da Repubblica
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Saipem crolla in Borsa dopo il profit warning
e trascina al ribasso Eni e Piazza Affari
Un nuovo caso scuote una delle principali società quotate. La società di esplorazione petrolifera rivede le stime e il mercato si precipita a vendere. Gli ex vertici indagati per presunte tangenti in Algeria. I fondi vendono vendono il 2,3% prima dell'annuncio e la Consob indaga
MILANO - Un nuovo scandalo scuote il listino di Piazza Affari. Dopo Mps, è la volta della principale società quotata in Borsa. Il gruppo Eni perde pesantemente in Borsa dopo l'annuncio dei nuovi manager della controllata Saipem, che hanno rivisto al ribasso le stime sia per il 2012 che per il 2013. Una drastica riduzione dei profitti che non potrà non incidere sulla distribuzione degli utili ai soci e che ha subito provocato il crollo delle quotazioni.
Crolla innanzitutto Saipem, che è riuscita a fare prezzo solo a metà mattinata, arrivando a perdere oltre il 40% della sua capitalizzazione. Una perdita secca di 3 miliardi di euro. Una debacle che non poteva non avere ripercussioni anche sulla controllata Eni, che di Saipem controlla il 43% delle azioni. L'effetto a valanga si è poi riversato su tutto il listino, facendo di Milano la Borsa peggiore di tutta Europa.
Ma cosa ha provocato un simile terremoto? In primis, l'annuncio dato dal nuovo amministratore delegato, Umberto Vergine e dal direttore delle operazioni Giuseppe Caselli, i quali hanno rivisto al ribasso le previsioni degli utili per il 2012 nonché le previsioni sui ricavi e i profitti del 2013. Per quale motivo? Da una lato si prevede un rallentamento degli ordini nell'ultimo trimestre, dall'altro la società ammette che "le negoziazioni di nuovi contratti si concluderanno con esiti inferiori alle previsioni". In sostanza, è previsto per il 2012 un risultato operativo del 6% inferiore alle attese e un utile netto che si fermerà attorno a 900 milioni.
Per il 2013 "è prevista una riduzione molto significativa (circa l'80%) del risultato operativo rispetto al 2012". Questo è dovuto sia al ritardo con cui arriveranno alcune commesse, dal Venezuela ai paesi arabi; sia alle rinegoziazioni in corso per tutta una serie di commesse già assegnate che - a quanto sostiene l'azienda - si concluderanno con un minor incasso per Saipem. In pratica, i nuovi manager fanno intendere che i risultati aziendali della precedente gestione erano, come minimo, troppo ottimistici.
Ma il mercato si interroga anche su un altro episodio che riguarda Saipem. Un investitore isituzionale ha venduto - prima che il taglio delle stime venisse comunicato agli investitori - il 2,3 per cento del capitale di Saipem, l'intera sua quota, evitando così una perdita che sarebbe stata clamorosa. L'unico investitore che ha più del 2% di Saipem è Fidelity, ma il fondo si è detto estraneo. L'operazione è stata compiuta da Merril Lynch Bofa tra lunedì sera e martedì mattina che ha piazzato i titoli a 31 euro, mentre dopo il profit warning è sceso sotto i 20 euro. Sull'operazione è intervenuta la Consob che ha aperto una indagine per capire chi ha venduto e come faceva a sapere di quanto stava per accadere. Non per nulla, una decina di banche d'affari si è precipitata a rivedere i suoi giudizi sul titolo Saipem, abbassandone il target price.
C'è poi l'aspetto giudiziario. I vertici di Eni avevano sostituito l'ax amministratore delegato Pietro Tali soltanto poche settimane fa, dopo lo scandolo in Algeria per presunte tangenti pagate da Saipem per aggiudicarsi contratti nel paese africano. Una inchiesta parallela è stata aperta ora dalla procura di Milano, che ha inviato a Tali un avviso di garanzia. Ma dopo il profit warning dei nuovi vertici il sospetto è che la pulizia di bilancio sia solo l'inizio di un'ennesimo capitolo di malafinanza.