Il manifesto dell'Arteconomy

o mamma mia, mica sarai un avvocato, eh?;):D:D
già ce ne è un altro, qui nel forum, eh, DuraLex .... :bye:
 
guarda che qui è pieno di avvocati

tra un po' fondano una sottosezione tutta per loro

:bye:
 
Tornando al discorso, speriamo veramente che gli artisti si facciano finalmente sentire! La mia è una piccola preghiera (insomma, non vorranno mica che una povera neofita squattrinata un domani forse nemmeno troppo lontano si "arrenda" di fronte all'evidenza di non poter avvicinare i grandi nomi del passato e, al contempo, di non sentirsi vicina ai moderni che, sebbene economicamente più abbordabili, non dicono nulla di sè se non in rari contesti individualisti e "scissi" da qualsiasi movimento in futuro magari anche storicizzabile?!?) :rolleyes:

Artisti? Non so se è una leggenda metropolitana ma si sente parlare spesso di artisti con contratti blindatissimi in esclusiva con una galleria.
Non penso potrebbero prendersi la libertà di andare ad aderire a movimenti estranei; magari perderebbero i benefici e le comodità di una galleria che ti promuove, ti aiuta nelle vendite all'asta, organizza mostre etc...Complimenti per questa iniziativa che come dicevate prima potrebbe richiamare anche noi non esperti di arte che pero' ci troviamo nel mercato economico.
Già mi aveva colpito l'altro manifesto.
Bel forum... scoperto solo ieri purtroppo.
 
Artisti? Non so se è una leggenda metropolitana ma si sente parlare spesso di artisti con contratti blindatissimi in esclusiva con una galleria.
Non penso potrebbero prendersi la libertà di andare ad aderire a movimenti estranei; magari perderebbero i benefici e le comodità di una galleria che ti promuove, ti aiuta nelle vendite all'asta, organizza mostre etc...Complimenti per questa iniziativa che come dicevate prima potrebbe richiamare anche noi non esperti di arte che pero' ci troviamo nel mercato economico.
Già mi aveva colpito l'altro manifesto.
Bel forum... scoperto solo ieri purtroppo.
Sante Parole !!!
Capestri !!
Avviso a tutti i "naviganti" :
_ La libertà di parola e d'espressione non ha prezzo e se il percorso per arrivare alla meta è un po' più più tortuoso consideratelo un investimento che produrrà frutti a suo tempo.
CHAPEAU' a tutti quei galleristi che percorrono assieme ai loro artisti la strada della crescita , con rispetto reciproco , stima e gratitudine .
 
grazie per le stimolanti opinioni di Giulio e di Cero.
Alessandro Celli:)
 
Un "pungolo" per gli artisti e un invito alla riflessione per tutti :yes:

Le idee (soprattutto quelle belle, come questa) meritano sempre consensi e sviluppi :yes:
 
Un "pungolo" per gli artisti e un invito alla riflessione per tutti :yes:

Le idee (soprattutto quelle belle, come questa) meritano sempre consensi e sviluppi :yes:

...a proposito di "economia di tutti i giorni", ho notato le opere di giorgio gost chiamate messaggio criptato dove spiega che sono un ricordo alla macchina burocratica.
Tutti i giorni abbiamo a che fare con dichiarazioni, moduli da compliare, piccole tasse da pagare per ogni modulo, perdiamo ore e ore per soddisfare la burocrazia; ma avete visto il servizio delle Jene sui parcheggiatori abusivi di Napoli? Come si sentiranno senza burocrazia?
 
Ho esaminato con attenzione il ciclo dei “messaggi criptati”, dove l’artista ha voluto entrare con impeto nei linguaggi della New Economy, ossia quei dati resi incomprensibili e che è possibile decodificare solamente tramite apposito hardware e/o software.

In questo ciclo si è voluto esprimere una concettualità ironica nei confronti della New Economy.
Oltre all’ironia aggiungo uno spiccato sarcasmo rivolto alle istituzioni burocratizzate, analogamente a messaggi criptati che confondono ogni interlocutore e inducono a molteplici interpretazioni, poi tradotte in altrettante interpretazioni, per un destinato caos globale, comunque predestinato e voluto.:p:p

Con il termine di burocratese si intende l'italiano burocratico, una varietà di lingua italiana resa poco comprensibile dall'uso di numerosi termini appartenenti al sottocodice della burocrazia.
Nato per necessità giuridiche, la sua diffusione fu una conseguenza della centralizzazione dell'amministrazione.
E ci siamo abituati tutti noi, a questo scempio.:yes::yes:

“ A prescindere che siano al governo la sinistra o la destra, è in ballo l'essenza stessa della democrazia. Perché il linguaggio astruso è uno strumento di potere per mantenere il cittadino in stato di inferiorità.
L'oscurità è Potere.
Rendere incomprensibile una frase è affermare il proprio Potere..”
Tratto dal saggio di politica “La deriva”, pubblicato nel 2008 da Rizzoli, a pagina 44.;)


Il linguaggio dei politici si può riassumere in un unico concetto, ossia “Per dire qualsiasi cosa su qualsiasi cosa senza dire mai nulla!”:bow::bow:
 
Prendo spunto da una intervista al filosofo Carlo Sini, in cui tratta della crisi del pensiero nell'arte.

L’arte è vista in questo senso come un’attività il cui linguaggio conserva la globalità dell’esperienza esistenziale, fatta tanto di pensiero, sogno e immaginazione, quanto di percezioni materiali e di pulsioni istintuali.

Il paradosso in cui l’arte contemporanea si viene a trovare sembrerebbe dunque dipendere da questa riduzione dell’essere da parte della cultura occidentale, cioè dal fatto di aver trasferito tutto il senso dell’esistenza - arte inclusa - in una mappa metafisica di concetti e immagini mentali, alla quale ci si è progressivamente assuefatti come si trattasse della vita stessa.

Sini coglie ciò nella produzione contemporanea: E’ il lavoro del critico che autentica l’opera d’arte, non l’opera d’arte che viene prima del critico.

E’ la logica della cultura storico-critica ridotta a minimalia che determina l’opera d’arte e non che viene dopo per farla conoscere.


Su questo è necessario riflettere, perchè l'artista non deve venire dopo il critico ! E mi pare che ciò accada invece molto spesso...
 
Ultima modifica:
Sini coglie ciò nella produzione contemporanea: E’ il lavoro del critico che autentica l’opera d’arte, non l’opera d’arte che viene prima del critico.

E’ la logica della cultura storico-critica ridotta a minimalia che determina l’opera d’arte e non che viene dopo per farla conoscere.[/COLOR]

Su questo è necessario riflettere, perchè l'artista non deve venire dopo il critico ! E mi pare che ciò accada invece molto spesso...[/QUOTE]

segnali una cosa verissima ma secondo me è una bolla di sapone.
Si vedono in giro cataloghi di mostre di artisti semi-sconosciuti curate dai critici più in voga al momento; però all'uscita dell'altro catalogo dello stesso artista, il critico di turno è già cambiato :eek::eek:
mi fa pensare che non sia amore e convinzione nell'artista.
 
Ma quale amore e convinzione dell'artista.:'(
Soltanto soldi, soldi, soldi, soldi, soldi .......:censored:
 
Io capisco che i critici vogliano guadagnare. Ma non credo che il loro guadagno sarebbe escluso con un ritorno nei loro ruoli. Cioè, l'opera deve esistere e reggersi sulle "proprie gambe": gli artisti devono creare. Ai critici dovrebbe essere assegnato il compito di esaminare opere e idee (mi è difficile separare le due cose, che insieme creano l'arte). Non quello di creare idee da "appiccicare" alle opere. Ma credo che guadagnerebbero anche così. L'Arte ringrazierebbe, credo anche gli artisti e a ruota gli appassionati e, perché no, la società :)
 
Mi riprendo in mano un po’ di storia, per mettere in luce il pensiero Forte di alcuni artisti.

"Forse sono le problematiche esistenziali sollevate dal secondo conflitto mondiale a non lasciare più spazio ad una ricerca visiva legata al fatto retinico e atmosferico o a dinamiche di tipo metafisico."
Franz Kline.


"Le forme sono sospese in un equilibrio precario, sempre sull’orlo della rottura. La violenza è l’humus dei miei quadri e l’unico equilibrio possibile è quello precario che precede l’istante del disastro. Rimango sempre sorpreso nel sentire che i miei dipinti comunicano un’impressione di pace. In realtà sono una lacerazione. Nascono dalla violenza."
Mark Rothko


"...Emilio Vedova però questo male del mondo lo ha affrontato nell’impegno sociale.
Perché quando egli si impegnò, dagli anni ’50 nel “ciclo della protesta” non raccontava, per combattere la sua battaglia, né rappresentava, bensì esprimeva, col segno esplosivo e scattante, ribellione e sdegno."
Da : Tito Amodei – Emilio Vedova
 
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bellissima considerazione da mettere in cornice!:clap::clap:
piano piano, un passetto dopo l'altro... ragionando con calma per superare problemi e difficoltà, guardando avanti e lavorando per il futuro cercando di fare poche mosse ma giuste e mirate senza polveroni che possono dare frutti immediati ma non duraturi.
 
Ultima modifica:
Continuo le mie riflessioni :rolleyes::rolleyes:

Incredibile in questa società dove mercato e arte risultano sempre in parallelo, leggere queste parole su Mark Rothko, sembrano fuori tempo….

“ … benché le opere gli fossero state commissionate, l'idea che dovessero finire a far da tappezzeria nei pranzi dei ricchi lo inorridiva.

Curioso, se pensiamo che le sue opere sono tra le più quotate nella storia dell'arte contemporanea con cifre che spesso segnano nuovi record.

Ma per lui la mercificazione del suo lavoro era un'altra fonte di dolore. :eek:

Dal punto di vista umano prima che clinico non può sfuggire la percezione drammatica dell'esistenza e la fragilità di essere nel mondo: si sentiva destinato a dipingere templi e le sue opere invece erano considerate beni di consumo.:eek:

"La purezza dei suoi ultimi dipinti, enormi tele di cinque metri per quattro, coperte di nero, non aveva più la possibilità di un'evoluzione.
Oltre non era possibile andare con la pittura.
E Rothko rispondeva con la percezione della vita che si colorava di nero come le sue grandi tele."
"Anche lui, alla fine è entrato dentro le sue stesse opere dopo averle completate."

Tratte da un libro dello scrittore Vittorino Andreoli.
 
Ecco che su ARTE di Aprile alla pagina 133 è finalmente pubblicato ufficialmente il manifesto di cui si era parlato.
Medesima pubblicazione compare anche su FlashArt di Aprile.

Carissimi Giorgio & Alessandro,

Approfitto del vostro thread per ricordare alcuni Artisti della "Generazione anni'60" che anche se non hanno forti legami con il vostro Manifesto hanno all'epoca parlato d' "economy".

Parlo quindi di " MALA ARTI VISIVE ", Associazione Artistica fondata nel 1988 dai riminesi Anna Maria Del Bianco, Stefano Lombardelli e Davide Pazzaglia, e del loro Lavoro " Più valore al tuo denaro " ( valigetta ) 1991, materiali vari, dimensioni varialbili e di Giancarlo Norese con la sua proiezione " Anche i collezionisti piangono " del 1994.
 
.... Ma ho preferito ricollegarmi al contenuto del post di artebrixia, che (nell'ultima parte) ci ha riportati, con i piedi ben saldi per terra :), alla nostra realtà attuale.[/QUOTE]

...La nostra realtà attuale diceva isolachenoncè...
Ieri, mentre leggevo la notizia di finanzaonline che incollo sotto, il "link" al Manifesto Art Economy è stato immediato.
1- Parmalat azienda "Old Economy" nata parecchi decenni orsono a gestione familiare, con sede in un piccolissimo paese di una provincia italiana di piccole dimensioni.
2- Ad un certo punto abbraccia la New Economy finanziaria e, con un prodotto nè unico, nè strategico (si parla di latte di mucca) arriva ai vertici dei mercati finanziari mondiali.
3- Scorrono fiumi di denaro virtuale nelle borse mondiali.
4- Il meccanismo si inceppa.
5- Il crack finanziario definito "del secolo"... anche se non è l'unico.
6- In migliaia di altri casi l'abbraccio fra OLD e NEW economy è stato positivo. In questo caso (come magari in altri meno noti) cosa non ha funzionato?
...Un altro esempio per i lettori del Manifesto oltre a quello dei titoli legati ad internet.
giulio


Parmalat: tutte assolte le banche del grande crack. Incontri no stop per cordata italiana

Finanzaonline.com - 18.4.11/15:03

Tutte assolte le banche accusate di aggiotaggio nel crac della Parmalat. Per i giudici della seconda sezione penale del tribunale di Milano Morgan Stanley, Bank of America, Citi e Deutsche Bank non hanno commesso il fatto o il fatto non sussiste. Le quattro banche americane erano imputate in base alla legge 231 del 2001, cioè quella sulla responsabilità amministrativa degli enti, in relazione al reato di aggiotaggio, contestato ai manager coinvolti nella vicenda del crack dell'azienda di Collecchio. La procura di Milano aveva chiesto una sanzione pecuniaria complessiva di 3,6 milioni di euro ossia 900mila euro per istituto e la confisca di oltre 120 milioni di euro. Nel dettaglio, i pm avevano chiesto la confisca di 5,9 milioni di euro per Morgan Stanley, di 14 milioni di euro per Deutsche Bank, di 70 milioni di euro per Citi e di 30,7 milioni per Bank of America. Le macchina dei controlli ha deciso che i big del credito americano in questa vicenda sono senza macchia.

La procura aveva chiesto la condanna dei manager di Morgan Stanley Carlo Pagliani e Paolo Basso, rispettivamente a un anno e quattro mesi e a un anno, di Deutsche Bank Marco Pracca e Tommaso Zibordi, anch'essi rispettivamente a un anno e quattro mesi e a un anno, e di Citi Paolo Botta, a un anno e quattro mesi. Per Giaime Cardi, di Credit Suisse First Boston, la procura aveva chiesto il non luogo a procedere perchè il reato è estinto. Anche in questo caso il tribunale di Milano ha assolto tutti gli imputati. Esprimono soddisfazione i legali delle banche americane. "Voglio complimentarmi con il tribunale che ha affrontato una vicenda molto complessa e ha avuto la capacità e la forza di esercitare una giustizia corretta", commenta l'avvocato Nerio Diodà, legale di Citibank. "La sentenza ha dimostrato che Deutsche Bank e i suoi dipendenti hanno agito con professionalità e nel rispetto della legge italiana", fa sapere il gruppo tedesco. Anche Bank of America si dice soddisfatta per la nuova assoluzione sul caso Parmalat.
 
Un sentito ringraziamento a Giulio per l'interessante riflessione.
Alessandro Celli:yes:
 
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