Eseguendo un veloce fact-checking consultando i dati riportati sul primo quaderno dedicato al TFR, l'articolista produce dati sostanzialmente corretti sulla rivalutazione del TFR nel decennio (
2,38% annuo netto) e sull'inflazione FOIxT nel medesimo lasso temporale (
1,74% annuo).
L'articolista, in linea con le note posizioni di Beppe Scienza, mostra però solo la parte che gli interessa evidenziare al fine di dimostrare la tesi della supposta superiorità del TFR lasciato in azienda rispetto a quello versato in un FPN.
Per riuscire nell'intento annacqua i risultati annualizzati degli FPN adottando medie che mescolano in un unico calderone i comparti più conservativi (notoriamente poco attraenti) e i comparti più aggressivi (raccomandati per orizzonti temporali decennali) e facendo una media del pollo anche fra gli FPN (alcuni con performance regolarmente mediocri, altri invece ben gestiti).
In questo modo l'articolista riesce nell'intento di schiacciare artatamente i rendimenti degli FPN verso il basso, riuscendo a non far sfigurare nemmeno le modeste performance del TFR nel decennio appena trascorso.
Viene inoltre celata la faccia nascosta della Luna, ovvero in tutto il ragionamento a tesi,
l'articolista si concentra esclusivamente sul TFR, che rappresenta solo una fetta dell'intera torta sfruttabile (indicativamente dal 30% al 50%), ignorando volutamente la fetta più grossa della torta che gode di maggiori vantaggi fiscali (quota aderente e datoriale e relativi benefici da deduzione).
Chi ha avuto occasione di studiarsi il modello (descritto nel primo quaderno) che esprime l'evoluzione del TFR in un'intera carriera lavorativa, potrà facilmente implementarlo in Excel, verificando coi propri occhi la differenza di performance rispetto al TFR versato nel comparto aggressivo del proprio FPN dopo 20-30 anni di carriera lavorativa, sottoposto a tassazione agevolata rispetto alla falcidiante tassazione separata finale del TFR lasciato in azienda...