Caro sign, Ernesto,
quando parliamo di non linearita' il rischio di non capirci tra di noi è troppo elevato.
Preferisco evitare il secondo punto, per mia palese e conclamata incompetenza, e provocare il suo acume intellettuale solo sul primo dei due argomenti sollevati dal prof. Di Lorenzo.
"Il primo è che lavorate su serie lunghe, e quindi trovate solo risultati stranoti, qualcuno da un secolo (ci mancherebbe che Von Mises avesse sbagliato tutto!). Ma il trader lavora su serie corte .. ."
Nel dissuadere a lavorare su serie lunghe per il rischio di trovare solo risultati stranoti (e poco sfruttabili, stante i costi di transazione) l'ingegnere si riferiva al fatto che in borsa l'approccio di indagine probabilistico e' bayesiano, cioe' la prob. è condizionata dall'informazione.
Forse e' un concetto controintuitivo per noi, abituati a considerare i fenomeni di indagine su scale del tempo molto lunghe. Personalmente mi sono liberato dall'assillo di cercare ACF su scale temporali di decine di anni quando un amico, acuto osservatore, mi fece osservare che si poteva migliorare il controllo di un esperimento del Cicap alla TV durante la trasmissione di Giacobbo, Voyager (verifica dei poteri di un tale che sosteneva di poter cuocere le uova con il fluido magnetico delle mani) e farlo in modo piu' veloce e probabilisticamente attendibile di quanto volessero gli esaminatori, cioe' centinaia di prove ripetute, inviti del povero pranoterapeuta in piu' sedi diverse e infine addirittura in America da Randi solamente introducendo l'ipotesi di considerare un effetto causale, cioe' che il pranoterapeuta venisse considerato o un baro o uno che in buona fede usa involontariamente dei trucchi.
Se Lei cercasse a caso la presenza di fenomeni con indicatori quali teste, spalle, crossover, ACF, Box Pierce, etc. occorrerebbero tantissimi campioni. Se invece Lei cercasse a priori dei fenomeni sui quali sospetta l'esistenza di una condizione o causa che li fa scaturire (o non scaturire, come nel caso del sensitivo) ne bastano pochi: sicuramente molti di meno. Nel primo caso la decadenza del fenomeno avviene con la radice quadrata della numerosita' dei campioni, nel secondo caso le probabilita' le prob. a posteriori sono modificate dall'informazione. In diversi casi la speranza matematica a priori (0,5 al lordo dei costi di transazione) viene modificata dalla informazione supplettiva, e cioe' permette il piu' delle volte anche comportamenti traducibili in regole. Se un titolo fosse sceso di una percentuale k durante il giorno in presenza di una causa (ovviamente in assenza di un'influenza eccessiva forte della principale variabile dipendente, come il mercato italiano o Usa) allora la conoscenza della causa permetterebbe di dedurre che le probabilita' di un recupero in tempi brevi non sono neutrali.
Per le note implicazioni di Bayes una speranza matematica neutrale di partenza diventa piu' o meno elevata dello 0,5 iniziale dopo l'informazione aggiuntiva sulle cause. Se - supponiamo - si arrivasse a stimare una prob. di successo p=0,9, allora basterebbero pochi esperimenti di controllo per rigettare la non casualita' del fenomeno.
Se non sono stato chiaro (Le confesso che non ho pretese di esserlo) Le propongo un esperimento.
Giochiamo a testa e croce. Io vinco 1,2,3, n volte. Arriviamo a dieci. Io ho vinto nove volte di fila e poi Le lascio una di consolazione (e' piu' o meno quello che i market maker fanno con i trader, li lasciano vincere partite insignificanti ma poi li bastonano con tagli e sparizioni, soprattuttutto quando i trader stessi si azzardano ad alzare la posta di gioco)
Dopo questo risultato, infausto per il soccombente, Lei pensa ancora ad un'ipotesi causale o comincia a pensare che io abbia -forse -truccato la moneta? Comincia ad essere assillato dai dubbi ?
Anche con un numero cosi' basso di n che le probabilita' che io abbia truccato la moneta sono del 99%. (DISTRIB.BINOM(9;10;0,5;FALSO)
In sintesi: Non si possono assimilare due situazioni cosi' diverse come
(i) ricercare una relazione a caso (una figura di AT, l'efficacia predittiva di una testa e spalle, di un doppio minimo, un'ACF, un coefficiente di Box Pierce, etc.) in uno scenario di probabilita' neutrale a priori e (ii) ricercare una relazione dietro un'ipotesi di fenomeno deterministico che modifica la probabilita' neutrale a priori.
De Lorenzo ha sicuramente ragione nell'invitarci a continuare a cercare, purche' vengano scisse le ipotesi di indagine comportamentale (usi, tradizioni, costumi delle popolazioni, etc.), deboli, molto flebili, con un'ipotesi piu' forte (
uno trucca, uno vuole sostenere il titolo quando perde troppo, uno non vuol far brutta figura davanti agli investitori con un titolo che ha un'enorme visibilita' in quanto è attivo nella grande distribuzione, nella moda, nel settore finanziario, etc.) che è presente solo sulle serie corte e mai su quelle lunghe.
Cercare e' necessario, ma mai alla cieca.
Questa, IMHO, e' la
lectio magistralis dell'ing. Di Lorenzo sull'opportunita' di cercare non a casaccio sulle serie lunghe, ma con metodo su quelle corte.