Dunque, posto che le logiche di mercato a volte sono sfuggenti e limitandosi a quelle (non ci provo nemmeno ad addentrarmi in disamine critiche delle opere), la mia personalissima idea e' la seguente:
Innanzitutto non si puo' parlare di emulazione perche' i tre grandi di Azimuth (Manzoni, Castellani e Bonalumi) hanno proprio iniziato assieme e le idee di uno si passavano all'altro senza mediazione. La loro prima mostra "seria" infatti fu se non erro nel 1958 alla galleria Pater di Milano dove esposero tutti e tre.
Dato che si ha emulazione solo se uno dipinge in un modo, poi vede il quadro di un'altro esposto da qualche parte e ne copia lo stile, direi che il vocabolo qui non si applica perche' hanno proprio "cominciato nello stesso momento".
Ovvio che per tutti e tre vale il "peso" di Fontana che era un riferimento imprescindibile per la vita artistica di Milano in quegli anni, pero' hanno saputo subito trovare la loro strada da soli.
La mia idea e' che la minore fortuna iniziale di Bonalumi derivi semplicemente da una questione personale che molto poco ha a che fare con la sua arte. Del "terzetto" sicuramente Manzoni spiccava perche' era simpatico, istrione, sempre in movimento e pieno di trovate geniali. La sua morte prematura poi ha contribuito a creare il mito (e la scarsita' delle opere!) e quindi e' ovvio che i suoi lavori abbiano avuto da subito un prezzo maggiore.
Castellani invece veniva bene come "contraltare" di Manzoni. Nell'ambiente artistico i due spiccavano perche' giravano sempre assieme ma erano totalmente opposti. Manzoni bassino, cicciotto, sempre sghignazzante e disordinato, mentre Castellani era alto, magro, sempre serio ed elegante.
Questa dicotomia ne creo' tutto sommato un personaggio, e i primi acquirenti probabilmente trovarono una rispondenza fra l'eleganza del pittore ed il rigore delle sue tele aiutandone la fortuna.
Bonalumi forse era il piu' "normale" dei tre e quindi erroneamente forse venne percepito come il "terzo in classifica" e penalizzato dal mercato. Quello che accade pero' e' che man mano che il ricordo personale dell'artista scolora e rimangono solo le opere, appare evidente come il genio di Bonalumi fosse assolutamente equivalente a quello di Castellani e anzi, in molti casi piu' felice come intuizione e sperimentazione di colori e "tensioni" della tela. Ritengo probabile quindi che (mantenendo una doverosa differenza per gli "achromes" di Manzoni) le quotazioni di Castellani e Bonalumi (peraltro tutti e due ancora viventi) tendano sempre piu' a convergere.