senza le Cac, a quelli che le hanno, mentre è probabile che l’argomento verrà da noi nuovamente approfondito qualora si verificasse nei prossimi mesi una apprezzabile differenza tra il rendimento dei titoli con o privi di clausole. A tale proposito non possiamo escludere al momento che lo stato possa provvedere ad effettuare dei buy-back dei presenti titoli in circolazione privi di Cac, per sostituirli con nuovi titoli che ne sono forniti. Per completezza vorremo fare ancora un paio di precisazioni. La prima riguarda il fatto che per il 2013 il limite massimo di emissioni con le CAC dovrà essere pari al 45% totale delle emissioni. La seconda riguarda i BOT: da più parti ci è capitato di leggere articoli e titoloni che evidenziano come da quest’anno Bot e Btp non siano più garantiti dallo stato: ora mentre i secondi lo saranno alle condizioni che abbiamo sopra specificato, i primi non sono per nulla coinvolti, perché il meccanismo delle clausole di azione collettiva riguarda solo le emissioni con scadenza superiore ad un anno e quindi, per definizione, i Bot (3 mesi, 6 mesi e 12 mesi) ne risultano esenti.
 
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Meglio dunque a nostro avviso che ipotesi eventuali di rimodulazione soft del debito vengano rimandate a tempi in cui la quasi totalità dei titoli potrà essere interessata, anche per impattare il meno possibile sul singolo bond.

:D

governanti che non hanno una lira e giocano anche a fare i superiori: evitare

ps
quindi come più volte ribadito: sono cose diverse -> Cum CACS ≠ No CACS

se li mettessero loro in pancia
 
Nella storia dei rialzi e dei ribassi dei tassi, una pausa è sinonimo di forward guidance di stop e poi , tra qualche anno ribasso oppure ci sono stati episodi almeno nella BCE dove dopo una pausa si è ripreso a salire.
 

Btp, attenti alla “trappola” delle Cac​

27/10/202312:10 REDAZIONE

"Investimenti: rientrato lo stress bancario ecco cosa camba"

Pubblichiamo di seguito un interessante approfondimento dedicato alle Clausole di Azione Collettiva presenti nei Btp a firma di Gian Luca Bocchi, tratto dal blog Mork e Mindy. Un elemento, quello delle Cac, che sicuramente va considerato in fase di acquisto di una obbligazione.

Ottobre avrebbe dovuto essere il mese dell’educazione finanziaria. Ho trovato molto stridente che proprio in questa fase si continui a sollecitare il risparmiatore con l’offerta del nostro titolo di stato, quale fosse l’unico investimento possibile.
Noi Italiani corriamo già un “rischio Italia” vivendo in questo nazione, senza doverlo ulteriormente appesantire sottoscrivendo i titoli che rappresentano il nostro debito. Qualora infatti il nostro paese, per qualsiasi ragione, dovesse andare in difficoltà, non solo ne subiremmo le conseguenze nella vita di tutti i giorni (perdendo il lavoro, dovendo pagare più tasse, dovendo sostenere figli e nipoti in quanto disoccupati, ecc., ecc.) ma rischieremmo anche di veder pregiudicato una parte del nostro patrimonio finanziario, specie qualora il BTP si riveli l’unico nostro investimento.
Ma non si tratta solo di buon senso e di comportamenti corretti. Lo sappiamo bene tutti che diversificare è il primo obiettivo di ogni investitore.
Si tratta anche di capire bene i rischi specifici di questa operazione, considerando anche l’esistenza delle Clausole di Azione Collettiva che in caso di difficoltà del paese emittente potrebbe in determinati casi non tutelare il sottoscrittore e come ben specificato nell’articolo che segue “la conseguenza più logica è quella di ipotizzare che i diritti dei piccoli risparmiatori vengano in qualche modo sottomessi a quelli della grande finanza che può “scendere a patti” senza che il loro consenso sia richiesto, né necessario.”
Mi sono quindi ricordato di questo articolo scritto nel maggio 2013, ben 10 anni fa, da un’analista di JC Associati SIM (SIM di consulenza che non esiste più) che conosco molto bene che ben illustrava il fenomeno.

BTP: con o senza CAC?

Come enunciato dal decreto ministeriale del 17 dicembre 2012, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il giorno successivo, tutte le nuove emissioni di titoli di stato (Btp, Ctz, Btp Italia, Cct, Btpi, nonché le emissioni sui mercati internazionali) con scadenza superiore ad un anno saranno soggette alle clausole di azione collettiva (CAC) secondo quanto stabilito dagli accordi europei per i paesi che hanno aderito al fondo “salva stati” ESM. L’imposizione di allegare le CAC a tutte le nuove emissioni dunque non è un fenomeno tipico dell’Italia o dei paesi in eventuale difficoltà quanto piuttosto una richiesta indirizzata a tutti e 17 i paesi dell’Eurozona.
Ma che cosa sono esattamente queste CAC? Che cosa prevedono? Come possono impattare sui titoli di stato che comunemente i risparmiatori e gli investitori sottoscrivono? Prima di addentrarci nel merito facciamo un breve passo indietro ricordando al lettore che furono al centro del dibattito in Europa in occasione della ristrutturazione del debito greco avvenuta nel maggio del 2012, per poi essere addirittura imposte con un effetto retroattivo, che andava quindi a modificare a posteriori la normativa che regolava i titoli di stato greci. Cerchiamo quindi di capire quale è lo scopo dell’introduzione di queste Clausole di Azione Collettiva. Questo meccanismo di fatto serve a risolvere il problema dei creditori che, in un negoziato di ristrutturazione tra emittente e detentori dei bonds, non hanno intenzione di aderire alla proposta dell’emittente (in inglese holdout). In sostanza le CAC quindi agiscono in modo tale per cui se esiste una maggioranza qualificata (solitamente i due terzi del totale dei creditori) che aderisce alla proposta di ristrutturazione del debito da parte dell’emittente, anche tutti gli altri sono automaticamente costretti ad aderirvi. Le clausole quindi sono utilizzate per aumentare considerevolmente gli spazi di manovra dello stato sovrano in difficoltà che avrà bisogno solo di una parte (seppur non esigua in effetti) di consensi e non necessariamente di una risposta unanime.

Come abbiamo tra l’altro avuto modo di verificare con quanto è successo in Grecia, spesso si riesce più facilmente a convincere gli investitori istituzionali, e quindi le banche in primis, un po’ meno i fondi di investimento, e difficilmente i piccoli risparmiatori e i singoli investitori privati che si dimostrano spesso –comprensibilmente- riottosi ad accettare eventi di ristrutturazione sui titoli di Stato (vedi anche il caso Argentina).

Associando quindi le CAC alle nuove emissioni si rende meno problematica l’accettazione di una eventuale proposta da parte del debitore su una ristrutturazione del suo debito: la proposta può riguardare la decurtazione del valore nominale, la scadenza del titolo, la cedola, insomma praticamente ogni dettaglio del titolo originariamente emesso. Come dicevamo appena sopra, la proposta da parte dell’emittente deve comunque essere accettata almeno da una maggioranza qualificata di creditori, mentre non è vero che è un’azione che viene intrapresa unilateralmente, come più volte abbiamo visto sostenere in alcuni siti o blog di simil-finanza ed economia. È sempre necessaria l’accettazione della controparte, anche se in ogni caso non richiedendo l’unanimità, la conseguenza più logica è quella di ipotizzare che i diritti dei piccoli risparmiatori vengano in qualche modo sottomessi a quelli della grande finanza che può “scendere a patti” senza che il loro consenso sia richiesto, né necessario.

Venendo quindi più nel dettaglio nel nostro paese quindi a partire da quest’anno saranno presenti sul mercato secondario sia titoli con le CAC che titoli senza le CAC. Questi ultimi in particolare sono sia quelli in circolazione alla fine del 2012, sia successive tranche di vecchie emissioni che verranno comunque collocate quest’anno ma che ovviamente devono comprendere titoli tra loro identici. In questi primi quattro mesi dell’anno, ovvero da gennaio ad oggi, il Tesoro italiano ha immesso sul mercato sia ulteriori tranche di titoli già in circolazione (e questi sono quindi senza Cac) che titoli di nuove emissioni (e questi con le Cac). Tra questi ultimi per esempio le recenti emissioni di Btp a 5 anni (ISIN IT0004907843) e Btp a 10 anni (ISIN IT0004898034), lo stesso Btp Italia dello scorso aprile, così come i Ctz appena emessi lo scorso gennaio.

A questo proposito si potrebbe sollevare la questione se i titoli con le CAC debbano incorporare un rendimento maggiore (e quanto) rispetto alle vecchie emissioni poiché facendo l’estrema ipotesi di una necessità di intervenire sul debito sarebbe plausibile ipotizzare che lo stato inizierebbe a proporre una sorta di ristrutturazione soft per i titoli che hanno le clausole, piuttosto che sugli altri. Idealmente questo ragionamento è senza dubbio condivisibile, ma riteniamo che questo sia un tema decisamente prematuro da trattare e che nel tempo lo scopo sia quello di andare progressivamente a sostituire i vecchi titoli con i nuovi. Infatti a nostro avviso anche qualora si verificasse questa necessità in tempi brevi (diciamo quindi entro 18/24 mesi) si avrebbe probabilmente prima uno spostamento degli investitori dai titoli con le Cac a quelli che ne sono privi e successivamente una disaffezione preoccupante per le nuove emissioni giudicate “a rischio”. Meglio dunque a nostro avviso che ipotesi eventuali di rimodulazione soft del debito vengano rimandate a tempi in cui la quasi totalità dei titoli potrà essere interessata, anche per impattare il meno possibile sul singolo bond.

Dal punto di vista dell’investitore quindi a nostro avviso a parità di tutte le altre condizioni sonno preferibili i titoli senza le Cac, a quelli che le hanno, mentre è probabile che l’argomento verrà da noi nuovamente approfondito qualora si verificasse nei prossimi mesi una apprezzabile differenza tra il rendimento dei titoli con o privi di clausole. A tale proposito non possiamo escludere al momento che lo stato possa provvedere ad effettuare dei buy-back dei presenti titoli in circolazione privi di Cac, per sostituirli con nuovi titoli che ne sono forniti. Per completezza vorremo fare ancora un paio di precisazioni. La prima riguarda il fatto che per il 2013 il limite massimo di emissioni con le CAC dovrà essere pari al 45% totale delle emissioni. La seconda riguarda i BOT: da più parti ci è capitato di leggere articoli e titoloni che evidenziano come da quest’anno Bot e Btp non siano più garantiti dallo stato: ora mentre i secondi lo saranno alle condizioni che abbiamo sopra specificato, i primi non sono per nulla coinvolti, perché il meccanismo delle clausole di azione collettiva riguarda solo le emissioni con scadenza superiore ad un anno e quindi, per definizione, i Bot (3 mesi, 6 mesi e 12 mesi) ne risultano esenti.
Ciao, l articolo lo avevo letto anche io
Meglio dunque a nostro avviso che ipotesi eventuali di rimodulazione soft del debito vengano rimandate a tempi in cui la quasi totalità dei titoli potrà essere interessata, anche per impattare il meno possibile sul singolo bond.

:D

governanti che non hanno una lira e giocano anche a fare i superiori: evitare

ps
quindi come più volte ribadito: sono cose diverse -> Cum CACS ≠ No CACS

se li mettessero loro in pancia
Non ho capito cosa intendi dire. Io dicevo che i BTP senza Cacs non sono sicuri neppure loro perché c'e' il buyback e il concambio e alla lunga diventeranno tutti BTP con Cacs. Io volevo comprare al 2040 ma mi sono fermato. E i Buoni Postali sono paradossalmente ancora più fragili in quanto basta un Decreto notturno...
 
Ciao, l articolo lo avevo letto anche io

Non ho capito cosa intendi dire. Io dicevo che i BTP senza Cacs non sono sicuri neppure loro perché c'e' il buyback e il concambio e alla lunga diventeranno tutti BTP con Cacs. Io volevo comprare al 2040 ma mi sono fermato. E i Buoni Postali sono paradossalmente ancora più fragili in quanto basta un Decreto notturno...
intendo dire che, se mi chiedi i soldi e io te li presto, tu casomai ti vendi i gioielli di famiglia per onorare poi il debt.
qui invece si verso forme di finanza con il senso di colpa, tale per cui sarebbe giusto un intervento sul capitale dei cattivi prestatori.
 
Ciao, l articolo lo avevo letto anche io

Non ho capito cosa intendi dire. Io dicevo che i BTP senza Cacs non sono sicuri neppure loro perché c'e' il buyback e il concambio e alla lunga diventeranno tutti BTP con Cacs. Io volevo comprare al 2040 ma mi sono fermato. E i Buoni Postali sono paradossalmente ancora più fragili in quanto basta un Decreto notturno...
Non capisco, forse per mia ignoranza, cosa intendi. Il concambio è una proposta cosi' come il buyback fatta sul mercato. Se voglio accetto se no mi tengo i miei titoli. Non capisco come no cacs facciano a diventare cacs. Ti ringarazio se chiarisci la questione.
 
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