Alessandro Celli
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... spero ci ripensi
perché mi farebbe piacere leggere come si possano associare tre pilastri del genere
Sono punte di eccellenza e genio assoluto nel lungo dipanarsi della Storia dell'arte.. paragonarli, stilare una classifica.. per me non ha senso. Anche gli ominidi autori dei graffiti rupestri erano dei grandi Artisti.. ma che senso avrebbe confrontarli con Monet o Gauguin?
Ha poco senso in generale un confronto in termini sia qualitativi e quantitativi. Sarebbe invece bello analizzarne la dialettica. Credo comunque che con le opere postate da Alessandro si stia a ragionare, in tutti i casi, dei massimi sistemi. Visto che è il 3D di Manzoni, porrei solo prima una riflessione sul senso che abbia mettere il fiato d'artista in un palloncino destinato a scoppiare, e la m.erda in una scatoletta sigillata. Prima ancora che pensare di fare dell'uomo - tramite l'Artista - un'opera d'arte. Per giungere al mondo appoggiato su un piedistallo ribaltato. Penso che il dialogo coi massimi sistemi degli altri possa anche partire - a ritroso - da qui. Concordo con te sulla inutilità di dire "chi viene prima". La Storia ha date
E aggiungo una domanda, che faccio io: il piedistallo è ribaltato, o è "solo" scritto al contrario?
non c'è una definizione ufficiale ma qualche chiave di lettura.
Nell'esperienza fisica la scritta si legge capovolta, perché in quella mentale è la base a sorreggere la sfera terrestre e non viceversa. Un omaggio dichiarato a Galileo, che ha insegnato all’uomo a vedere in modo nuovo.
la lettura poi l'ha perfezionata meglio Luigi Bonfante :
= Questa è forse l'opera concettuale più intensamente poetica di Manzoni: è bastato il gesto semplicissimo di rovesciare il piedistallo per farci salire tutto il mondo e trasferire ad esso la “magia” dell'arte.
Capovolgere il punto di vista è il modo più semplice per intendere un cambio di paradigma, come quello di cui Galileo fu strenuo difensore: è la terra che gira attorno al sole, non viceversa. Analogamente, mettendo a testa in giù la Base magica, la terra non è più un mero appoggio, ma sale d'un sol colpo, tutt'intera, sul piedistallo: così si crea l'opera totale, che supera e rende inutili tutte le altre “magie”. =
e mi piace assai
ciao techne,
ed eccoti qui un altro "concettuale" a manetta come Vincenzo Agnetti sul socle du monde, nei giardini dell'herming Kunstmuseum ad Hernng, Danimarca.
Probabile a 'sto punto che i danesi - non capendo una beata mazza di italiano, loro con la loro lingua assurda, abbiano capovolto l'opera
buona domenica
La prima delle tre versioni delle Basi Magiche: con sopra le sagome dei piedi a indicare dove si deve posizionare colui che salendovi sarà da considerare e potrà considerarsi un’opera d’arte per tutto il tempo che vi resterà.
La Base magica è un parallelepipedo, al contrario della scatola, espone invece di nascondere, ma solo sulla prima versione appaiono le sagome dei piedi, difatti già nella seconda (nell'immagine sotto) le impronte non vi sono più perché non saranno solo le persone invitate a salire ma anche tutto ciò che vi sarà posto sopra diventerà arte, in questo modo la base magica diventa la realizzazione della profezia duchampiana secondo cui ogni oggetto si trasformerà in un ready made.
La terza Base Magica è il Socle du monde, capovolto nel sostenere il mondo, la scritta, capovolta anch’essa.
Il mondo è tondo, la base piatta...
Sono dei fermi per evitare che rotoli in giro...
Ciao!!
Ps, probabilmente li hanno fatti per poter inserire delle barre sotto per facilitarne lo spostamento.
Hai perfettamente ragione, con evidenza non sono forte in aritmetica.
Senza tante elucubrazioni cervellotiche che in fondo rappresentano soltanto delle sovrastrutture non pertinenti al personaggio, io sintetizzerei Piero Manzoni nell'immagine del "ragazzo che si è divertito tanto" nei pochi anni che la vita gli ha concesso.
Esattamente come l'altro italiano del XX secolo cui confrontarlo, Alighiero Boetti.
Di famiglia molto abbiente, quindi senza la "fame" che ha contraddistinto tanti artisti suoi coetanei, Piero ha avuto la fortuna di passare gli anni della formazione nella Milano del dopoguerra e proprio in quell'ambiente in cui giganteggiava Lucio Fontana che lo ha aperto ad un'arte nuova, insieme più tardi a Castellani, Bonalumi, Baj. Insomma al meglio che la produzione artistica dell'epoca consentiva, per di più in una atmosfera divertente, di caldo cameratismo con il gruppo di Brera che gli ha offerto proprio il destro per divertirsi creando.
Non sono divertissements i palloncini col fiato d'artista, le uova scultura, le basi magiche con le sculture viventi e il prodotto per cui è maggiormente conosciuto nel mondo, ossia le scatolette con i suoi escrementi?
Tutto questo in soli sette anni dal 1956 al 1963, quando è mancato ventinovenne.
Senza tante elucubrazioni cervellotiche che in fondo rappresentano soltanto delle sovrastrutture non pertinenti al personaggio, io sintetizzerei Piero Manzoni nell'immagine del "ragazzo che si è divertito tanto" nei pochi anni che la vita gli ha concesso.
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