Fisco, evasione in aumento
Il tasso di illegalità fiscale in Italia non diminuisce. Anzi, è in costante aumento. Lo rivela il terzo rapporto Eures su "Legalità ed evasione fiscale in Italia vista dai cittadini". Che spiega come la propensione di artigiani, professionisti e commercianti a non rilasciare scontrini, fatture o ricevute "non segni alcun passo indietro".
Nonostante il 2012 registri per quasi tutte le categorie una flessione dei comportamenti fiscalmente illeciti rispetto al 2007 (anno che presenta i valori più alti), le percentuali riscontrate si riallineano a quelle del 2004. Il tasso di illegalità fiscale risulta in costante aumento per
le ripetizioni scolastiche (con l'89% delle prestazioni in nero nel 2012 rispetto al 79,4% nel 2007 e al 69,4% nel 2004), i dentisti (34% nel 2012, a fronte del 32,9% nel 2007 e del 27,7% nel 2004) e i medici specialisti (34%, rispetto al 26,7% del 2007 e al 25,5% del 2004).
Registrano invece una tendenziale flessione del tasso di illegalità, che si mantiene comunque superiore al 60%, soltanto le babysitter/badanti (dall'81,7% del 2004 al 72,7% del 2007 al 63,2% del 2012) e le collaboratrici domestiche (dall'80,3% al 65,4%, al 61,5%), grazie soprattutto ai positivi effetti della regolarizzazione dei lavoratori stranieri. Complessivamente tra le figure professionali, nel confronto 2004-2012, in 11 casi aumenta l'incidenza dei comportamenti fiscalmente scorretti, in 8 diminuisce e nei restanti 22 non si rilevano sostanziali cambiamenti.
Servizi alla persona. Con l'89% delle prestazioni in nero, i docenti delle ripetizioni scolastiche si confermano "maestri in evasione", seguiti con 25 punti percentuali di scarto (64% di evasori), dagli altri insegnanti (musica e canto in testa). Superiore al 60% risulta inoltre il tasso di evasione per le prestazioni offerte da babysitter e badanti (63,2%) e dalle collaborazioni domestiche (61,5%). Più contenuti, ma sempre vicini a un terzo dei rapporti intercorsi, i valori dell'evasione segnalati dal campione per barbieri e parrucchieri (33% di irregolarità) ed estetiste e centri estetici (30,7%), mentre inferiore risulta il tasso di evasione per le lavanderie (12,2%) e le palestre (14,5%).
Artigiani. Tra le attività artigiane sono quelle legate alle riparazioni e manutenzione della casa a raccogliere le più ampie quote di evasione, superando il 60% le prestazioni non regolarmente fatturate tra i giardinieri (67,3%), i falegnami (62,8%), gli idraulici (62%), i fabbri (60,2%) e i muratori (60,1%), e attestandosi al 57,3% tra i tappezzieri, al 57,1% tra gli elettricisti e al 56,7% tra i parchettisti/pavimentisti. Soltanto tra gli antennisti (42,1%) e installatori di impianti di riscaldamento o condizionamento (18%) la percentuale risulta minoritaria. Più contenuta l'evasione nella filiera della manutenzione dell'automobile, con il valore più elevato tra i carrozzieri (40,6%), seguiti dai meccanici con il 33,5% e dai gommisti con il 24,2%.
Accanto alla mancata emissione della fattura o ricevuta a fronte dell'intero compenso pattuito (il comportamento più praticato dagli evasori censiti), per ingannare il fisco sono diversi gli espedienti adottati: l'applicazione di uno sconto al cliente in cambio della mancata fatturazione appare quale specializzazione di diverse figure artigiane, in particolare di falegnami (17,1% dei casi), fabbri (15,3%), giardinieri (14,4%), ma anche idraulici (13%), muratori (12,6%), elettricisti (12,2%) e tappezzieri (10,9%).
L'emissione della fattura con corrispettivo inferiore, forse per premurarsi da eventuali controlli all'esterno del locale, è invece adottata da parrucchieri (13,4%) e centri estetici (8,6%) e in misura ancora superiore dai parchettisti/pavimentisti (16,4%), tappezzieri (10%) e muratori/pittori (9,5%). Infine la pretesa di un compenso maggiorato per rilasciare la fattura/ricevuta al cliente, pratica comunque residuale, presenta le percentuali più alte tra i parchettisti/pavimentisti (3%), gli idraulici (2,4%), i carrozzieri (2,3%), gli elettricisti (1,7%) e gli antennisti (1,6%), raccogliendo per tutte le altre figure considerate percentuali vicine o inferiori all'1.
Il rapporto Eures 2012 ha analizzato anche il fenomeno dell'abusivismo professionale, ovvero dell'offerta di prestazioni e servizi da parte di figure non formalmente inquadrate (senza licenza, laboratorio o negozio), operanti in forma totalmente sommersa, che costituiscono un fattore di concorrenza sleale e alterazione del mercato a danno degli artigiani regolari. Il tasso di abusivismo risulta particolarmente elevato tra i giardinieri (16,3%) e i pittori e muratori (14,2%), attestandosi su valori vicini al 10% tra gli antennisti (10,3%), i falegnami (9,3%), gli elettricisti (9,2%) e gli idraulici (9%), con evidenti implicazioni in termini di rischio per la sicurezza degli interventi realizzati. Inferiori gli indici tra i fabbri (6,1%) e i tappezzieri (5,5%), i parchettisti/pavimentisti (3%) e i tecnici del condizionamento (1,9%), lavori che richiedono un'elevata specializzazione accompagnata dalla disponibilità di particolari attrezzature e che, per questo, appaiono meno esposti alla piaga del sommerso.
Professionisti. Il campione attribuisce il più alto indice di illegalità fiscale gli avvocati, i quali hanno omesso di rilasciare fattura o ricevuta nel 42,7% dei casi; risultano in buona compagnia, considerando la propensione all'evasione di geometri (40,2%), psicologi e psichiatri (40%), architetti (38,7%), dietologi (38%), medici specialisti e dentisti (entrambi con una percentuale di evasione pari al 34%). Più distanziati i veterinari (25,3%), i commercialisti (23,5%) e i notai (19,6%) che, pur non avendo rilasciato fattura o ricevuta in un caso su cinque, risultano la categoria più virtuosa.
Tra i comportamenti illeciti, il più seguito è la mancata emissione della fattura con la richiesta dell'intero compenso, caratterizzando il modus operandi degli avvocati (24,1%), dei geometri (20,7%), dei dietologi (20,4%) e degli psicologi/psichiatri (20%); ad accordare uno sconto in cambio della mancata fatturazione sono invece soprattutto gli architetti (18,7%), i dentisti (11,4%) e i medici specialisti (10,8%). Infine l'emissione della fattura con corrispettivo inferiore risulta un comportamento particolarmente diffuso tra i geometri (10,3% delle segnalazioni), i notai (8,7%) e gli avvocati (7,8%).
Commercianti. La propensione all'evasione dei commercianti risulta significativamente più contenuta
, attestandosi complessivamente su valori inferiori al 10 la percentuale di quanti non rilasciano scontrino o ricevuta a fronte del prodotto/servizio venduto. Sono i servizi di ristorazione a registrare i più elevati tassi di evasione, peraltro accompagnati da una loro significativa crescita negli ultimi 10 anni: in cima alla graduatoria dei commercianti evasori si collocano i bar (che non hanno rilasciato scontino o ricevuta nel 17,8% dei casi, a fronte del 9,9% del 2004), seguiti da ristoranti, pub e pizzerie (17,2%, contro il 10,9% del 2004) e da rosticcerie e pizzerie al taglio (15,8%, contro il 7,9% del 2004).
Un tasso di evasione compreso tra il 5% e il 10% si rileva per pasticcerie e gelaterie (9,7%), per i ferramenta (9,6%), le cartolerie (8,5%), i negozi di abbigliamento (8,3%) e alimentari (5,9%), mentre un livello di evasione fisiologico inferiore al 5% si registra tra le profumerie (4,4%), i negozi di giocattoli (4,3%), articoli sanitari (3,6%), dischi e video (2,5%), telefonia ed elettronica (2,5%), farmacie (2,3%) e librerie (2,1%).
Per stabilimenti balneari e case private appare preoccupante la diffusione dell'evasione: osservando in primo luogo il vasto mercato delle case affittate per vacanza da privati cittadini (il 20% delle famiglie intervistate ha dichiarato di averne usufruito nell'ultimo anno), la mancata emissione di fattura/ricevuta ha infatti riguardato ben il 62,9% delle transazioni.
Particolarmente elevata l'evasione segnalata per gli stabilimenti balneari (42,5% dei casi), mentre più contenuto risulta il tasso di illegalità fiscale tra i bed and breakfast e i campeggi (19,3%). Soltanto gli albergatori si posizionano su valori decisamente più contenuti, risultando soltanto nel 5,6% dei casi inadempienti sull'emissione di fattura o ricevuta fiscale.